Anne Marie Madeleine Delbrêl
Venerabile Anne Marie Madeleine Delbrêl Laica | |
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Venerabile | |
Età alla morte | 59 anni |
Nascita | Mussidan 24 ottobre 1904 |
Morte | Ivry-sur-Seine 13 ottobre 1964 |
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La Venerabile Anne Marie Madeleine Delbrêl (Mussidan, 24 ottobre 1904; † Ivry-sur-Seine, 13 ottobre 1964) è stata una mistica, assistente sociale, saggista, poetessa francese. Nacque da Lucille e Jules Delbrêl. La famiglia fu costretta a numerosi traslochi fino al 1916, quando il padre ferroviere venne nominato capostazione a Sceaux, e tutta la famiglia si trasferì a Parigi, nella cui periferia era situata la cittadina..
Gli anni dell'ateismo
Madeleine fu dotata di una intelligenza brillante, curiosa, avida di imparare. Il padre, accorgendosi di queste sue qualità e tenendo in conto la sua salute cagionevole, le fece impartire da insegnanti privati un'educazione assolutamente innovativa e progressista: la scrittura, la poesia, il pianoforte, gli studi di filosofia, arte moderna e storia mondiale, oltre alla letteratura. Per tali studi arrivò a conseguire ben quattro titoli universitari dopo essere ammessa brillantemente alla Sorbona nel 1920.
Introdotta dal padre, partecipò al circolo letterario parigino dell'ateo dottor Armingaud. A 17 anni Madeleine fu anche lei atea convinta.
« | Nel 1921 Madeleine Delbrêl ha diciassette anni, e scrive un tema di un impressionante radicalismo che inizia così: "Dio è morto. Ma, se ciò è vero, bisogna avere la lucidità di non vivere più come se Dio esistesse ancora". (...) E conclude il suo tema: "Si può dire a un morente, senza mancare di tatto, buongiorno o buonasera? Allora gli si dice: arrivederci o addio, ... finché non si sarà imparato a dire: a non vederci più in alcun luogo..., al nulla assoluto". (...) Con le amiche più care, in un bel giorno di primavera, sceglie "la sua vocazione": "«restare sempre giovani, qualunque cosa accada, per quanti anni passino!" » | |
Al circolo di Armingaud Madeleine incontrò l'ateismo, ma anche Jean Maydieu, del quale si innamorò. Nel 1924 l'entrata di Jean nell'Ordine domenicano e la grave malattia agli occhi del padre la costringeranno a rivedere le proprie posizioni intellettuali che la spingevano nel dolore dell'insensato. Frequentando gli amici cristiani di Jean Maydieu pian piano iniziò a interrogarsi sulla plausibilità del cristianesimo. Di questi amici scrisse:
« | Erano fortemente a loro agio nella mia realtà; ma vi portavano ciò che io dovevo chiamare "la loro realtà" e che realtà! Parlavano di tutto, ma anche di Dio che sembrava essere per loro indispensabile come l'aria. (...) Il Cristo, avrebbero potuto lasciar libera una sedia per lui, non sarebbe sembrato più vivo. » | |
(Madeleine Delbrêl, Ville Marxiste, terre de mission, p. 224)
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L'incontro con Dio e la scelta di Cristo
L'amicizia con questo gruppo di giovani la porterà a non poter più lasciare la questione di Dio nell'assurdo:
« | Se volevo essere sincera, Dio non essendo più rigorosamente impossibile non doveva essere trattato come sicuramente inesistente. Scelsi ciò che mi sembrò tradurre meglio il mio cambiamento di prospettiva: decisi di pregare. (...) Dopo, leggendo e riflettendo, ho trovato Dio; ma pregando ho creduto che Dio mi trovava e che è la verità vivente, e che lo si può amare come si ama una persona. » | |
(Madeleine Delbrêl, Ville Marxiste, terre de mission, p. 225)
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Nel 1926 la giuria del premio letterario nazionale Sully Proudhomme le assegnò un premio in denaro per la raccolta "La Route". In luglio fece un viaggio in Belgio fermandosi ad Amiens per pregare nella cappella del convento dove viveva Jean Maydieu, e a Bruges, dove incontrò frère Jerome della Madre di Dio, il quale avrebbe avuto un ruolo importante nella definitiva conversione di Madeleine. È possibile pensare che essa sia avvenuta nel marzo 1924.
Negli anni successivi alla conversione Madeleine si sentiva attratta dal Carmelo, ma la situazione familiare la obbligò a prendersi cura dei genitori. Dedicò tuttavia molto impegno alla lettura dei classici della teologia e della spiritualità:
« | Ho disposto sul tavolo da lavoro i miei idoli di carta, da sinistra a destra: San Giovanni della Croce, Santa Teresa, la Bibbia (non è un idolo), Bossuet, San Tommaso, Santa Caterina da Siena, Henri Suzo, Pascal, l'Imitazione, Racine, Claudel, Baudelaire. » | |
Nel frattempo gli amici di Jean la presentano a padre Jacques Lorenzo, sacerdote della parrocchia di San Domenico, a pochi passi dalla casa dei Delbrêl;
« | Non c'è dubbio che nessun prete abbia avuto su Madeleine Delbrêl una più grande influenza che padre Jacques Lorenzo. » | |
(Gilles François, Bernard Pitaud, Madeleine Delbrêl. Genèse d'une spiritualité, p. 131)
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Padre Jacques propose a Madeleine l'esperienza scout, e lo stesso sacerdote animava un gruppetto di una ventina di ragazze che leggevano insieme il Vangelo. Da questa esperienza germogliò un progetto:
« | Perché non trasformare in un orientamento di vita ciò che era stato abbozzato dal piccolo gruppo della parrocchia di san Domenico? » | |
La pratica del Vangelo
Il progetto si realizzo il 15 ottobre 1933, quando Madeleine, insieme a Susanne Lacloche e ed Hélène Manuel, si trasferirono a Ivry-sur-Seine per iniziare il gruppo religioso "la Charité de Jésus", che si diede alla vita evangelica e al servizio delle parrocchie[1].
La Charité de Jésus
Nel 1952, a una richiesta di informazioni a proposito della sua vita, Madeleine così parla della "Charité de Jésus":
« | Nonostante sia stato fondato nel 1933, il nostro gruppo non è legato ad alcuna organizzazione. Non prevede voti né promesse ufficiali. È la vita comune, molto intensa, a segnarne nettamente la nascita e a rendere in qualche maniera "pubblico" il suo impegno. Coloro che ne fanno parte praticano i tre consigli evangelici. La nostra vita, sempre in piccole équipe, è essenzialmente comunitaria. Lo scopo è unirsi il più possibile a Cristo in pieno mondo, imitare la sua vita, obbedire al suo Vangelo e trasmetterlo. Tutto questo obbliga a una forte vita di preghiera, a lasciarsi condurre dalla carità verso un'azione concreta: vedere un fratello nel più prossimo e trattarlo nei fatti come tale senza tatticismi ma con tutto l'amore di Gesù Cristo. » |
La "Charité de Jésus", quindi, fu una comunità di donne totalmente laiche, senza abito religioso o difese istituzionali, che fece della strada la sua terra di missione. La loro casa fu un porto di mare, la loro porta fu sempre aperta ad ogni incontro, ad ogni dialogo, ad ogni sostegno. La scelta di Madeleine fu quella di vivere come tutti (ognuna di loro aveva un proprio lavoro civile), "gomito a gomito" con la gente del mondo, ma fu allo stesso tempo quella di tuffarsi in Dio con la stessa forza con cui ci si immerge nel mondo.
Il gruppo "Charité de Jésus" sarebbe cresciuto fino a raggiungere nel 1943 tredici membri. Alcuni di essi andarono a fondare due nuove comunità a Cerisiers (Yonne) e a Vernon (Eure). Nel 1949 si sarebbe aggiunta la comunità di Herseange (Meurthe-et-Moselle), nel 1955 quella di Parigi, e nel 1961 quella di Abidjan (Costa d'Avorio).
Assistente sociale
Madeleine scelse la professione di assistente sociale, che l'avrebbe accompagnata per tutta la vita: s'iscrisse, nel 1931, alla "Ecole d'infermières des Peupliers du Service de Secours aux Blessés Militaires", e nel 1932 entrò alla Scuola pratica di Servizi Sociali a Parigi, dove si diplomò il 24 novembre 1936.
Nell'aprile del 1935 affittò con le sue compagne una casa abbastanza grande, situata al numero 11 di Rue Raspail. La scelta di vivere in una casa sganciata dal Centro Sociale parrocchiale in modo da permettere alla comunità un maggiore inserimento nel tessuto sociale di Ivry senza specializzazioni particolari di apostolato. Il gruppo si scelse il nome di "équipe", poiché questa definizione evocava l'idea di un lavoro in comune.
Una settimana dopo il trasloco a Raspail, il consiglio municipale di Ivry incaricò Madeleine di dirigere tutti i servizi sociali familiari. Come responsabile del servizio sociale, ne modificò immediatamente l'organizzazione troppo centralizzata. La sua idea era quella di creare dei centri autonomi nei quali poter fornire una formazione completa: alimentazione, pronto soccorso, falegnameria, idraulica e contabilità.
Madeleine avvertiva la necessità di un impegno per lo sviluppo di politiche sociali più adeguate:
« | Forse è più emozionante visitare, nella propria giornata, cinque o dieci famiglie numerose, procurar loro a suon di pratiche questo o quel sussidio; sarebbe invece senza dubbio meno emozionante, ma più utile, preparare il cammino a quel disegno di legge che potrebbe migliorare le condizioni di vita di tutte le famiglie numerose, che noi le conosciamo personalmente oppure no. » | |
(Madeleine Delbrêl, Professione sociale, Gribaudi, p. 76)
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Nel corso della guerra, Madeleine diventò un punto naturale di aggregazione nella lotta contro la miseria, tanto che la città si tramutò in un laboratorio di ricostruzione al quale si guardava da tutta la Francia. Perfino il "Soccorso Nazionale" guardava alla Delbrêl e alla sua équipe, e le chiese di preparare personale ausiliario per le assistenti sociali. Accettò, ma chiese di educare le giovani "sul campo", cioè mettendole al lavoro. Scrisse una guida con i principi essenziali del lavoro sociale; in essa invitava ad un atteggiamento più umano nell'aiutare le persone: chiedeva che venissero avvicinate con buon senso e con una dose salutare di buon umore. Lo scopo ultimo era eliminare la sofferenza, o almeno ridurla, e aiutare la gente a vivere in quelle circostanze nel miglior modo possibile. Per questo era necessario che le assistenti sociali lasciassero i loro uffici e andassero nelle strade. Tracciò dunque un programma di studi per le scuole di servizio sociale totalmente nuovo, basato su un profondo pragmatismo: nessuna teoria senza pratica. Oggetto di studio doveva divenire la vita che, secondo Madeleine, era il materiale più veritiero, più affascinante, più commovente che ci fosse:
« | È la vita che educa. (...) Un libro enorme, doloroso, bizzarro, toccante e cinico, si offre ai nostri occhi: ognuno degli esseri che avviciniamo vi aggiunge una riga. » | |
(Cfr. Cristina Mustari, Vangelo e Pane. La vita senza frontiere di Madeleine Delbrêl, Federazione SCS/CNOS[2])
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Ateismo. Circostanza favorevole alla nostra conversione
Ivry-sur-Seine, dove restò per quasi 30 anni, fino alla morte, era chiamata "la città delle 300 fabbriche"; come in tutte le realtà urbane e sociali, dove si addensavano tante unità produttive, con afflusso di lavoratori provenienti da realtà diverse e da altri luoghi, anche Ivry-sur-Seine era un crogiuolo di tensioni, rivendicazioni salariali, lotte operaie, scontri sociali e ideologici.
In quel tempo, la cittadina era anche il cuore del marxismo e del comunismo francese; i ritmi esasperanti di lavoro, lo sfruttamento operaio e le ripetute ingiustizie, suscitavano la rabbia collettiva e l'intolleranza. Madeleine, vivendo a fianco della gente nella quotidiana lotta per vivere, poté rendersi conto, che in quel luogo di fatica ed emarginazione mancava la voce del Vangelo; i cattolici non erano presenti e non c'erano preti, era un vuoto pesante, che lei pensò di dover riempire portando fra quella gente, spesso disperata, la speranza di Cristo.
La presenza di una municipalità comunista la mise a contatto con un contesto segnato da un aspro confronto tra comunisti e cattolici. Mossa dalla carità e dalle gravi emergenze della popolazione, non esitò a collaborare con tutti su obiettivi particolari, ma sempre prendendo le distanze dall'ateismo marxista, e senza rinunciare a offrire le ragioni evangeliche delle sue scelte.
Ad un certo punto della sua vita fu anche tentata di iscriversi al partito. Ma studiando i testi marxisti e leninisti, ne scoprì l'ateismo. Trovò quindi una discordanza fondamentale tra lei e quella dottrina. Se il comunismo poi si interessava alla classe operaia, lo faceva escludendo tutte le altre. Il Vangelo proponeva sì di amare soprattutto i più poveri e i reietti, ma esso proclama anche l'amore universale per tutti gli esseri umani, indipendentemente dalla ricchezza materiale o dalla posizione sociale. Così tra lei e il marxismo si scavava "un abisso incolmabile"; con il marxismo, ma non con i marxisti. Con o senza la tessera del partito, e indipendentemente dalle differenze ideologiche che opponevano il marxismo al cristianesimo, lei avrebbe continuato a lavorare fianco a fianco con tutti in nome della giustizia. Anzi, la Delbrêl faceva spesso notare che a Ivry, la sua scuola marxista era per lei una scuola di fede: l'incredulità degli altri la obbligava infatti ad approfondire il suo credo.
Dopo trent'anni di vita a Ivry accanto ai comunisti, già agli inizi degli anni sessanta Madeleine arrivò a formulare la convinzione che l'ateismo comunista era ormai datato, mentre altri ateismi ben più impegnativi erano alle porte. Ma per lei proprio questi ambienti atei erano una "condizione favorevole per la nostra conversione", una provocazione a riscoprire la fede come un dono inaudito, la sua originalità e la sua bellezza. Il titolo della sua ultima relazione, tenuta ad un gruppo di studenti di Ivry il 16 ottobre 1964, si intitolava proprio "Ambiente ateo. Circostanza favorevole alla nostra conversione".
La Mission de France
Madeleine visse, approvandola con entusiasmo, l'esperienza della Missione di Francia. Nel settembre del 1940 mons. Emmanel Suhard, cardinale di Parigi, con l'intenzione di preparare preti che si dedicassero alla evangelizzazione delle regioni scristianizzate, aveva affidato a mons. Louis Augros la responsabilità di fondare a Lisieux il seminario della Mission de France. Fra i primi a partecipare a questa esperienza ci fu padre Jacques Lorenzo. Scrive padre Augros nella nota finale a Noi delle strade:
« | "Noi delle strade" ispirò profondamente il nostro sforzo di formazione durante i primi anni di Lisieux. Quando il seminario fu in cammino, Madeleine venne più volte a parlare della comunità. (...) Madeleine ci rivelò la profondità del mondo pagano che vive alle nostre porte o piuttosto in seno al mondo in cui viviamo » | |
(Louis Augros, Nota finale, in Madeleine Delbrêl, Noi delle strade, p. 322)
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Madeleine soffrì molto quando nel 1952 il movimento fu sospeso dal Vaticano. Fu in quell'occasione che sentì il bisogno imperioso di andare a Roma a pregare sulla tomba di san Pietro. A prezzo di due giorni e due notti di treno, trascorse la sua giornata di dodici ore in preghiera a San Pietro[3]. Così scrive di quell'esperienza:
« | Davanti all'altare papale e sulla tomba di san Pietro, ho pregato col cuore perduto... e soprattutto per perdere il cuore. (...) Mi è sembrato che di fronte a quella che chiamiamo autorità noi agiamo a volte come dei feticisti, a volte come dei liberali. (...) Quando si parla dell'obbedienza dei santi non si capisce, credo, quanto essa sia vicina, nel corpo della Chiesa, a quella lotta interna degli organismi viventi, nei quali l'unità si realizza attraverso delle attività, delle opposizioni. Infine ho anche pensato che, se Giovanni era "il discepolo che Gesù amava", è a Pietro che Gesù ha chiesto: "Tu mi ami?", ed è stato dopo le sue affermazioni d'amore che gli ha affidato il gregge. Ha detto anche tutto ciò che c'era da amare: "Quello che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli l'avete fatto a me". Mi è stato evidente quanto occorrerebbe che la Chiesa gerarchica fosse conosciuta dagli uomini, da tutti gli uomini, come uno che li ama. Pietro: una pietra a cui si chiede di amare. Ho capito quanto amore bisognerebbe far passare in tutti i segni della Chiesa. » | |
(Madeleine Delbrêl, Noi delle strade, p. 138-139)
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Nonostante la vicinanza alla Mission de France e la condivisione dei suoi ideali, Madeleine non mancherà di richiamare i preti alle radici del loro apostolato e alla fedeltà alla Chiesa:
« | Che si faccia indossare ai preti la talare oppure la tuta, che si lascino in fabbrica o che li si richiami, che vengano saldati strettamente a una parrocchia o legati a un quartiere, che ci si spinga magari fino a sacrificare alle misure disciplinari un completo e dettagliato progetto di evangelizzazione, il pericolo incomberà sempre tutto intero finché ci saranno dei cristiani che guarderanno al marxismo come a una condizione di buona salute sociale e che si rivolgeranno ai marxisti non tanto per ciò che i marxisti non hanno, ma proprio per ciò che hanno. E, viceversa, si potrà anche "salvare" la Mission de France nella sua struttura esteriore, si potrà lasciarla ripartire senza cambiare nulla; ma, se non verrà individuato quel punto preciso dello "scambio deviatore", la Mission resterà internamente minata, non porterà Gesù ai marxisti; e non farà che ripetere con loro, fornendo per giunta i relativi riferimenti evangelici, ciò che essi già stavano dicendo senza di lei. (...) La "tendenza di alleanza" nei confronti del marxismo mi sembra dunque l'unico vero pericolo per la "Mission de France". E penso che se fosse lei stessa a riconoscerlo, avrebbe trovato la sua tavola di salvezza. » | |
(Madeleine Delbrêl, È stato il mondo a farci così timidi?, Editrice Berti, Piacenza 1999, p. 55-59)
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Il Concilio
Madeleine contribuì indirettamente al Concilio Vaticano II stendendo nel 1961 delle note preparatorie per mons. Glorieux, nelle quali dà testimonianza della sua vita di comunità, e nel 1962 per mons. Sartre, arcivescovo emerito di Tananarive, rispondendo ad un questionario sull'ateismo in ambiente popolare.
Jacques Loew così scrive circa il rapporto tra Madeleine e il Concilio:
« | Madeleine non è stata l'unico precursore del Concilio. Ciò che dà un posto insostituibile al suo pensiero e alla sua vita è la sua presenza al mondo ateo. Questo aspetto la colloca nello spazio centrale del settore più nuovo del Vaticano II. (...) Qui appare la grazia specifica di questa donna. Il dono di un pensiero unitario. Madeleine Delbrêl ha avuto il dono di vedere, di dire e di saper dire. Ha guardato lucidamente, ha osato dire coraggiosamente, più ancora ha saputo dire mirabilmente. » | |
(Jacques Loew, Madeleine Delbrêl. La strana danza della nostra obbedienza, in Preghiera e vita. Grandi modelli, Morcelliana, Brescia 1989, p. 158-159))
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In una lettera a mons. Glorieux, che sarebbe stato segretario della commissione incaricata di redigere il documento sull'ateismo, e che nel 1966 sarebbe diventato segretario del Pontificio Consiglio per l'Apostolato dei Laici, così scrive Madeleine:
« | La fede non è forse l'impegno temporale della vita eterna? (...) E non potrebbe darsi che il nostro errore negli impegni temporali sia di non essere abbastanza temporali e di non esserlo troppo? (...) Non che adattiamo la fede a questo temporale movimentato fino all'eccesso, ma che ci adattiamo a vedere, a scegliere, a fare la volontà di Dio in questo movimento (...). Lo "status quo", quando lo si guarda da vicino, sembra essere per noi l'atteggiamento più micidiale; forse perché in rapporto alla fede - per così dire - è contro natura! » | |
(Corrispondenza inedita a mons. Glorieux, in Christine de Boismarmin, Madeleine Delbrêl (1904-1964), p. 181-182)
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La morte
Nel pomeriggio del 13 ottobre 1964 Madeleine morì improvvisamente mentre era al suo tavolo di lavoro in rue Raspail; i biografi sottolineano che quel giorno, a Roma, per la prima volta, un laico, Patrick Keegan, prendeva la parola in un'assemblea conciliare, intervenendo sull'apostolato dei laici.
Nel suo messale le compagne trovarono alcune parole risalenti a dieci anni prima, e da lei scritte per commemorare il trentesimo anniversario della propria conversione. Per segnare il proprio radicale abbandono a Dio, maturato in quegli anni, aveva scritto:
« | Io voglio ciò che tu vuoi senza chiedermi se lo posso senza chiedermi se lo desidero senza chiedermi se lo voglio. » | |
(Cfr. Antonio Maria Sicari, Il sesto libro dei ritratti di santi, Jaca Book, Milano, 2000, p. 145)
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Al momento della sua morte, nel 1964, Madeleine era assai poco conosciuta. Pur avendo scritto molto (note per conferenze, saggi di risposta a problemi, appunti e riflessioni personali, poemi, canzoni, sketch, corrispondenza privata) non lo aveva fatto per la pubblicazione, e i suoi scritti più importanti erano ancora inediti. Noi, gente di strada, La gioia di credere e Comunità secondo il Vangelo saranno pubblicati tra il 1966 e il 1973.
Il culto
La sua causa di beatificazione fu introdotta a Roma nel 1990 dall'allora vescovo di Créteil, Mons. François Frétellière. Nel 1996 la Congregazione per le Cause dei Santi la dichiarò Serva di Dio.
Giovanni Paolo II, il 30 gennaio 2004, nel Discorso ai Vescovi della Conferenza Episcopale Francese in visita ad limina così ricorda Madeleine:
« | Cari Fratelli nell'Episcopato, al termine del nostro incontro, desidero evocare la bella figura di Madeleine Delbrêl, di cui celebriamo il centenario della nascita. Ella ha partecipato all'avventura missionaria della Chiesa in Francia nel ventesimo secolo, in particolare alla fondazione della "Missione di Francia" e del suo Seminario a Lisieux. Possa la sua luminosa testimonianza aiutare tutti i fedeli, uniti ai loro Pastori, a radicarsi nella vita comune e nelle diverse culture, per farvi penetrare, attraverso una vita sempre più fraterna, la novità e la forza del Vangelo! Mantenendo viva nel loro cuore e nella loro vita la loro coscienza ecclesiale. » |
Il 26 gennaio 2018 papa Francesco riconosce le virtù eroiche di Madeleine Delbrêl e la proclama venerabile.
Opere
- Abbagliata da Dio. Corrispondenza 1910-1941, presentazione di Enzo Bianchi, Gribaudi, Milano 2007.
- Insieme a Cristo per le strade del mondo. Corrispondenza 1942-1952, Gribaudi, Milano 2008.
- Professione Assistente Sociale. Scritti professionali, presentazione di Andrea Riccardi, Gribaudi, Milano 2009.
- Umorismo nell'Amore. Meditazioni e poesie, Presentazione di Guido Dotti, Gribaudi, MIlano 2011.
Antologie di Opere di Madeleine
- Noi delle strade, Gribaudi, Milano 1995
- La gioia di credere, Gribaudi, Milano 1997
- Il Piccolo Monaco, Gribaudi, Milano 1990
- Comunità secondo il Vangelo, Gribaudi, Milano 1996
- Indivisibile Amore, Piemme , Casale Monferrato (AL) 1994
- Missionari senza battello, Messaggero, Padova 2004
- È stato il mondo a farci così timidi?, Berti Editore, Piacenza 1999
- Chiesa, ateismo, evangelizzazione, a cura di M. Guasco, Ed. Esperienze, Fossano (CN) 2005
Note | |
Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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