Abbazia di Santa Maria della Vangadizza
Abbazia di Santa Maria della Vangadizza | |
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Chiesa abbaziale di Vangadizza | |
Stato | Italia |
Regione | Veneto |
Provincia | Rovigo |
Comune | Badia Polesine |
Località | Badia Polesine |
Diocesi | Rovigo |
Religione | Cattolica |
Proprietà | Provincia di Rovigo |
Oggetto tipo | Abbazia |
Oggetto qualificazione | benedettina |
Dedicazione | Maria Vergine |
Sigla Ordine qualificante | O.S.B. |
Fondatore | Almerico di Mantova |
Data fondazione | 993 |
Inizio della costruzione | X secolo |
Completamento | XVIII secolo |
Soppressione | 11 aprile 1789 |
Coordinate geografiche | |
Veneto | |
L'Abbazia di Santa Maria della Vangadizza è stata, tra il X secolo e il 1792, un'abbazia territoriale immediatamente soggetta alla Santa Sede con sede a Badia Polesine nella chiesa di Santa Maria della Vangadizza. Fu stato indipendente fino al XIV secolo.
Le origini del nome
L'origine del toponimo è incerta; tra le etimologie più popolari c'è quella che vorrebbe Vangadizza, derivante da vanga, in quanto sia i territori governati, sia le vaste proprietà dell'abbazia erano terreni in gran parte paludosi e dunque dovevano essere lavorati duramente con la vanga prima di diventare produttivi.[1]
Storia
La nascita dell'abbazia della Vangadizza viene generalmente connessa alle cospicue donazioni del marchese Almerico di Mantova[2] e di sua moglie Franca, l'ultima delle quali (e l'unica di sicura datazione) fu una disposizione del 6 dicembre 954, fatta dalla signora Franca, ormai vedova; in questa disposizione la basilica di Santa Maria, che si trova presso l'Adige in località Vedre, risulta appena ricostruita, mentre non si sa molto altro della precedente e più modesta chiesa. Altre donazioni le fa Ugo di Toscana[3] , con l'avallo dei re d'Italia Berengario II[4] e su figlio Adalberto II d'Ivrea[5]: nella donazione del 30 maggio 961, si parla per la prima volta di un abate e in quella del 29 maggio 993 si parla di un monastero benedettino in costruzione.
L'abbazia della Vangadizza ottenne l'indipendenza feudale il 26 dicembre 996 e intorno all'anno 1000, durante il pontificato di Silvestro II, divenne diocesi immediatamente soggetta alla Santa Sede e fu retta da un abate mitrato. Nel 1066 il marchese Alberto Azzo II d'Este[6] vi seppellì l'eremita francese Teobaldo di Provins[7].
L'indipendenza del monastero venne poi confermata dall'imperatore Federico Barbarossa il 7 agosto 1177 e da papa Celestino III il 26 giugno 1196. Sotto il potere temporale degli abati benedettini, molti contadini giunsero per bonificare il territorio; i terreni erano concessi in enfiteusi, esigendo affitti molto bassi; questo portò a un progressivo miglioramento dei possedimenti. L'abbazia riscuoteva tributi e prebende per conto proprio e offriva protezione agli abitanti.
A partire dal 23 settembre 1213 l'abbazia della Vangadizza divenne camaldolese, con la denominazione ufficiale latina di Abbatia Sanctae Mariae de Vangaditia, Ordinis Camaldulensis, nullius Dioecesis, Provinciae Ravennatensis (abbazia di Santa Maria della Vangadizza, Ordine Camaldolese, immediatamente soggetta alla Santa Sede, Provincia ecclesiastica di Ravenna). La regola camaldolese prevedeva un distacco contemplativo dalle vicende umane e non prevedeva la cura pastorale; se, da un lato, ciò sviluppò le attività culturali con la creazione di uno scriptorium fornitissimo e di una scola per lo studio di filosofia, teologia, canto sacro, arti e scienze, dall'altro lato portò ad un progressivo allontanamento del monastero dalla realtà del territorio, provocando malumori nelle parrocchie e culminando in dissidi interni alla fine del XIV secolo.
All'inizio del XV secolo l'abbazia della Vangadizza perse il potere temporale e la gestione fu affidata in commendam, ossia a conduzione esterna. L'abbazia della Vangadizza venne soppressa l'11 aprile 1789 dalla Repubblica di Venezia, che il 27 marzo 1790 ne incamerò i beni. Il 7 settembre 1792 essa fu soppressa canonicamente come diocesi e le dodici parrocchie furono aggregate alla diocesi di Adria, mentre la parrocchia di Rubano fu aggregata alla diocesi di Padova.
Il 25 aprile 1810 la basilica di Santa Maria della Vangadizza, di stile romanico-gotico, venne chiusa e iniziarono i lavori di demolizione, che si interruppero quando erano quasi completati, gli edifici passarono in proprietà alla famiglia francese d'Espignac. Del fabbricato si sono salvati solo una cappella absidale e il campanile pendente. Gli altari ed altre parti sono state trasferiti nella chiesa di San Michele Arcangelo di Canda.[8] Il campanile ospita 3 campane molto antiche, ferme da moltissimi anni e ancora inceppate a slancio su telaio ligneo e mezza ruota.
Cronotassi dei abati mitrati
- Martino, O.S.B. † (prima del 30 maggio 961 - dopo il 29 maggio 993)
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- Isacco, O.S.B. † (menzionato il 7 agosto 1177)
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- Alichio, O.S.B. † (menzionato nel 1196)
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- Guido, O.S.B.Cam. † (23 settembre 1213 - ?)
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- Severo, O.S.B.Cam. † (menzionato nel 1338)
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Cronotassi degli abati commendatari
- Bartolomeo Roverella † (prima del 30 ottobre 1470 - dopo il 1473)
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- Francesco Loredan Seniore † (menzionato il 28 gennaio 1548)
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- Giulio Canani † (prima del 20 ottobre 1564 - dopo il 25 maggio 1578)
- Lorenzo Laureti, O.Carm. † (menzionato nel 1592)
- ...
- Matteo Priuli † (dal 1610)
- Agostino Priuli †
- Marcantonio Corner † (menzionato nel 1634)
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- Pietro Ottoboni † (menzionato nel 1686)
- Marco Dolfin † (6 ottobre 1689 - 5 agosto 1704)
- Pietro Priuli † (1706 - 22 gennaio 1728),
- Angelo Maria Querini, O.S.B. † (menzionato nel 1747)
- ...
- Giovanni Cornaro (o Giovanni Corner) 1766 - 1789
Note | |
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Collegamenti esterni | |
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