Adorazione dei Magi (Albrecht Dürer)

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Firenze Gal.Uffizi A.Durer AdorazioneMagi 1504.jpg
Albrecht Dürer, Adorazione dei Magi (1504), olio su tavola
Adorazione dei Magi
Opera d'arte
Stato

bandiera Italia

Regione Stemma Toscana
Regione ecclesiastica Toscana
Provincia Firenze
Comune

Stemma Firenze

Località
Diocesi Firenze
Parrocchia o Ente ecclesiastico
Ubicazione specifica Galleria degli Uffizi, sala 20
Uso liturgico nessuno
Comune di provenienza Wittenberg (Germania)
Luogo di provenienza Castello, cappella
Oggetto dipinto
Soggetto Viaggio e adorazione dei Magi
Datazione 1504
Datazione
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Ambito culturale Scuola danubiana
Autore

Albrecht Dürer

Altre attribuzioni
Materia e tecnica olio su tavola
Misure h. 99,5 cm; l. 113,5 cm
Iscrizioni 1504 / AD
Stemmi, Punzoni, Marchi
Note
Opera firmata e datata

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Collegamenti esterni
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1Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme 2e dicevano: «Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». 3All'udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. 5Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: 6E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l'ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele»....
7Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella 8e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo». 9Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. 11Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.
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L'Adorazione dei Magi è un dipinto, eseguito nel 1504, ad olio su tavola, dal pittore tedesco Albrecht Dürer (1471 - 1528), proveniente dall'altare della cappella del Castello di Wittenberg (Germania) e ora conservato nella Galleria degli Uffizi di Firenze.

Descrizione

Ambientazione

La scena è ambientata davanti ad un edificio in rovina - che simboleggia la decadenza della civiltà antica, restaurata e rinnovata dalla venuta di Gesù - dove si notano:

  • Arco diroccato, attraverso il quale passa il corteo dei Magi: simboleggia la fine dell'età romana con l'avvento di Cristo.
  • Stella cometa, il cui splendore si riverbera ancora, in alto, a sinistra

Soggetto

Albrecht Dürer, Adorazione dei Magi (part. Cavalieri), 1504, olio su tavola

Nel dipinto, in primo piano, su una platea rialzata di qualche gradino compaiono:

  • Madonna, di profilo, offre Gesù Bambino all'adorazione dei Magi. Ella è presentata come una giovane donna dalle forme floride con indosso un manto blu, dai riflessi quasi metallici, che le dà un particolare rilievo plastico e un velo bianco, che spicca facendo convergere l'occhio dello spettatore sulla sua figura e su quella del Bambino. Maria accenna un sorriso mite e pudico, mentre il suo sguardo è come sospeso in una meditazione tutta interiore di questo evento straordinario di cui è una umile protagonista.
  • Tre Magi, indossano preziose vesti ornate da ricami, pellicce e piume, con molti gioielli i cui riflessi luminosi testimoniano l'assimilazione della lezione fiamminga. Portano doni che sono veri e propri capolavori d'oreficeria, finemente lavorati, che riprendono le forme dei reliquiari e della suppellettile liturgica dell'epoca: oggetti, come anche i gioielli indossati dai Magi, che l'artista ben conosceva per averli visti, fin da bambino, nella bottega di famiglia, essendo il padre, di origine ungherese, uno tra i più apprezzati orafi di Norimberga. Essi come di consueto, rappresentano uomini di etnie diverse e di tre differenti età dell'uomo (gioventù, maturità e vecchiaia):[1]
    • Magio giovane, moro africano, ha appena tolto dal capo un sontuoso cappello con pennacchio bianco. Tiene nella mano una splendida pisside contenente la mirra, composta da un'ampia coppa semisferica, chiusa da un singolare coperchio, decorato con un serpente (l'Uroburo). È simbolo della corruzione mortale e, contemporaneamente, della ciclicità della vita e della totalità dell'universo.
    • Magio di età virile, di fisionomia nordica, con in mano una pisside contenete l'incenso. L'artista si ritrae nella figura di questo magio con barba e lunghi capelli, con abiti sontuosamente decorati. Si riconosce, infatti, la sua fisionomia, già nota grazie al bellissimo Autoritratto con guanti (1498), conservato al Museo del Prado di Madrid o all'Autoritratto con pelliccia (1500) dell'Alte Pinacotek di Monaco: questo raffigurarsi all'interno del dipinto sta a significare che, a sua volta, l'artista realizzando l'opera porge il suo omaggio a Gesù Bambino.
    • Magio anziano, d'etnia caucasica, è prostrato, mentre cerca di incrociare lo sguardo del neonato; è colto nell'atto di sfiorare con la sua mano sinistra quella di Gesù e di donargli l'oro, simbolo di regalità, contenuto in un piccolo scrigno.

In secondo piano, dove i colori delle figure diventano più diafani, si vedono:

  • a sinistra:
    • Bue e asino ragliante che sporgono dalla piccola capanna alle spalle della Madonna: questi due animali, come sottolineano i padri della Chiesa, rappresentano i popoli che assistono seppur incosapevolmente alla venuta del Redentore.
  • a destra:
    • in basso, Inserviente vestito alla turca, che fruga in una grande borsa di pelle.
    • al centro, Alcuni cavalieri, che ricordano da vicino il gruppo sullo sfondo dell'Adorazione dei Magi (1481 - 1482) di Leonardo da Vinci, tanto che si pensa che Albrecht Dürer dovette studiarne una copia su disegno o su stampa: ad esempio il cavallo che si impenna è quasi identico.

Note stilistiche, iconografiche e iconologiche

  • La grande originalità dell'opera risiede in particolare nella commistione, ormai arrivata ad un livello quasi perfetto, tra elementi italiani e nordici, che interessa la produzione del celebre pittore tedesco, dopo il suo rientro dal primo viaggio a Venezia. La centralità delle figure principali, l'orizzonte basso e alcuni dettagli come l'edificio classicheggiante in rovina o le nubi leggere che solcano il cielo azzurro e terso rimandano, infatti, ai modelli italiani, mentre tipicamente nordiche sono l'attenzione al dettaglio e la ricchezza dell'ornato, soprattutto nelle vesti e nei gioielli dei Magi, che però non scavalcano mai il senso armonico generale dell'insieme.
  • Caratteristica dell'artista è la cromia che ricorda i toni luminosi e traslucidi dell'acquerello, aggiornata alla ricchezza coloristica veneziana, con una dominante azzurra nel cielo e nel paesaggio che è accostata ai colori più caldi delle figure in primo piano. Sapiente è, quindi, il dosaggio della saturazione dei colori, dalla scura capanna, fino al cielo terso e la straordinaria rocca sul picco di un monte sullo sfondo che appare velata dalla foschia, secondo le regole della prospettiva aerea, che genera un effetto di particolare preziosità e amplifica la profondità spaziale, senza peraltro comprometterne mai l'unitarietà. Le figure si trovano disposte su più piani paralleli, evitando la frontalità rigida e creando sfondi diversificati per accentuare le figure principali. Perfette sono le proporzioni tra figure e ambiente.
  • In primo piano, tra frammenti di pietra disconnessi, sono raffigurati con meticolosità, a fronte di veri e propri studi dal vero, una serie di piante e alcuni insetti, come la farfalla bianca, un cervo volante e un grillo. Essi hanno precisi significati simbolici, legati alla salvezza dell'uomo ottenuta tramite il sacrificio di Gesù Cristo.
  • Nel dipinto c'è un'assenza significativa, manca infatti la figura di san Giuseppe, come vuole del resto proprio la tradizione iconografia dell'Europa settentrionale, affinché tutta l'attenzione dell'osservatore (fedele) sia concentrata sul manifestarsi di Gesù ai Magi e quindi a tutti i popoli della Terra. Anche se alcune fonti scritte, che ne testimoniano la provenienza dal castello di Wittemberg, documentano anche la presenza della figura di san Giuseppe, descritto in piedi, dietro alla Madonna, accanto all'asino; ma la sua figura non esiste nemmeno nel disegno della Biblioteca Universitaria di Erlangen, eseguito all'inizio del XVI secolo. Certamente Albrecht Dürer non dipinse san Giuseppe, ma è possibile che la sua immagine sia stata inserita nel periodo della Controriforma (fine del XVI - inizio XVII secolo), quando questo Santo assunse un ruolo importante nella liturgia cattolica.

Iscrizione

Nel dipinto si trova un'iscrizione sulla pietra squadrata, in primo piano, dove è riportata la data dell'opera e il monogramma dell'artista:

« 1504 / AD »

Notizie storico-critiche

L'opera era probabilmente lo scomparto centrale di un polittico commissionato a Albrecht Dürer da Federico il Saggio (1463 - 1525), principe elettore di Sassonia, per l'altare della cappella del Castello di Wittenberg. Il pittore esegue l'Adorazione dei Magi nel 1504 alla vigilia del suo secondo viaggio in Italia, quando - anche se già era un artista maturo e affermato - intorno al 1505 sentirà l'esigenza di aggiornarsi sulle ultime novità proposte dai grandi maestri del Rinascimento italiano.

Nel 1603, l'opera donata dall'elettore Cristiano II di Sassonia (1583 - 1611) a Rodolfo II d'Asburgo (1552 - 1612), entrò nelle collezioni imperiali, conservate nella Kunstkammer del Castello di Schönbrunn a Vienna.

Il dipinto rimase a Vienna fino al 1793, quando Luigi Antonio Lanzi (1732 - 1810), gesuita, archeologo e storico dell'arte, nonché direttore della Galleria gli Uffizi, desideroso di arricchire organicamente le collezioni del museo fiorentino con un'opera importante che rappresentasse il Rinascimento tedesco, propose e ottenne uno scambio di opere, cedendo agli austriaci in contropartita un'opera di Fra Bartolomeo con la Presentazione di Gesù al Tempio (1516).[2] È da scartare l'ipotesi, formulata da alcuni studiosi, sia che il dipinto fosse conservato nel Castello del Buonconsiglio a Trento, sia che costituisse lo scomparto centrale del Trittico Jabach (1503 - 1504), di cui i laterali sono conservati nei musei di Monaco, Francoforte e Colonia.

Note
  1. Sebbene nel Vangelo di Matteo, l'unico che narra della venuta dei "sapienti" da Oriente, non precisi quanti fossero, essi sono tradizionalmente tre in ragione del numero dei loro doni. Questo numero consente di legare i Magi ad una ricca simbologia: essi, spesso, rappresentano le tre età dell'uomo, oltre che le tre parti del mondo allora conosciuto (Europa, Asia e Africa), a significare così l'universalità del messaggio di Cristo, che si manifesta a tutti perché nato per salvare l'umanità intera e l'omaggio di tutto il genere umano al Figlio di Dio.
  2. Bartolomeo della Porta, Presentazione di Gesù al Tempio Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri". URL consultato il 05-12-2018
Bibliografia
  • Susanna Buricchi, Galleria degli Uffizi, Firenze, col. "I Grandi Musei del Mondo", Editore Scala, Roma 2003, pp. 148-151
  • Gloria Fossi, Gli Uffizi: la guida ufficiale, Editore: Giunti, Firenze 1999, p. 97 ISBN 9788809214460
  • Amedeo Giampaglia, Il Rinascimento in Europa: Dürer, Bruegel, El Greco: la riscoperta di Dio nell'uomo, col. "La Bellezza di Dio. L'Arte ispirata dal Cristianesimo", Editore San Paolo, Palazzolo sull'Oglio (BS) 2003, pp. 34-37
  • Rosa Giorgi, Simboli, protagonisti e storia della Chiesa, col. "Dizionari dell'Arte", Editore Mondadori-Electa, Milano 2004, pp. 42-45 ISBN 9788837027896
  • Nadia Righi (a cura di ), Albrecht Dürer. L'Adorazione dei Magi, Editore: Silvana, Milano 2016 - ISBN 9788836635467
  • Costantino Porcu (a cura di), Dürer, Editore: Rizzoli, Milano 2004, p. 112
  • Stefano Zuffi, Episodi e personaggi del Vangelo, col. "Dizionari dell'Arte", Editore Mondadori-Electa, Milano 2002, pp. 92-93 ISBN 9788843582594
Voci correlate
Collegamenti esterni
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Il contenuto di questa voce è stato firmato il giorno 7 luglio 2013 da Teresa Morettoni, esperta in museologia, archeologia e storia dell'arte.

Il firmatario ne garantisce la correttezza, la scientificità, l'equilibrio delle sue parti.