Beato Luigi Maria Monti
Beato Luigi Maria Monti, C.F.I.C. Religioso | |
---|---|
Beato | |
Incarichi attuali | |
Superiore generale | |
Età alla morte | 75 anni |
Nascita | Bovisio 24 luglio 1825 |
Morte | Saronno 1º ottobre 1900 |
Iter verso la canonizzazione | |
Venerato da | Chiesa Cattolica |
Venerabile il | 24 aprile 2001, da Giovanni Paolo II |
Beatificazione | 9 novembre 2003, da Giovanni Paolo II |
Ricorrenza | 1º ottobre |
Altre ricorrenze | nel Rito Ambrosiano il 22 settembre |
Collegamenti esterni | |
Scheda su santiebeati.it |
Nel Martirologio Romano, 1º ottobre, n. 12 (nel Rito Ambrosiano il 22 settembre):
|
Beato Luigi Maria Monti (Bovisio, 24 luglio 1825; † Saronno, 1º ottobre 1900) è stato un religioso e fondatore italiano dei Figli dell'Immacolata Concezione, religioso laico fu chiamato "padre" per venerazione dai suoi discepoli, data la sua manifesta paternità spirituale. La vita del Beato fu costellata anche di prove, amarezze e tradimenti, e segnata da periodi di un esilio subito in sostanza per incomprensioni curiali. Lo confortò l'amicizia con papa Mastai e sempre lo sostenne quella fede popolare che gli trasmisero i genitori entrambi contadini. Si affidò all'amore del Signore, fu nelle sue mani in maniera integrale, e in questo abbraccio poté aver cura di malati e poveri cronici e di tanti giovani nel bisogno. Questo è stato l'essenziale nella vita del Beato.
Cenni biografici
Luigi Maria nacque a Bovisio, diocesi di Milano, il 24 luglio 1825, ottavo di undici figli dei contadini Angelo Pancrazio e Maria Teresa. Rimase orfano di padre a 12 anni e giovanissimo fu artigiano del legno in un piccolo laboratorio.
Sin da giovane fu animato da fede ardente e nella sua bottega radunava un gruppo di coetanei artigiani e contadini per dar vita ad un oratorio serale. Il gruppo prese il nome di Compagnia del Sacro Cuore di Gesù, ma il popolo di Bovisio lo chiamò: "La Compagnia dei Frati". Padre spirituale del gruppo fu il reverendo Luigi Dossi, nelle cui mani il Monti a 21 anni si consacrò a Dio emettendo i voti di obbedienza e castità, ma non di povertà perché doveva pur lavorare. Il padre spirituale non trasmise al giovane Luigi gran cultura, ma gli fece leggere le Glorie di Maria, il commento al Salve Regina, la Pratica di amare Gesù Cristo di sant'Alfonso Maria de' Liguori, il Leggendario dei santi e la Vita dei monaci del deserto. La sera, a casa di Monti, si apprendeva quella devozione al Sacro Cuore di Gesù che Pio IX raccomandava come difesa degli umili in contrapposizione a una visione giansenista della fede che dopo la restaurazione aveva ripreso vigore nella Chiesa.
Non tutti però seppero cogliere i doni che lo Spirito aveva infuso in Luigi Monti. Alcune persone del paese tra cui anche parroci giansenisti dei dintorni misero in atto un'opposizione che sfociò in denuncia di cospirazione politica contro l'autorità austriaca che allora governava la Lombardia. Nel 1851 il gruppo fu imprigionato per settanta giorni, in attesa del processo che li rilasciò per infondatezza delle accuse. Ai tempi dell'arresto, Monti si era già trasferito con il reverendo Dossi a Quinto Romano per cercare ingenuamente di dar vita ad una sua congregazione; ma invece di crearne una nuova, accadde che inizialmente Monti fu spinto dal padre spirituale ad aderire a quella dei Figli di Maria Immacolata a Brescia, congregazione che il san Lodovico Pavoni aveva fondato 5 anni prima. Monti obbedì, tuttavia si trattenne poco a Brescia. Come novizio fece esperienza rivolta all'educazione e apprese la professione di infermiere, messa in pratica durante l'epidemia di colera che colpì Brescia nel 1855. Nel 1857 Luigi seguì padre Dossi nella sua nuova casa dei Figli di Maria a Bussolengo.
Luigi Monti, a 32 anni, era ancora alla ricerca della realizzazione concreta della sua consacrazione. Come egli stesso narrò a pochi anni dalla morte, ebbe una visione dove Gesù e Maria gli dicevano: Luigi, molto avrai ancora da soffrire; altre lotte maggiori e varie avrai da incontrare. Sta forte; di tutto ne uscirai vincitore; il nostro potente aiuto non ti verrà mai meno. Prosegui la via che incominciasti.
Ispirato dalla testimonianza di carità della santa Crocifissa di Rosa, padre Luigi Dossi, prospettò al Monti l'idea di dar vita ad una "Congregazione per il servizio degli infermi" a Roma. Luigi Monti accettò e suggerì di chiamarla: "Congregazione dei Figli dell'Immacolata Concezione". L'idea fu condivisa da diversi suoi amici del tempo della "Compagnia" e da un giovane infermiere esperto molto ardente, Cipriano Pezzini.
Quando Luigi Monti giunse a Roma, nel 1858, trovò una realtà diversa da quella programmata da lui e dal suo amico Pezzini che lo aveva preceduto per intessere le necessarie trattative con il Commendatore, massima autorità dell'ospedale. Una fondazione all'ombra del Cupolone non era cosa semplice e per di più in uno degli ospedali più famosi d'Europa: l'ospedale Santo Spirito, l'ospedale del papa, allora retto dai padri cappuccini, che dettero inizio ad una associazione di terziari di San Francesco per l'assistenza corporale ai malati.
Luigi Monti comprese che Dio, al momento, lo voleva "Fra Luigi da Milano", infermiere nell'ospedale Santo Spirito, e umilmente chiese di esserne inserito. Fu addetto dapprima a tutti i servizi riservati oggi al personale sanitario ausiliario, poi addetto a particolari interventi, specifici della mansione del flebotomo (cioè colui che incideva le vene, come la scienza medica dell'Ottocento consigliava in certi casi), descritte nel diploma rilasciatogli dall'Università La Sapienza.
Nel 1877, per unanime designazione dei suoi confratelli, Pio IX, lo pose a capo della "sua" Congregazione e vi rimarrà per ventitré anni fino alla morte. Il pontefice predilesse fin dalle origini la Congregazione dei Figli dell'Immacolata Concezione, sia per il grande suo anelito di vedere ben assistiti gli infermi degli ospedali romani, sia perché portavano il nome dell'Immacolata.
Luigi Monti costituì altre piccole comunità nell'alto Lazio, ove egli stesso aveva operato precedentemente come ospedaliere dai molti ruoli ed anche come infermiere itinerante per i casolari sparsi per la campagna di Orte nel viterbese.
Nel 1882 ricevette la visita di un religioso certosino che dichiarò di aver avuto l'ispirazione dalla Vergine Immacolata di presentarsi a lui. Proveniente da Desio nel milanese, il certosino gli presentò un caso pietoso: quattro orfani, figli di suo fratello vedovo, da poco deceduto, di cui il maggiore aveva undici anni. Grazie a questo suggerimento Luigi Monti, che aveva vissuto sulla propria pelle la condizione di orfano, decise di allargare l'opera assistenziale anche ai giovani rimasti senza genitori. Per essi aprì una Casa di accoglienza a Saronno con i denari che gli dette un benefattore incontrato per caso, don Giuseppe Rossi. Quando scrisse ai suoi di Roma che costui gli aveva regalato ventimila lire, un'enormità a quei tempi, credettero ad un abbaglio del povero Monti o ad un errore di scrittura: Mah, forse avrà scritto duemila lire ?!…. La decisione di orientare la congregazione anche agli orfani fu formalmente accettata all'unanimità nel capitolo del 1883.
Nel 1881, si inaugurò a Nepi un'altra opera ospedaliera e dopo il 1890 i Concettini aprirono una casa di salute per i lungodegenti a Saronno, accanto all'orfanotrofio. Si creò insomma una piccola cittadella della carità, dove i frati si ritrovarono dopo la cacciata dal Santo Spirito.
All'atto di riscrivere le costituzioni della Congregazione, Luigi Monti chiese che vi fosse per i Concettini la possibilità del sacerdozio, cosa sino al allora negata, anche per l'opposizione interna di chi vedeva i Concettini solo come dei laici. Nel 1904, appena eletto, papa Pio X prontamente approvò le costituzioni dell'Ordine, incluso il capitolo sul sacerdozio.
La morte lo colse a Saronno, stremato di forze, quasi cieco, il 1º ottobre 1900. A quelli cui voleva più bene consegnò il suo testamento, pieno di fede e di intelligenza: Per fondatori dell'Istituto non devesi nessun altro riconoscere che Gesù, Maria Santissima Immacolata e san Giuseppe... I primi in modo più che meraviglioso mi guidarono nell'impresa; il terzo, san Giuseppe, provvide nelle gravi sue necessità il nascente Istituto. Domandò a tutti perdono e pregò tutti di ricordarsi dell'anima di questo povero miserabile, affinché Iddio l'accogliesse. Son povero uomo illetterato che il Signore ha adoperato, diceva di sé[1].
Culto
L'arcivescovo di Milano Beato Ildefonso Schuster, nel 1941, diede avvio alla causa di beatificazione di Monti. Il processo informativo si protrasse fino al 1951. Conclusa la fase diocesana, gli atti vennero trasferiti a Roma, presso la Congregazione delle cause dei santi che, il 24 aprile 2001, promulgò il decreto sull'eroicità delle virtù. Venne proclamato beato da Papa Giovanni Paolo II il 9 novembre 2003. Il decreto definiva miracolosa la guarigione avvenuta nel 1961, a Bosa in Sardegna, del contadino Giovanni Luigi Iecle.
Note | |
| |
Bibliografia | |
| |
Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
|
- Italiani del XIX secolo
- Italiani del XX secolo
- Santi particolari e locali del martirologio del 1º ottobre
- Religiosi italiani
- Religiosi per nome
- Venerabili proclamati nel XXI secolo
- Venerabili proclamati da Giovanni Paolo II
- Beati proclamati nel 2003
- Beati proclamati da Giovanni Paolo II
- Tutti i Beati
- Beati italiani
- Beati del XIX secolo
- Beati del XX secolo
- Biografie
- Fondatori per nome
- Fondatori italiani
- Nati nel 1825
- Nati il 24 luglio
- Nati nel XIX secolo
- Morti nel 1900
- Morti il 1º ottobre
- Fondatori di istituti di vita consacrata e società di vita apostolica