Diocesi di Périgueux

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Diocesi di Périgueux
Dioecesis Petrocoricensis
Chiesa latina
Cathédrale Saint-Front, Perigueux.jpg
vescovo Philippe Mousset
Sede Périgueux
Suffraganea
dell'arcidiocesi di Bordeaux
Périgueux.jpeg
Stemma
Diocèse de Périgueux-Sarlat.svg
Mappa della diocesi
Provincia ecclesiastica
Provincia ecclesiastica della diocesi
Nazione bandiera Francia
Vescovi emeriti: Michel Pierre Marie Mouïsse
Parrocchie 26
Sacerdoti 64 di cui 52 secolari e 12 regolari
5.726 battezzati per sacerdote
33 religiosi 78 religiose 13 diaconi
419.600 abitanti in 9.060 km²
366.500 battezzati (87,3% del totale)
Eretta III secolo
Rito romano
Cattedrale San Frontone
Indirizzo
38 avenue Georges Pompidou, B.P. 10125, 24005 Périgueux CEDEX, France
Collegamenti esterni
Sito ufficiale
Dati online 2022 ( ch)
Collegamenti interni
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La diocesi di Périgueux (in latino: Dioecesis Petrocoricensis) anche Diocesi di Périgueux e Sarlatè (Dioecesis Petrocoricensis-Sarlatensis) è una sede della Chiesa cattolica in Francia suffraganea dell'arcidiocesi di Bordeaux. Nel 2021 contava 366.500 battezzati su 419.600 abitanti. È retta dal vescovo Philippe Mousset.

Territorio

La diocesi comprende il dipartimento francese della Dordogna.

Sede vescovile è la città di Périgueux, dove si trova la cattedrale di San Frontone e l'ex cattedrale di Santo Stefano di Città. A Sarlat-la-Canéda sorge l'ex cattedrale di Saint-Sacerdos de Sarlat.

Il territorio è suddiviso in 26 parrocchie.

Storia

La diocesi è attestata a partire dal IV secolo, suffraganea dell'arcidiocesi di Bordeaux, sede metropolitana della provincia romana dell'Aquitania seconda.

La tradizione considera san Frontone il primo vescovo di Périgueux, sebbene alcune biografie del X e XIII secolo abbiano individuato un'identità con un omonimo santo egiziano della Nitria. Il primo vescovo di cui esistano riscontri storici è Paterno, che reggeva la diocesi dopo la metà del IV secolo e che venne deposto attorno al 360 in quanto partigiano dell'arianesimo.

Nel IX secolo la città viene invasa dai Normanni e in questo periodo il catalogo dei vescovi si interrompe, benché vengano tradizionalmente menzionati dei vescovi di dubbia esistenza. Di certo, la diocesi si riprese sul finire del X secolo con il vescovo Frotario, che fondò un monastero in onore di san Frontone in località Puy-Saint-Front.

Il 13 agosto 1317 cedette una porzione del suo territorio a vantaggio dell'erezione della diocesi di Sarlat.[1]

Nel corso delle guerre di religione del XVI secolo, Périgueux venne conquistata dai Calvinisti nel 1575 e rimase in loro mano fino al 1581. In questo contesto molti monumenti cattolici furono distrutti, venne danneggiata la cattedrale di Saint-Étienne-de-la-Cité (1577), e le stesse reliquie di san Frontone furono gettate nella Dordogna.

Nel 1624 il vescovo François de La Béraudière istituì il seminario diocesano.

Nel 1669 la cattedrale fu traslata dall'antica chiesa di Santo Stefano alla chiesa di San Frontone.

In seguito al concordato il 29 novembre 1801 con la bolla Qui Christi Domini di papa Pio VII la diocesi fu soppressa e il suo territorio incorporato nella diocesi di Angoulême.

Nel giugno 1817 fra Santa Sede e governo francese fu stipulato un nuovo concordato, cui fece seguito il 27 luglio la bolla Commissa divinitus, con la quale il papa restaurava la sede di Périgueux. Fu nominato anche un nuovo vescovo, Alexandre de Lostanges-Saint-Alvère. Tuttavia, poiché il concordato non entrò in vigore in quanto non ratificato dal Parlamento di Parigi, l'erezione della diocesi e la nomina del vescovo non ebbero effetto.

La diocesi fu ristabilita definitivamente il 6 ottobre 1822 con la bolla Paternae charitatis di papa Pio VII, ricavandone il territorio dalla diocesi di Angoulême.

Il 17 giugno 1854 i vescovi di Périgueux ottennero il diritto di aggiungere al proprio titolo quello della diocesi soppressa di Sarlat, la cui sede è compresa nei confini diocesani.

Cronotassi dei vescovi

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Statistiche

La diocesi nel 2021 su una popolazione di 419.600 persone contava 366.500 battezzati, corrispondenti all'87,3% del totale.

Note
  1. Cfr. nota n. 426 in Louis Caillet, La papauté d'Avignon et l'Eglise de France, 1975, p. 112.
  2. Aniano, come i successivi Cronopio e Sabaudo, è menzionato in una delle diverse biografie di san Frontone. Poiché Cronopio e Sabaudo sono storicamente documentati, Duchesne ritiene che anche Aniano possa essere esistito, anche se non documentato.
  3. Dopo Paterno, vescovo ariano, Gallia christiana inserisce un vescovo di nome Gavidio, su cui ci sono molti dubbi; Duchesne lo esclude decisamente dalla sua cronotassi; Gams aggiunge l'annotazione quem Paterni successorem fuisse putant.
  4. Menzionato da Gregorio di Tours come uno dei vescovi più degni del suo tempo. Secondo Sidonio Apollinare, la Chiesa di Périgueux era vacante al tempo del re Eurico in concomitanza con l'invasione dei Visigoti (475).
  5. Assente in Gallia christiana.
  6. Assente in Gallia christiana. Secondo Duchesne, Ermenomario è l'ultimo vescovo certo di Périgueux prima di Frotario nella seconda metà del X secolo.
  7. I vescovi Bertrando, Raimondo I, Ainardo e Sebaldo sono menzionati con il beneficio del dubbio da Gallia christiana. Le effigi di Bertrando e di Raimondo I, assieme a quelle di altri due vescovi ignoti, erano dipinte nella cattedrale di Périgueux, secondo un documento del 1570. Un vescovo Ainardo è menzionato in due documenti sospetti, che lo danno come contemporaneo di papa Sergio II (844-847) o di Carlo il Calvo (840-877). Anche Sebaldo è menzionato nel 900 in un documento dubbio.
  8. Incerta è la cronologia e la cronotassi dei vescovi delle diverse obbedienze; Gams menziona due vescovi, Gabriel (1405) e Jean II (eletto nel 1408), di cui non è chiara l'appartenenza; sono ignoti a Eubel.
  9. Vescovo dell'obbedienza pisana, riconosciuto da papa Martino V come vescovo legittimo di Périgueux.
  10. Contravvenendo alle disposizioni date da papa Pio VII nella Qui Christi Domini, il vescovo Grossoles de Flamarens non diede le dimissioni e morì in esilio a Londra nel 1815.
  11. Nominato vescovo già nel 1817, poté essere consacrato solo nel 1821 e prendere possesso della diocesi l'anno successivo.
  12. Nominato arcivescovo titolare di Metimna.
  13. Nominato vescovo titolare di Mimiana.
Bibliografia


Collegamenti esterni