Basilica dei Santi Vitale e Compagni Martiri in Fovea (Roma)
Basilica dei Santi Vitale e Compagni Martiri in Fovea | |
Roma, Basilica dei Santi Vitale e Compagni Martiri in Fovea | |
Altre denominazioni |
Basilica di San Vitale; Basilica dei Santi Vitale, Valeria, Gervasio e Protasio |
---|---|
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Regione ecclesiastica |
Regione ecclesiastica Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | Roma |
Diocesi |
Roma Vicariatus Urbis |
Religione | Cattolica |
Indirizzo |
Via Nazionale, 194/B 00184 Roma (RM) |
Telefono | +39 06 4823338 |
Fax | +39 06 4823338 |
Posta elettronica | santivitaleecompagnimartiri@diocesidiroma.it |
Sito web | Sito ufficiale |
Oggetto tipo | Chiesa |
Oggetto qualificazione | basilicale |
Dedicazione |
San Vitale martire Santa Valeria di Milano Santi Gervasio e Protasio |
Fondatore | papa Innocenzo I |
Data fondazione | V secolo, inizio |
Stile architettonico | Paleocristiano, barocco, neorinascimentale |
Inizio della costruzione | V secolo, inizio |
Completamento | 1859 |
Data di consacrazione | 28 aprile 402 |
Consacrato da | papa Innocenzo I |
Strutture preesistenti | Oratorio dei Santi Gervasio e Protasio |
Iscrizioni | SIXTUS IIII PON[tifex] MAX[imus] A FUNDAMENTIS RESTAURAVIT, ANNO IUBILEI MCCCCLXXV |
Marcatura | stemma di papa Sisto IV |
Coordinate geografiche | |
Roma | |
La Basilica dei Santi Vitale e Compagni Martiri in Fovea, detta anche Basilica di San Vitale, è una chiesa di Roma, situata nel centro storico della città, nel rione Monti.
Storia
Dalla fondazione al Medioevo
È una basilica che trae la sua origine da un oratorio, risalente al IV secolo e dedicato ai santi Gervasio e Protasio, martiri di origini milanesi, figli di san Vitale.
La chiesa ricordata nel Liber Pontificalis come Titulus Vestinae, dal nome della matrona romana che sostenne le spese per la sua costruzione. In origine era dedicata ai martiri Gervasio e Protasio, ai quali più tardi si aggiunse la dedica ai santi Vitale e Valeria. Consacrata da Innocenzo I (401-417) nel 402 (sembra il 28 aprile), fu in gran parte restaurata da Leone III (795-816), poi nuovamente in epoca basso medievale.
L'edificio originario era a tre navate distinte da due file di colonne, con un nartece antistante; incisioni del XVI-XVII secolo documentano anche l'esistenza di un campanile romanico, oggi scomparso.
Dal Quattrocento a oggi
Nel 1475, sotto papa Sisto IV (1471-1484), la chiesa fu ridotta ad una sola navata: in quell'occasione vennero abbattute le navate laterali e gli intercolunmi furono tamponati con laterizi, andando così a costituire i nuovi muri perimetrali.[1]
Nel 1595 Clemente VIII (1592-1605) concesse la basilica per il noviziato della Compagnia di Gesù, che ne intraprese - grazie al finanziamento di Isabella Della Rovere (1554 – 1619), principessa di Urbino e Bisignano - il restauro complessivo, sistemando l'apparato decorativo e trasformando l'antico portico in vestibolo; in questa occasione, inoltre, i Gesuiti la collegarono con un giardino a Sant'Andrea al Quirinale, secondo un progetto che mirava a creare un ambiente consono alla formazione e alla meditazione dei futuri membri dell'Ordine, seguendo dei programmi iconografici sia per la chiesa che per la sistemazione del parco, allusivi al martirio a cui andavano incontro i religiosi in terra di missione.
La chiesa fu affidata al clero diocesano dopo la soppressione della Compagnia nel 1773, che la riebbe nel 1814 con il ripristino della stessa.
Nel 1859, per volontà di Pio IX, la basilica fu nuovamente restaurata e venne costruita la caratteristica scalinata d'accesso che è in discesa a causa dell'innalzamento del piano stradale in seguito alla costruzione di via Nazionale.
Durante la sistemazione urbanistica dell'area successiva al 1870, l'antica chiesa è rimasta situata alcuni metri sotto il livello stradale e soffocata dagli enormi edifici che la circondano.
La basilica è sede parrocchiale, eretta il 31 agosto 1884 dal cardinale vicario Lucido Maria Parocchi (1833-1903) con il decreto Muneris nostri e affidata al clero diocesano di Roma.
Lavori di ristrutturazione effettuati nel 1937-1938 hanno ripristinato le forme originarie della facciata, riconvertendo il vestibolo cinquecentesco in portico poggiante su cinque colonne. Ulteriori restauri si sono svolti nel 1959-1960, in coincidenza di un'ampia indagine archeologica nel sito.
A partire dal 2005 la basilica è stata oggetto di importanti interventi di restauro conservativo, che hanno interessato il tetto e i dipinti murali, che sono stati riportati al loro originario splendore.
Titolo cardinalizio
La chiesa è sede del titolo cardinalizio di Santi Vitale, Valeria, Gervasio e Protasio, istituito il 16 dicembre 1880 da papa Leone XIII: l'attuale titolare è il cardinale Adam Joseph Maida.
Descrizione
Esterno
La facciata a capanna, aperta in alto da un'unica finestra rettangolare, è preceduta da un portico (nartece) a cinque arcate a tutto sesto, impostate su quattro colonne e due pilastri laterali, con capitelli degli inizi del V secolo. Al lato della portale sono state parzialmente rimesse in luce le colonne della facciata paleocristiana.
Lo splendido portale d'ingresso presenta:
- sull'architrave, Stemma di papa Sisto IV e Iscrizione commemorativa del restauro:
« | SIXTUS IIII PON[tifex] MAX[imus] A FUNDAMENTIS RESTAURAVIT, ANNO IUBILEI MCCCCLXXV » |
- Porta a battenti con Sant'Ignazio di Loyola, Santi Gervasio e Protasio, San Francesco Saverio, Monogramma mariano, Martirio dei santi Gervasio e Protasio (1611-1615), in legno scolpito e intagliato, attribuita a Giacomo Taurino.[2]
Interno
L'interno, a unica navata con abside semicircolare, è stato restaurato nel 1859; il soffitto ligneo a lacunari e il pavimento risalgono al 1934. Ai lati dell'aula liturgica sono collocati quattro altari, due per lato, provenienti probabilmente dalla chiesa del V secolo.
Presbiterio e abside
Il presbiterio e l'abside sono decorati da pregevoli dipinti murali raffiguranti:
- nell'abside, Gesù Cristo cade sotto la croce e Storie del martirio dei santi Gervasio e Protasio (1600 ca.), affreschi di Andrea Commodi.
- alle pareti del presbiterio, Tortura e martirio di san Vitale (1595), affreschi di Agostino Ciampelli.
Lungo la navata si conservano:
- alle pareti, due cicli di dipinti murali ad affresco eseguiti nel 1599 da Tarquinio Ligustri raffiguranti:
- agli altari laterali, tre pale (la quarta è perduta), realizzate ad olio su tela all'inizio del XVII secolo, attribuite a Giovanni Battista Fiammeri e alla sua cerchia, raffiguranti:
- al primo altare a sinistra, Santi confessori;
- al primo altare a destra, Santa Caterina d'Alessandria tra sant'Orsola, santa Barbara e altre sante vergini e martiri;
- al secondo altare a destra, Immacolata Concezione.
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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