Riduzione
La riduzione (in spagnolo: reducciones) fu l'esperienze missionarie messa in atto soprattutto tra gli indios dell'America latina tra il XVII e il XVIII secolo.
Si trattò, concretamente, di villaggi nei quali gli indios cristiani, separati dagli immigrati spagnoli, vivevano sotto la tutela dei missionari europei:
« | Riduzione proviene dal verbo spagnolo reducir, usato nel senso di "convincere": gli indios, infatti, furono convinti a lasciare una condizione di vita solitaria e nomade per un tipo di vita stanziale e comunitaria, ma pur sempre libera. » | |
Le riduzioni ebbero nelle missioni dei gesuiti nella zona del Paraguay la loro manifestazione storicamente più rilevante sebbene le riduzioni non siano state peculiari solo di questo paese né solo delle strategie missionarie della Compagnia di Gesù[1].
Storia
XVI secolo
Già dall'inizio della colonizzazione spagnola in America latina si pensò a una organizzazione sociale che può essere considerata in riferimento al sistema delle riduzioni. Il primo documento che si riferisce a un progetto di riduzione sarebbe la seconda Instrucción data a Nicolás de Ovando e firmata ad Alcalá de Henares da Isabella la Cattolica il 20 marzo 1503 e dal re Fernando a Zaragoza il 29 di quello stesso mese[2]. Solo dal 1530, però, il progetto iniziò a prendere forma: se ne parla in una lettera del vescovo Francisco Marroquín a Carlo V del 10 maggio 1537 dove però non si riscontrano riferimenti all'isolamento e all'interdizione rivolta ai coloni e ai meticci[3].
Nella regione de la Plata e del Paraguay i Francescani erano stati i primi a predicare il Vangelo con successo; tra essi Francesco Solano e Luis Bolaños; quest'ultimo aveva anche fondato riduzioni di indios Guarani.
Le riduzioni gesuitiche (XVII e XVIII secolo)
I Gesuiti, arrivati nel 1585 nel Tucumán e nel 1587 nel Paraguay, al principio lavorarono con scarso successo tra gli indios, sia quelli delle commende sia quelli nomadi. Il preposito generale Claudio Acquaviva prescrisse, constatati gli insuccessi e vista la relazione del visitatore Esteban Páez, di sostituire la pratica delle missioni itineranti con quella di domicili fissi nei quali raccogliere gli indios. Il progetto fu approvato dalla corte spagnola con ordinanze reali di Filippo III del 1606, del 1607 e soprattutto del 1609.
Il governatore del Paraguay, Hernando Arias de Saavedra, affidò ai Gesuiti tre territori da evangelizzare: uno a ovest di Asunción tra i Guaycuru, un secondo nel Paraná tra i Guarani, il terzo al nord del Paranapané tra i Guayra.
La prima missione fallì. Tra le tribù dei Guarani e dei Guayra, invece, i Gesuiti riuscirono a fondare nel 1610 le prime riduzioni. Tra i Guayara del nord, fino al 1628, furono stabilite undici riduzioni, nove delle quali però tra il 1628 e il 1631 furono distrutte dai cosiddetti Paulisti[4]. In seguito i Gesuiti con dodicimila indios emigrarono verso sud. Qui avevano fondato fin dal 1610 numerose riduzioni presso i Guarani, specialmente tra i fiumi Paraná e Uruguay e dal 1628 fondarono riduzioni pure sull'altra riva dell'Uruguay tra i Tapi. Le riduzioni tra i Tapi furono distrutte tra il 1636 e il 1638 dai Paolisti, costringendo questi indios a ritirarsi verso ovest nelle riduzioni dei Guarani.
Il territorio delle riduzioni gesuitiche del Paraguay ebbe i suoi confini definitivi intorno agli anni '40 del XVII secolo; questi confini rimasero stabili fino all'espulsione dei Gesuiti. La stabilità fu dovuta anche al fatto che dal 1639 a scopo di difesa contro le incursioni dei Paolisti il Re di Spagna permise l'armamento degli indios delle riduzioni.
Al loro apogeo nel 1731 le riduzioni gesuitiche del Paraguay contavano circa centocinquantamila indios cristiani.
Riduzioni simili a quelle del Paraguay furono fondate dai Gesuiti nel corso dei secoli XVII e XVIII presso i Chiquito, Chiriguani e Mojo nella Bolivia, presso i Mayna sul fiume Marañon e presso gli Otomachio sul fiume Orinoco. Nel Brasile pure si trova il sistema della riduzioni introdotto dai Gesuiti, specialmente nel nord del Marañao.
Quando il 1º gennaio 1750 fu firmato il cosiddetto Trattato delle frontiere con il quale la Spagna cedeva al Portogallo una parte del territorio a est del fiume Uruguay nel quale vi si trovavano sette riduzioni abitate da quasi trentamila indios, i gesuiti si opposero alle pretese dei portoghesi e l'esercito delle riduzioni resistette per molti anni. Fu questa vicenda solo una delle prime tappe della lotta contro la Compagnia di Gesù, condotta contemporaneamente in Europa e nelle colonie e che portò nel 1767 all'espulsione dei Gesuiti da tutte le riduzioni, segnando così, praticamente, la fine di una esperienza di missione e di vita cristiana.
Altri tentativi di riduzioni
Seguendo l'esempio dei Gesuiti, anche i Cappuccini nel XVIII secolo fondarono riduzioni isolate dall'ambiente estraneo tra i fiumi Orinoco e Caroni nel Venezuela. Verso la fine del secolo esistevano nella regione circa trenta riduzioni con quasi venticinquemila indios cristiani.
Il sistema delle riduzioni fu introdotto anche dai Francescani nella California, dove dal 1769 fino al 1823 fondarono fondarono ventuno stazioni con circa trentamila indios cristiani.
Il sistema delle riduzioni fu in certo qual modo riproposto nelle missioni africane nei secoli XIX e XX, non però nella forma strettamente isolazionista delle riduzioni gesuitiche. Così nelle missioni dei Padri dello Spirito Santo, sia nell'Africa occidentale che in quella orientale, furono fondati villaggi cristiani: nell'Africa orientale come difesa contro la schiavitù, in quella occidentale contro il paganesimo e l'influsso dei capi pagani. Simile fu il sistema dei Gesuiti nel Congo e nella Zambesia: nel Congo si stabilirono prima le cosiddette "fermes-chapelles", stazioni missionarie in vicinanza delle dimore degli indigeni come centri di scuole missionarie e di agricoltura con lo scopo di educare la gioventù al lavoro e sottrarre le nascenti comunità cristiane all'influsso e al potere dei capi pagani.; dopo che il governo belga proibì le "fermes-chapelles", le famiglie cristiane si raccolsero di preferenza in villaggi speciali cristiani. Nella missione della Zambesia pure si adoperò il sistema di fondazione di villaggi cristiani.
Con il progresso delle missioni questo sistema già dalla metà del XX secolo fu dappertutto abbandonato a causa delle deficienze e delle difficoltà del sistema stesso; le frequenti divisioni nel seno delle tribù, la mancanza di zelo dei cristiani per la conversione dei pagani e i sospetti più o meno giustificati da parte dei capi e delle autorità coloniali segnarono la fine degli ultimi tentativi di poter evangelizzare attraverso il sistema delle riduzioni.
Caratteristiche
La grande forza delle riduzioni, in special modo di quelle gesuitiche, fu il loro isolamento e la loro speciale organizzazione.
L'isolamento fu necessario nel tentativo di sottrarre gli indios dalle influenze negative degli stili di vita dei coloni spagnoli e soprattutto per la necessaria tutela degli indios dallo sfruttamento degli encomenderos.
Circa l'organizzazione sociale un aspetto fondamentale fu che la terra era proprietà comune degli indios; la proprietà privata delle famiglie era ridotta al minimo. Il nutrimento, il vestito e l'alloggio erano uguali per tutti.
« | In ogni riduzione vi erano le proprietà private e una proprietà pubblica. Le prime (dette aba-mbae cioè proprietà dell'indiano) appartenevano alle singole famiglie, le quali dovevano lavorarle e farle fruttare; potevano accrescerle con la loro diligenza e se le godevano senza che altri avesse diritto di intromettervisi. (...) Oltre a queste singole proprietà, v'era anche una grande estensione di terreno, proporzionata al numero delle famiglie, che costituiva la proprietà pubblica (detta tupa-mbae, proprietà di Dio). Tutti, a eccezione delle autorità e degli artigiani, dovevano andarvi, per due giorni alla settimana, a prestare la loro opera volontaria, sotto la guida di una persona appositamente incaricata. I prodotti di questa proprietà, portati e conservati nei magazzini comuni, dovevano servire per mantenere quelli che non potevano lavorare, come i vecchi e gli infermi, le vedove e gli impiegati pubblici; per rimediare alla scarsità del raccolto negli anni di carestia, di sterilità, di malattie epidemiche; e finalmente per gli ospiti. » | |
La suprema direzione nel temporale e nello spirituale e la giurisdizione erano in mano dei missionari; per l'amministrazione temporale inferiore furono deputati organi scelti dal comune[5]. I prodotti superflui dell'agricoltura e dell'allevamento del bestiame venivano trasportati al mercato nelle città degli spagnoli per fare le provvisioni occorrenti di metalli, sale, ecc. e per poter pagare le contribuzioni, in sé esigue, alla corona:
« | Fra il Seicento e il Settecento le missioni del Paraguay sono il complesso agricolo più sviluppato dell'America latina: la raccolta del mais, dell'orzo, del grano e del riso vi si alternava anche quattro volte all'anno. Il cotone veniva coltivato in tre varietà e prodotto secondo una media annua di duemila balle di undici chili e mezzo per ogni riduzione. Il vino dei vigneti paraguaiani era esportato a Buenos Aires e in tutta la zona del Plata e il tabacco locale, oltre a essere anch'esso esportato in quantità, godeva di stima pari a quello dell'Avana. L'erba mate costituiva la più cospicua fonte di reddito, al punto che - un secolo dopo la cacciata dei gesuiti - dalle zone che erano state soggette al loro controllo se ne esportavano ancora cinque milioni di chili all'anno. Nel 1695, la sola riduzione di Santa Rosa produsse duecentocinquanta quintali di zucchero bianco (...). Tutti questi generi venivano concentrati nei più vasti mercati latino-americani e venduti. Col ricavato, la Compagnia di Gesù pagava la tassa reale e - in ossequio alla regola di non far circolare denaro all'interno delle missioni - investiva l'eccedente dei proventi in attrezzature per incrementare il circuito produttivo. (...) Quanto al bestiame, il censimento parziale del 1768 - un anno dopo che i gesuiti erano stati espulsi per decreto reale - registrò 238.141 fra pecore e capre, 86.394 cavalli, 38.265 muli e 14.975 asini nelle sole riduzioni del Paraguay. » | |
(Angelo Morino, Nota, in Ludovico Antonio Muratori, Il cristianesimo felice nelle missioni dei padri nella Compagnia di Gesù nel Paraguai, a cura di Paolo Collo, Palermo 1985, 227)
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La pianta delle singole riduzioni era uniforme: al centro la piazza principale con la chiesa, la casa dei missionari, la scuola, i laboratori e il magazzino comune. Di là partivano in tutte le direzioni le vie rettilinee e lungo di esse erano costruite le case, di cui ogni famiglia era provvista. La religione dominava la vita pubblica come la privata. Funzioni sacre iniziavano e concludevano la giornata. I giorni festivi erano celebrati con grande solennità, con musica, canti sacri, rappresentazioni sacre e profane[6].
« | La vita ruotava intorno alla chiesa, centro di tutto il popolo e punto di arrivo di tutte le strade. Vi erano inoltre una grande piazza, l'ospedale, un ufficio postale, un carcere e una sorta di albergo. La centralità della chiesa non corrispondeva solo all'immagine del villaggio cristiano, ma rimandava anche al luogo sacro attorno al quale tradizionalmente si raccoglievano i nomadi nelle loro soste. (...) Prima dell'arrivo dei missionari essi vivevano di ciò che quotidianamente raccoglievano e, quando il territorio non forniva più cibo a sufficienza, si spostavano altrove; dormivano in grandi capanne, disposte attorno alla pietra sacra della loro divinità, nelle quali potevano essere ospitate fino a cento famiglie. Nei villaggi missionari la chiesa prese il posto della pietra sacra, mentre le capanne conservarono il loro aspetto esteriore: all'interno erano però divise in stanze indipendenti, per favorire e consolidare la famiglia monogama. La nuova tipologia abitativa era così una sintesi delle due culture e rispondeva alle esigenze di entrambe. » | |
(Emanuele Colombo, Missione guaraní, in Popoli 93 (2008) 50-51)
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Interpretazioni dell'esperienza delle riduzioni
Considerate come un impero teocratico e schiavista dagli illuministi[7] o come un'utopia comunista dai marxisti[8] o dai teologi della liberazione, le riduzioni sono interpretate dalla storiografia attuale come il risultato di un lungo processo di evangelizzazione attenta alla inculturazione piuttosto che come l'applicazione di un modello teorico.
Nella storia delle interpretazioni dell'esperienza delle riduzioni, notevole influsso ebbe l'opera di Ludovico Antonio Muratori intitolata Il cristianesimo felice nelle missioni de' padri della Compagnia di Gesù nel Paraguai, del 1743[9], che descrive l'opera dei gesuiti nel Nuovo Mondo con una visione quasi idilliaca:
« | Spettacolo degno degli occhi del Paradiso - e che probabilmente dovrebbe essere di rimprovero a noi vecchi cristiani - è vedere lo stato e la maniera di vivere dei novelli cristiani del Paraguai, per quel che concerne lo spirito e l'anima. Quella gente che nei tempi passati (...) simile alle fiere viveva nei boschi e non pensava ad altro che a compiere vendette e stragi tra loro stessi e soprattutto contro i vicini, ghiotta di carne umana, perduta nell'ubriachezza e nell'impudicizia, andando nuda senza conoscere il rossore e la vergogna; questi lupi, questi orsi, dico, ora sono diventati agnelli mansueti, innocenti colombe, tanto che la loro compostezza, l'amor fraterno, l'illibatezza dei costumi e la devozione, ci sembrano un ritratto della chiesa primitiva. » | |
Alcune imperfezioni delle riduzioni, come l'esagerata tutela esercitata, spiegabile considerando i tempi e lo stato culturale degli indios, il formalismo religioso esteriore e quello civile, già nel XVIII secolo furono molto esagerate dai nemici dei Gesuiti e poi riprese nel XIX secolo da scrittori protestanti come il Gothein[10] e il Pfotenhauer[11]. Nonostante i difetti, le riduzioni ebbero ottimi risultati nel campo dell'educazione religiosa e morale, sempre posta in prima linea, nel campo della stabilità dei popoli, della colonizzazione e della cultura.
Protagonisti, luoghi e testimonianze
Nelle immagini che seguono sono raccolti alcuni dei protagonisti dell'esperienza delle riduzioni, immagini dei resti di alcune riduzioni e testimonianze artistiche dell'opera missionaria.
Claudio Acquaviva (1543-1615), quinto Preposito Generale della Compagnia di Gesù dal 1581 al 1615, sollecitò la trasformazione del metodo delle missioni nel Paraguay favorendo così la nascità delle riduzioni.
Missionari gesuiti nella piazza di una riduzione in una illustrazione del gesuita Florian Paucke (XVIII secolo)
I martiri gesuiti Roque González de Santa Cruz, Alfonso Rodríguez e Juan de Castillo furono uccisi nel 1628 per l'ostilità maturata nei loro confronti da parte di alcuni rappresentanti dei culti tradizionali degli indios. Mosaico dell'altare loro dedicato presso il Santuario de Nuestra Señora de los Milagros de Santa Fe, in Argentina.
Emile Van Hencxthoven (1852-1906), gesuita belga, fu l'ideatore e il primo realizzatore delle cosiddette fermes-chapelles nello Stato Libero del Congo
Resti della Reducción de Nuestra Señora de Santa Ana, fondata nel 1633, si trovano nella provincia argentina di Misiones. Nel 1984 sono stati dichiarati Patrimonio dell'umanità
São Miguel das Missões: fondata nel 1632, fu trasferita nel 1683 nel sito attuale. Della riduzione sono rimaste la chiesa e alcune parti perimetrali dell'abitato. La costruzione della chiesa barocca è databile fra il 1735 e il 1744, ed è attribuita all'architetto gesuita Gian Battista Primoli.
Resti della riduzione Santísima Trinidad de Paraná fondata nel 1706 dal gesuita Juan de Anaya. Questa riduzione è la più visitata tra quelle del Paese ed è Patrimonio mondiale dell'umanità.
Resti della riduzione di Jesús de Tavarangue fondata nel 1685 con una architettura originale e diversa dalle altre riduzioni. Il sito è Patrimonio mondiale dell'umanità.
Frontespizio dell'edizione del 1724 dell'Arte de la Lengua Guarani del gesuita Antonio Ruiz de Montoya (1585-1652); la prima edizione è del 1640. Montoya in venticinque anni di attività missionaria tra i guaranì fondò tredici riduzioni e scrisse, oltre questa grammatica e altri opuscoli, un Vocabulario, un Catecismo e un Tesoro de la lengua guaraní.
Illustrazione di Florian Paucke (1719-1780), gesuita polacco che rappresenta il passaggio di un fiume da parte degli indios e dei missionari. Il centinaio di illustrazioni commentate sulla sua personale esperienza di missionario tra gli indios è stato pubblicato in vari libri nel XX secolo. Le illustrazioni di Paucke rappresentano una ricca fonte documentaria per la conoscenza della vita quotidiana nelle riduzioni.
Statua dell'Immacolata Concezione, del XVIII secolo; importante esempio di arte religiosa delle riduzioni, è ora custodita nel Museu Júlio de Castilhos a Porto Alegre, in Brasile.
Statue del XVIII secolo provenienti dalla riduzione di São Miguel das Missões e conservate nel locale Museo.
Note | |||||||||||||||||||||||||||||||
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Bibliografia | |||||||||||||||||||||||||||||||
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Voci correlate | |||||||||||||||||||||||||||||||
Collegamenti esterni | |||||||||||||||||||||||||||||||
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