Gregorio Cortese
Gregorio Cortese, O.S.B. Cardinale | |
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al secolo Gian Andrea | |
Età alla morte | 65 anni |
Nascita | Modena 1483 |
Morte | Roma 21 settembre 1548 |
Sepoltura | Roma, basilica dei Santi XII Apostoli |
Appartenenza | Ordine di San Benedetto |
Professione religiosa | 21 maggio 1508 |
Ordinazione presbiterale | 16 agosto 1504 |
Consacrazione vescovile | mai consacrato |
Creato Cardinale |
2 giugno 1542 da Paolo III (vedi) |
Cardinale per | 6 anni, 3 mesi e 19 giorni |
Incarichi ricoperti | |
Collegamenti esterni | |
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Gregorio Cortese, al secolo Gian Andrea (Modena, 1483; † Roma, 21 settembre 1548) è stato un cardinale e teologo italiano.
Cenni biografici
Nacque attorno al 1580 da Alberto e Sigismonda di Gherardino Molza, al battesimo ricevette il nome di Gian Andrea. Suo padre era ambasciatore estense a Venezia, dove forse egli nacque. Il padre morì nel 1487. Ricevette un prima formazione umanistica dal monaco cistercense Severo Varino[1], poi fu avviato agli studi giuridici a Bologna e a Padova, dove conseguì il dottorato in utroque iure nel 1503. Avviato alla carriera ecclesiastica, si trasferì in quell'anno a Roma a servizio del cardinal Giovanni de' Medici, dove ottenne in breve tempo i titoli di cameriere segreto e di continuo commensale pontificio. Il 16 agosto del 1504 fu ordinato sacerdote, poco prima di rientrare a Modena per motivi di salute.
Nel 1507, spinto dal desiderio di approfondire gli studi biblici e patristici, entrò nel monastero di San Benedetto Polirone vicino Mantova della Congregazione benedettino-cassinese e, nonostante i tentativi di Giovanni de' Medici di dissuaderlo, il 21 maggio 1508 vi pronunciò i voti, prendendo il nome di Gregorio. In quel monastero divenne maestro di teologia di diversi noti protagonisti della Riforma in Italia, quali Benedetto Fontanini, Luciano degli Ottoni, Giorgio Siculo. Quest'ultimo nel 1551 fu processato dall'inquisizione, e non avendo fatto abiura delle proprie tesi teologiche il 23 maggio, rifiutati anche gli ultimi conforti religiosi, fu giustiziato.
Nel 1516 fu chiamato dall'abate del monastero nelle isole Lérins e vescovo di Grasse Augustin Grimaldi Gc, che aveva unito il suo monastero alla Congregazione cassinese, per introdurvi la riforma della nuova congregazione benedettina. Qui Cortese fu professore di lettere e istituì una accademia di scienze umanistiche, divenendo un anello di trasmissione del pensiero umanistico italiano in Francia. Nel 1524 divenne abate del cenobio francese. Da quella sede instaurò stretti contatti con la Repubblica di Genova, incontrando spesso Gian Battista Folengo, e legandosi in amicizia con il futuro cardinale Federico Fregoso e con suo fratello, il doge Ottaviano. In questi anni poté leggere i testi luterani grazie a una dispensa papale, per lo studio e la confutazione.
Ma per motivi di salute nel 1526 chiese di poter tornare in Italia. Fu quindi nominato abate di San Pietro a Modena e nel 1528 di San Pietro a Perugia. Nel 1532 fu trasferito a San Giorgio Maggiore a Venezia, dove ritrovò Benedetto Fontanini. Negli anni veneziani Cortese frequentò e si legò in amicizia con personaggi illustri come Gasparo Contarini, Gian Matteo Giberti e i cardinali Ercole Gonzaga, Pietro Bembo, Marcantonio Flaminio, Reginald Pole e Alvise Priuli. Frequentò anche Gian Pietro Carafa.
Nel 1536, accompagnato dal confratello Isidoro Clario, si trasferì a Roma su chiamata di papa Paolo III per far parte della commissione incaricata di redigere il Consilium de emendanda Ecclesia.[2] Desideroso di ritornare agli studi, nel 1538 si ristabiliva nel convento di San Benedetto di Polirone.
Nel Concistoro del 2 giugno 1542 fu creato cardinale da Paolo III, insieme a Tommaso Badia e a Giovanni Morone. Ricevette la berretta rossa il 4 luglio presso il convento mantovano con il titolo cardinalizio di cardinale presbitero di San Ciriaco alle Terme Diocleziane. Poco dopo si recò a Modena, collaborando con il cardinal Morone che doveva far fronte alla crescita dei movimenti ereticali nella città.
Fece parte della deputazione di cardinali che sovrintendeva all'Inquisizione romana. La sua appartenenza a quell'organo è sicuramente documentabile, a partire dal 1545 fino alla sua morte. Fu nominato dal pontefice al concilio generale del 2 novembre 1544. Per motivi di salute non poté prendere parte al concistoro dell'8 gennaio 1546.
Morì, dopo lunga malattia, il 21 settembre 1548 a Roma. Fu sepolto presso l'altare di Sant'Eugenia accanto alla tomba della madre nella basilica dei Santi XII Apostoli.
Successione degli incarichi
Predecessore: | Abate di Saint-Honorat de Lérins | Successore: | |
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Jérôme de Mont-Rouge | 1524- 1526 | Jérôme de Mont-Rouge |
Predecessore: | Cardinale presbitero di San Ciriaco alle Terme Diocleziane | Successore: | |
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Pomponio Cecci | 16 ottobre 1542 - 21 settembre 1548 | Bernardino Maffei |
Predecessore: | Vescovo di Urbino | Successore: | |
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Dionisio Neagrus Laurerio, O.S.M. | 6 novembre 1542 - 21 settembre 1548 Amministratore apostolico |
Giulio della Rovere |
Note | |
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Bibliografia | |
(EN) Voce, in Charles George Herbermann (a cura di), Catholic Encyclopedia, 15 voll., Robert Appleton Company, New York 1907-1914 |
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