Rosa d'Oro

Da Cathopedia, l'enciclopedia cattolica.
100%Decrease text sizeStandard text sizeIncrease text size
Share/Save/Bookmark
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Rosa d'Oro commissionata da papa Giovanni XXII e donata nel 1330 a Rodolfo III di Nidau

La Rosa d'Oro è un fiore in metallo prezioso che è offerto come onorificenza pontificia riservata a personaggi insigni, a chiese o a santuari mariani, come segno di speciale distinzione.

Il dono della Rosa d'Oro è un gesto antico, riservato al Pontefice e mai caduto in disuso.

Descrizione

La forma della rosa è andata cambiando nel corso dei secoli.

In origine era formata da un solo e semplice fiore, in oro dipinto di rosso nel bocciolo, per imitare il colore naturale. Successivamente il rosso fu poi sostituito da un rubino al centro della rosa.

Durante il pontificato di Sisto IV (1471 - 1484), la rosa divenne un ramo spinoso con più fronde e fiori, di cui quello centrale più alto e grande. Il ramo di rosa, in foglia d'oro, nel mezzo del quale era inserito un piccolo serbatoio in cui il Papa versava il balsamo e il muschio tritato: rito introdotto per imitare la fragranza soave della rosa e anche per sottolineare il profondo significato cristologico che le era attribuito.

Infine, a partire dal XVI secolo, si cominciò ad inserire il ramo di rose in un vaso e a sostituire l'oro con argento dorato.

Storia

Origine

Sull'origine del rito sappiamo da uno studioso del XVIII secolo, Francesco Annivitti, che copia un manoscritto conservato nel Monastero di Santa Croce in Gerusalemme, che riportava l'omelia di Onorio III in occasione della domenica Laetare del 1217, il quale attribuiva l'introduzione di questo rito a papa Gregorio Magno (590-604).

Tale rito divenne comune solo più tardi con Leone IX (1049-1054), il quale chiese ai monasteri da lui fondati in Alsazia di far arrivare ogni anno a Roma una Rosa d'Oro già fusa, o il quantitativo d'oro sufficiente a confezionarla. La rosa doveva giungere in città in tempo per la statio quaresimale della domenica Laetare.

Il ricordo di una prima concessione della Rosa d'Oro da parte di un papa risale al 1096, quando Urbano II la conferì a Fulcone d'Angiò. A partire dal XVI secolo, poi l'uso di offrire la rosa d'oro andò sempre più diffondendosi, tanto che, accanto ad illustri personaggi di entrambi i sessi, distintisi per importanti servizi resi alla Chiesa e alla società, la ricevettero, in segno di speciale devozione, anche Chiese insigni[1].

Nella storia della Rosa d'Oro si possono poi distinguere due periodi: prima di Avignone e dopo la Cattività avignonese[2].

Prima di Avignone

Nel primo periodo, la Rosa d'Oro veniva benedetta, durante la statio della domenica di Quaresima, che si teneva nella basilica di Santa Croce in Gerusalemme. Nel corso della liturgia della domenica Laetare, il Papa portava nella mano sinistra, dopo averla benedetta, la Rosa d'Oro, che poi deponeva sull'altare della basilica. Al termine della Messa, il Pontefice la riprendeva e la teneva fino al rientro nel patriarchio lateranense, donandola, infine, al prefetto di Roma, che aveva partecipato al rito a nome della città.

Dopo Avignone

Al rientro da Avignone (post 1377) si cominciò a benedire la Rosa d'Oro nel Palazzo del Laterano.

Dalla metà del XV secolo venne utilizzata per questo rito la Sala dei Paramenti dello stesso Palazzo e un cerimoniale, rimasto, con qualche piccola variazione, identico fino al XIX secolo, il quale prevedeva che il Papa nella quarta domenica di Quaresima, nella quale si canta Laetare Hierusalem, benediceva la Rosa d'Oro, destinata poi ad essere donata dallo stesso Pontefice, dopo la celebrazione della Messa, ad un principe, se presente al rito, o ad essere inviata a qualche personalità o istituzione dopo aver consultato i cardinali.

Rito

Papa Benedetto XVI consegna la Rosa d'Oro alla Madonna del Rosario di Pompei

Il rito prevedeva che la Rosa d'Oro venisse posta su un piccolo altare, appositamente preparato nella Sala dei Paramenti con due candelieri accesi.

Il Papa, dopo aver indossato il camice, la stola rosa, il piviale e la mitria, si accostava all'altare, dove era collocata la rosa, deponeva la mitria, iniziando il rito con le parole: Adiutorium nostrum in nomine Domini, il saluto liturgico e l'orazione di benedizione. Al termine della preghiera, un chierico di camera, in cotta e rocchetto, sorreggeva la rosa davanti al Pontefice, che la ungeva con un balsamo e introduceva un'esigua parte dell'unguento, misto a muschio tritato, nel bocciolo più grande, dov'era un piccolo serbatoio.

In seguito, il Papa aspergeva la rosa con l'acqua benedetta e la incensava. Dopo questa benedizione si recava ad assistere in cappella alla Messa con la rosa nella mano sinistra e la destra benedicente; giunto al faldistorio dinanzi all'altare, prima di inginocchiarsi per un breve momento di adorazione.

Al termine della Messa, il Pontefice riprendeva la rosa e ritornava nella Sala dei Paramenti, dove era ammesso il personaggio a cui la rosa era destinata. Questi genuflesso ai piedi del Pontefice riceveva il dono con queste parole:

« Ricevi dalle nostre mani, quale immeritato vicario di Cristo in terra, la rosa, con la quale è reso manifesto il gaudio delle due Gerusalemme, della Chiesa trionfante come di quella militante, e per la quale a tutti i fedeli di Cristo è significato Egli stesso, il fiore più splendente, che è la gioia e la corona di tutti i santi: accettala, Tu, o dilettissimo figlio, che in terra sei nobile, potente e ricco di virtù, affinché, come la rosa piantata lungo copiosi corsi d'acqua, così tutte le tue virtù siano in Cristo Signore nobilitate. A te, dalla sua infinita clemenza, si degni di concedere tale grazia, Colui che è uno e Trino nei secoli dei secoli. Amen. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo»

Qualora il destinatario non fosse stato presente, la rosa veniva accompagnata da un'appropriata delegazione, guidata dal cosiddetto Latore della Rosa d'Oro, incarico affidato ad un cameriere laico, generalmente un principe romano, la cui carica è durata fino alla riforma della Corte pontificia del 1968 compiuta da Paolo VI.

La consegna della rosa era accompagnata sempre da una lettera apostolica che ne illustrava il significato e la valenza.

La benedizione della Rosa d'Oro era riservata sempre e solo al Papa. Infatti, quando questi era fuori Roma - come accadde nel corso della visita di Pio VI a Vienna nel 1782 - la rosa non veniva benedetta, ma si esponeva nella cappella papale quella dell'anno precedente. Nel caso, invece, d'impedimento del Pontefice, per malattia o per l'età avanzata, il rito si svolgeva nella sua cappella privata.

In alcuni anni, in ragione del calendario che faceva combaciare la quarta domenica di Quaresima con la solennità dell'Annunciazione, la rosa veniva benedetta nella sagrestia della Basilica di Santa Maria sopra Minerva.

Significato

In origine la Rosa d'oro indicava principalmente gioia per la Pasqua vicina, e aveva un profondo significato cristologico, in quanto - come recitava la preghiera di benedizione - essa rappresentava il fiore di campo, cioè Gesù Cristo. All'unico Signore si chiedeva che la Chiesa, per mezzo delle opere, potesse associarsi alla fragranza di quel fiore e spandere il buon profumo di Cristo nel mondo. Così, a chi la riceveva in dono, veniva riconosciuto il compito di portare il buon odore di Cristo, con la vita e le opere al servizio della Chiesa. Anche il dono ad una chiesa o ad un santuario mariano riconduceva allo stesso significato: testimoniare Cristo nel mondo.

Destinatari

Papa Benedetto XVI offre la Rosa d'oro alla Vergine di Fatima

Leggendo la lunga lista di coloro che hanno ricevuto la Rosa d'Oro, possiamo osservare anche una singolare storia del papato, che s'intreccia con avvenimenti grandi e piccoli.

Personaggi illustri

La Rosa d'Oro veniva donata a personaggi illustri, quali vescovi e abbaddesse, principi e regnanti, legati alla Chiesa da motivazioni politiche o agli imperatori nel giorno della loro nomina. L'hanno ricevuta tra gli altri:

È significativo notare come, dopo la metà del XVII secolo, la Rosa d'Oro diventerà sempre più un dono destinato ai santuari mariani, alle regine o a personalità femminili, preferendosi per gli uomini altre distinzioni cavalleresche, in particolare lo stocco pontificio, che si benediceva a Natale: segno, anche questo, del mutare della percezione del valore simbolico del rito.

L'hanno ottenuta tra le altre donne:

Simone di Giovanni Ghini, Rosa d'Oro di papa Pio II (1458); Siena, Museo Civico

Santuari e chiese

Inoltre, la Rosa d'Oro può essere donata anche ad un santuario o ad una chiesa, tra questi si ricordano:

Molte furono, poi, inviate alle cattedrali dove i Pontefici erano stati in precedenza vescovi:

Il Papa Benedetto XVI, visitando alcuni importanti Santuari mariani, ha donato una Rosa d'Oro, quale segno di pietà e devozione. Ha offerto questo riconoscimento a:

Note
  1. Nicolò Del Re, Rosa d'oro, in Dizionario storico religioso, Roma 1966.
  2. Il periodo della Cattività Avignonese copre gli anni 1309-1377.
Bibliografia
  • Luigi Grassi et al., Dizionario di Antiquariato, A. Vallardi - Garzanti Editori, Milano 1992, p. 959 ISBN 9788811917014
  • Sandra Vasco Rocca, Gli oggetti devozionali, in Suppellettile ecclesiastica. 1, Centro Di Editore, Firenze 1988, pp. 412 - 413 ISBN 88703816412
Voci correlate
Collegamenti esterni