Basilica di Santa Maria sopra Minerva (Roma)
Basilica di Santa Maria sopra Minerva | |
Roma, Basilica di Santa Maria sopra Minerva | |
Stato | Italia |
---|---|
Regione | Lazio |
Regione ecclesiastica |
Regione ecclesiastica Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | Roma |
Diocesi |
Roma Vicariatus Urbis |
Religione | Cattolica |
Indirizzo |
Via del Beato Angelico, 35 00186 Roma (RM) |
Telefono | +39 06 69920384 |
Posta elettronica | santamariasopraminerva@gmail.com |
Sito web | Sito ufficiale |
Proprietà | Fondo Edifici di Culto (Stato Italiano); Camera dei Deputati |
Oggetto tipo | Chiesa |
Oggetto qualificazione | basilicale |
Dedicazione | Maria Vergine |
Sigla Ordine qualificante | O.P. |
Sigla Ordine reggente | O.P. |
Fondatore | Ordine dei Frati Predicatori |
Data fondazione | 1280 |
Architetti |
Sisto Fiorentino Ristoro da Campi Filippo Raguzzini (ristrutturazione del XVIII secolo) Carlo Marchionni (ristrutturazione del XVIII secolo) Girolamo Bianchedi (restauro del XIX secolo) |
Stile architettonico | Gotico, barocco e neogotico |
Inizio della costruzione | 1280 |
Completamento | 1855 |
Strutture preesistenti | Isèum e Serapèum, Oratorio di Santa Maria in Minervium |
Iscrizioni | ANDREAS CAPRANICA DOMINICI F RESTITUIT A. D. MDCX.; PIUS V PONT. MAX. EX ORD. PRAED. |
Coordinate geografiche | |
Roma | |
La Basilica di Santa Maria sopra Minerva (in latino: Basilica Sanctae Mariae supra Minervam) è una chiesa di Roma, che sorge in piazza della Minerva, nelle vicinanze del Pantheon, situata nel centro storico della città, nel rione Pigna. L'edificio sacro è il fulcro di quell'Insula Sapientiae di cui oggi fanno parte il Convento domenicano, la Biblioteca della Camera dei Deputati, la contigua Biblioteca Casanatense e il palazzo, sede della Biblioteca del Senato della Repubblica.
Storia
Dalle origini al Medioevo
Sin dall'antichità, nel sito attualmente occupato dalla Basilica e dall'annesso convento domenicano sorgevano alcuni edifici romani di grande rilevanza:
- l'Isèum e il Serapèum dedicati rispettivamente a Iside e Serapide, che costituivano il principale santuario dei culti egizi a Roma;
- la grande piazza porticata che serviva per le votazioni, denominata Saepta Iulia;
- il Minervium, il tempio eretto in onore di Minerva Chalcidica ("Minerva portiera" o "guardiana"), costruito da Domiziano (51–96).
Nell'VIII secolo fu edificato in questo luogo un piccolo oratorio, citato nell'Itinerario di Einsiedeln (fine dell'VIII secolo), dedicato a Maria Vergine con il toponimo di Minervum[1] che papa Zaccaria (741-752) concesse alle monache basiliane fuggite da Costantinopoli per le persecuzioni degli iconoclasti.[2]
L'oratorio è menzionato come appartenente, con tutte le sue pertinenze, al Monastero di Santa Maria in Campo Marzio nella bolla del 1194, con cui Celestino III (1191-1198) ricevette il suddetto cenobio sotto la sua protezione, enumerandone i beni. Inoltre, nel 1255 Alessandro IV (1254-1261) stabilisce in questo luogo una comunità di Convertite: l'edificio all'epoca apparteneva alle monache benedettine del Campo Marzio.
Solo nel 1256 l'oratorio fu concesso all'Ordine Domenicano, per interessamento di Aldobrandino Cavalcanti, vescovo di Orvieto, che nel 1275 ne ottenne anche il possesso; nel 1276 divenne parrocchia e fu distaccata dalla giurisdizione della vicina Basilica di San Marco.
Nel 1280, durante il pontificato di Niccolò III (1277-1280), si intraprese la costruzione della grandiosa chiesa gotica a tre navate; a dirigere i lavori probabilmente furono chiamati Sisto Fiorentino (†1289) e Ristoro da Campi, gli stessi domenicani ai quali è attribuita la fabbrica di Santa Maria Novella a Firenze e che in quel periodo si trovavano sicuramente a Roma. Negli anni successivi anche papa Bonifacio VIII (1294-1303) promosse il progetto, elargendo nel 1295 un'ingente somma di denaro, seguito da numerosi fedeli con i propri lasciti testamentari.
Alla fine del XIII secolo il coro e il transetto erano compiuti e la chiesa poteva essere utilizzata per il culto; ma lo spostamento della corte papale ad Avignone all'inizio del XIV secolo causò un rallentamento dei lavori, tanto che soltanto nel 1453 fu eretta per volere del conte Francesco Orsini, prefetto di Roma, e del cardinale Domenico Capranica (1400–1458): un prospetto con una terminazione sommitale "a guscio", simile a quella tuttora visibile in Santa Maria in Ara Coeli, come attesta l'iscrizione posta sulla stessa e che così recita:
(LA) | (IT) | ||||
« | FRANCISCUS DE URSINIS GRAVINE / ET CUPERSANI COMES ALME UR/BIS PREFECTUS ILLUSTRIS AEDES / MARIE VIRGINIS SUP(RA) MINERVAM / IAMDIU MEDIO OPERE INTERU/PTAS P(ro)RIIS SU(m)PTIBUS ABSOLVERE / CURAVIT P(ro) E(ius) A(n)I(m)E SALUTE / ANNO D(omi)NI MCCCCLIII / PONT D(omi)NI N(ost)RI NICOLAI PAPE V » | « | Francesco Orsini, conte di Gravina e Conversano, illustre prefetto dell'alma Urbe, la chiesa di S. Maria sopra Minerva, già interrotta a metà dei lavori, fece completare a proprie spese per la salvezza della sua anima nell'anno del Signore 1453, sotto il pontificato del Signore Nostro papa Nicolò V » |
Tra il XIV e il XV secolo il convento domenicano della Minerva era una realtà già molto significativa nella vita religiosa romana. Non a caso, trascorsero qui i loro ultimi anni di vita santa Caterina da Siena (1347-1380) e il Beato Angelico (1395-1455), entrambi sepolti nella chiesa.
Alla metà del XV secolo il cardinale Juan de Torquemada (1388-1468) fece sostituire a sue spese il tetto a capriate della navata centrale con una copertura a volte a crociera, mentre quelle laterali erano così fin dal XIV secolo.
Il complesso conventuale ospitò, tra l'altro, la Sacra Congregazione del Sant'Uffizio e fu sede di due conclavi, nel 1431 e nel 1447, nei quali vennero eletti Eugenio IV e Niccolò V.[3]
L'accresciuta importanza del complesso domenicano portò, nella seconda metà del XV secolo, a rilevanti ampliamenti, con la costruzione, su impulso del cardinale Oliviero Carafa (1430–1511), di un secondo chiostro.
Dal Cinquecento al Settecento
Molti dei protagonisti della cultura architettonica rinascimentale lavorarono nella basilica: Baldassarre Peruzzi, Giovan Battista da Sangallo e Antonio da Sangallo il Giovane furono, infatti, impegnati nella prima metà del XVI secolo nel rifacimento e ampliamento dell'abside per collocarvi i monumenti funebri dei papi Leone X e Clemente VII, i cui lavori andarono a rilento tanto che si rinunciò alla risistemazione complessiva del coro (trasformato poi da Giovanni Fontana e Carlo Maderno tra il 1603 e il 1616 circa) e le due tombe vi furono collocate solo nel 1540.
Il complesso conventuale conobbe un periodo di grande espansione e trasformazione nel corso della seconda metà del XVI secolo, quando divenne la sede delle alte gerarchie dell'Ordine, che rilanciarono con forza la propria azione politico-religiosa, e uno dei principali centri di elaborazione della riforma cattolica, tanto che nel 1577, il vescovo Juan Solano (1505 ca.- 1580) vi istituisce il Collegium Divi Thomae, oggi Pontificia Università San Tommaso d'Aquino (nota come Angelicum), come luogo destinato alla formazione intellettuale e spirituale dei giovani domenicani, provenienti dalle province d'Italia. Le modifiche strutturali più rilevanti si ebbero tra il 1558 ed il 1570 su impulso del maestro generale Vincenzo Giustiniani (1520-1582), che avviò una radicale opera di rinnovamento, che si concluse alla metà del Seicento.
Nel XVII secolo, la facciata della chiesa sarà trasformata per volontà del cardinale Antonio Barberini (1569-1646), fratello di papa Urbano VIII, e all'interno saranno aggiunte alla spoglia struttura gotica soprastrutture in legno e stucchi in stile barocco che però verranno eliminate con il restauro ottocentesco.
Nel 1667, sulla piazza antistante, fu innalzato l'Elefante obeliscoforo, disegnato da Gian Lorenzo Bernini ed eseguito da Ercole Ferrata,[4] divenuto subito il simbolo caratteristico di Piazza della Minerva e ormai parte integrante della visione d'insieme dalla chiesa.
I lavori di costruzione della basilica termineranno solo nel 1725, in occasione del Giubileo, per volere di papa Benedetto XIII (1724-1730) su progetto degli architetti Filippo Raguzzini (1690-1771) e Carlo Marchionni (1702-1786), che procedettero alla decorazione della facciata, accentuando il carattere barocco di tutto l'edificio.
Dall'Ottocento a oggi
Tra il 1797 e il 1814, durante l'occupazione francese di Roma, il convento venne utilizzato come caserma di fanteria, provocando ingenti danni. Nel 1810 si ebbe un ulteriore degrado degli ambienti, poiché in seguito alla soppressione degli ordini religiosi i frati furono costretti ad abbandonare il complesso e a disperdersi. Solo nel 1825 potettero farvi ritorno e avviare una serie di lavori per porre rimedio ai danni causati dalle truppe: è in questo periodo che maturò l'idea di un restauro integrale della chiesa.
L'aspetto odierno della basilica è in gran parte il risultato dei radicali restauri in stile neogotico, diretti tra il 1848 e il 1855 dall'architetto domenicano Girolamo Bianchedi, con i quali si volle riportare la chiesa alle primitive linee romanico-gotiche, che comportarono notevoli cambiamenti strutturali e modificarono fortemente l'aspetto austero della chiesa medioevale: nel coro furono aperte nuove finestre, mentre le sei finestre quadrangolari della navata maggiore furono sostituite con dodici aperture circolari; vennero rifatte le volte della tribuna e del coro; furono realizzate le fasce trasversali in corrispondenza delle campate della navata centrale, impostate sui capitelli delle semicolonne addossate ai pilastri; furono messi in opera i costoloni lungo le nervature delle crociere; vennero inserite vetrate dipinte nelle navate, nella controfacciata e nell'abside, raffiguranti i Santi dell'Ordine Domenicano.
Nel 1873 il complesso fu espropriato e incamerato dal demanio del Regno d'Italia,[5] il quale destinò il convento a sede del Ministero del Tesoro e successivamente del Ministero della Pubblica Istruzione e del Ministero delle Poste. La nuova utilizzazione produsse danni talora irreversibili alle strutture e la perdita della stessa memoria storica dell'unitarietà dell'impianto monumentale.
Nel 1929 i frati domenicani ottennero di poter tornare nel convento, occupando alcuni ambienti, per officiare la chiesa.
La basilica attualmente è luogo sussidiario di culto della parrocchia di Santa Maria in Aquiro, mentre il convento dal 2007 ospita il Polo bibliotecario parlamentare, nel quale sono confluite la Biblioteca della Camera dei Deputati e quella del Senato della Repubblica.
Titolo cardinalizio
La chiesa è sede del titolo cardinalizio di Santa Maria sopra Minerva, istituito da papa Paolo IV, il 24 marzo 1557: l'attuale titolare è il cardinale António Augusto dos Santos Marto.
Descrizione
Esterno
La facciata, modificata nel XVII secolo, semplice e sobria, è divisa in tre sezioni da lesene e coronata da un disadorno cornicione, ognuna aperta da tre grandi oculi e da altrettanti portali, realizzati nel XV secolo: i due laterali sono sormontati da lunette con dipinti murali ad affresco, mentre quello centrale da un timpano triangolare. Al centro dell'architrave, tra un motivo di festoni e teste di cherubini, si trova lo stemma (parzialmente abraso) del cardinale Domenico Capranica; sotto, l'iscrizione:
« | ANDREAS CAPRANICA DOMINICI F. RESTITUIT A. D. MDCX. » |
Alle estremità della facciata vi sono due blasoni degli Orsini (uno più semplice e l'altro sormontato da cimiero), mentre al centro svetta un grande stemma di Pio V con l'iscrizione nella quale si legge:
(LA) | (IT) | ||||
« | PIUS V PONT. MAX. EX ORD. PRAED. » | « | Pio V, sommo pontefice, dell'Ordine dei Predicatori » |
Degne di nota sono due gruppi di tre lapidi apposte sulla parte destra indicanti l'altezza raggiunta dalle inondazioni del fiume Tevere: va ricordato, infatti, che questa zona, con il vicino Pantheon, era tra le più basse della città e quindi particolarmente soggetta ad alluvioni. La più antica risale al 1422, durante il pontificato di Martino V, mentre quella indicante il livello più alto raggiunto risale al gennaio 1548; la più recente è del dicembre 1870.
Interno
La chiesa, orientata (ossia con l'abside rivolto a Est), è divisa in tre navate da dodici pilastri mistilinei a sezione quadrata sulle quali s'impostano le volte a crociera e presenta il transetto, un profondo coro e due cappelle ai lati del presbiterio, sopra le quali sono ubicati:
- Organi a canne (1628), di Ennio Bonifazi.
Lungo la navata sinistra si notano di notevole interesse storico-artistico:
- accanto al portale sinistro:
- in basso, Monumento funebre di Francesco Tornabuoni (1480), in marmo di Mino da Fiesole (40).[6]
- in alto, Monumento funebre del cardinale Giacomo Tebaldi (1466), in marmo, attribuito ad Andrea Bregno e Giovanni Dalmata.
- nella prima cappella, dedicata al Sacro Cuore di Gesù (39), costruita nel 1577, si nota:
- Busto di Girolamo Bottigelli (1515), in marmo attribuito ad Andrea Sansovino.
- sul primo pilastro, Monumento funebre di Raffaele Fabretti (1700), in marmo di Camillo Rusconi (38).[7]
- nella seconda cappella, dedicata a san Giovanni Battista (37), detta anche Cappella Naro, costruita nel 1588 e decorata con dipinti, eseguiti intorno al 1600 da Francesco Nappi, raffiguranti:
- all'altare, pala con San Giovanni Battista, olio su tela;
- sulla volta, Profeti e angeli, affreschi;
- nei pennacchi, Evangelisti, affreschi;
- nella lunetta, Predica di san Giovanni Battista, affresco.
- alle pareti laterali,
- Monumento funebre del cardinale Gregorio Naro (1634), in marmo di ambito romano.[8]
- Monumento funebre di Giovanni Battista Naro (post 1644 - 1650 ca.), in marmo di ambito romano.[9]
- alle pareti laterali, entro nicchie ovali,
- Ritratto di Lucrezia Naro Machiavelli (ultimo quarto del XVI secolo), in marmo di ambito romano;[10]
- Ritratto di Orazio Naro (1588 ca.), in marmo di ambito romano;[11]
- Ritratto di Bernardino Naro (XVII secolo), in marmo di ambito romano;[12]
- Ritratto di Prudenza Capizucchi Naro (1786), in marmo di ambito romano;[13]
- nella terza cappella, dedicata a Cristo redentore (36), detta anche Cappella Grazioli, si conservano:
- all'altare, pala con Gesù Cristo redentore (primo quarto del XVI secolo), attribuito al Pietro Perugino, donata da papa Clemente VIII.[14]
- a sinistra, Statua di san Sebastiano (XV secolo), in marmo attribuito a Michele Marini;
- a destra, Statua di san Giovanni Battista (1602 - 1603 ca.), attribuita ad Ambrogio Buonvicino;[15]
- alle pareti laterali, Monumenti funebri di Agostino e Benedetto Maffei (1490-1494), in marmo di Luigi Capponi o della sua scuola.
- tra la terza e quarta cappella, Monumento funebre di Giovanni Vigevano (1617 - 1621 ca.), in marmo attribuito a Gian Lorenzo Bernini (35).[16]
- nella quarta cappella, dedicata a san Vincenzo Ferrer (34), detta anche Cappella Giustiniani, è collocata:
- all'altare, pala con Predica di san Vincenzo Ferrer (1600 - 1604), olio su tela di Bernardo Castello.[17]
- a destra dell'altare, Madonna con Gesù Bambino (fine del XIII - inizio del XIV secolo), affresco frammentario, attribuito alla scuola di Duccio di Buoninsegna.[18]
- alla parete sinistra, Monumento funebre del cardinale Vincenzo Giustiniani (1582), in marmi policromi di ambito romano.
- alla parete destra, Monumento funebre di Giuseppe Giustiniani (1600), in marmi policromi di ambito romano.
- sul quarto pilastro, Monumento funebre di Fabio e Ippolito De Amicis (prima metà del XVII secolo), in marmo di Pietro da Cortona (33).
- nella quinta cappella, dedicata a san Giacomo Maggiore (31), detta anche Cappella Lante della Rovere, si notano:
- all'altare, pala con San Giacomo Maggiore (1570 - 1580 ca.), olio su tela, di Marcello Venusti.[19]
- alla parete sinistra, Monumento funebre di Carlotta e Livia Lante della Rovere (1865), in marmo di Pietro Tenerani;
- alla parete destra, Monumento funebre di Maria Colonna Lante (1840), in marmo di Pietro Tenerani.
- sul quinto pilastro, Monumento funebre della venerabile Maria Raggi (1643 ca.), in marmo nero e giallo, e bronzo dorato di Gian Lorenzo Bernini (30).[20]
- tra la quinta e la sesta cappella, Monumento funebre di Ottaviano Ubaldino (1700), in marmi policromi di ambito romano.
- nella sesta cappella, dedicata a san Pio V (29), detta anche Cappella Braschi, sono custodite:
- all'altare, pala con San Pio V trionfa sui turchi (1715 post - 1734 ca.), olio su tela di Andrea Procaccini;[21]
- alla parete sinistra, Assunzione di Maria Vergine (ultimo quarto del XVII secolo), olio su tela di Lazzaro Baldi.
- alla parete destra, San Pio V e la battaglia di Lepanto (1672), olio su tela di Lazzaro Baldi.[22]
Transetto sinistro
Nel transetto sinistro sono collocati:
- all'inizio, a sinistra, Monumento funebre di Andrea Bregno (inizio del XVI secolo), in marmo, attribuito Luigi Capponi (28).
- accanto, all'altare di San Giacinto (27), Apparizione della Madonna a san Giacinto di Polonia (primo quarto del XVII secolo), olio su tela di Ottavio Leoni.
- nel terminale del braccio, Cappella di San Domenico (26), realizzata nel 1725 da Filippo Raguzzini su incarico di papa Benedetto XIII:
- all'altare, pala con Madonna, tra santa Caterina d'Alessandria e santa Maria Maddalena, dona l'icona con san Domenico di Guzman (1723 - 1726), olio su tela di Paolo De Matteis: il dipinto al centro con l'immagine del Santo è una copia di un'opera del Beato Angelico.
- alla parete sinistra, gruppo scultoreo con Madonna con Gesù Bambino, san Giovannino e san Giovanni fanciullo (1670), in marmo di Francesco Grassia.[23]
- alla parete destra, Monumento funebre di papa Benedetto XIII (1734 - 1737), in marmo di Pietro Bracci, Carlo Marchionni e Bartolomeo Pincellotti.[24]
Sacrestia e stanza di S. Caterina da Siena
Dal transetto sinistro, per un corridoio, si accede alla splendida sacrestia (25), progettata da Andrea Sacchi, dove si segnalano:
- all'altare, pala con Gesù Cristo crocifisso tra san Domenico di Guzman, san Tommaso d'Aquino, san Pietro martire, santa Caterina da Siena e santo (1620-1640), olio su tela di Andrea Sacchi.[25]
- sulla volta, Gloria di san Domenico di Guzman (1620-1636), affresco di Giuseppe Puglia.
- alla parete d'ingresso, I conclavi tenuti nella Basilica di Santa Maria sopra Minerva nel 1431 e 1447 (1620-1640), olio su tela di Giovanni Battista Speranza.
- Madonna con Gesù Bambino tra san Pietro e san Paolo (1575-1579), olio su tavola di Marcello Venusti.[26]
Dalla sacrestia si accede una piccola stanza dove morì santa Caterina da Siena nel 1380, ricostruita in questo ambiente nel 1637 per volontà del cardinale Antonio Barberini e decorata con dipinti murali staccati raffiguranti:
- Storie della vita di Gesù Cristo e Santi (1482-1483), affreschi di Antoniazzo Romano.
Cappella di Santa Maria Maddalena
Dal transetto sinistro, si accede alla cappella, dedicata a santa Maria Maddalena (24), detta anche Cappella Frangipane e Capiferro, dove si conservano:
- all'altare, Stendardo processionale con Madonna con Gesù Bambino e colomba dello Spirito Santo (1448 - 1449), tempera su seta trasportata su tavola di Benozzo Gozzoli.[27]
- alla parete sinistra, Monumento funebre di Giovanni Arberini (1494), in marmo, attribuito ad Agostino di Duccio o Mino da Fiesole:[28] l'opera venne realizzata utilizzando un sarcofago romano decorato con un rilievo con Ercole lotta con il leone di Nemea.
Tomba di Beato Angelico
Sul pavimento, tra la cappella di Santa Maria Maddalena e il vestivolo, è collocata:
- Lastra tombale di Beato Angelico (1455), in marmo di Isaia da Pisa:[29] il celebre artista mori nel convento annesso alla basilica il 18 febbraio 1455. Sull'opera è posta l'iscrizione dettata dallo scrittore e filosofo Lorenzo Valla (1407 – 1457) che recita:
(LA) | (IT) | ||||
« | NON MIHI SIT LAUDI QUOD ERAM VELUT ALTER APELLES, SED QUOD LUCRA TUIS OMNIA CHRISTE DABAM. ALTERA NAM TERRIS OPERA EXTANT, ALTERA CAELO, URBS ME JOHANNEM FLOS TULIT ETRURIAE. » | « | Qui giace il venerabile pittore Fra Giovanni dell'Ordine dei Predicatori. Che io non sia lodato perché sembrai un altro Apelle, ma perché detti tutte le mie ricchezze, o Cristo, a te. Per alcuni le opere sopravvivono sulla terra, per altri in cielo. La città di Firenze dette a me, Giovanni, i natali. » |
Vestibolo
Dal transetto sinistro, si entra nel vestibolo (23), che era un tempo la cappella dedicata a san Tommaso d'Aquino, ma prese la forma attuale con il giubileo del 1600 per poter accedere alla chiesa dall'attuale via Beato Angelico. All'interno, sono collocati:
- alla parete sinistra,
- Monumento funebre del cardinale Matteo Orsini (1340 ca.), in marmo, di Agnolo da Siena.[30]
- Monumento funebre del cardinale Michele Bonelli (1611), in marmo, eseguita da Silla Longhi, su disegno di Giacomo Della Porta.[31]
- alla parete destra, Monumento funebre del cardinale Domenico Pimentel (1653 - 1654 ca.), in marmo, eseguita da Ercole Ferrata, su disegno di Gian Lorenzo Bernini.[32]
- sopra la porta, Monumento funebre del cardinale Carlo Bonelli (1657), in marmo, eseguita da Ercole Ferrata, su disegno di Carlo Rainaldi.[33]
Presbiterio
Sul presbiterio, rialzato di alcuni gradini, si possono ammirare:
- addossato al pilastro sinistro, Gesù Cristo risorto (1518 - 1520 ca.), in marmo di Michelangelo Buonarroti (22).[34]
- addossato al pilastro destro, San Giovanni Battista (1858), in marmo di Giuseppe Obici (19).
- sotto l'altare maggiore, Sarcofago di santa Caterina da Siena (metà del XV secolo), in marmo attribuito a Isaia da Pisa (20).
- nel profondo coro (21),
- nella parete sinistra, Monumento funebre di papa Leone X (1536-1541), in marmo di Antonio da Sangallo il Giovane, Bartolomeo Bandinelli e Raffaello da Montelupo.[35]
- nella parete destra, Monumento funebre di papa Clemente VII (1536-1541), in marmo di Antonio da Sangallo il Giovane, Bartolomeo Bandinelli e Giovanni Lippi.[36]
- nel pavimento, Lastra tombale del cardinale Pietro Bembo (1547).
Cappella della Madonna del Rosario
Dal transetto destro, si accede alla cappella, dedicata alla Madonna del Rosario (18), detta anche Cappella Capranica, dove si conservano:
- all'altare, Madonna del Rosario (prima metà del XVIII secolo), olio su tela di Michelangelo Cerruti.
- alle pareti laterali, ciclo di dipinti murali con Storie della vita di santa Caterina da Siena (ultimo quarto del XVI secolo), affreschi di Giovanni De Vecchi.
- nella volta, ciclo di dipinti con Misteri del Rosario (1573), in tela applicata su muro di Marcello Venusti, tra i quali si notano:
- Natività di Gesù;[37]
- Presentazione di Gesù al Tempio;[38]
- Disputa di Gesù con i dottori del Tempio;[39]
- Ecce Homo;[40]
- Salita di Gesù Cristo al monte Calvario;[41]
- Crocifissione di Gesù Cristo;[42]
- Assunzione di Maria;[43]
Cappella di Ognissanti
Dal transetto destro, si accede alla cappella, dedicata a Ognissanti (17), detta anche Cappella Altieri, decorata con pregevoli opere per volontà di papa Clemente X (1670 - 1676). All'interno, sono collocati:
- all'altare, entro mostra, San Pietro presenta alla Madonna san Luigi Bertrando, santa Rosa da Lima, san Filippo Benizi, san Francesco Borgia e san Gaetano di Thiene (1675), olio su tela di Carlo Maratta.[44]
- nel lunettone, sopra la mostra d'altare, Gloria della Santissima Trinità (1671-1672), affresco di Giovan Battista Gaulli detto il Baciccia.
- alle pareti laterali, Busti di Lorenzo e del cardinale Giovanni Battista Altieri (1671-1672), in marmo di Cosimo Fancelli: le sculture raffigurano il padre e il fratello del papa Clemente X.
Transetto destro
Nel transetto destro sono collocati:
- a sinistra, Monumento funebre del vescovo Guglielmo Durand (1296), in mosaico e marmo, di Giovanni di Cosma (16):[45] la tomba, in origine collocata lungo il lato orientale del transetto (all'interno della Cappella Altieri), fu qui trasferita nel 1670. La struttura ad edicola è costituita da due parti, eseguite con tecniche e materiali diversi, raffiguranti:
- in alto, entro lunetta, Madonna con Gesù Bambino in trono tra san Domenico di Guzman e san Privato di Mende che presenta il vescovo Guglielmo Durand;
- in basso, Ritratto funebre giacente del vescovo Guglielmo Durand e Angeli reggicortina.
- al centro, nel terminale del braccio, si trova la cappella dedicata all'Assunzione di Maria e a san Tommaso d'Aquino (15), detta anche Cappella Carafa, perché commissionata dal cardinale Oliviero Carafa nel 1489 e consacrata nel 1492. All'interno si possono ammirare:
- Ciclo di dipinti murali eseguiti, tra il 1488 e il 1493, da Filippino Lippi, raffiguranti:
- all'altare, San Tommaso d'Aquino presenta il cardinale Oliviero Carafa a Maria Vergine annunciata;[46]
- alla parete di fondo, sopra l'altare, Assunzione di Maria;[47]
- sulla parete destra, Trionfo di san Tommaso d'Aquino e San Tommaso d'Aquino e il miracolo del crocifisso;[48][49]
- sulla volta, Sibille.[50][51][52][53]
- alla parete sinistra, Monumento funebre di papa Paolo IV (1566 - 1567 ca.), in marmo, realizzato da Giacomo Cassignola su disegno di Pirro Ligorio.[54]
- Ciclo di dipinti murali eseguiti, tra il 1488 e il 1493, da Filippino Lippi, raffiguranti:
- a destra, Monumento funebre di Amerigo Strozzi (1592), in marmo di Taddeo Landini (14).
- nella parete destra del transetto, si apre la Cappella del Crocifisso (13), il cui accesso è inquadrato da un elegante portale ogivale, dove è collocato:
- Gesù Cristo crocifisso (XV secolo), in legno intagliato di ambito romano.
Lungo la navata destra si notano di notevole interesse storico-artistico:
- all'inizio della navata, a destra del portale, Monumento funebre di Virginia Pucci Ridolfi (1568), in marmo di Nicolas Cordier (3):[55] la defunta era una nipote del celebre scrittore e storico fiorentino Francesco Guicciardini (1483 – 1540).
- nella prima cappella, che funge da battistero (4), costruita nel 1639 ma completamente ristrutturata da Filippo Raguzzini nel 1724, sono collocati:
- al centro, Noli me tangere (1535 - 1579), olio su tela di Marcello Venusti.[56]
- alla parete sinistra, Busto del cardinale Ladislao di Aquino (1621), in marmo di Francesco Mochi.[57]
- tra la prima e la seconda cappella, Monumento funebre di Antonio Castolio (1533), in marmo di ambito romano.
- nella seconda cappella, dedicata a san Luigi Bertrando (5), detta anche Cappella Caffarelli, ricostruita nel 1670-1671 da Giuseppe Paglia, si conservano:
- all'altare, pala con San Luigi Bertrando in estasi (1671 - 1674), olio su tela di Giovanni Battista Gaulli detto il Baciccia.[58]
- sulla volta e alle pareti laterali, Storie della vita di san Domenico di Guzman (1621), affreschi di Gaspare Celio.
- tra la seconda e la terza cappella, Monumento funebre di Uberto Strozzi (1553), in marmo di Vincenzo de' Rossi.
- nella terza cappella, dedicata a santa Rosa da Lima (6), detta anche Cappella Colonna, costruita nel 1540 e complessivamente ristrutturata nel 1685, e decorata con dipinti eseguiti nel 1668-1671 da Lazzaro Baldi raffiguranti:
- all'altare, pala con Visione di santa Rosa da Lima, olio su tela;[59]
- alle pareti laterali, Apparizioni di Maria Vergine e Gesù Cristo a santa Rosa da Lima, olio su tela;
- sulla volta, Incoronazione di santa Rosa da Lima, affresco.
- nella quarta cappella, dedicata a san Pietro da Verona (7), detta anche Cappella Gabrielli, nel quale sono custoditi:
- all'altare, pala con Martirio di san Pietro Martire (1692 - 1693), olio su tela di Bonaventura Lamberti.[60]
- alle pareti laterali e nelle lunette, Adorazione dei pastori, Resurrezione di Gesù Cristo (1550 ca.), affreschi di Battista Franco detto il Semolei.
- nelle lunette, Sibille e profeti (1550 ca.), affreschi di Battista Franco detto il Semolei.
- sulla volta, Storie della vita di Gesù Cristo ed Evangelisti (1550 ca.), affreschi di Girolamo Muziano.
- nella quinta cappella, dedicata all'Annunciazione (9), voluta dal cardinale Juan de Torquemada, venne ricostruita da Carlo Maderno all'inizio del XVII secolo, si possono ammirare:
- all'altare, Annunciazione e il cardinale Juan de Torquemada che presenta le fanciulle povere (1500), tavola di Antoniazzo Romano.[61]
- sulla volta e nelle lunette, Storie della vita di Maria Vergine (1596 - 1597), affreschi di Cesare Nebbia.
- alla parete sinistra, Monumento funebre di papa Urbano VII (1613 - 1614 ca.), in marmo di Ambrogio Buonvicino.[62]
- nella sesta cappella, dedicata al Santissimo Sacramento (10), detta anche Cappella Aldobrandini, eretta nel XIV secolo dal cardinale Matteo Orsini, ma completamente ricostruita da Giacomo Della Porta, Girolamo Rainaldi e Carlo Maderno per volontà del papa Clemente VIII (1592 - 1605). All'interno, sono custoditi:
- all'altare, pala con Istituzione dell'Eucaristia (1603 - 1607), olio su tela di Federico Barocci.[63]
- ai lati dell'altare, entro nicchie, Statue di san Pietro e san Paolo (1600 - 1604 ca.), in marmo di Camillo Mariani.[64][65]
- alle pareti, Monumenti funebri di Silvestro Aldobrandini e Lesa Deti (1603 - 1608 ca.), in marmo di Nicolas Cordier:[66][67] le due tombe contengono le spoglie dei genitori di papa Clemente VIII e del cardinale Giovanni Aldobrandini.
- nella parete sinistra, entro nicchia, Papa Clemente VIII (1604 - 1610 ca.), in marmo di Ippolito Buzzi.[68][69]
- nella parete destra, entro nicchia, San Sebastiano (1603 - 1608 ca.), in marmo di Nicolas Cordier:[70]
- nella settima cappella, dedicata a san Raimondo di Peñafort (11), si conservano:
- all'altare, pala con San Raimondo di Peñafort e san Paolo (XVII secolo), olio su tela di Nicolas Magny.
- alla parete sinistra, Monumento funebre del vescovo Benedetto Soranzo (1495), in marmo della bottega di Andrea Bregno. [71]
- alla parete destra, Monumento funebre del vescovo Giovanni Diego de Coca (1477), in marmo di Andrea Bregno: l'opera è completata da un pregevole dipinto murale ad affresco attribuito a Melozzo da Forlì e ad Antoniazzo Romano, raffigurante:
- Gesù Cristo giudice tra angeli musicanti e donatore.[72]
- all'esterno della cappella, sul pilastro a sinistra, Santa Lucia e sant'Agata (1550 - 1560), affresco di Girolamo Siciolante da Sermoneta (12).[73]
Controfacciata
Nella controfacciata si notano:
- a destra del portale centrale, Monumento funebre di Diotisalvi Neroni (1482), in marmo della scuola di Antonio Bregno.[74]
- ai lati del portale centrale, Acquasantiere (1638), in marmo di Ottaviano Lazzeri (2).
Convento
Annesso alla Basilica, è il complesso conventuale, che si articola intorno a tre chiostri, dei quali solo la parte che si sviluppa intorno all'antico "Chiostro grande" (detto anche di Santa Caterina) è ancora in possesso dei domenicani: questo fu completamente riedificato sotto la direzione di Guidetto Guidetti († 1564), mentre attorno al "Chiostro della Cisterna" sorgevano costruzioni di rappresentanza, che attualmente fanno parte della Biblioteca della Camera: l'appartamento del maestro generale (l'odierna Sala delle Capriate), il Salone del Refettorio, le Sale Galileo, che intorno al 1660 furono decorate con pregevoli dipinti murali ad affresco di Francesco Allegrini, celebrativi dei meriti dell'Ordine domenicano nella lotta contro l'eresia. La denominazione di queste sale è legata alla vicenda del processo a Galileo Galilei (1564 - 1642), che vide la sua conclusione nelle stanze del convento. Fu, infatti, in questo edificio, forse proprio in una delle sale a lui intitolate, che lo scienziato pronunciò davanti ai cardinali del Sant'Uffizio la sua abiura della teoria copernicana, il 22 giugno 1633. Pochi anni prima, nel 1628, un decreto papale aveva designato il convento come una delle sedi delle riunioni della congregazione del Sant'Uffizio, istituita nel 1542 per coordinare l'attività inquisitoriale.
Nel braccio orientale del convento ha sede la Biblioteca Casanatense, donata nel 1698 dal cardinale Girolamo Casanate (1620 - 1700), che destinò la sua ricca biblioteca privata ai domenicani, affinché ne garantissero la libera consultazione al pubblico. Aperta nel 1725, attualmente dispone di un patrimonio di oltre 300.000 volumi, specializzati nel settore storico e religioso, ed è gestita dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Note | |
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Bibliografia | |
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