Icona della Trinità (Andrej Rublëv)
Andrej Rublëv, Icona della Trinità (1425), tempera su legno | |
Icona della Trinità | |
Opera d'arte | |
Stato | Russia |
Distretto federale | Centrale |
Regione ecclesiastica | [[|]] |
Soggetto federale | Mosca |
Comune | Mosca |
Diocesi | Mosca |
Ubicazione specifica | Galleria Tret'jakov |
Oggetto | Icona |
Soggetto | Santissima Trinità |
Datazione | 1425 |
Ambito culturale | |
Autore | Andrej Rublëv |
Materia e tecnica | tempera su legno |
Misure | h. 141,5 l. 114 cm |
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L'Icona della Trinità è un'icona dipinta da Andrej Rublëv nel 1425[1]. Rappresenta la Trinità attraverso la simbologia dei tre angeli che appaiono ad Abramo alle querce di Mamre per annunciargli la nascita del figlio Isacco (Gen 18,1-15 ).
L'oggetto dell'icona: il mistero della Trinità
Per approfondire, vedi la voce Trinità |
Il dogma cristiano della Trinità afferma che in Dio ci sono tre persone (Ipostasi) e una sola natura o essenza (ousía). Esse sono unità assoluta e diversità nella reciproca relazione. Sono unite senza confusione, in un movimento di reciproca immanenza.
« | L'uno è solitudine, due è il numero che separa, tre il numero che supera la separazione; l'uno e il molteplice si trovano riuniti e circoscritti nella Trinità: è l'ordine ineffabile nella divinità dove ciascuna delle Persone è nelle altre. » | |
(Pàvel Nikolàjevič Evdokìmov (1990), p. 232)
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L'ispiratore: San Sergio
Per approfondire, vedi la voce San Sergio di Radonež |
Andrej Rublëv è discepolo di San Sergio di Radonež (1313-1392), la cui vita fu votata alla Santa Trinità come oggetto della sua incessante contemplazione.
San Sergio dedicò la sua Chiesa alla Trinità, e si sforzò di riprodurre un'unità a sua immagine nel suo ambiente, e perfino nella vita politica del suo tempo.
Diciassette anni dopo la sua morte, il suo discepolo San Nicone affidò a Rublëv l'incarico di dipingere l'Icona della Santissima Trinità in ricordo di San Sergio. Fece anche decorare l'iconostasi dell'Abbazia della Santa Trinità da Rublëv e dal suo fedele compagno Daniel. Nei giorni di festa, quando non lavoravano, Andrej e Daniel "si sedevano davanti alle venerabili e divine icone; e guardandole senza distrazione... elevavano continuamente il loro spirito e il loro pensiero nella luce immateriale e divina..."[2]. È questa luce che Rublëv seppe trasmettere nella sua icona divenuta celebre, portandovi tutto il messaggio di San Sergio.
Intepretazione
L'Icona della Trinità ricrea il ritmo stesso della vita trinitaria, la sua diversità una e il movimento d'amore che identifica le Persone senza confonderle[3].
L'icona è strutturata in tre piani di lettura sovrapposti:
- In primo piano vi è la reminiscenza del racconto della visione dei tre pellegrini ad Abramo (Gen 18,1-15 ); c'è il vitello offerto agli ospiti, ma non compaiono le figure di Abramo e di Sara, il che invita chi la guarda ad andare oltre il fatto dell'Antico Testamento.
- Il secondo piano di lettura riguarda la storia della salvezza: i tre pellegrini formano il "Consiglio eterno"; la tenda di Abramo diventa il palazzo-tempio; la quercia di Mamre diventa l'albero della vita; il vitello offerto in cibo fa posto al calice dell'Eucaristia;
- Il terzo piano di lettura è quello intra-divino, cioè il piano della vita all'interno della Trinità. Esso è solo suggerito, perché trascendente e inaccessibile.
Tutto l'insieme della visione alata ha una leggerezza vivace.
Dall'icona si sprigiona un appello potente: "Siate uno, come io e il Padre siamo uno" (cfr. Gv 17,22 ).
La struttura della composizione
La prospettiva dell'immagine è rovesciata[4], a voler eliminare la distanza e la profondità, e per avvicinare le figure: Dio è là, è dovunque.
I piedi degli angeli sfiorano appena le predelle, e la prospettiva rovesciata dà un'impressione di leggerezza priva di ogni peso materiale; l'insieme si eleva verso l'alto.
Le figure angeliche
I corpi dei tre angeli sono leggeri e snelli: le dimensioni del corpo sono quattordici volte quelle della testa, contro le sette volte della realtà del corpo umano.
Le loro ali danno l'impressione immediata dell'immateriale, dell'assenza di peso.
Le tre persone stanno conversando, e l'oggetto della conversazione potrebbe essere il passo di Giovanni 3,16 : "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito": questa parola di fa atto, e prende la figura sacrificale della coppa, che rappresenta la sovrabbondanza dell'amore di Dio;
I tre angeli sono in riposo: è la pace suprema dell'essere in sé; ma il loro riposo è inebriante, è estasi-enstasi, è "uscita in se stesso"[5].
La maniera in cui sono stati dipinti gli angeli riflette l'unità e l'uguaglianza nella Trinità; la loro differenza è solo nell'atteggiamento personale di ciascuno verso gli altri, senza ripetizione né confusione.
Le tre figure sono presentate di trequarti, in maniera che la larghezza delle spalle risulti diminuita: in questo modo la linea scivola seguendo i profili allungati, dando eleganza celeste all'insieme. Anche i volti leggermente obliqui prendono la medesima forma allungata.
Le ali dispiegate degli angeli avvolgono tutto, e i contorni interni delle ali, di un azzurro tenue, mettono in rilievo l'unità e il carattere celeste delle divine persone.
L'identificazione delle persone
L'angelo di destra è inequivocabilmente lo Spirito Santo.
È meno facile identificare gli altri due angeli. Santo Stefano di Perm, contemporaneo di Rublëv ma più anziano di lui, amico di San Sergio, portò con se in una missione presso il popolo Zyrjane[6] un'icona della Trinità della stessa composizione di quella di Rublëv, e intorno ad ogni angelo si legge un'iscrizione in linuga zyrjane:
« | L'angelo di sinistra porta il nome di Py, che significa il Figlio, l'angelo di destra quello di Puiltos, lo Spirito Santo, e l'angelo di mezzo quello di Ai, il Padre. » |
Molti interpreti seguono questa interpretazione, ma è attestata anche quella opposta.
Ogni persona indica con lo scettro il segno retrostante:
- Dietro il Padre c'è l'Albero della Vita[7]. Se viene prolungato verso il basso, esso discende, attraversa la tavola e immerge le sue radici nel rettangolo della terra.
- Dietro il Figlio c'è la casa, cioè la Chiesa, il suo corpo mistico. La parte dorata del tempio, che sporge come una potenza di protezione, simbolizza la protezione materna della Theotokos e del sacerdozio dei santi.
- Dietro lo Spirito c'è la roccia, una roccia a gradino: i commentatori vi vedono la montagna, il cenacolo, il Tabor, l'estasi, le cime profetiche.
L'atteggiamento del Padre è monumentale, e sprigiona una pace ieratica: è l'immobilità, l'atto puro, il principio statico dell'eternità. Al tempo stesso, l'ondata decrescente del braccio destro ne esprime il principio dinamico. Lo sguardo esprime la potenza dell'amore.
Lo sguardo del Padre verso il Figlio, con il capo inclinato, è segnato da un'ineffabile tristezza. Sembra che il Padre parli dell'Agnello immolato, il cui sacrificio culmina nel calice che egli benedice.
Per contro, la posizione verticale del Figlio traduce tutta la sua attenzione; il suo volto è come ombreggiato dalla croce; pensoso, esprime il suo accordo con lo stesso gesto di benedizione. L'elevazione appena percettibile dello sguardo del Figlio esprime il suo consenso.
Le linee del lato destro del Padre, che si amplificano in maniera convessa verso il Figlio, indicano l'espressione, la parola, lo spiegamento, la rivelazione. Il Padre parla, rivolto verso il Figlio, le cui curve concave significano l'attenzione, la ricettività. Il Padre è rivolto verso il Figlio, si esprime tutto intero nel Figlio.
Il Figlio ascolta e rinuncia a se stesso per non essere che il Verbo del Padre. La sua mano destra riproduce il gesto di benedizione del Padre. Le due dita del Figlio che si stagliano sul candore della tavola-Bibbia annunciano la via della salvezza nell'unione in Cristo delle due nature.
La mano cadente dello Spirito Santo indica la direzione della benedizione: essa sembra coprire, proteggere, "covare"[8]. Sopra il rettangolo del mondo, questa mano somiglia alle ali spiegate della Colomba.
Lo Spirito Santo si china verso il Padre: è immerso nella contemplazione del mistero, e il suo braccio teso verso il mondo indica il movimento discendente, la Pentecoste.
I colori
L'icona non ha effetti policromi, perché niente turbi la profondità del raccoglimento divino. L'ombra è assente, e ogni frammento non solo è illuminato, ma emette la sua propria luce.
La densità dei colori della figura centrale risalta al contrasto con il candore della tavola e con i colori più tenui degli altri due angeli.
L'oro splendente sull'icona, soprattutto sulle ali e sui troni, indica sempre la divinità, la sua sovrabbondanza.
La porpora scura significa l'amore divino. L'azzurro denso, detto blu di Rublëv, la verità celeste.
Circolarità e verticalità
Il movimento della composizione è circolare: parte dal piede sinistro dell'angelo di destra, continua nell'inclinazione del suo capo, passa all'angelo di mezzo, si pota dietro irresistibilmente il cosmo, rappresentato nella roccia e nell'albero, e si risolve nella posizione verticale dell'angelo di sinistra, dove entra in riposo.
La linea esterna dei corpi dei tre angeli forma un cerchio perfetto, il cui centro è nella mano del Padre, il Pantokrator[9].
Accanto al movimento circolare, la verticale del tempio e degli scettri indica l'aspirazione del terrestre verso il celeste, dove lo slancio trova il suo termine.
Le forme rettangolari
Il rettangolo era, secondo le concezioni del tempo, il geroglifico della terra; troviamo il rettangolo nella parte inferiore della tavola, ed è rettangolare anche la parte superiore della stessa; i lati della tavola rappresentano quindi i quattro punti cardinali, che, nei Padri della Chiesa, erano un rimando ai quattro Vangeli.
La parte superiore della tavola-altare rappresenta la Bibbia, ed essa offre la coppa, frutto della Parola.
Le mani degli angeli convergono verso il segno della terra, che è il punto di applicazione dell'amore divino.
Altre figure geometriche
Nelle concezioni del tempo si pensava che la terra fosse ottagonale. I contorni degli oggetti (troni, predella, montagna) formano l'ottagono, simbolo dell'ottavo giorno.
Invece i contorni interni degli angeli dei lati riproducono la forma del calice.
La coppa
Nella coppa è raffigurato un agnello[10], che richiama l'Agnello ritto e immolato dell'Apocalisse (5,6). L'Agnello è stato immolato prima della fondazione del mondo: l'amore, il sacrificio, precedono l'atto della creazione e ne sono la sorgente.
I secoli seguenti
Il Concilio dei Cento Capitoli (1551) eresse l'icona a modello dell'iconografia e di tutte le rappresentazioni della Trinità.
Nel 1904 un'apposita commissione di restauro tolse gli ornamenti metallici di cui l'icona era rivestita e rimosse gli strati aggiunti in periodi successivi a quello della sua creazione.
Note | ||||
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