Adorazione dei Magi (Filippino Lippi)

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Firenze Gal.Uffizi FilippinoLippi AdorazioneMagi 1496.jpg

Filippino Lippi, Adorazione dei Magi (1496), tempera su tavola
Pala di San Donato a Scopeto
Opera d'arte
Stato bandiera Italia
Regione Stemma Toscana
Regione ecclesiastica Toscana
Provincia Firenze
Comune Stemma Firenze
Diocesi Firenze
Ubicazione specifica Galleria degli Uffizi, sala 8
Uso liturgico nessuno
Comune di provenienza Firenze
Luogo di provenienza Chiesa di San Donato in Scopeto
Oggetto pala d'altare
Soggetto Viaggio e adorazione dei Magi
Datazione 1496
Ambito culturale
Autore Filippino Lippi
Materia e tecnica tempera su tavola
Misure h. 258 cm; l. 243 cm
Note
opera firmata e datata
Virgolette aperte.png

1Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme 2e dicevano: «Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». 3All'udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. 5Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: 6E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l'ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele»....
7Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella 8e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo». 9Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. 11Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.
Virgolette chiuse.png

L'Adorazione dei Magi è una pala d'altare, eseguita nel 1496, a tempera su tavola, da Filippino Lippi (1457 ca. - 1504), proveniente dalla Chiesa di San Donato in Scopeto a Firenze e ora conservata presso la Galleria degli Uffizi nella stessa città toscana.

Descrizione

Pannello centrale

Soggetto

Filippino Lippi, Adorazione dei Magi (part. Piero del Pugliese), 1496, tempera su tavola

La scena dell'Adorazione dei Magi si svolge all'aperto davanti alla capanna della Natività, dove compaiono:

  • al centro, Sacra Famiglia:
  • Tre Magi, vestiti con abiti sontuosi, che come di consueto, rappresentano le tre diverse età dell'uomo (gioventù, maturità e vecchiaia)[1] e sono raffigurati nell'atto di adorare Gesù Bambino; essi, in questo caso alludono ai membri della famiglia de' Medici, in particolare del ramo secondario detto "popolano", in una sorta di successione dinastica:

Ambientazione

La scena è ambientata davanti ad un paesaggio di colline, con speroni rocciosi e un piccolo lago, sulle cui rive del quale sorge un borgo.

Nello scenario naturale si muovono vari personaggi e cavalieri - alcuni resi anche con particolari esotici, come il gruppo con i cammelli - che seguono la stella cometa, sospesa sopra la capanna nel cielo e che provengono da diverse direzioni, rimarcando così ulteriormente il significato profondo e universale dell'Epifania.

Predella

L'opera era originariamente dotata di una predella suddivisa in cinque scomparti raffiguranti alcuni Santi agostiniani a mezzobusto, attualmente smembrata e custodita in un museo e in alcune collezioni private statunitensi:

Note stilistiche, iconografiche e iconologiche

  • Il dipinto richiama l'Adorazione dei Magi (1475 ca.) di Sandro Botticelli, maestro di Filippino, del quale ricalca abbastanza fedelmente lo schema compositivo, soprattutto nella scena centrale, con la capanna e i personaggi disposti ai lati su due quinte che degradano in profondità. Il pittore non si riferisce sicuramente all'esempio leonardesco con la sua vorticosa manifestazione di stati d'animo, ma si basò esclusivamente su precise fonti letterarie, probabilmente su esplicita indicazione della committenza, desiderosa di qualcosa di più tradizionale, maggiormente legata alla Regola agostiniana e alle omelie di sant'Agostino sull'Epifania, nelle quali insiste su un punto fondamentale: il Bambino, quel giorno venne offerto all'adorazione degli uomini per esplicitare la sua missione di salvatore per tutti i popoli della terra. Si spiega, in questo modo, il rilievo dato da Filippino Lippi nella composizione all'animato gruppo di figure che preme vicino a san Giuseppe e che Giorgio Vasari descrive come formato da "indiani e mori in abiti stranamente acconci":[6] essi raffigurano i "barbari" (ossia gli stranieri) pronti alla conversione, venuti da lontano per incontrare Gesù, tra i quali i Magi furono i primi.
Filippino Lippi, Adorazione dei Magi (part. Membri della famiglia de'Medici), 1496, tempera su tavola
  • Come nell'Adorazione dei Magi di Botticelli, Filippino Lippi seguì gli intenti celebrativi della casata medicea, in particolare del ramo "popolano", che proprio in quegli anni, con la cacciata di Piero il Fatuo (1472 - 1503), figlio primogenito di Lorenzo de' Medici e l'adesione degli stessi alla repubblica promossa da Girolamo Savonarola (1452 - 1498), si voleva proporre come aspiranti a ricoprire il ruolo di guida della città, svolto fino a quel momento dal ramo detto "di Cafaggiolo".
  • La composizione pittorica è basata su una struttura piramidale che ha come vertice la figura della Madonna con Gesù Bambino e come spigoli della base le due figure inginocchiate, come si ritrova nel modello botticelliano, ma anche in quello di Leonardo da Vinci.
  • L'opera risente fortemente dell'influenza dell'arte fiamminga, in particolare nell'attenzione al dettaglio e alla resa luminosa, in elementi come la pergola fatiscente e il tetto di paglia della capanna, che a destra è sorretta da un rudere antico con due avanzi di muro saldati da un'unica "pietra angolare", la quale simboleggia la venuta di Gesù Cristo che si fonda e unisce la tradizione ebraica con quella romana.

Iscrizioni

Nel retro del dipinto figura la firma del pittore e la data di esecuzione (29 marzo 1496) dell'opera:

« FILIPPINUS ME PINSIT DE LIPPIS FLORENTINUS ADD XXIX DI MARZO MCCCCLXXXXVI »

Inoltre, si vedono altre sei iscrizioni poste sotto le figure dei Santi raffigurati nella predella, per identificarli:

« S. UBALDUS / S. FRIDIANUS »
« S. DONATUS / S. AGUSTINUS »
« S. ALBINUS / S. BERNARDUS »

Notizie storico-critiche

Un documento del luglio 1481 attesta che Leonardo da Vinci aveva ricevuto dai Canonici regolari di Sant'Agostino l'incarico di dipingere una pala con l'Adorazione dei Magi per l'altare maggiore della Chiesa di San Donato in Scopeto, situata fuori dalla cerchia muraria di Firenze, oltre Porta Romana.

Nel settembre del 1481, Leonardo stava ancora lavorando al dipinto, ma pochi mesi più tardi il pittore lasciò Firenze per recarsi a Milano, alla corte di Ludovico il Moro, interrompendo l'esecuzione dell'opera che rimase solo abbozzata e mai condotta a termine, come riporta Giorgio Vasari nel 1568:[7]

« Cominciò una tavola della adorazione dei Magi [...], la quale anche ella rimase imperfetta come l'altre cose sua. »

Inutilmente gli agostiniani attesero che il pittore tornasse per ultimare il dipinto, fino a che decisero di affidare l'esecuzione di una nuova pala d'altare, con il medesimo soggetto e formato, a Filippino Lippi, terminata nel 1496, che così viene descritta dal Vasari:[8]

« Fece anco ai frati Scopetini a S. Donato fuor di Fiorenza, detto Scopeto, al presente rovinato, in una tavola i Magi che offeriscono a Cristo finita con molta diligenza e vi ritrasse in figura d'uno astrologo che ha in mano un quadrante, Pier Francesco Vecchio de' Medici, figliuolo di Lorenzo di Bicci e similmente Giovanni padre del signor Giovanni de' Medici et un altro Pier Francesco di esso signor Giovanni fratello, et altri segnalati personaggi. Sono in quest'opera mori, indiani, abiti stranamente acconci et una capanna bizzarrissima. »

La Chiesa di San Donato in Scopeto fu distrutta durante l'assedio di Firenze del 1529, ma la pala venne salvata ed entrò a far parte delle collezioni del cardinale Carlo de' Medici (1595 - 1666) e alla sua morte pervenne nelle raccolte granducali e quindi alla Galleria degli Uffizi.

Note
  1. Sebbene nel Vangelo di Matteo, l'unico che narra della venuta dei "sapienti" da Oriente, non precisi quanti fossero, essi sono tradizionalmente tre in ragione del numero dei loro doni. Questo numero consente di legare i Magi ad una ricca simbologia: essi, spesso, rappresentano le tre età dell'uomo, oltre che le tre parti del mondo allora conosciuto (Europa, Asia e Africa), a significare così l'universalità del messaggio di Cristo, che si manifesta a tutti perché nato per salvare l'umanità intera e l'omaggio di tutto il genere umano al Figlio di Dio.
  2. Scheda dello scomparto di predella sul sito ufficiale del Museo
  3. Ibidem
  4. Ibidem
  5. Ibidem
  6. Giorgio Vasari, Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti (1568), col. "Mammut Gold", Editore: Newton Compton, Milano 2016, p. 516
  7. Giorgio Vasari, op. cit., p. 561
  8. Giorgio Vasari, op. cit., p. 516
Bibliografia
  • Luciano Berti, Umberto Baldini, Filippino Lippi, col. "La Specola", Editore: Il Fiorino, Firenze 1991, pp. 199-206
  • Susanna Buricchi, Galleria degli Uffizi, Firenze, col. "I Grandi Musei del Mondo", Editore: Scala, Roma 2003, pp. 144-147
  • Giulia Cosmo, Filippino Lippi, col. "Art dossier", Editore: Giunti, Firenze 2001 ISBN 9788809020313
  • Gloria Fossi, Gli Uffizi: la guida ufficiale, Editore: Giunti, Firenze 1999, p. 53 ISBN 9788809214460
  • Patrizia Zambrano, Jonathan Nelson Katz, Filippino Lippi, col. "Arte italiana. I classici", Editore: Mondadori-Electa, Milano 2004, pp. 594-596
Voci correlate
Collegamenti esterni
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Il contenuto di questa voce è stato firmato il giorno 28 luglio 2013 da Teresa Morettoni, esperta in museologia, archeologia e storia dell'arte.

Il firmatario ne garantisce la correttezza, la scientificità, l'equilibrio delle sue parti.