Basilica di Santa Maria sopra Minerva (Roma)

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Basilica di Santa Maria sopra Minerva
Fassade von Santa Maria sopra Minerva, Obelisk und Berninis Elefant.jpg
Roma, Basilica di Santa Maria sopra Minerva
Stato bandiera Italia
Regione bandiera Lazio
Regione ecclesiastica
Regione ecclesiastica Lazio
Provincia Roma
Comune Stemma Roma
Diocesi Roma
Vicariatus Urbis
Religione Cattolica
Indirizzo Via del Beato Angelico, 35
00186 Roma (RM)
Telefono +39 06 69920384
Posta elettronica santamariasopraminerva@gmail.com
Sito web Sito ufficiale
Proprietà Fondo Edifici di Culto (Stato Italiano); Camera dei Deputati
Oggetto tipo Chiesa
Oggetto qualificazione basilicale
Dedicazione Maria Vergine
Sigla Ordine qualificante O.P.
Sigla Ordine reggente O.P.
Fondatore Ordine dei Frati Predicatori
Data fondazione 1280
Architetti Sisto Fiorentino
Ristoro da Campi
Filippo Raguzzini (ristrutturazione del XVIII secolo)
Carlo Marchionni (ristrutturazione del XVIII secolo)
Girolamo Bianchedi (restauro del XIX secolo)
Stile architettonico Gotico, barocco e neogotico
Inizio della costruzione 1280
Completamento 1855
Strutture preesistenti Isèum e Serapèum, Oratorio di Santa Maria in Minervium
Iscrizioni ANDREAS CAPRANICA DOMINICI F RESTITUIT A. D. MDCX.; PIUS V PONT. MAX. EX ORD. PRAED.
Coordinate geografiche
41°53′53″N 12°28′42″E / 41.898056, 12.478333 Stemma Roma
Mappa di localizzazione New: Roma
Basilica di S. Maria sopra Minerva
Basilica di S. Maria sopra Minerva
Basilica di S. Pietro
Basilica di S. Pietro
Basilica di S. Giovanni in Laterano
Basilica di S. Giovanni in Laterano

La Basilica di Santa Maria sopra Minerva (in latino: Basilica Sanctae Mariae supra Minervam) è una chiesa di Roma, che sorge in piazza della Minerva, nelle vicinanze del Pantheon, situata nel centro storico della città, nel rione Pigna. L'edificio sacro è il fulcro di quell'Insula Sapientiae di cui oggi fanno parte il Convento domenicano, la Biblioteca della Camera dei Deputati, la contigua Biblioteca Casanatense e il palazzo, sede della Biblioteca del Senato della Repubblica.

Storia

Dalle origini al Medioevo

Sin dall'antichità, nel sito attualmente occupato dalla Basilica e dall'annesso convento domenicano sorgevano alcuni edifici romani di grande rilevanza:

  • l'Isèum e il Serapèum dedicati rispettivamente a Iside e Serapide, che costituivano il principale santuario dei culti egizi a Roma;
  • la grande piazza porticata che serviva per le votazioni, denominata Saepta Iulia;
  • il Minervium, il tempio eretto in onore di Minerva Chalcidica ("Minerva portiera" o "guardiana"), costruito da Domiziano (5196).

Nell'VIII secolo fu edificato in questo luogo un piccolo oratorio, citato nell'Itinerario di Einsiedeln (fine dell'VIII secolo), dedicato a Maria Vergine con il toponimo di Minervum[1] che papa Zaccaria (741-752) concesse alle monache basiliane fuggite da Costantinopoli per le persecuzioni degli iconoclasti.[2]

L'oratorio è menzionato come appartenente, con tutte le sue pertinenze, al Monastero di Santa Maria in Campo Marzio nella bolla del 1194, con cui Celestino III (1191-1198) ricevette il suddetto cenobio sotto la sua protezione, enumerandone i beni. Inoltre, nel 1255 Alessandro IV (1254-1261) stabilisce in questo luogo una comunità di Convertite: l'edificio all'epoca apparteneva alle monache benedettine del Campo Marzio.

Solo nel 1256 l'oratorio fu concesso all'Ordine Domenicano, per interessamento di Aldobrandino Cavalcanti, vescovo di Orvieto, che nel 1275 ne ottenne anche il possesso; nel 1276 divenne parrocchia e fu distaccata dalla giurisdizione della vicina Basilica di San Marco.

Nel 1280, durante il pontificato di Niccolò III (1277-1280), si intraprese la costruzione della grandiosa chiesa gotica a tre navate; a dirigere i lavori probabilmente furono chiamati Sisto Fiorentino (†1289) e Ristoro da Campi, gli stessi domenicani ai quali è attribuita la fabbrica di Santa Maria Novella a Firenze e che in quel periodo si trovavano sicuramente a Roma. Negli anni successivi anche papa Bonifacio VIII (1294-1303) promosse il progetto, elargendo nel 1295 un'ingente somma di denaro, seguito da numerosi fedeli con i propri lasciti testamentari.

Alla fine del XIII secolo il coro e il transetto erano compiuti e la chiesa poteva essere utilizzata per il culto; ma lo spostamento della corte papale ad Avignone all'inizio del XIV secolo causò un rallentamento dei lavori, tanto che soltanto nel 1453 fu eretta per volere del conte Francesco Orsini, prefetto di Roma, e del cardinale Domenico Capranica (14001458): un prospetto con una terminazione sommitale "a guscio", simile a quella tuttora visibile in Santa Maria in Ara Coeli, come attesta l'iscrizione posta sulla stessa e che così recita:

(LA) (IT)
« FRANCISCUS DE URSINIS GRAVINE / ET CUPERSANI COMES ALME UR/BIS PREFECTUS ILLUSTRIS AEDES / MARIE VIRGINIS SUP(RA) MINERVAM / IAMDIU MEDIO OPERE INTERU/PTAS P(ro)RIIS SU(m)PTIBUS ABSOLVERE / CURAVIT P(ro) E(ius) A(n)I(m)E SALUTE / ANNO D(omi)NI MCCCCLIII / PONT D(omi)NI N(ost)RI NICOLAI PAPE V » « Francesco Orsini, conte di Gravina e Conversano, illustre prefetto dell'alma Urbe, la chiesa di S. Maria sopra Minerva, già interrotta a metà dei lavori, fece completare a proprie spese per la salvezza della sua anima nell'anno del Signore 1453, sotto il pontificato del Signore Nostro papa Nicolò V »

Tra il XIV e il XV secolo il convento domenicano della Minerva era una realtà già molto significativa nella vita religiosa romana. Non a caso, trascorsero qui i loro ultimi anni di vita santa Caterina da Siena (1347-1380) e il Beato Angelico (1395-1455), entrambi sepolti nella chiesa.

Alla metà del XV secolo il cardinale Juan de Torquemada (1388-1468) fece sostituire a sue spese il tetto a capriate della navata centrale con una copertura a volte a crociera, mentre quelle laterali erano così fin dal XIV secolo.

Il complesso conventuale ospitò, tra l'altro, la Sacra Congregazione del Sant'Uffizio e fu sede di due conclavi, nel 1431 e nel 1447, nei quali vennero eletti Eugenio IV e Niccolò V.[3]

L'accresciuta importanza del complesso domenicano portò, nella seconda metà del XV secolo, a rilevanti ampliamenti, con la costruzione, su impulso del cardinale Oliviero Carafa (14301511), di un secondo chiostro.

Dal Cinquecento al Settecento

Gian Lorenzo Bernini, Ercole Ferrata, Elefante obeliscoforo (1666-1667), marmo

Molti dei protagonisti della cultura architettonica rinascimentale lavorarono nella basilica: Baldassarre Peruzzi, Giovan Battista da Sangallo e Antonio da Sangallo il Giovane furono, infatti, impegnati nella prima metà del XVI secolo nel rifacimento e ampliamento dell'abside per collocarvi i monumenti funebri dei papi Leone X e Clemente VII, i cui lavori andarono a rilento tanto che si rinunciò alla risistemazione complessiva del coro (trasformato poi da Giovanni Fontana e Carlo Maderno tra il 1603 e il 1616 circa) e le due tombe vi furono collocate solo nel 1540.

Il complesso conventuale conobbe un periodo di grande espansione e trasformazione nel corso della seconda metà del XVI secolo, quando divenne la sede delle alte gerarchie dell'Ordine, che rilanciarono con forza la propria azione politico-religiosa, e uno dei principali centri di elaborazione della riforma cattolica, tanto che nel 1577, il vescovo Juan Solano (1505 ca.- 1580) vi istituisce il Collegium Divi Thomae, oggi Pontificia Università San Tommaso d'Aquino (nota come Angelicum), come luogo destinato alla formazione intellettuale e spirituale dei giovani domenicani, provenienti dalle province d'Italia. Le modifiche strutturali più rilevanti si ebbero tra il 1558 ed il 1570 su impulso del maestro generale Vincenzo Giustiniani (1520-1582), che avviò una radicale opera di rinnovamento, che si concluse alla metà del Seicento.

Nel XVII secolo, la facciata della chiesa sarà trasformata per volontà del cardinale Antonio Barberini (1569-1646), fratello di papa Urbano VIII, e all'interno saranno aggiunte alla spoglia struttura gotica soprastrutture in legno e stucchi in stile barocco che però verranno eliminate con il restauro ottocentesco.

Nel 1667, sulla piazza antistante, fu innalzato l'Elefante obeliscoforo, disegnato da Gian Lorenzo Bernini ed eseguito da Ercole Ferrata,[4] divenuto subito il simbolo caratteristico di Piazza della Minerva e ormai parte integrante della visione d'insieme dalla chiesa.

I lavori di costruzione della basilica termineranno solo nel 1725, in occasione del Giubileo, per volere di papa Benedetto XIII (1724-1730) su progetto degli architetti Filippo Raguzzini (1690-1771) e Carlo Marchionni (1702-1786), che procedettero alla decorazione della facciata, accentuando il carattere barocco di tutto l'edificio.

Dall'Ottocento a oggi

Basilica di Santa Maria sopra Minerva (interno)

Tra il 1797 e il 1814, durante l'occupazione francese di Roma, il convento venne utilizzato come caserma di fanteria, provocando ingenti danni. Nel 1810 si ebbe un ulteriore degrado degli ambienti, poiché in seguito alla soppressione degli ordini religiosi i frati furono costretti ad abbandonare il complesso e a disperdersi. Solo nel 1825 potettero farvi ritorno e avviare una serie di lavori per porre rimedio ai danni causati dalle truppe: è in questo periodo che maturò l'idea di un restauro integrale della chiesa.

L'aspetto odierno della basilica è in gran parte il risultato dei radicali restauri in stile neogotico, diretti tra il 1848 e il 1855 dall'architetto domenicano Girolamo Bianchedi, con i quali si volle riportare la chiesa alle primitive linee romanico-gotiche, che comportarono notevoli cambiamenti strutturali e modificarono fortemente l'aspetto austero della chiesa medioevale: nel coro furono aperte nuove finestre, mentre le sei finestre quadrangolari della navata maggiore furono sostituite con dodici aperture circolari; vennero rifatte le volte della tribuna e del coro; furono realizzate le fasce trasversali in corrispondenza delle campate della navata centrale, impostate sui capitelli delle semicolonne addossate ai pilastri; furono messi in opera i costoloni lungo le nervature delle crociere; vennero inserite vetrate dipinte nelle navate, nella controfacciata e nell'abside, raffiguranti i Santi dell'Ordine Domenicano.

Nel 1873 il complesso fu espropriato e incamerato dal demanio del Regno d'Italia,[5] il quale destinò il convento a sede del Ministero del Tesoro e successivamente del Ministero della Pubblica Istruzione e del Ministero delle Poste. La nuova utilizzazione produsse danni talora irreversibili alle strutture e la perdita della stessa memoria storica dell'unitarietà dell'impianto monumentale.

Nel 1929 i frati domenicani ottennero di poter tornare nel convento, occupando alcuni ambienti, per officiare la chiesa.

La basilica attualmente è luogo sussidiario di culto della parrocchia di Santa Maria in Aquiro, mentre il convento dal 2007 ospita il Polo bibliotecario parlamentare, nel quale sono confluite la Biblioteca della Camera dei Deputati e quella del Senato della Repubblica.

Titolo cardinalizio

La chiesa è sede del titolo cardinalizio di Santa Maria sopra Minerva, istituito da papa Paolo IV, il 24 marzo 1557: l'attuale titolare è il cardinale António Augusto dos Santos Marto.

Descrizione

Basilica di Santa Maria sopra Minerva, pianta
Legenda: 1 - Portale centrale; 2 - Acquasantiere; 3- Monumento funebre di Virginia Pucci Ridolfi; 4 - Battistero; 5 - Cappella di S. Luigi Bertrando; 6 - Cappella di S. Rosa da Lima; 7 - Cappella di S. Pietro da Verona; 8 - Ingesso laterale; 9 - Cappella dell'Annunciazione; 10 - Cappella del SS. Sacramento; 11 - Cappella di S. Raimondo Penafort; 12 - SS. Lucia e Agata del Sermoneta; 13 - Cappella del Crocifisso; 14 - Monumento funebre di Amerigo Strozzi; 15 - Cappella dell'Assunzione di Maria e di S. Tommaso d'Aquino; 16 - Monumento funebre di Guglielmo Durand; 17 - Cappella di Ognissanti; 18 - Cappella della Madonna del Rosario; 19 - S. Giovanni Battista di G. Obici; 20 - Sarcofago di S. Caterina da Siena; 21 - Coro; 22 - Cristo risorto di Michelangelo; 23 - Vestibolo; 24 - Cappella di S. Maria Maddalena; 25 - Sacrestia 26 - Cappella di S. Domenico; 27 - Altare di S. Giacinto; 28 - Monumento funebre di Andrea Bregno; 29 - Cappella di S. Pio V; 30 - Monumento funebre della venerabile Maria Raggi; 31 - Cappella di S. Giacomo Maggiore; 32 - Monumento funebre di Ottaviano Ubaldino; 33 - Monumento funebre di Fabio e Ippolito De Amicis; 34 - Cappella di S. Vincenzo Ferrer; 35 - Monumento funebre di Giovanni Vigevano; 36 - Cappella di Cristo redentore; 37 - Cappella di S. Giovanni Battista; 38 - Monumento funebre di Raffaele Fabretti; 39 - Cappella del Sacro Cuore di Gesù; 40 - Monumento funebre di Francesco Tornabuoni

Esterno

La facciata, modificata nel XVII secolo, semplice e sobria, è divisa in tre sezioni da lesene e coronata da un disadorno cornicione, ognuna aperta da tre grandi oculi e da altrettanti portali, realizzati nel XV secolo: i due laterali sono sormontati da lunette con dipinti murali ad affresco, mentre quello centrale da un timpano triangolare. Al centro dell'architrave, tra un motivo di festoni e teste di cherubini, si trova lo stemma (parzialmente abraso) del cardinale Domenico Capranica; sotto, l'iscrizione:

« ANDREAS CAPRANICA DOMINICI F. RESTITUIT A. D. MDCX. »

Alle estremità della facciata vi sono due blasoni degli Orsini (uno più semplice e l'altro sormontato da cimiero), mentre al centro svetta un grande stemma di Pio V con l'iscrizione nella quale si legge:

(LA) (IT)
« PIUS V PONT. MAX. EX ORD. PRAED. » « Pio V, sommo pontefice, dell'Ordine dei Predicatori »

Degne di nota sono due gruppi di tre lapidi apposte sulla parte destra indicanti l'altezza raggiunta dalle inondazioni del fiume Tevere: va ricordato, infatti, che questa zona, con il vicino Pantheon, era tra le più basse della città e quindi particolarmente soggetta ad alluvioni. La più antica risale al 1422, durante il pontificato di Martino V, mentre quella indicante il livello più alto raggiunto risale al gennaio 1548; la più recente è del dicembre 1870.

Interno

La chiesa, orientata (ossia con l'abside rivolto a Est), è divisa in tre navate da dodici pilastri mistilinei a sezione quadrata sulle quali s'impostano le volte a crociera e presenta il transetto, un profondo coro e due cappelle ai lati del presbiterio, sopra le quali sono ubicati:

Navata sinistra

Lungo la navata sinistra si notano di notevole interesse storico-artistico:

Transetto sinistro

Nel transetto sinistro sono collocati:

Sacrestia e stanza di S. Caterina da Siena

Dal transetto sinistro, per un corridoio, si accede alla splendida sacrestia (25), progettata da Andrea Sacchi, dove si segnalano:

Dalla sacrestia si accede una piccola stanza dove morì santa Caterina da Siena nel 1380, ricostruita in questo ambiente nel 1637 per volontà del cardinale Antonio Barberini e decorata con dipinti murali staccati raffiguranti:

Cappella di Santa Maria Maddalena

Dal transetto sinistro, si accede alla cappella, dedicata a santa Maria Maddalena (24), detta anche Cappella Frangipane e Capiferro, dove si conservano:

Tomba di Beato Angelico

Sul pavimento, tra la cappella di Santa Maria Maddalena e il vestivolo, è collocata:

(LA) (IT)
« NON MIHI SIT LAUDI QUOD ERAM VELUT ALTER APELLES, SED QUOD LUCRA TUIS OMNIA CHRISTE DABAM. ALTERA NAM TERRIS OPERA EXTANT, ALTERA CAELO, URBS ME JOHANNEM FLOS TULIT ETRURIAE. » « Qui giace il venerabile pittore Fra Giovanni dell'Ordine dei Predicatori. Che io non sia lodato perché sembrai un altro Apelle, ma perché detti tutte le mie ricchezze, o Cristo, a te. Per alcuni le opere sopravvivono sulla terra, per altri in cielo. La città di Firenze dette a me, Giovanni, i natali. »

Vestibolo

Dal transetto sinistro, si entra nel vestibolo (23), che era un tempo la cappella dedicata a san Tommaso d'Aquino, ma prese la forma attuale con il giubileo del 1600 per poter accedere alla chiesa dall'attuale via Beato Angelico. All'interno, sono collocati:

Presbiterio

Isaia da Pisa (attr.), Sarcofago di santa Caterina da Siena (metà del XV secolo), marmo

Sul presbiterio, rialzato di alcuni gradini, si possono ammirare:

Cappella della Madonna del Rosario

Dal transetto destro, si accede alla cappella, dedicata alla Madonna del Rosario (18), detta anche Cappella Capranica, dove si conservano:

Cappella di Ognissanti

Dal transetto destro, si accede alla cappella, dedicata a Ognissanti (17), detta anche Cappella Altieri, decorata con pregevoli opere per volontà di papa Clemente X (1670 - 1676). All'interno, sono collocati:

Transetto destro

Nel transetto destro sono collocati:

Cappella dell'Assunzione di Maria e di San Tommaso d'Aquino, detta anche Cappella Carafa (1482-1492)

Navata destra

Lungo la navata destra si notano di notevole interesse storico-artistico:

Andrea Bregno, Monumento funebre del vescovo Giovanni Diego de Coca (1477), marmo; Melozzo da Forlì, Gesù Cristo giudice tra angeli musicanti e donatore (1477), affresco

Controfacciata

Nella controfacciata si notano:

Convento

Annesso alla Basilica, è il complesso conventuale, che si articola intorno a tre chiostri, dei quali solo la parte che si sviluppa intorno all'antico "Chiostro grande" (detto anche di Santa Caterina) è ancora in possesso dei domenicani: questo fu completamente riedificato sotto la direzione di Guidetto Guidetti († 1564), mentre attorno al "Chiostro della Cisterna" sorgevano costruzioni di rappresentanza, che attualmente fanno parte della Biblioteca della Camera: l'appartamento del maestro generale (l'odierna Sala delle Capriate), il Salone del Refettorio, le Sale Galileo, che intorno al 1660 furono decorate con pregevoli dipinti murali ad affresco di Francesco Allegrini, celebrativi dei meriti dell'Ordine domenicano nella lotta contro l'eresia. La denominazione di queste sale è legata alla vicenda del processo a Galileo Galilei (1564 - 1642), che vide la sua conclusione nelle stanze del convento. Fu, infatti, in questo edificio, forse proprio in una delle sale a lui intitolate, che lo scienziato pronunciò davanti ai cardinali del Sant'Uffizio la sua abiura della teoria copernicana, il 22 giugno 1633. Pochi anni prima, nel 1628, un decreto papale aveva designato il convento come una delle sedi delle riunioni della congregazione del Sant'Uffizio, istituita nel 1542 per coordinare l'attività inquisitoriale.

Nel braccio orientale del convento ha sede la Biblioteca Casanatense, donata nel 1698 dal cardinale Girolamo Casanate (1620 - 1700), che destinò la sua ricca biblioteca privata ai domenicani, affinché ne garantissero la libera consultazione al pubblico. Aperta nel 1725, attualmente dispone di un patrimonio di oltre 300.000 volumi, specializzati nel settore storico e religioso, ed è gestita dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

Note
  1. Secondo la tradizione, l'oratorio era stato costruito sopra le rovine del Tempio di Minerva Chalcidica, mentre gli archeologi oggi collocano questo edificio in corrispondenza dell'odierna Chiesa di Santa Marta, nella piazza del Collegio Romano, probabilmente collegato al grandioso complesso del Porticus Divorum: Francesca De Caprariis, Minerva Chalcidica, Templum, Eva Margareta Steinby (a cura di), in Lexicon Topographicum Urbis Romae, vol. III, Roma, 1996, p. 255
  2. Secondo la tradizione, non convalidata da fonti documentarie, il gruppo di monache giunse a Roma nel 750, portando con sé varie reliquie (tra cui il corpo di san Gregorio Nazianzeno) e alcune immagini sacre; i cavalli della carovana si arrestarono come per segno divino di fronte alla Chiesa di Santa Maria in Campo Marzio e il papa Zaccaria, venuto a conoscenza del miracolo, assegnò alle religiose l'oratorio di Santa Maria sopra Minerva con un'edificio contiguo adibito ad abitazione e successivamente anche la stessa Santa Maria in Campo Marzio.
  3. Claudio Rendina, Nelle stanze del Sant'Uffizio con Galileo e la Santa Inquisizione, in "Repubblica", 13 maggio 2012 su ricerca.repubblica.it, URL consultato il 10 marzo 2020
  4. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri"
  5. Legge 19 giugno 1873, n. 1402
  6. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri"
  7. Ibidem
  8. Ibidem
  9. Ibidem
  10. Ibidem
  11. Ibidem
  12. Ibidem
  13. Ibidem
  14. Ibidem
  15. Ibidem
  16. Ibidem
  17. Ibidem
  18. Ibidem
  19. Ibidem
  20. Ibidem
  21. Ibidem
  22. Ibidem
  23. Ibidem
  24. Ibidem
  25. Ibidem
  26. Ibidem
  27. Ibidem
  28. Ibidem
  29. Ibidem
  30. Ibidem
  31. Ibidem
  32. Ibidem
  33. Ibidem
  34. Ibidem
  35. Ibidem
  36. Ibidem
  37. Ibidem
  38. Ibidem
  39. Ibidem
  40. Ibidem
  41. Ibidem
  42. Ibidem
  43. Ibidem
  44. Ibidem
  45. Ibidem
  46. Ibidem
  47. Ibidem
  48. Ibidem
  49. Ibidem
  50. Ibidem
  51. Ibidem
  52. Ibidem
  53. Ibidem
  54. Ibidem
  55. Ibidem
  56. Ibidem
  57. Ibidem
  58. Ibidem
  59. Ibidem
  60. Ibidem
  61. Ibidem
  62. Ibidem
  63. Ibidem
  64. Ibidem
  65. Ibidem
  66. Ibidem
  67. Ibidem
  68. Ibidem
  69. Alcuni studiosi, tra cui Federico Zeri, ritengono che la scultura raffiguri san Clemente I, papa.
  70. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri"
  71. Ibidem
  72. Ibidem
  73. Ibidem
  74. Ibidem
Bibliografia
  • AA.VV., Le sedi della Camera dei Deputati - Santa Maria Sopra Minerva, Editalia, Roma, 1990, ISBN 9788870602230
  • Ferruccio Lombardi, Roma. Chiese conventi chiostri. Progetto per un inventario, 313-1925, Edil Stampa, Roma, 1993, pp. 206-207
  • Giancarlo Palmerio, Gabriella Villetti, Storia edilizia di S. Maria sopra Minerva in Roma, 1275-1870, Viella, Roma, 1989
  • Claudio Rendina, Le Chiese di Roma. Storia e segreti, col. "Tradizioni italiane", Newton & Compton, Roma, 2017, pp. 258-260, ISBN 9788854188358
  • Touring Club Italiano (a cura di), Roma, col. "Guide Rosse", Touring, Milano, 2005, pp. 421-425, ISBN 9770390107016
  • Gabriella Villetti, Santa Maria sopra Minerva in Roma, Bonsignori, Roma, 1994, ISBN 9788875972585
Voci correlate
Collegamenti esterni
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Il contenuto di questa voce è stato firmato il giorno 9 giugno 2021 da Teresa Morettoni, esperta in museologia, archeologia e storia dell'arte.

Il firmatario ne garantisce la correttezza, la scientificità, l'equilibrio delle sue parti.