Museo Diocesano di Monreale
Museo Diocesano di Monreale | |
Ambito bizantino, Madonna Odigitria (XII secolo), tempera su tavola | |
Categoria | Musei diocesani |
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Stato | Italia |
Regione ecclesiastica | Regione ecclesiastica Sicilia |
Regione | Sicilia |
Provincia | Palermo |
Comune | Monreale |
Diocesi | Arcidiocesi di Monreale |
Indirizzo |
Via Arcivescovado, 8 - 90046 Monreale (PA) |
Telefono | +39 091 6402457; +39 091 6402424 |
Posta elettronica | info@museodiocesanomonreale.it |
Sito web | [1] |
Proprietà | Arcidiocesi di Monreale |
Tipologia | arte sacra |
Contenuti | arredi sacri, codici miniati, dipinti, grafica e disegni, incunaboli, lapidi, libri antichi a stampa, manoscritti, metalli, paramenti sacri, reperti archeologici, sculture, suppellettile liturgica, tessuti, vetri |
Servizi | accoglienza al pubblico, audioguide, biblioteca, biglietteria, bookshop, fototeca, visite guidate |
Sede Museo | Palazzo Arcivescovile |
Datazione sede | Cattedrale di Santa Maria Nuova, Cappella del Crocifisso |
Fondatori | mons. Salvatore Di Cristina |
Data di fondazione | 13 aprile 2011 |
Il Museo Diocesano di Monreale, aperto al pubblico il 13 aprile 2011, per volere dell'arcivescovo Salvatore Di Cristina, ed ha sede nel Palazzo Arcivescovile, con lo scopo di conservare, valorizzare e promuovere la conoscenza del patrimonio storico-artistico proveniente dalla Cattedrale di Santa Maria Nuova e dal territorio diocesano.
Percorso espositivo e opere
L'itinerario museale si sviluppa su tre livelli, lungo nove ambienti espositivi e completata dalla visita della Cappella del Crocifisso, all'interno del Duomo.
Lapidarium
Nell'ambiente d'ingresso al Museo sono esposti alcuni reperti archeologici e lapidi di provenienza eterogenea, fra le quali spiccano per valore ed interesse culturale:
- Sarcofago romano a vasca (metà del III secolo), in marmo, di bottega romana; questo, di grandi dimensioni e privo del coperchio, è decorato sulla fronte da profonde strigilature convergenti al centro, dove è raffigurato un vaso stilizzato. Su ogni angolo è un leone, di cui sporge la protome con ricca criniera, guidato da un venator (cacciatore). L’opera è probabilmente il primo sarcofago che ospitò le spoglie del re Guglielmo II.
- Coppia di stemmi del cardinale Ludovico II Torres (1588 - 1609), in marmo, provenienti dal Palazzo Arcivescovile.
- Lapidi marmoree, provenienti dall'Abbazia di Santa Maria del Bosco di Calatamauro, come:
- Lavabo da sacrestia (fine del XVI - XVIII secolo), in marmo;
- Lastra tombale con lo stemma olivetano (1773), in marmi mischi;
- Frammento di paliotto d'altare (XVIII secolo), in marmi policromi.
Inoltre, nell'ingresso si conserva:
- Madonna con Gesù Bambino tra san Placido e il cardinale Alessandro Farnese (seconda metà del XVI secolo), affresco, attribuito ad Antonino Spatafora.
I - Sala di San Placido
La Cappella di San Placido fu voluta nel 1590 dal cardinale Ludovico II Torres (1588 – 1609) e rimaneggiata, intorno al 1836, dall'arcivescovo Domenico Benedetto Balsamo (1816 – 1844), espone:
- Pala d'altare con la Madonna dell'Itria (1590), olio su tavola, eseguita da Giuseppe Alvino detto il Sozzo, proveniente dall'eponima chiesa.
- Madonna dello stellario con san Sebastiano e sant'Agata (1612), olio su tela, di Orazio Ferraro, proveniente dall'altare della Chiesa del Monte di Pietà.
- Angelo custode (1640), olio su tela, realizzato da Pietro Novelli, proveniente dalla Chiesa degli Agonizzanti.
- Statua san Castrense (prima metà del XVIII secolo), in legno policromo, di anonimo scultore siciliano, proveniente dalla chiesa del Monte di Pietà.
- Maria Vergine appare in sogno a Guglielmo II (ante 1767), arazzo, attribuito a Pietro Duranti, realizzato su cartone di Gioacchino Martorana.
II - Sala Normanna
La sala ospita le opere più antiche del patrimonio artistico del Museo. Di particolare interesse:
- Madonna Odigitria (seconda metà del XII secolo), tempera su tavola, dipinta da un pittore di ambito bizantino, proveniente dall'altare maggiore della Cattedrale normanna.
- Madonna dell'Umiltà (seconda metà del XIV secolo), tempera su tavola, dipinta da un pittore di influenza senese e giunta in parte lacunosa.
- Gesù Cristo crocifisso (XV secolo), in legno policromo, realizzato da scultore siciliano, proveniente dalla chiesa di Santa Lucia di Chiusa Sclafani.
- Frammenti del pavimento (XII secolo), tarsia lapidea policroma, provenienti dal presbiterio della Cattedrale.
Tra le suppellettili liturgiche, particolare interesse riveste:
- Reliquiario della Sacra Spina (XIII secolo con integrazioni del XIV e XVII secolo), in oro, argento, perle, smeraldi, ametiste, smalti, realizzato da orafi francesi e siciliani, proveniente dalla Cattedrale di Santa Maria Nuova.
- Reliquiario a cofanetto (XII secolo), in rame dorato e smalto champlevé, di bottega orafa di Limoges, proveniente dalla Cattedrale.
III - Sala del Rinascimento
Nella sala sono conservate opere provenienti dall'Abbazia di Santa Maria del Bosco di Calatamauro, fondata nel 1401, dai monaci benedettini, fra le quali si notano:
- Frammenti marmorei del ciclo decorativo con Scene della passione di Gesù Cristo, provenienti dallla cappella omonima, del quale rimangono:
- Flagellazione (terzo quarto del XVIII secolo), in marmo, opera di scultore siciliano.
- Caduta di Gesù Cristo sotto la croce (terzo quarto del XVIII secolo), in marmo, di scultore siciliano.
- Madonna con Gesù Bambino (1485 – 1490), in terracotta invetriata, attribuita ad Andrea della Robbia.
Inoltre, sono presenti:
- San Girolamo penitente (inizi XVI secolo), in marmo, attribuita ad Antonello Gagini, proveniente dalla Cattedrale.
- Madonna con Gesù Bambino (prima metà del XVI secolo), in marmo, di ambito gaginiano, proveniente dalla Cattedrale.
- Scialle (prima metà del XVII secolo), in taffetas, di manifattura spagnola, proveniente dalla Cattedrale; questo accessorio di destinazione profana, la cui presenza in un luogo sacro si spiega con la consuetudine di vestire i simulacri di Madonne o delle Sante, è caratterizzato da una decorazione ad elementi floreali su cui poggiano pavoncelle affrontate e da cornici ornate da piccole anfore con fiori.
IV- Sala Etnoantropologica
La sala presenta un’accurata selezione di reperti di interesse storico-etnoantropologico, quali testimonianze storicizzate della fede e della religiosità dell'Arcidiocesi monrealese, nonché della collezione Renda Pitti, che, seppur non sempre strettamente legati al medesimo territorio, sono testimonianze che documentano i molteplici aspetti attraverso i quali la devozione religiosa si palesa quale innegabile espressione del mondo della cultura siciliana. I manufatti esposti, databili dalla prima metà del XVII alla prima metà del XX secolo, sono segni del fondamentale ruolo svolto, nella vita degli uomini, dalla religione, nella quale trova risoluzione l’opposizione primaria e universale vita/morte, articolata nelle coppie di contrari salute/malattia e benessere/indigenza.
Si distinguono i prodotti artistici di tipo votivo, che dalla sfera privata passano a quella pubblica, come gli ex voto, le edicole votive, le insegne processionali, le corone del rosario, da quelli di tipo devozionale ai quali appartengono i prodotti che dall'ambito pubblico entrano a far parte della sfera privata, come i reliquiari o le riproduzioni d’immagini sacre come le stampe, le pitture su vetro, i quadretti ricamati a soggetto sacro.
Di particolare interesse culturale:
- Scarabattolo con Maria bambina (fine XVIII secolo), legno intagliato e dorato, cera, argento sbalzato e cesellato, filigrana d’argento, perle, granati, turchesi, coralli, conchiglie, vetri policromi, di bottega siciliana, proveniente dalla collezione Renda Pitti di Palermo.
V - Sala Renda Pitti
Salvatore Renda Pitti (1906 – 1992), funzionario della Banca d'Italia, appassionato collezionista, nel secondo dopoguerra, mise insieme una vasta raccolta d'arte costituita da preziosi dipinti, maioliche, suppellettili sacre d'argento, reliquie e reliquiari, incisioni, bisquit, orologi di diverse forme e materiali, ceroplastica, manufatti in avorio, alabastro, tartaruga, lapislazzuli e madreperla, che alla morte lasciò alla città di Monreale con la volontà testamentaria di renderlo fruibile al pubblico.
Il Museo Diocesano ha dedicato questa sala al collezionista, sottolineando in tal modo l’importanza del passaggio dal collezionismo privato alla fruizione pubblica, per questo sono state selezionate tutte le opere a carattere sacro e, pertanto, pertinenti all'esposizione stessa.
VI - Saletta della portantina
Nella piccola sala sono ospitati, di particolare rilievo:
- Reliquiario a busto di sant'Ignazio di Loyola (1696), in argento e argento dorato sbalzato, cesellato e parti fuse, realizzato da Antonio Mollo, proveniente dalla chiesa del Sacro Cuore.
- Reliquiario a busto di san Francesco Saverio (metà XVII secolo), argento e argento dorato sbalzato, cesellato e parti fuse, attribuito ad Andrea Arena, proveniente dalla chiesa del Sacro Cuore.
- Portantina (fine XVIII secolo), in legno intagliato e dorato, bronzo, cuoio e seta, realizzata da maestranze palermitane, proveniente dalla Cattedrale; questa è decorata con le raffigurazioni pittoriche delle Virtù Cardinali e dell'Allegoria della Verità.
- Piviale (prima metà del XVII secolo), gros de Tours laminato, di manifattura siciliana, proveniente dalla Cattedrale.
- Pianeta, (metà del XVII secolo) in taffetas, laminato broccato, di manifattura italiana, proveniente dalla Cattedrale.
- Dalmatica (XVI secolo), broccatello, di manifattura siciliana, proveniente dalla Cattedrale.
VII - Sala dei Vescovi
La sala documenta, attraverso l'illuminata committenza vescovile, la storia della Diocesi. Tra le opere e la suppellettile liturgica esposte, commissionate dagli Arcivescovi succedutisi nel tempo, in gran parte opera di artisti siciliani, si segnalano:
- Calice (1695), in argento sbalzato, filigrana d'argento, rame dorato e corallo, realizzato da Francesco Lo Iacono, proveniente dalla Cattedrale.
- Gesù Cristo alla colonna (XVII secolo), olio su tela, di anonimo pittore siciliano, proveniente dall'Albergo dei Poveri.
Cappella Neoclassica
La sala, che conclude l'itinerario espositivo, in origine cappella commissionata dell'arcivescovo Domenico Gaspare Lancia di Brolo (1884 – 1919), è caratterizzata da volta a botte dipinta a cassettoni. Ospita le opere più tarde del percorso museale, tra le quali si segnalano:
- Parato costituito da pianeta, stola e manipolo con lo stemma dell'arcivescovo Domenico Gaspare Lancia di Brolo (fine del XIX secolo), di manifattura siciliana, modano ricamato, proveniente dalla Cattedrale.
- Paliotto con Scene della Resurrezione di Gesù Cristo (terzo quarto del XVIII secolo), stucco e stucco policromo trattato a finto marmo, attribuito a Gaspare Firriolo, proveniente dall'Abbazia di Santa Maria del Bosco di Calatamauro.
- Gesù Cristo alla colonna (1787), in legno policromo, opera del palermitano Girolamo Bagnasco, proveniente dalla Chiesa di San Pietro.
- Madonna addolorata (metà XVIII secolo), olio su tela, del palermitano Vito D’Anna, proveniente dalla Chiesa di Maria SS. Addolorata.
- Cena in Emmaus (1843), olio su tela, di Giuseppe Patania, proveniente dal refettorio del Monastero benedettino.
- Madonna con Gesù Bambino e san Giovannino (XIX secolo), olio su tela, di Anna Turrisi Colonna, proveniente dall'Albergo dei Poveri.
Cappella del Crocifisso o Roano
La splendida cappella, commissionata dall'arcivescovo Giovanni Roano (a Morenreale dal 1673 al 1703), che fonde l'eccesso del barocco alla ridondanza del gusto iberico del prelato, raccoglie numerose frasi tratte perlopiù dall'Antico Testamento che servono, assieme alle tante immagini simboliche, ad istruire il catecumeno che entra nel piccolo sacello.
Di particolare valore storico-artistico:
- Gesù Cristo inchiodato all'albero di Iesse;
- Statue dei quattro profeti maggiori (Daniele, Ezechiele, Isaia e Geremia);
- Statue delle tre Virtù teologali (Fede, Speranza e Carità).
Inoltre, Roano arricchì la sacrestia della cappella con alcuni pregevoli arredi, fra i quali si notano:
- Armadio da sacrestia (fine XVII secolo), legno intagliato e marmo, attribuito a Antonio Rallo-Alberto Orlando .
- Inginocchiatoio (fine XVII secolo), legno intagliato e marmo, attribuito a Antonio Rallo-Alberto Orlando .
- Lavabo (fine XVII secolo), in marmi mischi, attribuito a Giovan Battista Firrera.
La preferenza, da parte dell'Arcivescovo, per il variegato intreccio di colori si rivela anche nelle preziose suppellettili liturgiche da lui commissionate e nei parati sacri, tra i quali si trovano preziosi capolavori dell’arte orafa siciliana, come:
- Baculo pastorale, ostensorio e palmatoria (1692 ca.), in filigrana d’argento e pietre policrome che Roano verosimilmente utilizzò in occasione della solenne benedizione del piccolo edificio sacro.
- Ostensorio (1692 ca.), filigrana d’argento e pietre policrome, di argentiere messinese.
- Mitria (1692 ca.), raso turco laminato ricamato, di manifattura siciliana.
Galleria fotografica
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