Paolo IV, al secolo Giovanni Pietro Carafa, in latino: Paulus IV (Capriglia Irpina, 28 giugno 1476; † Roma, 18 agosto 1559), è stato il 223° vescovo di Roma e papa italiano dal 1555 alla morte.
Biografia
Le origini e la carriera ecclesiastica
Ritratto di papa Paolo IV
Nacque a Capriglia Irpina (Avellino) da una nobile famiglia napoletana, i conti Carafa di Montorio; suo mentore fu un parente, il potente cardinale Oliviero Carafa, che lo introdusse nella Curia Romana, quale cameriere pontificio alla corte di Alessandro VI nel 1503, per poi divenire protonotario apostolico ed essere eletto vescovo di Chieti nel 1505. Sotto il pontificato di Leone X fu ambasciatore in Inghilterra e in Spagna, e nel 1518 venne trasferito alla sede arcivescovile di Brindisi.
Nel 1524, Clemente VII permise a Carafa di rinunciare ai suoi benefici e di entrare nell'Oratorio del Divino Amore, a Roma: qui conobbe Gaetano di Thiene, con cui decise di fondare l'ordine dei Chierici Regolari Teatini (dal nome latino della città di Chieti, Teate). Dopo il sacco di Roma del 1527, l'ordine si trasferì a Venezia. Carafa però venne richiamato a Roma da Paolo III, per entrare nel comitato di riforma della Corte Papale che, nel 1537, produsse un importante e inattuato documento, il Consilium de Emendanda Ecclesia.
Nel dicembre 1536 venne creato cardinale e nel 1537 gli venne nuovamente affidato il governo della Chiesa di Chieti, che nel frattempo era stata elevata a sede metropolitana: nel 1549 venne trasferito alla sede di Napoli. Affidò il governo delle sue diocesi a degli ausiliari e rimase prevalentemente presso la Curia Romana, dove si distinse per la sua intransigenza sia nei confronti delle dilaganti idee protestanti che delle istanze delle correnti riformiste interne alla Chiesa. Si dedicò a riorganizzare i tribunali dell'Inquisizione, prima gestiti dalle singole diocesi, dirigendo la Congregazione del Sant'Uffizio col compito di coordinarne l'azione; fu anche promotore dell'Indice dei libri proibiti, promulgato il 30 dicembre 1558 e pubblicato all'inizio del 1559.
Il conclave
Il 30 aprile 1555, dopo soli ventuno giorni di pontificato, morì a Roma Marcello II, e il 15 maggio successivo i cinquantasei cardinali del Sacro Collegio si riunirono per eleggerne il successore nella persona di Giovanni Pietro Carafa, eletto Papa il 23 maggio 1555 con il nome di Paolo IV.
La composizione del conclave
- Gian Pietro Carafa, vescovo di Ostia e Velletri
- Jean du Bellay, vescovo di Porto-Santa Rufina
- Louis de Bourbon de Vendôme, vescovo di Palestrina
- François de Tournon, vescovo di Sabina
- Juan Álvarez de Toledo, O.P., vescovo di Albano
- Rodolfo Pio di Carpi, vescovo di Frascati
- Francesco Pisani, vescovo di Padova
- Ercole Gonzaga, vescovo di Mantova
- Girolamo Doria, amministratore apostolico di Tarragona
- Claude de Longuy de Givry, vescovo di Langres
- Odet de Coligny de Châtillon, amministratore apostolico di Beauvais
- Alessandro Farnese, amministratore apostolico di Monreale
- Guido Ascanio Sforza, amministratore apostolico di Parma
- Reginald Pole, arcivescovo di Canterbury
- Niccolò Caetani di Sermoneta, amministratore apostolico di Quimper
- Robert de Lénoncourt, amministratore apostolico di Metz
- Ippolito II d'Este, amministratore apostolico di Auch
- Antoine Sanguin de Meudon, amministratore apostolico di Tolosa
- Giacomo Savelli
- Miguel de Silva, vescovo di Massa Marittima
- Giovanni Girolamo Morone, vescovo di Novara
- Cristoforo Madruzzo, vescovo di Trento
- Francisco Mendoza de Bobadilla, vescovo di Burgos
- Bartolomé de la Cueva de Albuquerque
- Georges d'Armagnac, vescovo di Rodez
- Jacques d'Annebaut, vescovo di Lisieux
- Otto Truchess von Waldburg, vescovo di Augusta
- Federico Cesi, vescovo di Cremona
- Durante de Duranti, vescovo di Brescia
- Girolamo Capodiferro, vescovo di Saint-Jean de Maurienne
- Tiberio Crispi, amministratore apostolico di Sessa Aurunca e Amalfi
- Pedro Pacheco de Villena, vescovo di Jaén
- Enrico di Portogallo, arcivescovo di Évora
- Ranuccio Farnese, arcivescovo di Bologna
- Carlo di Lorena, arcivescovo di Reims
- Giulio Feltre della Rovere
- Charles de Bourbon de Vandôme, arcivescovo di Rouen
- Girolamo Veralli
- Bernardino Maffei
- Innocenzo del Monte
- Cristoforo Ciocchi del Monte, arcivescovo di Marsiglia
- Fulvio della Corgna, O.S.Hier., amministratore apostolico di Spoleto
- Giovanni Michele Saraceni Girifalco, arcivescovo di Acerenza e Matera
- Giovanni Ricci
- Giovanni Andrea Mercurio, arcivescovo di Messina
- Giacomo Púteo, arcivescovo di Bari
- Pietro Bertani, O.P., vescovo di Fano
- Fabio Mignanelli
- Giovanni Poggi, vescovo di Tropea
- Giovanni Battista Cicada
- Girolamo Dandini
- Luigi Cornaro
- Pietro Tagliavia d'Aragona, arcivescovo di Palermo
- Louis de Lorraine de Guise, vescovo di Albi
- Roberto de' Nobili
- Girolamo Simoncelli
Il pontificato
Fu una scelta a sorpresa la sua elezione a successore di Marcello II: il suo carattere rigido, severo e inflessibile, combinato con la sua età e il suo patriottismo, facevano pensare infatti che avrebbe declinato l'offerta.
La sua dedizione all'autonomia dello Stato della Chiesa fu una forza trascinante, usò l'Ufficio per preservare alcune libertà dello Stato pontificio di fronte a una quadrupla occupazione straniera. Gli Asburgo non amavano Paolo IV ed egli si alleò con la Francia; si alienò inoltre l'Inghilterra e rigettò la pretesa alla Corona inglese da parte di Elisabetta I. Il rafforzamento dell'Inquisizione continuò e la dirittura di Paolo IV implicò che pochi potessero ritenersi al sicuro, in virtù della sua spinta a riformare la Chiesa.
Come altri Papi rinascimentali, Paolo IV non mostrò ritrosia nel promuovere e preferire i suoi parenti: un suo nipote fu nominato cardinale e consigliere capo, altri parenti ricevettero favori e tenute, spesso sottratte a chi sosteneva gli spagnoli. Ad ogni modo, alla fine della disastrosa guerra contro Filippo II di Spagna, nell'agosto 1557, il Papa svergognò in pubblico il nipote e lo bandì dalla Corte.
Paolo IV e l'Inquisizione
Il pontificato di Paolo IV ebbe un'importanza fondamentale nello sviluppo dell'Inquisizione Romana, fondata da Paolo III nel 1542, proprio con l'allora cardinal Carafa come commissario generale. Già da tempo il cardinal Carafa si era distinto nella lotta all'eresia protestante, sia per quel che riguarda la politica riformatrice (vedasi il già citato documento Consilium de Emendanda Ecclesia), ma soprattutto per la sua opera di repressione del dissenso e persecuzione degli eretici. Durante i pontificati di Paolo III e Giulio III, la sua forte personalità si impose su quelle degli altri cardinali membri della Congregazione del Sant'Uffizio, dando un importante e decisivo contributo alla sua strutturazione durante gli anni '40 e '50. Quando nel 1555 Marcello II morì, si presentò l'occasione per Carafa di prendere personalmente in mano la guida della Chiesa, per poter continuare e dare ancora più forza alla sua politica antiprotestante: per questo il suo pontificato fu caratterizzato in gran parte da decisioni in tal senso.
I processi ai cardinali riformati
Già nel periodo in cui presiedeva la Congregazione del Sant'Uffizio, il cardinale Carafa aveva promosso e in parte anche condotto processi per eresia, che coinvolgevano grandi personalità della Chiesa di allora, come Giovanni Morone e Vittore Soranzo; aveva inoltre raccolto corposi dossiers su altri cardinali che invece non furono mai processati, come Reginald Pole, per via dell'opposizione di Giulio III a una tale politica aggressiva ai vertici della Chiesa.
Una volta diventato papa nulla più impediva il suo progetto di "pulizia" tra le alte personalità della cattolicità, che riprese riaprendo vecchi processi e inaugurandone di nuovi.
Uno dei vescovi che si trovò a dover affrontare un secondo processo fu il vescovo di Bergamo Vittore Soranzo[1], già condannato una prima volta e che ormai da anni si ritrovava ad essere esautorato di ogni potere nella sua diocesi, sostituito da un vicario nominato dal Sant'Uffizio. Non sono ben chiari i contorni di questo secondo processo del 1556-1557, per via della carenza di fonti, ma sappiamo che Soranzo, richiamato più volte a Roma, non si poté presentare perché gravemente ammalato. Morirà difatti il 13 maggio 1558, pochi giorni dopo la conclusione del processo, che lo aveva condannato alla privazione del vescovado.
Il processo a Vittore Soranzo fu probabilmente il preludio a un processo molto più importante, quello contro Giovanni Morone[2], che già da anni era nei progetti di Carafa e che poteva finalmente attuare. Morone fu arrestato nel 1557, e venne ripetutamente interrogato dai cardinali del Sant'Uffizio (fra cui figurava anche il cardinal Michele Ghislieri, futuro papa Pio V), durante i suoi due anni di prigionia a Castel Sant'Angelo. Nonostante Paolo IV premesse per una condanna rapida del cardinale "riformato", egli non riuscì a vedere la fine del processo, che si concluse nel 1560 con la liberazione di Morone da parte di Pio IV, in seguito a forti pressioni da parte di Filippo II di Spagna.
Non furono solo queste importanti personalità, protagoniste della corrente "moderata" e "riformata" del cattolicesimo cinquecentesco, a essere processate durante il pontificato di Paolo IV: la sua fu infatti un'operazione molto più estesa e capillare. Solo per citare alcuni altri vescovi inquisiti: Alberto Duimio, vescovo di Veglia, Andrea Centanni, vescovo di Limassol, Pietro Antonio di Capua, vescovo di Otranto ed Egidio Foscarari, vescovo di Modena.
Provvedimenti contro gli ebrei
Il 12 luglio 1555 emise una bolla, la Cum nimis absurdum, che istituiva la creazione del Ghetto di Roma; gli ebrei vennero quindi costretti a vivere reclusi in una specifica zona del rione Sant'Angelo. Anche in altre città dello stato pontificio gli ebrei furono rinchiusi in ghetti e obbligati a portare un copricapo giallo, per essere immediatamente individuati.[3]
Si fece promotore di un radicale antigiudaismo, imponendo conversioni forzate in alternativa all'espulsione. Papa Paolo IV aveva mandato ad Ancona due commissari straordinari, Giovanni Vincenzo Falangonio e Cesare della Nave, per arrestare e processare gli ebrei apostati, che dal 1540 erano fuggiti dal Portogallo e si erano stabiliti in città. Nel 1556 furono impiccati e bruciati sul rogo 24 marrani, che si erano rifiutati di convertirsi alla religione cattolica.[4]
Provvedimenti di censura libraria
Nel 1558 la Congregazione del Sant'Uffizio emanò il primo Indice dei libri proibiti, valido per tutta la cristianità (anche se in effetti non fu considerato valido nei territori sottoposti all'Inquisizione Spagnola, che già da tempo aveva i propri Indici). Le proibizioni erano divise in tre classi: la prima comprendeva una serie di autori la cui produzione era proibita in toto, la seconda una serie di titoli, la terza tutti i volumi che non recassero indicazioni tipografiche, che non avessero ricevuto il permesso ecclesiastico e tutti i libri di astrologia e magia. In tutto, considerando anche errori e sviste, l'Indice comprendeva 904 titoli, e condannava in toto anche Erasmo da Rotterdam, nonostante fosse un autore cattolico. All'indice era allegata una lista di 45 edizioni di Bibbie e Nuovi Testamenti proibiti, nonché di editori messi al bando.
Questo primo indice promulgato sotto Paolo IV (detto quindi paolino), è estremamente più severo dei suoi successori, a partire da quello promosso da Papa Pio IV (detto invece tridentino, poiché discusso durante il Concilio di Trento)
La morte
Paolo IV morì a Roma il 18 agosto 1559 e fu inizialmente sepolto nella Basilica di San Pietro, ma le sue spoglie furono in seguito traslate nella Cappella Carafa nella Basilica di Santa Maria sopra Minerva.
Cardinali creati da Paolo IV
Concistoro del 7 giugno 1555
Concistoro del 20 dicembre 1555
Concistoro del 15 marzo 1557
- Taddeo Gaddi, arcivescovo di Cosenza
- Antonio Trivulzio, vescovo di Toulon
- Lorenzo Strozzi, vescovo di Béziers
- Virgilio Rosario, vescovo di Ischia, vicario di Roma
- Jean Bertrand, arcivescovo di Sens
- Michele Ghislieri, O.P., vescovo di Nepi (Eletto papa Pio V il 1566)
- Clemente d'Olera, O.F.M., superiore generale del suo ordine
- Alfonso Carafa, pronipote di Sua Santità, Chierico di Napoli
- Vitellozzo Vitelli, vescovo eletto di Città di Castello
- Giovanni Battista Consiglieri, Chierico Romano
Concistoro del 14 giugno 1557
Onorificenze
Genealogia episcopale
Successione degli incarichi
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Note |
- ↑ Andrea Del Col, L'Inquisizione in Italia: dal XII al XXI secolo, Mondadori, Milano, 2006, pp. 399-400
- ↑ Andrea Del Col, L'Inquisizione in Italia: dal XII al XXI secolo, Mondadori, Milano, 2006, pp. 400-402
- ↑ testo della Cum nimis absurdum
- ↑ Pier Cesare Ioly Zorattini, Ancora sui giudizzanti portoghesi in Ancona (1556), in Ebrei: identità e confronti, 2002
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Bibliografia |
- Daniele Santarelli, Il papato di Paolo IV nella crisi politico-religiosa del Cinquecento: le relazioni con la Repubblica di Venezia e l'atteggiamento nei confronti di Carlo V e Filippo II, Roma, Aracne, 2008
- Andrea Del Col, L'Inquisizione in Italia: dal XII al XXI secolo, Mondadori, Milano, 2006
- Massimo Firpo, Inquisizione romana e Controriforma. Studi sul cardinal Giovanni Morone (1509-1580) e il suo processo d'eresia, Nuova edizione rivista e ampliata, Brescia, Morcelliana, 2005, pp. 624
- Alberto Aubert, Enciclopedia dei Papi, III, Roma, 2000, pp.128-142 .
- Alberto Aubert, Paolo IV. Politica, Inquisizione e storiografia, Firenze, Le Lettere, 1999
- Pio Paschini, S. Gaetano Thiene, Gian Pietro Carafa e le origini dei chierici regolari teatini, Roma, 1926
- Gennaro Maria Monti, Ricerche su papa Paolo IV Carafa, Benevento, 1923
- Ludwig von Pastor, Storia dei Papi dalla fine del Medio Evo, vol. VI: Storia dei Papi nel periodo della Riforma e Restaurazione cattolica. Giulio III, Marcello II e Paolo IV (1550-1559), Roma, 1922
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Voci correlate |
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Collegamenti esterni |
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