Basilica di San Saba (Roma)
Basilica di San Saba | |
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Roma, Basilica di San Saba | |
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | Roma |
Diocesi | Roma Vicariatus Urbis |
Religione | Cattolica |
Indirizzo | Piazza Gian Lorenzo Bernini, 20 00153 Roma (RM) |
Telefono | +39 06 64580140; +39 06 64580137 |
Fax | +39 0664580133 |
Posta elettronica | sansaba@diocesidiroma.it |
Sito web | |
Proprietà | Pontificio Collegio Germanico-Ungarico |
Oggetto tipo | Chiesa |
Oggetto qualificazione | basilicale |
Dedicazione | San Saba Archimandrita |
Sigla Ordine qualificante | S.J. |
Fondatore | Monaci basiliani |
Data fondazione | VII secolo, prima metà |
Architetto |
Andrea Busiri Vici (ristrutturazione e ricostruzione del XX secolo) |
Stile architettonico | romanico |
Inizio della costruzione | VII secolo, prima metà |
Completamento | 1943 |
Titolo | San Saba (diaconia) |
Strutture preesistenti | Caserma della IV Coorte dei Vigili, Oratorio di Santa Silvia |
Pianta | basilicale |
Materiali | laterizi |
Larghezza Massima | 20 m |
Lunghezza Massima | 30 m |
Coordinate geografiche | |
Roma | |
La Basilica di San Saba è una chiesa di Roma, situata nel centro storico della città, nel rione omonimo.
Storia
Dalle origini al Medioevo
Sul Piccolo Aventino, a ridosso delle Mura Aureliane, ove oggi sorge la basilica, era situata, secondo la tradizione, una casa appartenuta alla famiglia materna di san Gregorio Magno (590 - 604, nella quale fu ricavato un piccolo oratorio titolato a santa Silvia, madre del pontefice, che a sua volta sfruttava un preesistente edificio romano, probabilmente la caserma della IV Coorte dei Vigili (pompieri).
Nella prima metà del VII secolo un gruppo di monaci basiliani, fuggiti da Gerusalemme in seguito all'avanzata islamica in Palestina, edificarono sopra l'oratorio (i cui resti sono oggi visibili nei sotterranei della chiesa) un cenobio al quale dettero il nome di "Cella Nova", in ricordo del larum novum, un monastero gerosolimitano anch'esso dedicato a san Saba archimandrita (439-532).
Nel 768, nel cenobio fu imprigionato l'antipapa Costantino, prima di essere accecato e abbandonato a sé stesso.
Tra la seconda metà dell'VIII e la prima del IX secolo il monastero acquisì grande prestigio soprattutto per la funzione di tramite che gli demandarono i pontefici nei rapporti con l'Oriente e in missioni diplomatiche: a questa epoca la chiesa era ancora quella inferiore, riccamente decorata con dipinti murali ad affresco oggi staccati. A iniziare dal IX secolo dovette però verificarsi un progressivo declino della vita della comunità monastica, tanto che essa finì, probabilmente nel X secolo, per essere sostituita dai benedettini di Montecassino, i quali trasformarono la chiesa nelle attuali forme basilicali.
Nel 1144 papa Lucio II (1144-1145) affidò il complesso ai cluniacensi, che nel 1205 restaurarono e in parte modificarono la basilica.
Nel 1463 il cardinale Francesco Todeschini Piccolomini (il futuro Pio III) la fece ristrutturare dotandola della suggestivo loggiato che si apre sul prospetto frontale.
Dal Cinquecento a oggi
Giulio II affidò nel 1503 il monastero ai cistercensi e Leone X nel 1513 ai Canonici Regolari Lateranensi.
Ulteriori restauri si ebbero sotto Gregorio XIII (1572-1581) - il quale con la bolla del 3 agosto 1573 la concesse al Collegio Germanico-Ungarico retto dalla Compagnia di Gesù - e Pio VI (1775-1799) che modificarono l'aspetto medioevale della chiesa, in parte ripristinato grazie ai lavori del 1900 - 1901 e del 1932 - 1933.
Con la soppressione dell'Ordine nel 1773, i francescani e in seguito i salesiani si insediarono nel complesso.
Il 5 dicembre 1931, papa Pio XI con la bolla Incolarum numero eresse la basilica a sede parrocchiale e la riaffidò alla Compagnia di Gesù.
Nel 1943 furono realizzati complessi lavori di ristrutturazione e ricostruzione, in falso originale, di alcune parti dell'edificio, a cura dell'architetto Andrea Busiri Vici (1903-1989). In questa occasione resti dell'ambone e della schola cantorum, rimossi dalla navata centrale, furono sistemati in quella destra.
Titolo cardinalizio
La chiesa è sede del titolo cardinalizio di San Saba, istituito da papa Giovanni XXIII il 2 dicembre 1959: l'attuale titolare è il cardinale Jorge Arturo Medina Estévez.
Descrizione
Esterno
Per un protiro (rimaneggiato) del XIII secolo, posto in cima a una breve scalinata, si entra in un cortile dove prospetta la facciata, in laterizi a vista, preceduta da un portico a sei pilastri con piattabanda in travertino, qui posti da papa Pio VI (1775-1799) in sostituzione delle originali quattro colonne di marmo giallo antico e delle due colonne centrali di porfido rosso che poggiavano su leoni stilofori, risalenti all'intervento quattrocentesco del cardinale Francesco Todeschini Piccolomini. Al di sopra del portico vi è una compatta struttura scandita da cinque finestre, contornate da fasce in travertino e da altre quattro (due monofore e due bifore), ora tamponate, per l'abbassamento del pavimento della loggia. Il prospetto frontale si chiude con un loggiato, edificato nel 1463, composto da eleganti colonnine con capitelli a foglie lisce che sorreggono arcatelle a tutto sesto.
Nel retro si stagliano la facciata a capanna della navata centrale, coperta a tetto e un semplice e robusto campanile a due ordini di bifore.
Nel portico sono collocati interessanti reperti archeologici romani e medievali, fra i quali si notano:
- Sarcofago strigilato con Scena di "dextrarum iunctio"
- Rilievo con Cavaliere con falcone (VIII secolo)
Sotto il portico, inoltre, si apre il portale d'ingresso con una splendida cornice marmorea con decorazione musiva e un'iscrizione recante data e firma dell'autore (Jacopo di Lorenzo di Cosma, 1205):
« | AD HONOREM DOMINI NOSTRI IHV XP ANNO VII PONTIFICATUS DOMINI INNOCENTII III P.P. HOC OPUS DOMINO IOHANNE ABATE IUBENTE FACTUM EST P(er) MANUS MAGISTRI IACOBI » |
Interno
L'interno della chiesa, a pianta basilicale, è a tre navate, divise da 14 colonne romane di spoglio e terminanti in altrettante absidi; sulla sinistra si apre poi la cosiddetta "quarta navata", sensibilmente più corta e larga circa quattro metri.
La navata centrale, che occupa la larghezza dell'oratorio sottostante, ha una dimensione doppia rispetto a quelle laterali, è illuminata da una serie di otto finestre per lato e presenta un'imponente copertura a capriate lignee e un prezioso pavimento cosmatesco dell'inizio del XIII secolo: quest'ultimo fu manomesso e poi reintegrato (con l'eliminazione delle lastre tombali) nel 1907.
Lungo le pareti della navata centrale, sotto il tetto a capriate, corre una pregevole fascia raffigurante:
Presbiterio e abside centrale
Nell'area presbiterale sono posti l'altare maggiore, il ciborio sorretto da quattro colonne in marmo nero venato di bianco e la cattedra episcopale con il disco adorno di motivi cosmateschi a mosaici di smalto: le tre opere vennero ricostruite secondo la descrizione di Pompeo Ugonio (1550 ca.-1614) con pezzi antichi reperiti all'inizio del XX secolo.
L'arco trionfale presenta un dipinto murale raffigurante:
- Annunciazione (1463), affresco di ambito laziale:[2] l'opera, insieme alla fascia decorativa nella navata centrale, fu commissionata dal cardinale Francesco Todeschini Piccolomini.
L'abside, alta e stretta, è ornata con pregevoli dipinti murali ad affresco, fatti eseguire per il Giubileo del 1575 che ricalcano probabilmente il soggetto dell'originaria decorazione musiva e articolati su quattro registri:
- nel catino absidale, Gesù Cristo tra sant'Andrea apostolo e san Saba archimandrita;
- nel registro superiore, Agnello di Dio e dodici pecore convergenti: le due teorie di sei ovini vanno probabilmente identificati con gli Apostoli;
- nel registro centrale, Madonna con Gesù Bambino in trono e i dodici apostoli;
- nel registro inferiore, Papa Gregorio XIII e santi.[3]
Inoltre, nell'abside, sopra la cattedra episcopale, si può ammirare:
- Crocifissione di Gesù Cristo (XIV secolo), affresco di ambito laziale.[4]
Alla navata sinistra si affianca un lungo ambiente, coperto a crociera, indicato impropriamente come "quarta navata", che in realtà fu probabilmente una sorta di portico (databile per le murature all'XI secolo), tramite il quale erano messi in comunicazione la chiesa e il monastero. Le tamponature dovrebbero risalire al XIII secolo, se precedono di poco i dipinti murali ad affresco che le ricoprono, eseguiti alla fine del XIII secolo dal cosiddetto Maestro di San Saba. Questi raffigurano:
- Madonna con Gesù Bambino in trono tra san Saba archimandrita e sant'Andrea apostolo;[5]
- San Gregorio Magno tra santi;[6]
- Elemosina di san Nicola di Bari.[7]
Controfacciata
Sulla controfacciata, sopra il portale d'ingresso, è collocato un pregevole dipinto raffigurante:
- Apparizione della Madonna con Gesù Bambino a sant'Ignazio di Loyola (XVIII secolo), olio su tela di ambito romano.[8]
Sacrestia
Nella sacrestia e nei locali annessi si conservano i resti di dipinti murali staccati dall'oratorio sotterraneo, tra i quali si segnalano:
- Teste di santi (inizio VIII secolo), affreschi di ambito romano:[9] nei dipinti frammentari sono visibili sette figure, tra cui si possono probabilmente identificare san Sebastiano, san Lorenzo, santo Stefano e san Pietro d'Alessandria, due presbiteri e un vescovo.
- Ciclo con Storie della vita di Gesù Cristo (fine VIII secolo), affreschi di ambito romano: l'opera era forse costituita da ventiquattro riquadri, tra i quali si sono potuti individuare (non senza incertezza) alcune scene raffiguranti:
- Sposalizio di Maria Vergine;
- Presentazione di Gesù al Tempio;
- Pesca miracolosa;
- Gesù Cristo guarisce il paralitico di Cafarnao;[10]
- San Pietro apostolo salvato dalle acque;[11]
- Trasfigurazione di Gesù Cristo;[12]
- Entrata di Gesù Cristo a Gerusalemme.
- Teste di monaci (fine X secolo), affreschi di ambito romano:[13] i due frammenti risalenti probabilmente all'epoca del subentro nel cenobio dei benedettini raffigurano rispettivamente un gruppo di monaci con il cappuccio scuro, che trovano riscontro in coevi manoscritti cassinesi.
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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