Simplicio Pappalettere
Simplicio Pappalettere, O.S.B. Cas. Presbitero | |
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al secolo Giuseppe | |
Età alla morte | 68 anni |
Nascita | Barletta 7 febbraio 1815 |
Morte | Bari 8 maggio 1883 |
Appartenenza | Ordine di San Benedetto |
Professione religiosa | Abbazia territoriale di Montecassino, 10 febbraio 1836 |
Ordinazione presbiterale | in data sconosciuta |
Incarichi ricoperti |
Simplicio Pappalettere, al secolo Giuseppe (Barletta, 7 febbraio 1815; † Bari, 8 maggio 1883) è stato un presbitero e abate italiano.
Biografia
Nacque a Barletta il 7 febbraio 1815, secondo figlio di Ettore Pappalettere e Aurora Palmieri. La famiglia patrizia era residente nel Regno di Napoli dall'XI secolo e a Barletta dal XIV secolo.
La formazione e il ministero sacerdotale
Frequentò il collegio di Montecassino per gli studi, abbracciò la vita religiosa come suo fratello Michele, anch'egli monaco cassinese, direttore della tipografia istituita a Montecassino nel 1843.
Entrato nell'Ordine di San Benedetto cambiò il suo nome di battesimo da Giuseppe in Simplicio al momento della professione solenne che fece a Montecassino il 10 febbraio 1836. Dopo l'ordinazione presbiterale gli venne assegnata la cattedra di filosofia nel collegio dell'abbazia. Nel 1844 fu coinvolto dal maestro don Luigi Tosti nella preparazione della rivista universitaria italiana con illustri patrioti cattolici come Vincenzo Gioberti, Silvio Pellico, Alessandro Manzoni, Cesare Cantù e Antonio Rosmini. Ricoprì vari incarichi, prima come vicario e poi, nel 1846, fu nominato priore titolare dal capitolo dei monaci cassineni, accanto all'abate Giuseppe Frisari; in quel periodo collaborò con don Luigi Tosti al volume Storia della Lega Lombarda, che uscì nel marzo 1848. In seguito ai "moti rivoluzionari del 1848" fu incarcerato due mesi a Napoli assieme al fratello poiché nella tipografia di Montecassino erano state stampate alcune opere giudicate "sovversive" dalle autorità borboniche.
Abate ordinario di San Paolo fuori le Mura
Nel 1852 fu nominato abate cancelliere della congregazione benedettina con dimora a Subiaco e l'anno successivo fu scelto da papa Pio IX come abate del monastero di San Paolo in Roma. Ebbe parte alla solenne consacrazione da parte del Papa della Basilica di San Paolo, ricostruita dopo l'incendio del 1823. Nel 1856 fu nominato consultore della Congregazione dell'Indice.
Abate ordinario di Montecassino
Nell'aprile 1858 il capitolo generale lo elesse Abate ordinario di Montecassino negli anni che portarono all'unità d'Italia segnando una profonda frattura tra il Regno d'Italia e la Santa Sede.
Con don Luigi Tosti fu impegnato nel tentativo di evitare la soppressione dell'abbazia di Montecassino, in seguito ai "decreti giacobini" di Pasquale Stanislao Mancini e ottenere una conciliazione tra Stato e Chiesa. Scongiurata la temuta scomparsa dell'abbazia, Pappalettere fece di tutto per proteggere la popolazione di San Germano, l'odierna Cassino e dei dintorni, dai ribelli borbonici e dai briganti. Grazie ai suoi contatti con le autorità fu istituito un tribunale distrettuale. Saputo che Vittorio Emanuele II si sarebbe recato a Napoli, inviò una lettera di omaggio che sarebbe dovuta restare privata ma che fu invece resa pubblica. In seguito di ciò fu rimproverato per la vicinanza a Tosti e la sua partecipazione al tentativo conciliatorista.
Richiamato a Roma, firmò le sue dimissioni da abate il 25 maggio 1863 su pressione del segretario di Stato cardinale Giacomo Antonelli [1]. Papa Pio IX, che lo ricevette personalmente in udienza il 29 maggio, gli proibì anche di tornare a Montecassino e gli ordinò di rimanere a Roma. In obbedienza al Papa, Pappalettere rimase a Roma, dove rafforzò i suoi legami con gli ambienti del "transigentismo cattolico" dei cardinali Gustav Adolf von Hohenlohe-Schillingsfürst[2] e Camillo Di Pietro, riprese la sua attività di consigliere della Congregazione dell'Indice. Godendo della fiducia di Pio IX, nel 1869 tornò al monastero. Lì riprese i contatti con la destra liberale, incontrando Raffaele De Cesare e Antonio Starabba Di Rudinì, allora prefetti di Napoli.
Priore di San Nicola a Bari
Nel 1877, Pio IX approvò la sua nomina a prelato del Gran Priorato di San Nicola a Bari, proposta dal ministro Silvio Spaventa del governo Minghetti. Dopo aver assunto il suo incarico nel maggio 1877, Pappalettere cercò di contrastare la decadenza morale del clero cittadino nonostante le resistenze del vescovo diocesano. Sostenne gli sforzi per superare la bolla Non Expedit del 1874 di Papa Leone XIII e nel 1880 appoggiò la nomina del suo vecchio amico Alfonso Capecelatro, C.O.[3], ad arcivescovo di Capua.
Morte
Morì a Bari l'8 maggio 1883 all'età di 68 anni.
Successione degli incarichi
Predecessore: | Abate ordinario di San Paolo fuori le Mura | Successore: | |
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Mariano Falcinelli, O.S.B. Cas. | 1853 - 1858 | Pescetelli Angelo, O.S.B. Cas. online |
Predecessore: | Abate ordinario di Montecassino | Successore: | |
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Michelangelo Celesia, O.S.B. Cas. | aprile 1858 - 1863 | Carlo Maria De Vera, O.S.B. Cas. online |
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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