Ottavio Mirto Frangipani
Ottavio Mirto Frangipani Vescovo | |
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Età alla morte | 68 anni |
Nascita | Napoli 11 aprile 1544 |
Morte | Taranto 24 luglio 1612 |
Sepoltura | Cattedrale di San Cataldo |
Ordinazione presbiterale | Roma, 9 novembre 1572 dal card. Giulio Antonio Santorio |
Nominato vescovo | 19 novembre 1572 da Gregorio XIII |
Consacrazione vescovile | 8 dicembre 1572 dal card. Giulio Antonio Santorio |
Elevazione ad Arcivescovo | 20 giugno 1605 |
Incarichi ricoperti |
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Ottavio Mirto Frangipani (Napoli, 11 aprile 1544; † Taranto, 24 luglio 1612) è stato un vescovo e nunzio apostolico italiano.
Cenni biografici
Nacque a Napoli da Silvio Mirto e dalla moglie Laura della Gatta l'11 aprile 1544. L'avvio dello zio Fabio Mirto nella carriera ecclesiastica, già vescovo di Caiazzo e membro di spicco dello Stato pontificio, fu determinante per indirizzare il Frangipani nella stessa direzione.
Dopo aver acquisito i rudimenti necessari per padroneggiare la grammatica e la sintassi latina venne inviato nell'università di Napoli dove si laureò in utroque iure. Nel 1565 divenne abate commendatario di san Benedetto di Capua, per essere chiamato di lì a poco a Roma ottenendo, grazie a Pio V e Gregorio XIII, il titolo di referendario utriusque Signaturae.
Grazie allo zio Fabio Mirto, venne introdotto nelle grazie dei cardinali Carafa, Farnese e soprattutto di Giulio Antonio Santorio, il cardinale di Santa Severina. Quest'ultimo lo aveva ordinato sacerdote e il 9 novembre 1572, a seguito della rinuncia dello stesso zio, lo consacrò vescovo di Caiazzo, co-consacratori: mons. Thomas Goldwell,[1] C.R., vescovo di Saint Asaph, mons. Giuseppe Pamphilj,[2] O.S.A., vescovo di Segni.
Alla sede vescovile dedicò una minuziosa visita pastorale, in sintonia con lo spirito e le disposizioni conciliari, e vi convocò un sinodo per affrontarne la riorganizzazione diocesana. Agente e uomo di fiducia a Roma di Fabio Mirto, all'epoca impegnato in missione diplomatica in Francia, lo sostituì tra il 1575 e il 1576 come governatore delle Marche e di Bologna.
Il primo incarico di rilievo gli venne affidato nel giugno 1587 con il conferimento della nunziatura di Colonia, a conferma della continuità del servizio diplomatico a cui erano stati destinati, nella mente di Sisto V, i membri ecclesiastici della sua famiglia.
Dopo un faticoso e pericoloso viaggio, dove rischiò di cadere nelle mani dei soldati riformati dell'elettore del Palatinato Giovanni Casimiro, il nunzio giunse a Colonia il 25 agosto e si trovò immediatamente a ereditare i difficili problemi politici e religiosi che avevano turbato il suo predecessore Giovanni Francesco Bonomi.
Sul piano strettamente diplomatico l'azione del Frangipane non fu efficace come quella svolta sul piano pastorale e disciplinare. Le informazioni e il comportamento del nunzio vennero giudicati assai carenti, soprattutto dopo la morte di Alessandro Farnese il Giovane, tanto da far decidere a Clemente VIII l'invio di un nunzio straordinario, mons. Coriolano Garzadori, vescovo titolare di Ossero. La Curia romana rimproverava al Frangipani di essere incapace di reagire alla pessima fama che l'arcivescovo Ernesto di Baviera, di dubbie doti politiche e morali, alimentava nei fedeli.
L'arrivo di Garzadori diede via a una penosa coesistenza e a un'antipatia personale profonda che raggiunse una conflittualità acuta e mortificante per il Frangipani allorché si vide temporaneamente negare la pubblicazione, a lui particolarmente cara, di un Directorium ecclesiasticae disciplinae Coloniensi,[3] opera pastorale destinata alla riforma di un clero di frontiera.
La possibilità di ricevere informazioni e avere una visione globale dei problemi della vasta area su cui estendeva la sua competenza, convinsero il Frangipani della necessità di istituire una nunziatura apostolica per le Fiandre, con sede a Bruxelles, questione su cui non ebbe molto ascolto, sino a quando la nomina dell'arciduca Alberto d'Austria a governatore delle Fiandre spagnole e il suo ingresso trionfale in Bruxelles il 11 febbraio 1596 non stimolarono l'interesse della Santa Sede per l'apertura della nuova sede diplomatica, strategico per i rapporti con la Francia e per contrastare la minacciosa presenza di Maurizio di Nassau. La sua familiarità con le problematiche della zona fu decisiva per la sua nomina a primo nunzio di Fiandra il 22 luglio 1596. Ed egli, che con insistenza aveva chiesto di rientrare per stabilirsi nella diocesi di Tricarico, ottenuta nel 1592, non ne fu entusiasta.
L'invio del Frangipani rientrava, a pieno titolo, in una vasta manovra politico-diplomatica di papa Clemente VIII tesa a favorire un riavvicinamento franco-spagnolo che, sotto la mediazione pontificia, ponesse fine alle guerre fratricide in Francia e ricavasse il massimo profitto dalla incoraggiante conversione di Enrico IV al cattolicesimo. Pur lamentandosi subito dello scarso coordinamento e dell'assenza di indicazioni precise, il nunzio cercò di assolvere il compito di alimentare la buona predisposizione dell'arciduca Alberto d'Austria a una pacificazione.
Dinamica e motivata fu la sua azione pastorale nelle questioni ecclesiastiche: qui con uno stile di scuola borromaica sintetizzò indubbie qualità organizzative con una mentalità giurisdizionalista, nello sforzo di trovare un giusto equilibrio, tra la difesa della religione cattolica in un'area di frontiera, il sostegno delle libertà ecclesiastiche sottoposte quotidianamente agli attacchi delle autorità secolari periferiche dai sentimenti autonomistici molto spiccati e l'unità d'intenti tra la Santa Sede e gli arciduchi d'Austria, a cui puntualmente faceva appello quando si aprivano vertenze particolarmente confuse e spinose dal punto di vista giuridico.
Fece numerose visite, perlustrando le realtà ecclesiastiche più diverse, lamentò più volte la scarsezza di preti, convocò sinodi provinciali e permise di fatto una certa apertura nei confronti del mondo riformato. Si recò ad Anversa, ad Arras, a Liegi, a Namur, a Tournai, a Cambrai, a Calais, a Lilla, a Dunkerque, a Gravelines, dando un carattere metodico e itinerante alla neonata nunziatura, che nel tempo riuscì a farsi riconoscibile e salda. Il nunzio favorì una generalizzata ripresa del cattolicesimo olandese, in un clima di pacificazione e di dialogo tra le province dei Paesi Bassi.
Nonostante avesse ripetutamente richiesto sin dalla primavera del 1604 di essere sollevato dall'incarico, elevato nel frattempo arcivescovo di Taranto nel 1605, dopo aver tentato invano di ottenere la diocesi di Salerno, riuscì a tornare in Italia soltanto alla fine del 1606.
Nell'arcidiocesi poté continuare a esplicitare al meglio la sua vocazione di pastore di anime piuttosto che di accorto politico. Dopo aver compiuto una visita accurata, convocato un sinodo, aggiornato le costituzioni ecclesiastiche, portato a termine lavori di abbellimento del palazzo episcopale, morì il 24 luglio 1612 a Taranto. Le sue spoglie furono tumulate nella locale basilica cattedrale di San Cataldo.
Genealogia episcopale
Per approfondire, vedi la voce genealogia episcopale |
- Cardinale Scipione Rebiba
- Cardinale Giulio Antonio Santori
- Arcivescovo Ottavio Mirto Frangipani
Successione degli incarichi
Predecessore: | Vescovo di Caiazzo | Successore: | |
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Fabio Mirto Frangipani[4] | 19 novembre 1572 - 9 marzo 1592 | Orazio Acquaviva d'Aragona[5], O.Cist. |
Predecessore: | Nunzio apostolico a Colonia | Successore: | |
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Giovanni Francesco Bonomi | 13 giugno 1587 - 20 aprile 1596 | Coriolano Garzadoro |
Predecessore: | Vescovo di Tricarico | Successore: | |
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Giovanni Battista Santonio | 9 marzo 1592 - 20 giugno 1605 | Diomede Carafa |
Predecessore: | Nunzio apostolico nelle Fiandre | Successore: | |
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Giovanni Battista Castagna (delegato apostolico) |
20 aprile 1596 - 12 giugno 1606 | Decio Carafa |
Predecessore: | Arcivescovo metropolita di Taranto | Successore: | |
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Juan de Castro[6], O.S.B. Clun. | 20 giugno 1605 - 24 luglio 1612 | Bonifazio Caetani |
Note | |
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Bibliografia | |
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- Governatori delle Marche
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- Nunzi apostolici per Colonia
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- Nunzi apostolici per le Fiandre
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