Minuccio Minucci

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Minuccio Minucci
Arcivescovo
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al secolo
battezzato
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Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte 53 anni
Nascita Serravalle
17 gennaio 1551
Morte Monaco di Baviera
7 marzo 1604
Sepoltura Chiesa di San Michele (Monaco di Baviera)
Conversione
Appartenenza
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Ordinato diacono
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Ordinazione presbiterale Praga, 9 marzo 1587 dal vescovo Filippo Sega
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Consacrazione vescovile Roma, 10 marzo 1596 dal card. Filippo Sega
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Incarichi ricoperti
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° vescovo di Roma
Elezione
al pontificato
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Fine del
pontificato
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Extra Anni di pontificato


Cardinali creazioni
Proclamazioni
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Minuccio Minucci (Serravalle, 17 gennaio 1551; † Monaco di Baviera, 7 marzo 1604) è stato un diplomatico e arcivescovo italiano.

Cenni biografici

Minuccio nacque il 17 gennaio 1551 a Serravalle, oggi nel comune di Vittorio Veneto, da Girolamo e Franceschina Raccola. Si ha notizia di un fratello di nome Andrea.

Compì studi umanistici dapprima con Giambattista Brancaccio, poi frequentando l'accademia fondata a Sacile da Bernardino Partenio, infine sotto la guida dello zio Andrea,[1] che seguì a Zara nel 1567, allorché il parente divenne arcivescovo della diocesi dalmata.

Ultimò gli studi di diritto all'Università di Padova e nel 1573 entrò al servizio del conterraneo Bartolomeo Portia, nunzio apostolico nella Germania meridionale.

Negli anni seguenti accompagnò il diplomatico pontificio nel corso dei suoi viaggi nei territori dell'Impero. Dopo l'improvvisa morte del nunzio nel 1578, passò alle dipendenze del cardinale Ludovico Madruzzo, vescovo di Trento, operando al contempo anche come corrispondente del duca di Ferrara Alfonso II d'Este.

Nel 1582 papa Gregorio XIII lo inviò a Colonia, allorché si profilava imminente la conversione al protestantesimo dell'arcivescovo e principe elettore Gebhard Truchsess von Waldburg. La missione affidatagli fu di mantenere l'arcidiocesi nell'obbedienza alla Chiesa cattolica e Minucci, all'opera sino al luglio 1583 al fianco dei nunzi Giovanni Francesco Bonomi e Germanico Malaspina, riuscì a imporre l'elezione di Ernesto di Baviera quale nuovo presule, assicurandosi il duraturo favore del casato bavarese dei Wittelsbach.

Il nuovo arcivescovo scelse immediatamente Minucci quale suo consigliere e gli conferì l'incarico di ottenere sostegno finanziario e militare dal Papa e da Filippo II di Spagna, missione quest'ultima che Minucci condusse a termine con successo.

Nel 1584 ritornò a Monaco e il duca Guglielmo V lo volle come suo coadiutore segreto. L'anno seguente Sisto V lo nominò protonotario apostolico. Tra il 1585 e il 1592, Minucci intensificò la sua esperienza della situazione confessionale nell'Impero. Stilò importanti memoriali che si richiamavano nei loro contenuti alla decretazione tridentina e si affermò in curia come uno dei massimi specialisti per l'area germanica.

Il 9 marzo 1587 ricevette l'ordinazione sacerdotale a Praga dal nunzio Filippo Sega. Rientrò presso la Santa Sede per ripartire nel 1590 a Monaco e a Colonia.

Nel 1591 Gregorio XIV lo nominò segretario della Congregatio Germanica, presieduta dal cardinale Ludovico Madruzzo. Nello stesso anno Innocenzo IX, insieme a Gian Andrea Caligari e Giovanni Francesco Zagordi, lo chiamò a gestire la Segreteria di Stato, affidandogli la competenza per le questioni germaniche, responsabilità che gli venne confermata anche da Clemente VIII.

In questi anni in curia Minucci, insieme a Goffredo Lomellini, faceva parte del partito dei cosiddetti navarristi, i quali si adoperavano per la revoca della scomunica di Enrico IV di Francia. Prese parte ai lavori dall'accademia di cose politiche che ebbe vita breve, dove, nel 1594 presso l'abitazione del cardinale Cinzio Aldobrandini, tenne una lezione sulla neutralità che suscitò il risentimento dei Veneziani e dell'imperatore Rodolfo II per le critiche che conteneva sulla politica turca della Serenissima e sull'impresa di Algeri di Carlo V.

Nell'agosto 1594 mostrò segni di stanchezza. Il suo abbandono della segreteria di Stato sembrava allora già deciso, tanto che dopo un periodo caratterizzato da tensioni e da un forte carico di lavoro, nell'estate del 1595 si ritirò a Capranica per riposarsi. Gli venivano comunque spediti i dispacci da Roma. Dopo che già nel 1593 gli era stato assegnato un beneficio a Zara, l'abbazia di san Crisogono, nel 1596 fu nominato arcivescovo metropolita della diocesi dalmata. Il 10 marzo nella chiesa romana di san Girolamo degli Illirici, fu di nuovo Filippo Sega, divenuto nel frattempo cardinale, a imporgli le mani e il 3 aprile ne ricevette il pallio. Il presule, fronteggiando difficoltà di ogni sorta, si dedicò intensamente alla riforma della sua chiesa, dando prova di austerità e di zelo nel riformare i costumi dei fedeli e del clero.

Compì due visite pastorali nella diocesi, dall'aprile 1597 all'agosto 1598 e nel 1599-1601 e nel 1598 tenne un sinodo diocesano.

Una promozione al cardinalato, ripetutamente caldeggiata dai duchi di Baviera durante il pontificato di Clemente VIII, non si realizzò per la contrarietà degli esponenti del partito asburgico a Roma. Questi consideravano il Minucci un agente della casa Wittelsbach (in concorrenza con gli Asburgo per questioni ecclesiastiche nei territori dell'Impero) e non esitarono a insinuare che egli avesse parteggiato per la Serenissima, dopo essere intervenuto nel 1598, su incarico del pontefice, come mediatore tra Venezia e gli Asburgo per la risoluzione del conflitto degli Uscocchi.

Nel 1600, con l'assenso del pontefice, tornò per qualche mese a Serravalle, rifiutando di accettare la nunziatura di Colonia. Nel 1603, nelle vesti di incaricato della curia, ma senza il titolo di nunzio, si recò a Monaco e poi a Colonia, per conferire con il principe elettore Ernesto e con il nunzio Coriolano Garzadoro su questioni di politica imperiale, sul conflitto nei Paesi Bassi e per esortare il principe a uno stile di vita più conforme.

Nel 1603 è testimoniato un soggiorno ad Altötting, nel sud della Baviera, dove si adoperò a favore di un'adeguata formazione del clero e a fornire incoraggiamento alla devozione popolare.

Morì a Monaco di Baviera, il 7 marzo 1604.

Opere

Lasciò numerosi scritti teologici e storico-politici, che testimoniano un'ampia formazione umanistica.

Opere inedite

  • Trattato intorno alla detrazione, (DHI, Codici Minucciani 11, fol. 1-65). * Della prudenza. Dialogo Primo, (DHI, Codici Minucciani 11, fol. 440-452).
  • Dialogo secondo della prudenza, (DHI, Codici Minucciani 11, fol. 453-464v).
  • Trattato sopra l'Umiltà. Storia del martirio della legione Tebana e delle 11000 vergini, (DHI, Codi-ci Minucciani 5, fol. 83-94v.)

Opere edite

  • De S.Augusta virgine martire Serravalli, in L.SURIUS-MOSANDER,
  • De probatis Sanctorum historiis, Colonia 1581, VII, pp.225-226;
  • Acta Sanctorum, IX (Martii III), p. 686sgg.
  • Historia degli Uscochi, (scritta da Minuccio Minucci, arcivescovo di Zara coi progressi di quella gente sino all'anno 1602 e continuata dal p. m. Paolo dell'ordine de' Servi e theologo della Serenissima Republica di Venetia sino all'anno 1616, Venezia, appresso Roberto Meietti, 1676).
  • De Novo Orbe. (Storia inedita dell'America in lingua latina, scritta nel 1595 da Minuccio Minucci, arcivescovo di Zara, a cura di A. Marani, in «Il Mamiani. Annali del Liceo-Ginnasio Statale Terenzio Mamiani - Roma», 1 (1966), pp.3-32).
  • Storia inedita dei Tartari, scritta nel 1598, a cura di A. Marani, in «Il Mamiani», 2 (1967), pp.1-32.
  • Storia inedita dell'Etiopia, pure del 1598, a cura di A. Marani, in «Il Mamiani», 3 (1968), pp.1-28.
  • Relazione inedita sui Tartari Precopensi, scritta nel 1585, a cura di A. Marani, in «Il Mamiani», 4 (1969), pp.213-228.
  • Entre esprit de croisade et vision géopolitique. Une lettre de Minuccio Minucci sur les Tartares, in «Eurasian Studies», II (2003), pp.165-196 Marcella Ferraccioli, Gianfranco Giraudo, Adriano Pavan (con ed. della relazione sui Tartati Precopensi e della lettera accompagnatoria al cardinale Contarini).

Fondazione Minuccio Minucci

A Vittorio Veneto, "per espresso lascito testamentario" del commendatore Giacomo Camillo De Carlo, è stata istituita la Fondazione Minuccio Minucci[2].

Successione degli incarichi

Predecessore: Arcivescovo di Zara Successore: Arcbishoppallium.png
Alvise Molino[3] 7 febbraio 1596-7 marzo 1604 Vittorio Ragazzoni[4] I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
con
con
Alvise Molino[3] {{{data}}} Vittorio Ragazzoni[4]
Note
  1. cfr. Archbishop Andrea Minucci † su catholic-hierarchy.org. URL consultato il 06-04-2021
  2. Fondazione "Minuccio Minucci" su vittorioveneto.gov.it (archiviato in data 17 settembre 2012)
  3. cfr. Archbishop Alvise Molino † su catholic-hierarchy.org. URL consultato il 06-04-2021
  4. cfr. Archbishop Vittorio Ragazzoni † su catholic-hierarchy.org. URL consultato il 06-04-2021
Bibliografia