Giovanni Battista Santonio
Giovanni Battista Santonio Vescovo | |
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Gian Lorenzo Bernini, Busto di Giovanni Battista Santonio (1613-1616), marmo; Roma, Basilica di Santa Prassede | |
Titolo | |
Vescovo | |
Età alla morte | 63 anni |
Nascita | Taranto 1529 |
Morte | Roma 29 febbraio 1592 |
Sepoltura | Roma, Basilica di Santa Prassede all'Esquilino |
Consacrazione vescovile | 12 dicembre 1568 da mons. Giulio Antonio Santorio |
Incarichi ricoperti |
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Giovanni Battista Santonio o Santorio, Santoro, Santoni (Taranto, 1529; † Roma, 29 febbraio 1592) è stato un vescovo e nunzio apostolico italiano.
Cenni biografici
Nacque a Taranto nel 1529.
Nel 1568 fu nominato da papa Pio V vescovo della diocesi di Alife. Fu consacrato il 13 dicembre di quell'anno dall'allora arcivescovo di Santa Severina Giulio Antonio Santori, coadiuvato dal vescovi mons. Felice Peretti Montalto, allora vescovo di Sant'Agata dei Goti e da mons. Umberto Locati O.P. (Ch), vescovo di Bagnoregio. L'8 gennaio 1586 papa Sisto V lo trasferì alla diocesi di Tricarico, carica che tenne sino alla morte.
Fu maestro del sacro palazzo apostolico di papa Sisto V. Nel 1586 questi lo nominò primo nunzio permanente in Svizzera, nella sede di Lucerna appena istituita, la quale è ricordata assieme a quella di Colonia come le "nunziature della riforma".[1]
La presenza di mons. Santonio alla firma della Lega d'Oro[2] suscitò scalpore a livello internazionale, soprattutto tra i protestanti. Con il sostegno dei cantoni cattolici emanò severe disposizioni per migliorare la disciplina del clero secolare e regolare; su desiderio dei cantoni della Svizzera centrale esercitò anche funzioni episcopali. Questi avevano chiesto invano al vescovo di Costanza, cardinal Mark Sittich von Hohenems di insediare un vicario vescovile, ma il cardinale non si occupava molto delle faccende diocesane essendo preso da altri incarichi.[3]
Contro il parere della Curia romana approvò il trattato di Baden stipulato tra la città e la diocesi di Basilea nel 1585. Lucerna respinse i tentativi del nunzio di limitare l'influenza laica, radicata negli usi di quel cantone e ottenne la rimozione del prelato che fu sostituito da mons. Ottavio Paravicini.
Rientrato a Roma divenne maggiordomo del pontefice.
Morì il 29 febbraio 1592. Fu sepolto nella Basilica di Santa Prassede all'Esquilino. Il nipote commissionò al giovane artista Gian Lorenzo Bernini il monumento funebre tuttora conservato nella chiesa romana.
Genealogia episcopale
Per approfondire, vedi la voce Genealogia episcopale |
- Cardinale Scipione Rebiba
- Cardinale Giulio Antonio Santori
- Vescovo Giovanni Battista Santonio
Predecessore: | Vescovo di Alife-Caiazzo | Successore: | |
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Angelo Rossi Ch | 19 novembre 1568-8 gennaio 1586 | Enrico Cini (Siculus), O.F.M. Conv. Ch |
Predecessore: | Vescovo di Tricarico | Successore: | |
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Nunzio Antonio de Capriolis Ch | 8 gennaio 1586-29 febbraio 1592 | Ottavio Mirto Frangipani Ch |
Predecessore: | Nunzio apostolico per la Svizzera | Successore: | |
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Feliciano Ninguarda | 17 agosto 1586-15 agosto 1587 | Ottavio Paravicini |
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
- Vescovi di Alife-Caiazzo
- Vescovi di Tricarico
- Nunzi apostolici per la Svizzera
- Vescovi consacrati nel 1568
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