Orlando di Lasso
Orlando di Lasso Laico | |
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Orlando di Lasso | |
Età alla morte | 62 anni |
Nascita | Mons [2] 1532 [1] |
Morte | Monaco di Baviera 14 giugno 1594 |
Invito all'ascolto |
Orlando di Lasso (Mons [2], 1532[1]; † Monaco di Baviera, 14 giugno 1594) è stato un compositore di musica sacra e profana fiammingo.
Il suo vero nome era Roland de Lassus, o Roland de Lattre come indicato dal busto di Monaco di Baviera; ma egli lo italianizzò in Orlando di Lasso secondo la moda dell'epoca (altrove ricorre il nome alla latina Orlandus Lassus).
Insieme a Giovanni Pierluigi da Palestrina e a Tomás Luis de Victoria è considerato il maggiore musicista europeo del XVI secolo.
Biografia
L'infanzia nelle Fiandre
Leggende e contraddizioni avvolgono i primi anni di vita di Lasso.
Il suo primo biografo, Quickelberg[3], riporta come data di nascita il 1520, mentre l'epitaffio indica il 1532, data oggi generalmente accettata.
In tenera età, forse intorno agli otto anni, fu ammesso come soprano al coro della chiesa di San Nicola nella sua città natale.
Presto attirò l'attenzione generale, sia per il suo inusuale talento musicale sia per la sua bellissima voce; tanto che, secondo un tradizionale racconto probabilmente leggendario, fu rapito per ben tre volte da diversi e oscuri personaggi che lo volevano assumere nel proprio coro; sempre secondo la medesima leggenda, il piccolo Orlando sarebbe riuscito a tornare al tetto paterno le prime due volte, ma non la terza.
Certo è che in pochi anni lasciò Mons e prese dimora a Saint Didier, dove era la residenza temporanea del suo primo patrono: Ferdinando Gonzaga, generale in comando dell'esercito dell'imperatore Carlo V e Viceré di Sicilia.
Gli anni in Italia
Alla fine della campagna di Olanda, Orlando, ancora impubere, seguì Gonzaga a Milano e da lì in Sicilia.
Dopo il cambiamento della voce dovuto all'età, Orlando trascorse circa tre anni a Napoli, presso la corte di una parente di Ferrante Gonzaga, la Marchesa della Terza.
In seguito andò a Roma, dove godette il favore e l'ospitalità, per circa sei mesi, del Cardinale Bindo Altoviti Arcivescovo di Firenze, che in quel periodo viveva in città.
Grazie all'influenza del suo mecenate, Orlando ottenne il posto di maestro del coro della Basilica di San Giovanni in Laterano, nonostante la sua giovanissima età e benché ci fossero disponibili molti altri capaci musicisti.
Oltre a questa attività, durante la sua residenza in Roma Lasso completò il suo primo volume di Messe per quattro voci ed una collezione di mottetti per cinque voci, tutti pubblicati a Venezia.
Alla corte di Baviera
Dopo circa due anni di soggiorno a Roma, Lasso, avendo saputo che i suoi genitori si trovavano in grave malattia, tornò in fretta in Belgio, ma non fece a tempo a rivederli vivi.
Poiché la sua città natale Mons non gli offriva una collocazione lavorativa soddisfacente, egli trascorse parecchi anni in viaggio attraverso la Francia e l'Inghilterra e poi per circa due anni si stabilì ad Anversa, dove incontrò Philippe De Monte prossimo a diventare maestro della cappella imperiale a Vienna.
Qui Orlando fu contattato da Alberto V di Baviera; il Duca, amante della musica, coltivava con passione una prestigiosa cappella di corte.
Lasso fu invitato a Monaco dapprima con l'incarico di trovare ed assumere capaci musicisti in Olanda, ma soprattutto per diventare il kapellmeister (direttore della cappella) succedendo nel compito a Ludwig Daser (1525-1589).
Sotto la protezione di questo principe così amante dell'arte, Lasso sviluppò quella fenomenale produttività come compositore che è insuperata nella storia della musica.
Nel 1558 Lasso sposò Regina Wäckinger, dama di compagnia della duchessa Anna d'Austria. La coppia ebbe due figli maschi. Entrambi diventeranno, a loro volta, musicisti e compositori.[4]
Mentre era impiegato a Monaco, conobbe Andrea e Giovanni Gabrieli, ciascuno dei quali trascorse qualche tempo proprio nell'istituzione musicale che egli dirigeva.
Per 34 anni egli rimase attivo a Monaco come compositore e direttore, sotto Alberto V e dopo sotto il suo figliolo e successore, Guglielmo V.
Durante tutto questo tempo egli lavorò con profitto godendo del continuo favore sia dei suoi patroni sia dei cantori da lui diretti; ma la sua fama divenne illustre in tutta Europa, tanto che fu onorato da papa Gregorio XIII, che lo nominò Cavaliere dello Speron d'Oro[5] ; da Carlo XI di Francia, che gli conferì la Croce dell'Ordine di Malta; e dall'imperatore Massimiliano II, che il 7 dicembre 1570 elevò Lasso e i suoi discendenti al rango della nobiltà.
Il documento imperiale che conferisce tale onorificenza è degno di nota, non solo perché è prova della stima personale di cui Lasso godeva presso i regnanti di tutte le nazioni europee, ma anche perché rende evidente come le monarchie del tempo tenessero in alta considerazione la musica e l'arte in genere nell'economia sociale.
La sua reputazione artistica gli consentì di intrattenere ottimi rapporti con i suoi colleghi più famosi, come Palestrina: insieme a questi e ad altri musicisti molto noti e stimati a quell'epoca, come Francesco Rosselli, Giovanni Domenico di Nola, Iacopo Corfini, Giovanni Nasco, Alessandro Romano, Donato Baldissera e Domenico Finot, il 31 gennaio 1561 pubblicò a Venezia il Terzo Libro delle Muse a cinque voci Composto da diversi Eccellentissimi Musici. Con uno Madrigale a sei, Et uno dialogo a otto, per i tipi di Antonio Gardano.
Purtroppo l'intensa e prolungata attività di Lasso alla fine ebbero conseguenze sulla sua salute e gli causarono una depressione e un collasso, da cui egli dapprima si riprese ma mai guarì del tutto, fino alla morte.
L'opera di Lasso
Lasso fu l'erede della scuola olandese, senza alcun dubbio il suo più grande e ultimo rappresentante.
Infatti, mentre nelle opere di molti dei suoi conterranei, anche i più conosciuti, come Dufay, Okeghem, e Josquin des Prés, l'abilità contrappuntistica sebbene raffinata è spesso fine a se stessa, Lasso, maestro consumato di ogni forma di arte musicale e possessore di una potente e originale fantasia, riuscì sempre a giungere ad una interpretazione del testo elevata ed autentica.
Il suo genio fu universale, ben supportato dalla sua ampia cultura e dai viaggi estesi della sua giovinezza che lo resero capace di assorbire i tratti musicali distintivi di ogni nazionalità.
Nessuno dei suoi contemporanei ebbe un gusto così raffinato nella scelta dei mezzi di espressione che meglio servissero il suo scopo. Gli elementi lirici, epici e drammatici sono alternativamente in evidenza nella sua opera.
Lasso visse al tempo della Riforma, quando nella musica entrò sempre più prepotentemente lo spirito profano e individuale e musicò anche molti poemi secolari come madrigali, chansons e lieder, i cui contenuti erano talvolta piuttosto liberi e anche licenziosi (accadeva di frequente in quei tempi): Lasso è considerato uno dei creatori della canzone napoletana, attraverso la villanella.
Tuttavia il suo genio musicale si espresse soprattutto nelle opere di musica sacra.
I modi diatonici del canto gregoriano formarono la base delle sue composizioni, e quasi sempre i suoi temi erano presi da melodie liturgiche.
A differenza di Palestrina, nella sua musica egli infuse un'intenzione più strumentale che vocale, unita però ad una grande attenzione per il testo nell'architettura complessiva della composizione: l'interpretazione più morbida delle norme del Concilio di Trento gli consentirono la scrittura sia di pezzi con le voci in omofonia sia di altri con un abbondante uso antifonale.
La musica ricevette una grande efficacia espressiva (esempio fra tutti i sette Psalmi Poenitentiales del 1559). E così Lasso, benché pienamente in linea con lo spirito mistico della Controriforma, riuscì forse inconsapevolmente a soddisfare anche le esigenze protestanti.
Composizioni
Lasso ha lasciato alla posterità più di duemila opere, in tutte le forme musicali conosciute all'epoca, ed in combinazioni polifoniche da 2 a 12 voci.
Benché molte di esse siano rimaste in manoscritto, ben presto la grande maggioranza fu stampata, a partire dal 1555, quando a Venezia fu pubblicato il suo primo libro di madrigali italiani; seguirono poi molte altre pubblicazioni a Venezia, Monaco, Norimberga, Lovanio, Anversa e Parigi.
Fra le sue opere più famose devono essere menzionati il Patrocinium musices a 5 voci (1573-76) e soprattutto la sua versione dei sette salmi penitenziali, Psalmi Davidis Poenitentiales (1584), che per varietà, profondità, verità di espressione, ed elevazione di concezione sono insuperati. Il Duca Alberto onorò questa opera grandiosa con una preziosa edizione in manoscritto su pergamena rilegata in due volumi in-folio illustrati dal pittore Hans Mielich e conservata nella libreria di corte a Monaco insieme ad altri due libretti contenenti l'analisi del lavoro di Lasso e di Mielich da parte di Samuel van Quickelberg. Nel 1838 il musicologo tedesco Siegfried Wilhelm Dehn curò la riedizione dei Sette Salmi Penitenziali, dando così il via alla ripresa di interesse nelle opere di Lasso.
Lasso lasciò non meno di 50 Messe di sua composizione. Alcune di queste sono costruite sopra melodie secolari, come era usanza nel suo tempo, ma il materiale tematico per la maggior parte di esse è stato preso dal canto liturgico.
Nel 1604 i suoi due figli, Rodolfo e Ferdinando, anche musicisti di fama, pubblicarono una collezione di 516 mottetti, sotto il titolo Magnum opus musicum, che fu seguita nel 1609 da Jubilus B.Mariae Virginis, consistente in 100 arrangiamenti del Magnificat.
La pubblicazione di una edizione critica delle opere complete di Lasso in 60 volumi, preparata da Franz Haberl e Adolf Sandberger, fu iniziata nel 1894.
La tavoletta di Loreto
A Loreto, nel Museo della Santa Casa, viene conservata una tavoletta ex voto, che destò molta attenzione per secoli: si tratta di un dipinto minore, di carattere tradizionalmente votivo, che reca in basso la notazione di un canone irrisolto a cinque voci sull'invocazione Sancta Maria ora pro nobis.
Il canone fu attribuito a Giovanni Animuccia e costituì per molto tempo un vero rompicapo per i musicisti, finché non si accese una disputa per la sua soluzione fra Tommaso Redi e padre Giovanni Battista Martini, che vinse la sfida, risolvendo il canone.
Recenti studi sullo stemma dipinto nella parte destra della tavoletta hanno orientato gli studiosi ad attribuire il canone a Orlando di Lasso[6], che nella tavoletta è la figura inginocchiata a sinistra, e che ebbe una fervente devozione per la Beata Vergine Maria di Loreto, in onore della quale musicò diverse volte le litanie lauretane[7].
Note | |
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