Certosa di San Lorenzo in Firenze

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Certosa di San Lorenzo in Firenze
CertosaFirenze complesso.png
Firenze, Certosa di San Lorenzo, complesso monastico
Altre denominazioni Certosa di Firenze, Certosa del Galuzzo
Stato bandiera Italia
Regione Stemma Toscana
Regione ecclesiastica
Regione ecclesiastica Toscana
Provincia Firenze
Comune Firenze
Località Galuzzo
Diocesi Firenze
Religione Cattolica
Indirizzo Via della Certosa, 1
Loc. Galuzzo
50124 Firenze (FI)
Telefono +39 055 2049226
Posta elettronica certosadifirenze@gmil.com
Sito web Sito ufficiale
Proprietà Stato italiano
Oggetto tipo Certosa
Dedicazione San Lorenzo
Sigla Ordine fondatore O.Cart.
Sigla Ordine qualificante O.Cart.
Sigla Ordine reggente O.Cart.
Fondatore Niccolò Acciaioli
Data fondazione 1341
Architetti Jacopo Passavanti (palazzo Acciaioli)
Jacopo Talenti (palazzo Acciaioli)
Giovanni Fancelli (facciata della chiesa e chiostro dei monaci)
Inizio della costruzione 1341
Completamento XVIII secolo
Altitudine 110 m.s.l.m.
Note Attualmente affidata alla Comunità di San Leolino.
Coordinate geografiche
43°43′53″N 11°13′17″E / 43.731414, 11.221456 Stemma Toscana
Mappa di localizzazione New: Toscana
Certosa di San Lorenzo
Certosa di San Lorenzo
Firenze
Firenze

La Certosa di San Lorenzo in Firenze, comunemente nota come Certosa di Firenze o Certosa del Galluzzo, è un complesso monastico, situato sul Monte Acuto, nel quartiere del Galluzzo, alla periferia sud-occidentale di Firenze, che ospitò un monastero certosino; attualmente affidato alla Comunità di San Leolino.

Storia

Dalla fondazione al Settecento

Il complesso monastico fu voluto da Niccolò Acciaioli (1310-1365), personaggio di spicco dell'ambiente politico ed economico del tempo, membro di una delle famiglie di banchieri più ricche e potenti di Firenze, che fu nominato Gran Siniscalco del Regno di Napoli e Viceré di Puglia. Le prime testimonianze in cui Niccolò esprime la volontà di fondare un monastero, dedicato a san Lorenzo, risalgono al 1338, quando redasse il suo primo testamento, manifestandovi anche la sua preferenza per l'Ordine certosino, predilezione dovuta ai suoi profondi legami con la corte angioina. Infatti, quando Niccolò era partito da Firenze, in Toscana era stata fondata una sola certosa - quella di Maggiano, vicino a Siena (1314) - mentre gli Angioini avevano incentivato notevolmente la diffusione di quest'Ordine, finanziando nel loro territorio la costruzione di varie certose. Seguendo il loro esempio, Niccolò Acciaioli decise di fondarne una nella sua città natale, anche per il notevole prestigio che la costruzione di un monastero gli conferiva sia presso la corte angioina che presso quella pontificia.

La Certosa, edificata a partire dal 1341 sulla sommità del Monte Acuto e circondata dai torrenti Greve ed Ema, fu completata nel XVI secolo, anche se fino al XVIII secolo importanti lavori di ristrutturazione e ampliamento continuarono sul complesso. Vi lavorarono, tra gli altri, Orcagna e Giovanni della Robbia e fu, soprattutto, il rifugio di Jacopo Carucci detto il Pontormo (1494 - 1557), per scampare alla peste che affliggeva Firenze nel 1523. Durante il suo soggiorno, il pittore decorò il Chiostro grande con uno splendido ciclo di dipinti murali ad affresco con Storie della passione di Gesù Cristo: attualmente conservati nella Pinacoteca di Palazzo Acciaioli, posta all'ingresso del complesso. Il Pontormo, terminata la peste e ritornato a Firenze, fu sempre legato al monastero in cui ritornava a dimorare per trovare pace e silenzio nella sua vita inquieta e tormentata.[1] Il Palazzo Acciaioli, iniziato nel 1356 e mai completato nel suo progetto originario, costituisce la novità della Certosa del Galluzzo rispetto alle altre sorte in quel periodo in Italia. Voluto espressamente dal fondatore, per trascorrervi la sua vecchiaia, fu denominato anche "Palazzo agli Studi". Nel nascente fermento dell'Umanesimo fiorentino del XIV secolo, infatti, l'Acciaioli, sensibile agli interessi culturali del momento, voleva accanto alla Certosa uno "studio" per studenti laici in teologia, diritto canonico e filosofia. Il progetto, piuttosto lontano allo spirito monastico certosino, non ebbe alcun seguito, ma rappresenta un chiaro segno della volontà di fare della Certosa un luogo, oltre che di preghiera e solitudine, anche di studio e di promozione degli ideali culturali del suo tempo.

Dall'Ottocento a oggi

Nel giugno 1798 giungeva alla Certosa papa Pio VI (1775-1799) in viaggio verso il suo esilio in Francia per volontà di Napoleone, il quale vi rimarrà prigioniero nella foresteria per nove mesi. Nel 1810, inoltre, fu lo stesso Bonaparte, che sopprimerà il monastero costringendo i certosini ad abbandonare il complesso, i quali vi potranno ritornare soltanto nel 1819. Nel frattempo, anche Pio VII (1800-1823) fu ospite della Certosa: dovendosi recare a Parigi, per incoronare Napoleone imperatore. Ancora oggi, gli "appartamenti del papa" costituiscono un'importante testimonianza della presenza nel cenobio dei due pontefici.

Dopo l'unità d'Italia (1860), venne emanato il decreto del 1866 di soppressione degli ordini religiosi, che colpì anche la comunità certosina. I monaci però, in questo caso, si appellarono al re Vittorio Emanuele II che concesse loro di rimanere come custodi della Certosa - una vera eccezione in quel momento storico - che venne così dichiarata monumento nazionale.

Alla fine del XIX secolo, a seguito del terremoto del 1895, il complesso fu sottoposto a imponenti lavori di ristrutturazione che ne alterarono parzialmente la struttura originaria.

Nel 1958 i certosini dovettero abbandonare definitivamente il complesso, essendo ormai ridotti a poche unità, per trasferirsi nella Certosa di Farneta nei pressi di Lucca. A sostituirli arriveranno i monaci cistercensi la cui regola monastica, più aperta al "mondo", permetterà un maggiore inserimento della Certosa nel panorama culturale e spirituale di Firenze. Tuttavia, venendo a mancare le condizioni per continuare il loro impegno, dal 14 dicembre 2017, l'Arcidiocesi di Firenze ha preso la custodia del monastero, affidandolo alla Comunità di San Leolino.

Descrizione

Firenze, Certosa di San Lorenzo, pianta
Legenda: A - Rampa d'accesso; B - Palazzo Acciaioli; C Piazzale; D - Chiesa: coro dei Conversi; E - Chiesa: coro dei Monaci; F - Capitolo dei Conversi; G - Corridoio delle cappelle; H - Cappella di Santa Maria; I - Cappella delle Reliquie; J - Chiesa: presbiterio; K - Sacrestia; L - Colloquio dei Monaci; M - Chiostro dei Monaci; N - Sala Capitolare; O - Refettorio; P - Celle dei Monaci; Q - Appartamento del Priore; R - Chiostro grande; S - Corridoio delle comunicazioni; T - Procura; U - Chiostro dei Conversi; V - Celle dei Conversi; W - Cucina; Y - Foresteria grande

Il complesso è costituito da vari corpi di fabbrica, dei quali si evidenziano:

Palazzo Acciaioli

Appena giunti alla Certosa, si distingue il blocco, in pietra, merlato e compatto di Palazzo Acciaioli (B), o Palazzo degli Studi, che fu edificato su progetto di Jacopo Passavanti e Jacopo Talenti per volontà di Niccolò Acciaioli come dimora privata. Qui egli avrebbe voluto ritirarsi nella tranquillità del monastero e accogliere fino a cinquanta giovani da avviare allo studio delle arti liberali; purtroppo però alla sua morte l'edificio era completato fino al primo piano e solo alla metà del XVI secolo venne terminato: ora è sede della Pinacoteca. Tra le opere esposte di particolare interesse storico-artistico si ricordano:

Nella Pinacoteca, inoltre, si conservano:

Chiesa di San Lorenzo

Chiesa di San Lorenzo

La Chiesa di San Lorenzo fu iniziata nel 1341 e consacrata nel 1394, ma ristrutturata nel XVI secolo. La facciata, costruita in pietra serena nel 1556 da Giovanni Fancelli, si presenta rialzata di alcuni gradini e suddivisa in tre ordini da cornici marcapiano fortemente aggettanti: il primo ordine, articolato da quattro lesene corinzie a semicolonne è aperto al centro da un portale con timpano semicircolare ed è decorato dalle statue di San Lorenzo e San Bruno di Colonia, entro due nicchie; il secondo ordine, inquadrato da quattro lesene ioniche a semipilastri, presenta al centro una grande bifora e due nicchie laterali; il terzo ordine, ha un oculo cieco sormontato da un timpano triangolare che conclude la facciata.

L'interno, a navata unica, conformemente alla tradizione certosina, è articolata in due parti ben distinte, una destinata ai conversi e un'altra ai monaci.

Coro dei conversi

Si entra nel coro dei conversi (D), una sorta di vestibolo aggiunto nel 1556 - 1558, dove addossati alle pareti laterali sono collocati:

L'ambiente, inoltre, è ornato sulla parete di fondo da pregevoli dipinti raffiguranti:

Nella medesima parete, al centro, si apre un portale di pietra coronato da uno splendido gruppo scultoreo raffigurante:

Coro dei monaci

Si passa quindi nell'aula liturgica, riservata ai monaci (E), edificata nel XIV secolo, a unica navata divisa in tre campate e coperta da volte a crociera impostate su pilastri gotici. Le volte sono decorate con dipinti murali raffiguranti:

Chiesa di San Lorenzo, coro dei monaci e presbiterio

All'interno si notano:

Sacrestia e Cappella delle Reliquie

In fondo alla navata della chiesa si accede:

Altre Cappelle

Dall'area riservata ai conversi si accede al corridoio (G), nel quale si aprono alcune pregevoli cappelle:

Cappella di Santa Maria e cripta

Dalla cappella di Santa Margherita si accede a quella di Santa Maria (H), che presenta una pianta a croce greca. L'ambiente edificato nel nel 1385, fu rinnovato all'inizio del XVII secolo, mentre nel 1841 un complessivo restauro, voluto dal conte Eugenio Poniatowsky, gli dette l'attuale stile neogotico. All'interno, si notano:

Dalla cappella di Santa Maria per una scala e un ambiente, pregevolmente decorato, si entra nella Cappella di Tobia, destinata a cripta della famiglia Acciaioli, ristrutturata nel XVII secolo, nella quale si notano:

Tra la fine del XIV e l'inizio del XV secolo, alla cappella di Tobia fu unita la cripta di quella soprastante di Santa Maria, che presenta al centro del pavimento:

Colloquio

Certosa di San Lorenzo, colloquio

Dalla chiesa, a sinistra, si accede al Colloquio (L), ossia un piccolo ambiente dove i monaci potevano radunarsi una volta alla settimana e interrompere l'obbligo del silenzio, il cui aspetto attuale risale al 1559. All'interno, si notano:

Chiostrino dei Monaci

Dalla sala del Colloquio, si entra nel Chiostro piccolo, detto anche al Chiostrino dei Monaci (M), di struttura trecentesca riedificato nel 1558-1559 forse su progetto di Giovanni Fancelli, attorno al quale si dispongono gli ambienti della vita in comune quali la chiesa, la sacrestia, il refettorio, la sala capitolare e il colloquio. Di proporzioni eleganti e misurate, presenta un portico con archi a tutto sesto su due lati, nella quale si notano:

Sala capitolare

Certosa di San Lorenzo, sala capitolare

Dal Chiostrino dei Monaci si entra alla Sala capitolare (N) attraversando una porta, sormontata da due pregevoli lunette dipinte nel 1523-1525 da Agnolo Bronzino,[20] raffiguranti:

La Sala capitolare, ristrutturata tra il 1496 e l'inizio del XVI secolo, presenta:

Refettorio

Il refettorio (O), ristrutturato alla fine del XV secolo, presenta all'interno:

Chiostro grande e celle dei monaci

Il Chiostro grande (R), costruito all'inizio del XVI secolo sempre per volontà del vescovo Leonardo Buonafede, è circondato da un imponente ed elegante portico con archi a tutto sesto che poggiano su esili colonne con capitelli compositi ed è decorato nei pennacchi con 66 busti raffiguranti:

Certosa di San Lorenzo, chiostro grande

Il chiostro presenta sul lato sud-occidentale un ampio spazio adibito a cimitero, mentre sugli altri tre lati si aprono le celle dei monaci (P), distinte e distanziate, ciascuna concepita come unità abitativa composta da più ambienti, dove essi si dedicavano nella solitudine alla preghiera e al lavoro manuale. Queste (P) sono esternamente contraddistinte da una lettera e da una lunetta decorata con un dipinto murale, ad affresco, quasi tutte eseguite nel 1506 da Giovanni di Matteo. Accanto alle porte d'accesso alle celle si conservano i finestrini per le ruote per il passaggio delle vivande.[22] Ogni cella, articolata su tre livelli, è composta da una piccola anticamera, una stanza da pranzo, una camera da letto al livello del chiostro, un grande studio al piano superiore, e, al piano inferiore, un orto-giardino e un magazzino.

Cella del Priore

La cella-appartamento priorale (Q), all'eterno è segnato con la lettere "A" e da una lunetta decorata con un dipinto murale raffigurante:

Nell'appartamento del priore è posta anche una piccola cappella, edificata nel XVIII secolo, preceduta da un ambiente decorato con un dipinto murale raffigurante:

Chiostrino dei Conversi

La vita dei conversi si svolgeva attorno a questo piccolo chiostro (U), posto fra il refettorio e la foresteria, di forma allungata circondato da un portico articolato su due ordini con arcate a tutto sesto su colonne corinzie al piano terreno e ioniche al primo. Edificato fra il 1475 e il 1485, vi si affacciano le celle del conversi, piuttosto piccole poiché essi curavano il funzionamento della Certosa, per cui vi si recavano essenzialmente per dormire.

Foresteria

Dal piazzale (C), antistante la chiesa, si accede a sinistra alla foresteria (Y), costruita tra il 1575 e il 1580, ma l'aspetto attuale venne assunto solo alla fine del XVIII secolo. È composta da tre grandi ambienti, detti anche Appartamento del Papa in ricordo del soggiorno di Pio VI, qui tenuto prigioniero tra il 1798 e il 1799, e di Pio VII nel 1809: una grande sala, uno studio e una camera da letto.

Note
  1. Il legame del Pontormo con la Certosa è ricordato nella biografia del pittore da Giorgio Vasari, il quale descrive ampiamente anche il ciclo del Chiostro grande; cfr. Giorgio Vasari, Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti (1568), col. "Mammut Gold", Editore Newton Compton, Milano 2016, pp. 1016-1018
  2. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri" . URL consultato il 20.11.2019
  3. Ibidem . URL consultato il 20.11.2019
  4. Ibidem . URL consultato il 20.11.2019
  5. Ibidem . URL consultato il 20.11.2019
  6. Ibidem . URL consultato il 20.11.2019
  7. Ibidem . URL consultato il 20.11.2019
  8. Ibidem . URL consultato il 20.11.2019
  9. Ibidem . URL consultato il 20.11.2019
  10. Ibidem . URL consultato il 20.11.2019
  11. Ibidem . URL consultato il 20.11.2019
  12. Ibidem . URL consultato il 20.11.2019
  13. Ibidem . URL consultato il 24.11.2019
  14. Ibidem . URL consultato il 24.11.2019
  15. Ibidem . URL consultato il 20.11.2019
  16. Ibidem . URL consultato il 22.11.2019
  17. Ibidem . URL consultato il 23.11.2019
  18. Ibidem . URL consultato il 22.11.2019
  19. Ibidem . URL consultato il 22.11.2019
  20. I due dipinti sono ricordati da Giorgio Vasari, come prime opere di Agnolo Bronzino (1503-1572) quando, giovane allievo, era alla Certosa al seguito del Pontormo; cfr. Giorgio Vasari, op.cit., p. 1339
  21. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri" . URL consultato il 23.11.2019
  22. In origine i cibi venivano preparati dal monaco stesso nella cella, ma a partire dal 1276 il Capitolo generale aveva disposto che le certose si dotassero di cucine e di spazi adeguati per la preparazione comunitaria dei pasti, per questo a partire dal XIII secolo vennero introdotte le ruote per il passaggio delle vivande.
  23. Ibidem . URL consultato il 23.11.2019
Bibliografia
  • Caterina Chiarelli, Giovanni Leoncini, La Certosa del Galluzzo a Firenze, Cassa di risparmio di Firenze, Firenze, 1981
  • Gian Maria Grasselli, Pietro Tarallo, Guida ai Monasteri d'Italia, col. "Piemme Pocket", Piemme, Casale Monferrato, 1994, pp. 246-247, ISBN 9788838443558
  • Touring Club Italiano (a cura di), Milano, col. "Guide Rosse", Touring, Milano, 2005, pp. 584-588, ISBN 9770390107016
  • Goffredo Viti, La Certosa di Firenze, BO.BA.DO.MA, Firenze, 1984
Voci correlate
Collegamenti esterni