Enzo Bigi
Enzo Bigi Laico consacrato | |
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Età alla morte | 62 anni |
Nascita | Villa Sesso 15 agosto 1913 |
Morte | Reggio Emilia 17 febbraio 1976 |
Appartenenza | Servi della Chiesa |
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Enzo Bigi (Villa Sesso, 15 agosto 1913; † Reggio Emilia, 17 febbraio 1976) è stato il primo laico consacrato e educatore italiano dei Servi della Chiesa, dei quali ha diretto alcuni Istituti.
Biografia
Nato il 15 agosto 1913 a Villa Sesso, una frazione di Reggio Emilia, da giovane Enzo era fidanzato e prossimo al matrimonio. Bigi ha tanto sofferto e lottato veramente prima di mettere fine al fidanzamento con Anna, una ragazza di Montecchio Emilia, per la sua scelta di vita consacrata con i voti e da laico. Si era agli inizi degli anni '40: c'era in corso una guerra, anni duri per la sua famiglia, con due figli al fronte e con il padre avanti negli anni. Enzo, era un operaio ben retribuito alle Emiliane, non era partito come soldato a causa dei piedi piatti.
Era un giovane apprezzato e cercato sia nel lavoro che in parrocchia; grazie all'Azione Cattolica, ha conosciuto don Dino Torreggiani, fondatore dei Servi della Chiesa, divenuto più tardi la sua guida spirituale durante la crisi di identità e di vocazione.
Don Dino ha scritto a questo proposito:
« | Mentre tutto all’esterno sembrava farsi più buio, la voce di Dio nella sua anima prendeva sempre più consistenza e l’invito a tutto lasciare diventava sempre più pressante. E io toccai con mano l’eroismo di quella scelta… Dopo quella svolta, senza rammarichi, senza voltarsi indietro, senza compromessi, il suo cammino di fede nel servizio della Chiesa alle anime più abbandonate non ebbe una sosta. » |
[1]. La decisione di Bigi sembrò incomprensibile alla maggior parte delle persone, ma soprattutto alla fidanzata, alla famiglia, ai parrocchiani, ai colleghi di lavoro. Infatti, Enzo ha lasciato anche il proprio lavoro, per dedicarsi dapprima ai ragazzi orfani o poveri dell'Istituto Artigianelli, quindi agli ospiti del Dormitorio Prampolini e alle vecchiette del San Girolamo, ed infine, ai fanciulli sinti di Badia Polesine.
E così, l'8 dicembre 1943, festività dell'Immacolata Concezione, Enzo ha emesso i primi voti di povertà, castità e obbedienza per l'Istituto secolare dei Servi della Chiesa.
All'Istituto Artigianelli
Poco dopo, don Dino Torreggiani ha affidato a Bigi l'incarico di economo dell'Istituto Artigianelli di Reggio Emilia, di cui egli era il Direttore. Così dal 1942 al 1957, anni molto difficili, Bigi ha svolto un lavoro immane, per lenire le conseguenze del conflitto: la povertà, la fame, il freddo, i bombardamenti e gli sfollamenti.
L'approvazione della Chiesa è arrivata per gli Istituti secolari, nel febbraio del febbraio 1947 con Pio XII (Costituzione Apostolica Provvida Mater Ecclesia), e per l'Istituto dei Servi della Chiesa, nel marzo del 1948, con il Decreto di Mons. Beniamino Socche, vescovo di Reggio Emilia. L'Istituto è stato così approvato con soli tre membri professi: don Dino, don Altana, allora seminarista, ed Enzo Bigi, laico celibe.
Gli anni tragici della guerra e quelli successivi, sono stati per Enzo convulsi e prolifici, grazie anche alle grandi amicizie con altre figure particolari, come Gino Colombo, don Giuseppe Dossetti, don Prandi, Suor Maria, La Pira, Lazzati. Con essi dibatteva su argomenti forti, come i poveri, le famiglie operaie, il proletariato, la gioventù abbandonata, gli anziani, gli ultimi; Bigi mostrava una profonda tenerezza verso le persone che erano abbandonate dal punto di vista materiale o spirituale.
Nel 1957, lontano da Reggio, è cominciato per Enzo Bigi, nello spirito di obbedienza e di servizio che lo ha contraddistinto, quello strano girovare per l'Italia, da Alcamo a Roma, da Treviso a Badia Polesine.
Nel Dormitorio Prampolini
A proposito del servizio al Dormitorio pubblico, ecco cosa ha scritto don Dino su di lui:
« | Mi sono domandato tante volte come Bigi si fosse penetrato di tale tenerezza per quella categoria di poveracci. Una cosa è sognare i poveri e una vita di povertà, altro è vivere una povertà cruda, avere tutta la vita, ogni giorno, poveri, poveri autentici alla propria tavola, prendere ogni notte il riposo accanto a loro, poveri sconosciuti, arrivati all’ultimo minuto. » |
[1]p.56
Prendere riposo voleva dire per lui in realtà perderlo, per dare un rifugio e un letto a scarcerati, vagabondi, o degli sbandati, giovani o meno giovani, feriti dentro e spesso aggressivi, irascibili, alcoolizzati, esigenti, ma molto bisognosi di affetto e calore umano.
Ecco una confidenza, propria di quel tempo, fatta dallo stesso Bigi, a Suor Maria del Carmine, co-fondatrice delle Case della Carità:
« | Il Dormitorio ospita gente molto fastidiosa…Domandarsi se merita di essere aiutata, vale solo se si tiene conto che sono anime redente dal Sangue del Salvatore. Anzi, non si deve dimenticare che l’aiuto materiale può diventare un mezzo per aumentare il vizio. Però, se trascuriamo questi poveri, che sono i più poveri, a chi dobbiamo rivolgere la carità di Cristo? Ci vorranno, credo, lacrime di carità per piangere i peccati di questi nostri fratelli…Costa fare la carità a questi nostri amici, soprattutto se non si tiene lo sguardo fisso a LUI. » |
[1] pp.71-72
A Badia Polesine
Per quindici anni, dal 1958 al 1973, ha diretto la Casa della Divina Provvidenza, l'Istituto per fanciulli Sinti di Badia, condividendo la vita, le fatiche e le umiliazioni di questi ragazzi, camminando con loro, con pazienza e gioia, da vero Servo della Chiesa.
Enzo conosceva tutto di questi ragazzi: la storia della famiglia, i problemi, le ripercussioni di ogni rifiuto sociale e razziale; ma li voleva bene più di se stesso. Dava loro tanto affetto, tenerezza, compassione e dignità. Lo chiamavano il Maestro, ma in effetti era molto di più sia per loro che per le loro famiglie.
Ecco la curiosa testimonianza di Adriana, una ragazzina sinta, arrivata a Badia Polesine a quattro anni e accolta da Bigi assieme al fratellino maggiore:
« | Quando io ero ancora piccola, mi prendeva in braccio e mi diceva:Mi vuoi poco o tanto bene?. Io rispondevo:Tanto! Lui ripeteva la domanda e quando io rispondevo:Come il cielo! si metteva a ridere. Anche quando andavo a mangiare, mi ripeteva sempre la stessa domanda, con un sorriso simpatico che mi faceva ridere. Io crescevo e lui mi voleva sempre più bene. » |
La stessa Adriana ha scritto che Bigi le ha parlato del suo desiderio di sposarsi per avere molti bambini, ma sapendo che nessuna moglie gliene avrebbe potuto dare tanti quanti ne voleva, aveva deciso di andare in giro per il mondo a raccogliere orfanelli e sinti per stare con loro…
Gli anni passati a Badia sono stati intensi, forse perchè la sua debolezza dal punto di vista della disciplina creava qualche difficoltà di carattere pedagogico con gli altri educatori e responsabili del Collegio, più esigenti di lui in fatto di regole e disciplina.
Ciò spiega, probabilmente, il suo costante desiderio di ritirarsi a vita contemplativa, dedita alla preghiera, oppure quello di dedicarsi alle ragazze finite nel giro della prostituzione, e addirittura la decisione di chiedere, nel settembre 1974, alle Autorità penitenziarie statali, la grazia di essere recluso in carcere per vivere da fratello con i carcerati, condividendone costantemente le condizioni di vita, per gettare un piccolo seme nei giardini italiani. La qualcosa non era neanche prevista o ammessa per gli stessi cappellani …
A Roma
Nell'autunno del 1974, è stato trasferito da Badia, per svolgere un servizio di qualche mese a Roma, nella Basilica di San Lorenzo in Damaso, come sagrestano. Addolorato, ma obbediente, lavorando, pregando continuamente e scrivendo, Bigi ha avuto la possibilità di valorizzare e manifestare un altro dono della molteplice grazia di Dio: l'amore e la cura per le vocazioni. È stato un vero fratello e maestro spirituale per diverse persone.
Nelle sue lettere numerose sono le citazioni e i riferimenti a Santa Teresa:
« | Dio ci ha lasciato in lei semplicità e spirito di abbandono. E non è inimitabile! » |
E agli inizi del 1975 scrive:
« | Amor con amor si paga! Teresa di G.B. viveva di questo…La mia Bella era solita dire "Se arrivando in Paradiso, Lui facesse finta di non accorgersi del mio arrivo, non mi interessa. Io lo amo per se stesso. Mi basta amarlo!… » |
Morte
Bigi ha trascorso l'ultimo periodo della sua vita a Reggio Emilia: la mattina del 17 febbraio 1976, mentre si trovava nella cappella prima ancora dell'orario comunitario, ha avuto un improvviso malore. Nella diagnosi si riferiva di un'embolia femorale destra, con schock cardiocircolatorio. La situazione è precipitata rapidamente. È riuscito a ricevere la Confessione e l'olio santo e a chiedere a don Gazziero di trasmettere le ultime consegne vocazionali ad alcune persone affidate a santa Teresa.
Durante il breve tragitto verso l'Ospedale, anche se in preda a terribili dolori, non ha cessato di confessare la sua consapevole fede nel Signore. Ecco le sue parole:
« | Tra poco vedrò la gloria di Dio…Gesù, ti amo. Sia fatta la tua volontà! Non preoccupatevi di me…lo so che devo morire…mi aspetta il mio Signore! Gesù viene. Ecco lo Sposo…Gesù, sono pronto! » |
È morto non appena arrivato dentro l'ospedale.
Note | |
Bibliografia | |
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