Libro liturgico

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Il libro liturgico è un libro che contiene i testi e le specificazioni dei gesti con cui si celebrano gli atti di culto[1]. È la compilazione scritta dei riti liturgici di una celebrazione. In senso più ampio, può essere un libro che, pur non essendo stato scritto in vista di una celebrazione, ne contiene però testi e riti.

Il libro liturgico veicola la tradizione per ritus et praeces, ossia "attraverso i riti e le preghiere" che esprimono la fede; questa non è patrimonio di un singolo o di un gruppo di fedeli, ma è espressione della preghiera e della vita dell'unica Chiesa di Cristo che celebra e prega in comunione.

Diventa quindi esso stesso segno del suo contenuto fino ad essere oggetto di venerazione e fonte per ricostruire la storia della liturgia, o in particolare, di quel rito o degli elementi che lo compongono.

Storia

Poiché contiene le parole ed i gesti con cui attraverso i secoli le varie culture hanno espresso e realizzato il loro rapporto con il trascendente, il libro liturgico ha anche una sua storia legata al tempo e allo spazio geografico.

Prima dell' invenzione della stampa

Per molto tempo, l'unico libro liturgico fu il testo della Bibbia. I riti e le preghiere, con la sola eccezione degli elementi essenziali, erano infatti, lasciati alla libera creatività di chi celebrava. Questo testimoniano gli scritti di san Clemente romano , di sant'Ippolito e di San Giustino nei quali è possibile rintracciare indicazioni sulla celebrazione del battesimo, dell'eucaristia, sulla preghiera quotidiana e sul digiuno.

Tra i primi libri liturgici c'è la Tradizione Apostolica che è un compendio di principi, regolamenti e istruzioni riguardanti la liturgia, la vita delle comunità cristiane e le norme ecclesiastiche. Contiene le descrizioni dei riti liturgici con alcune formule importanti relative alla consacrazione di vescovi, presbiteri, diaconi e di altri ministri. Ci sono inoltre uno schema di preghiera eucaristica, per il catecumenato e il battesimo, prescrizioni per le vergini, le vedove, ed il digiuno; completano lo scritto la preghiera delle ore e le formule per la benedizione dell'olio.

È datata intorno al 215 ed è attribuita a Sant'Ippolito, un presbitero di Roma. Il titolo rimanda alla 'Tradizione' ossia alla consegna delle norme che regolano le celebrazioni ed i riti nella successione apostolica.

A partire dal IV secolo si precisano i diversi riti liturgici sia orientali che occidentali. Ciò si deve principalmente alla creazione di testi, che ogni chiesa compone e fissa anche se non in forma ufficiale. Nella chiesa di Roma, si registra un fenomeno importante: il passaggio dal greco al latino come lingua liturgica.

In questo secolo prende forma la prima preghiera eucaristica detta canone romano e si cominciano a comporre testi eucologici in latino. Fino al VI secolo i testi utilizzati per le varie celebrazioni venivano composti di volta in volta e poi conservati in libelli, non però per essere riutilizzati. Un certo numero di questi libelli sono stati trovati al Laterano e raccolti insieme nel codice 85, che attualmente si trova nella biblioteca capitolare di Verona. Venne scoperto nel 1713 da Scipione Maffei e pubblicato nel 1735 dal nipote di Monsignor Francesco Bianchini, Giuseppe Bianchini. Fu questi a dargli il nome di Sacramentarium Leonianum, perché ritenuto una composizione di San Leone Magno[2].

Libri liturgici come oggi li consideriamo sono presenti solo a partire dal VII secolo quando la documentazione liturgica è ormai ricca e abbondante. Si hanno in uso veri e propri libri liturgici definiti "puri" nel senso che contengono ciascuno un elemento della celebrazione e che quindi servono a ciascun ministro. Da questo secolo comincia la differenziazione dei vari libri.

La stampa di libri liturgici nel XV secolo

I primi libri liturgici furono codici scritti alluminati dagli amanuensi negli scriptoria dei monasteri e delle cattedrali. Successivamente, a partire dal XV secolo furono volumi stampati iconizzati dall'arte editoriale. Tuttavia, sia i codici della miniatura, sia i volumi della tipografia vennero sempre accuratamente confezionati. Fin dalle più antiche produzioni si è sempre distinto tra la creazione del manufatto unico e la produzione della copia seriale facendo così la differenza tra il libro ad unicum ( riservato) e quello ad libitum (diffuso). Tale differenza ha prodotto libri di rara raffinatezza e preziosità.

Il primo libro liturgico stampato si deve a Pietro Schöffer che insieme a Johannes Gutemberg e Johannes Fust produsse la Bibbia a 42 linee edita a Magonza nel 1455. Si tratta di un Salterio (Psalterium) del 1457 impresso con punzoni metallici di sua invenzione, in carattere gotico trasferito dalla miniatura alla stampa in un'elegante veste editoriale.

(LA) (IT)
«

Praesens Psalmorum sic Codex venustate capitalium decoratus
Rubricationibusque sufficienter distrinctus
Ad inventione artificiosa imprimendi ac caracterizandi
Ab usque calami ulla exaracione sic effigiatus
Et ad eusebiam Dei industria est consummatus
Per Johannem Fust civem Maguntinum et Petrum Schoffer de Gernszheim
Anno Domini Millesimo CCCCLVII In Vigilia Assumpcionis

 »
«

Il presente libro dei salmi, decorato dalla bellezza delle lettere capitali
e sufficientemente rifornito con le Rubriche,
rifinito dalla nuova arte di imprimere e rendere con caratteri mobili
e senza l'uso dell'inchiostro
è dedicato al culto divino
da Giovanni Fust cittadino di Magonza
e Pietro Schoffer da Gernszheim
nell'anno del Signore 1457, vigilia dell'Assunzione.

 »

Il libro, datato e firmato, contiene direttive rituali per la celebrazione; è abbellito da 288 iniziali a colori, grandi e in rosso negli incipit di ogni Salmo, e da iniziali medie, in azzurro, nelle maiuscole interne. Questo salterio verrà riedito contemporaneamente al Rationale divinorum officiorum di Guglielmo Durand nel 1459.

Nei decenni seguenti gli stampatori, artisti-professionisti, si moltiplicano e si spostano spesso da una tipografia all'altra accettando commesse per vere e proprie opere d'arte, a volte apax di cui monasteri e cattedrali saranno i principali committenti.

In Italia

Nel 1474 i francesi John Fabris e John di Pietro stampano a Torino uno dei primi Breviari e sempre nello stesso anno a Milano un gruppo di lavoro composto da Cola Montano, umanista, Zarato, Degli Orsoni e Di Fontana, professori universitari stampa il Missale Romanum e l'anno seguente, 1475 il Missale Ambrosianum.

Nel 1476 a Roma viene stampato il Missale Romanum che contiene per la prima volta le note musicali nere su righi rossi, ad opera di Ulrich Hahn di Ingostaldt detto Gallus.

Nel 1477 a Venezia Alvise dei Silipardi stampa il Messale e l'anno dopo il salterio, iniziando così la sua vasta produzione di libri liturgici. Nel 1486 Alessandro e Laonico di Creta stampano il salterio greco e nel 1490 sempre a Venezia Ragazzoni stampa un Capitulare Epistolarum et Evangeliorum in 3 volumi, ricco di 120 icone. Con gli anni Venezia diviene dapprima la capitale della stampa del libro liturgico in greco e successivamente anche del libro in slavo. Senza dubbio il più grande editore in lingua greca di Venezia è Aldo Manuzio a cui si deve nel 1497 un prezioso Salterio in caratteri bizantini. In questa città molto attivo è soprattutto l'editore Lucantonio Giunta che nel 1499 stampa il Missale Ambrosianum con le xilografie di Leonard Pachel. A Giunta si deve una ricca produzione di Graduali, Messali, Breviari, Martirologi in caratteri rossi e neri, con iniziali xilografiche e pittoriche, nonché la novità di introdurre varie icone nel Messale, tra cui l'immagine del Crocifisso nel Te igutur. Avrà tra i suoi collaboratori personalità illustri come Emeriche e Haman.

In Europa

Anche in Europa si moltiplica la diffusione del libro liturgico stampato, soprattutto in Francia, Svizzera e Sassonia. Nel 1480 a Parigi, Duprè, uno degli editori di maggior pregio arricchisce le chiese di Francia di libri elegantissimi, grazie soprattutto all'opera di esperti tipografi veneziani chiamati a lavorare presso la sua officina.

A lui si deve la stampa del Messale per la Cattedrale di Chartres e nel 1484 il Messale per la Cattedrale di Limoges. Sempre a Parigi e in Francia opera Antoine Vérard stampatore e calligrafo al quale si deve nel 1485 il primo di una lunga serie di preziosi Libri delle Ore. Nel 1487 a Lione Numeister, un chierico calligrafo di Magonza stampa il Messale, mentre nel 1492 Wenssler di Basilea stampa a Cluny il Messale ed il Breviario.

Nel 1491 John Belot, svizzero, stampa a Losanna il Messale. Nel 1493 Macario Monaco di Rijeka stampa in quel monastero l' Octoechus bizantino in caratteri glagolitici veneziani. Il Messale per Aquileia, magnifico per le sue xilografie vede la luce nel 1494 ad opera di Erhard Ratdolt che lo edita ad Augusta , mentre l'anno successivo il Messale per Meissen viene stampato a Friburgo da Kachelofen. Nel 1498 invece Nicolò di Sassonia stampa a Lisbona il Messale per l'arcidiocesi di Braga ed il Breviario per Santiago de Compostela.

Tra il 1499 ed il 1500 John Reyser edita a Wurzburg il suo libro liturgico più celebre, l' Antiphonarium in tre volumi che è l'opera di maggior rilievo musicale nel XV secolo. Sempre nel 1500 vede la luce il Missale Benedectinum stampato da John Luscher a Monserrat.

I Libri tridentini

Il Concilio di Trento aveva in progetto una riforma della liturgia, ma non si fece in tempo ad attuarla durante il suo svolgimento, e nella sessione 25a (Corpus Tridentinum IX, 1106) fu demandato al papa il compito di realizzarla. I criteri a cui i papi si attennero furono questi:

  • riformare secondo la tradizione della chiesa romana (cioè in continuità con il periodo medioevale);
  • imporre i nuovi libri a tutta la chiesa occidentale, eccetto quelle chiese che potessero vantare riti con più di 200 anni di antichità.

Le decisioni del Concilio di Trento furono importantissime: unica autorità in campo liturgico d'ora in poi sarebbe stata la sede apostolica.

In concreto, invece, la riforma fu piuttosto superficiale, giacché furono promulgati in edizione tipica libri già conosciuti ed usati prima del concilio, con leggeri ritocchi e semplificazioni specialmente nelle parti meno sostanziali. Tuttavia tutti questi libri furono detti "romani" in un senso diverso da quello che avevano precedentemente: essi valevano cioè non solo per la città di Roma, ma per tutto l'Occidente latino. Di fatto, oltre al rito romano così allargato, rimasero in Occidente solo il rito ambrosiano, quello ispano-mozarabico e qualche differenza nel rito domenicano.

Subito dopo il concilio vennero promulgati il Breviario (nel 1568), il Messale (nel 1570), il Martirologio (nel 1584), il Pontificale (nel 1595), il Caeremoniale episcoporum (nel 1600), il Rituale (nel 1614).

Il Concilio Vaticano II

Il Concilio Vaticano II ha chiesto una riforma generale dei libri liturgici, con la possibilità della traduzione nelle lingue correnti. A tal fine papa Paolo VI istituì il 21 gennaio 1964 un Consilium[3] per la retta applicazione della Costituzione liturgica Sacrosanctum Concilium. Dal Consilium sono stati elaborati diversi documenti, tra i quali:

Con tali istruzioni si dava la possibilità di introdurre la lingua volgare nelle varie parti della celebrazione, e di compiere i necessari adattamenti, per cui le singole conferenze episcopali provvidero a tradurre il vecchio Messale, approntarono lezionari ad experimentum, tradussero parte del Rituale ed altro. Il Consilium intanto dava vita, con appositi gruppi di esperti, alla composizione dei nuovi libri.

Così dal 1968 ad oggi[4] sono stati riformati e pubblicati nell'edizione tipica latina tutti i libri liturgici: alcuni hanno già ricevuto anche emendamenti per una seconda edizione, altri sono in attesa di tale revisione sempre programmata dagli organismi competenti.

Elenco dei Libri liturgici

Tra i libri liturgici vi sono:

Criteri per l'uso del libro liturgico

Fino al Concilio Vaticano II i libri liturgici erano concepiti come testi intoccabili, il cui dettato andava eseguito scrupolosamente, ora invece i nuovi libri sono intesi come dei "progetti", da realizzare poi nella celebrazione, tenendo conto della particolare situazione dell'assemblea concreta.

Da qui deriva la necessità di studiare bene le possibilità di adattamento che vengono lasciate alle diverse Conferenze episcopali ed anche al singolo presidente dell'assemblea. Queste possibilità vanno opportunamente considerate nel momento della celebrazione. Anche i testi e le rubriche vanno osservati facendo maggiore attenzione a ciò che vogliono intendere, alla nuova mentalità con cui sono stati redatti e al diverso valore che i vari elementi della celebrazione rivestono.

Il libro liturgico, insomma, anziché offrire una serie di celebrazioni già preordinate e quindi invariabili, offre abbondanza di materiale per costruire celebrazioni differenziate,in modo da rispondere così ad esigenze diverse. Arbitro delle possibili scelte è il presidente dell'assemblea, il quale quindi considerando come fine ultimo il bene spirituale della sua comunità, saprà usare convenientemente il senso ecclesiale e il rispetto delle situazioni, e soprattutto intendere e attuare lo spirito che anima ogni parte della celebrazione.

L'uso del libro liturgico riguarda anche il rispetto verso il libro considerato nella sua materialità. Esso va concepito in primo luogo come il segno esterno e visibile di ciò che contiene. Quindi al libro liturgico va dato lo stesso rispetto e la stessa venerazione che la Chiesa nutre verso la Parola di Dio e la preghiera. Il Lezionario, specialmente, va venerato come la Parola di Dio: la liturgia stessa lo insegna, quando circonda il libro dei Vangeli con tanti segni di venerazione (incensazione, bacio, intronizzazione sull'altare e sull'ambone). Tale venerazione però non deve essere limitata al momento dell'uso liturgico, ma va coltivata sempre, sia durante le celebrazioni che fuori di queste. Rispettare il Messale comporta che lo si tenga con onore, che non lo si sostituisca con edizioni tascabili o con fogli volanti. Il rispetto al libro si manifesta nella stessa composizione tipografica, nella rilegatura, nel modo di portare, usare il libro e nel modo di conservarlo.

Note
  1. Cfr. Crispino Valenzano (2009) p. 53.
  2. In seguito vi si è scoperta l'opera di diverse "mani" tra cui, oltre quella di papa Leone, quelle dei papi: Gelasio I (492-496) e Vigilio (537-555). La migliore edizione è quella curata da L. C. Mohlberg, Rerum Ecclesiasticarum Documenta, 1, Roma 1956, col nome di Sacramentarium Veronese.
  3. Si tratta del Consilium ad exequendam constitutionem de sacra liturgia
  4. Ovviamente i testi che sono apparsi prima dell'edizione del CIC del 1983 possono aver subito qualche modifica; a tal proposito è apparso il fascicolo curato dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti dal titolo Variationes in libros liturgicos ad normam Codicis Iuris Canonici nuper promulgati introducendas, 12 settembre 1983, in EDIL II, 4784 e Supplemento.
Bibliografia
Voci correlate