Beato Piergiorgio Frassati

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Beato Piergiorgio Frassati, T.O.D.
Laico
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Beato
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Beato Piergiorgio Frassati nello studio del padre (1920)
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte 24 anni
Nascita Torino
6 aprile 1901
Morte Torino
4 luglio 1925
Sepoltura Cattedrale di San Giovanni Battista (Torino)
Appartenenza Azione Cattolica, Federazione Universitaria Cattolica Italiana
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Ordinato diacono
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Elezione
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pontificato
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Successore {{{successore}}}
Extra Anni di pontificato


Cardinali creazioni
Proclamazioni
Antipapi {{{antipapi}}}
Eventi

Iter verso la canonizzazione

Venerato da Chiesa cattolica
Venerabile il [[]]
Beatificazione 20 maggio 1990, da Giovanni Paolo II
Canonizzazione [[]]
Ricorrenza 4 luglio
Altre ricorrenze
Santuario principale Duomo di Torino
Attributi
Devozioni particolari {{{devozioni}}}
Patrono di Confraternite, Giovani dell'Azione Cattolica
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Incoronazione
Investitura
Predecessore
Erede
Successore
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Trattamento {{{trattamento}}}
Onorificenze
Nome templare {{{nome templare}}}
Nomi postumi
Altri titoli
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Madre {{{madre}}}
Coniuge

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Consorte

Consorte di

Figli
Religione {{{religione}}}
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Collegamenti esterni
Scheda su santiebeati.it
Invito all'ascolto
Firma autografa
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Virgolette aperte.png
Aiutare i bisognosi è aiutare Gesù
Virgolette chiuse.png
(Piergiorgio alla sorella Luciana)
Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 4 luglio, n. 16:
« A Torino, beato Piergiorgio Frassati, che, giovane militante in associazioni del laicato cattolico, si impegnò con tutto sé stesso in iniziative di sviluppo sociale e di carità verso i poveri e i malati, finché morì colpito da paralisi fulminante. »
(Santo di venerazione particolare o locale)

Beato Piergiorgio Frassati (Torino, 6 aprile 1901; † Torino, 4 luglio 1925) è stato un laico e studente italiano membro della Fuci e di Azione Cattolica.

Biografia

La famiglia

Il giovane Piergiorgio Frassati con il padre Alfredo

Piergiorgio Frassati nacque il 6 aprile (Sabato Santo) 1901, da una delle famiglie più in vista dell'alta borghesia della Torino sabauda.

Il padre, Alfredo Frassati, si laureò in legge e vinse il concorso statale per la libera docenza in diritto penale presso l'Università di Sassari. Tuttavia preferì dedicarsi alla carriera giornalistica, che rappresentò poi la sua fortuna; nel 1895 rilevò la redazione del quotidiano "Gazzetta Piemontese". Il 1º gennaio dell'anno successivo, la "Gazzetta Piemontese" apparve con una nuova testata: "La Stampa".

Alfredo Frassati, assumendo la piena proprietà nel 1902, ne fu subito vice-direttore e poi, dal 1900 al 1920, direttore a tutti gli effetti.

Oltre a essere fondatore e direttore di uno dei quotidiani più importanti della penisola, fu anche un insigne uomo politico al fianco del liberale Giovanni Giolitti, che lo nominò prima Senatore del Regno e poi, nel 1913, Ambasciatore in Germania.

Il 5 settembre 1898 prese in moglie la cugina Adelaide Ametis. Allieva del pittore Lorenzo Delleani, fu una pittrice valente e apprezzata, riuscì addirittura a far esporre alcune sue opere alla Biennale di Venezia e una di esse venne acquistata dal Re Vittorio Emanuele III.

Luciana Frassati, sorella di Pier Giorgio, più giovane di lui di un anno,[1] definirà entrambi due genitori autorevoli e ingombranti.

Lo status economico e sociale della famiglia era dunque notevole.

Più complicati furono però i rapporti interni, infatti i coniugi Frassati, forse per troppa somiglianza caratteriale, spesso litigavano e andavano poco d'accordo; tuttavia non giunsero mai a una separazione, anche se i rapporti in alcuni casi furono molto tesi.

Piergiorgio Frassati

L'educazione che i due fratelli Frassati ricevettero in famiglia fu improntata su metodi e principi piuttosto rigidi, che Luciana definì addirittura "spartani"; ella raccontò che "La casa signorile in cui vivevamo sembrava una caserma".

La famiglia, quindi, trasmise ai figli un duro sistema di regole e doveri, basato sul rispetto, l'ordine, la disciplina e l'onore. La Fede fu trasmessa unicamente dalla madre.

Davanti alla Prima Guerra Mondiale

Nel 1914 l'Europa fu insanguinata dalla Grande Guerra e l'anno seguente l'Italia entrò nel conflitto muovendo guerra all'Austria.

La famiglia Frassati, giolittiana e liberale, era neutralista.

Allo scoppio della guerra, Piergiorgio, anche se molto giovane, si impegnò alacremente per rendersi utile; per esempio, per aiutare i contadini, volle conseguire il diploma in agraria.

Inoltre inviava regolarmente ai soldati e alle loro famiglie i suoi piccoli risparmi.[2]

Gli studi

Piergiorgio e Luciana, nonostante la differenza di un anno d'età, furono avviati insieme agli studi.

Come era usanza nelle famiglie signorili di un tempo, la prima istruzione venne loro impartita privatamente, in casa. Poi frequentarono le scuole statali, ma Pier Giorgio non dimostrava molto entusiasmo per lo studio e subì una bocciatura.

Dopo aver conseguito la licenza elementare, entrambi vennero iscritti al Regio ginnasio-liceo "Massimo d'Azeglio" di Torino; tuttavia l'iter scolastico di Pier Giorgio fu rallentato da due bocciature in latino.

Venne poi iscritto dai genitori all'Istituto Sociale di Torino, un ginnasio-liceo retto dai Padri della Compagnia di Gesù, dove si avvicinò anche alla spiritualità cristiana.

Piergiorgio conseguì la maturità classica nell'ottobre 1918.

Università

Il mese successivo si iscrisse alla facoltà di Ingegneria meccanica (specializzazione in mineraria) presso il Regio Politecnico di Torino.

Motivò questa scelta universitaria con l'intenzione di poter lavorare al fianco dei minatori (la classe operaia più disagiata a quel tempo), per aiutarli a migliorare le loro condizioni di lavoro.

Nell'autunno del 1921 fu anche ospite della famiglia di Karl Rahner.

Tuttavia, nonostante gli sforzi e l'impegno, Piergiorgio non riuscì mai a conseguire la laurea, perché morì improvvisamente a due soli esami dalla sospirata mèta.

Vita associazionistica

All'Università ebbe inizio un periodo di intensa attività all'interno di numerose associazioni di stampo cattolico, come la Fuci e il Circolo "Cesare Balbo", affluente alla Fuci stessa, cui si iscrisse nel 1919.

Inoltre aderì anche alla Società San Vincenzo De Paoli del "Cesare Balbo", profondendo un impareggiabile impegno in favore dei poveri e dei più bisognosi.

La montagna

Piergiorgio Frassati durante una scalata

Pier Giorgio era un ragazzo molto vivace, solare, sempre allegro e ricco di energie.

Praticò numerosi sport, ma furono soprattutto le escursioni in montagna a costituire la sua più grande passione. A documentare questa sua passione ci sono molte fotografie che lo ritraggono intento in scalate ed escursioni.[3]

Si iscrisse anche a varie associazioni alpinistiche, partecipando attivamente a circa una quarantina di gite ed escursioni. La sua più notevole ascensione è stata la difficile vetta della Grivola (tuttora riservata ad alpinisti esperti); tra le altre montagne scalò anche l'Uia di Ciamarella il 20 luglio 1924 insieme agli amici dell'associazione "Giovane Montagna".[4]

Fu poi proprio la sua passione per la montagna che gli fece conoscere Laura Hidalgo, una ragazza orfana e di modeste origini sociali: Piergiorgio se ne innamorò, anche se non le confessò mai il proprio sentimento, "per non turbarla", come scrisse a un amico.

La ragione per cui non le dichiarò il suo amore fu la netta opposizione della famiglia di lui, che non avrebbe mai accettato per l'erede dei Frassati una consorte che non fosse stata d'altolocata e prestigiosa provenienza sociale.

Rinunciò quindi a questo amore per non suscitare pesanti discussioni in casa e non incrinare ulteriormente il rapporto tra padre e madre, che già in quel momento versava in gravi difficoltà.

Tuttavia questa scelta fu per Piergiorgio causa di sofferenza, ma lui seppe trovare il modo di affrontarla, come scrisse all'amico Isidoro Bonini il 6 marzo 1925:

« Nelle mie lotte interne mi sono spesse volte domandato perché dovrei io essere triste? Dovrei soffrire, sopportare a malincuore questo sacrificio? Ho forse io perso la fede? No, grazie a Dio, la mia fede è ancora abbastanza salda e allora rinforziamo, rinsaldiamo questa che è l'unica gioia, di cui uno possa essere pago in questo mondo. Ogni sacrificio vale solo per essa. »

La Compagnia o Società dei Tipi Loschi

Nonostante la sua attivissima partecipazione a numerose associazioni di quell'epoca, il 18 maggio 1924, durante una gita al Pian della Mussa, insieme con i suoi più cari amici fondò, con tanto di "Proclama", la Compagnia o Società dei Tipi Loschi; un'associazione caratterizzata da un sano spirito d'amicizia e d'allegria.

Ma dietro le apparenze scherzose e goliardiche, la Compagnia dei Tipi Loschi nascondeva l'aspirazione a un'amicizia profonda, fondata sul vincolo della preghiera e della fede.

«Io vorrei che noi giurassimo un patto che non conosce confini terreni né limiti temporali: l'unione nella preghiera», scrisse Piergiorgio a uno dei suoi amici il 15 gennaio 1925.

Ed era proprio il vincolo della preghiera a legare i "lestofanti" e le "lestofantesse", come scherzosamente si denominavano tra di loro, di questa singolare Compagnia.

Oltre a essere un'intuizione quasi profetica, (il Cattolicesimo vissuto nella sua interezza anche nelle circostanze ordinarie della vita, senza separazioni e divisioni, in uno spirito di cristiana gioia), fu l'occasione di indimenticabili gite in montagna, buffi proclami in stile rivoluzionario e fonte di simpatici soprannomi dei suoi membri.[5]

Dietro l'apparente facezia si celava però il progetto di un'amicizia cristiana a tutto tondo, capace di valere per tutti gli ambiti della vita.

Piergiorgio e i poveri

Nonostante le ricchezze della famiglia che venivano elargite ai figli con grande parsimonia, Piergiorgio era spesso al verde perché il più delle volte i pochi soldi di cui disponeva venivano da lui generosamente donati ai poveri e ai bisognosi che incontrava o a cui faceva visita. Non di rado gli amici lo vedevano tornare a casa a piedi perché aveva dato a qualche povero i soldi che avrebbe dovuto utilizzare per il tram. Come già accennato, fece attivamente parte della Conferenza di San Vincenzo, aiutando tantissime persone che spesso non avevano di che vivere. «Aiutare i bisognosi - rispose un giorno alla sorella Luciana - è aiutare Gesù». In famiglia nessuno sapeva alcunché delle sue opere caritative; inoltre non compresero mai appieno chi fosse veramente Pier Giorgio, questo figlio così diverso dal cliché alto-borghese di famiglia, sempre pronto ad andare in chiesa e mai a prendere parte alla vita mondana del suo stesso ceto.

Gli ultimi giorni di vita

È probabilmente visitando i poveri nelle loro abitazioni che Piergiorgio contrasse una poliomielite fulminante che lo portò repentinamente alla morte in meno di una settimana, dal 29 giugno al 4 luglio, giorno in cui spirò.

La mattina del 30 giugno 1925, Piergiorgio accusò una strana emicrania e anche un'insolita inappetenza. Nessuno però diede molto peso al suo malessere, pensando a comuni sintomi influenzali. In quegli stessi giorni, tutta l'attenzione dei familiari era rivolta all'anziana nonna materna, Linda Ametis, che morì pochi giorni dopo, il 3 luglio.

La notte prima della morte della nonna, come ricorda Luciana, non potendo prendere sonno per l'assillante dolore, Pier Giorgio tentò di alzarsi per camminare un po', ma cadde più volte in corridoio e rialzandosi sempre da solo e senza che nessuno, a parte i domestici, se ne accorgesse. I genitori compresero la gravità delle condizioni del figlio proprio il giorno della morte della nonna, quando egli non riuscì più ad alzarsi dal letto per partecipare alla celebrazione delle esequie. Piergiorgio stava quindi morendo senza che nessuno se ne rendesse conto e quando il medico ne accertò le condizioni disperate in cui versava, era ormai troppo tardi per tentare, qualora anche ve ne fosse stato alcuno, un rimedio. Si tentò tuttavia di fare il possibile; il padre fece arrivare direttamente da Parigi un siero sperimentale, ma tutto fu inutile.

I funerali

Ai suoi funerali presero parte molti amici, riguardevoli personalità, ma soprattutto tantissimi poveri che al tempo erano stati aiutati dal rimpianto estinto.

Per la moltitudine dei partecipanti, qualcuno dei presenti paragonò quei funerali a quelli di san Giovanni Bosco, altro santo torinese popolarissimo.

Davanti al popolo così numeroso, che accorse a dare l'ultimo saluto al figlio, per la prima volta i suoi familiari capirono, vedendolo tanto amato, dove e come era vissuto Pier Giorgio. Il padre, con amarezza, asserì:

« Io non conosco mio figlio! »

Beato Piergiorgio Frassati

Papa Giovanni Paolo II lo proclamò beato il 20 maggio 1990 e lo aveva definito tra l'altro:

« Un alpinista... tremendo. »
« Il ragazzo delle otto Beatitudini»

Il miracolo riconosciuto dalla Chiesa al fine della beatificazione, è la guarigione di Domenico Sellan, un friulano che aveva contratto, verso la fine degli anni Trenta, il morbo di Pott.

Questi, quasi in fin di vita, guarì repentinamente e senza un'evidente spiegazione medica dopo che un suo amico sacerdote gli aveva donato un'immagine con una piccola reliquia di Pier Giorgio Frassati, al quale Sellan si rivolse con fiducia, supplicandolo d'intercedere per lui presso il Signore, secondo i principi della Religione cattolica, per ottenere la guarigione.

Il 3 marzo 2008 fu compiuta una ricognizione canonica del corpo del beato, che riposa dal 1990 in una cappella laterale della navata sinistra nella Cattedrale di San Giovanni Battista a Torino (precedentemente era sepolto nella tomba di famiglia a Pollone). Tale ricognizione era finalizzata alla traslazione a Sydney in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù del 2008.

Fra i parenti ancora viventi vi è il nipote, giornalista e politico, Jas Gawronski.

Galleria fotografica

Note
  1. La sorella Luciana nacque il 18 agosto 1902 e morì nell'ottobre 2007, alla veneranda età di 105 anni.
  2. A una cameriera, che aveva perso un fratello al fronte, domandò: «Natalina, lei non darebbe la vita per fare cessare la guerra?» e al diniego della donna egli rispose: «Io sì che la darei, anche subito!».
  3. In una foto Pier Giorgio è in cima a una montagna; tale ritratto era stata ritoccato per cancellare la pipa che, da abituale fumatore di sigari toscani, aveva in bocca e con la quale aveva voluto farsi ritrarre.
  4. Luciana Frassati Mio fratello Pier Giorgio. La fede, edizioni Paoline, 2004, p.95.
  5. Piergiorgio era Robespierre, l'incorruttibile; Marco Beltramo Perol, Vittorio Francesco Massetti Petronius Arbiter Elegantiarum, poi c'erano La Gaffe, l'Englesina...
Bibliografia
  • Carla Casalegno, Pier Giorgio Frassati, Editore Effatà, Cantalupa (TO), 2005
  • Marcello Staglieno, Un santo borghese. Pier Giorgio Frassati, Bompiani, 1989
  • Primo Soldi, Verso l'Assoluto - Pier Giorgio Frassati, Editore Jaca Book, 1996
  • Luciana Frassati, Mio fratello Pier Giorgio. La fede, Editore Paoline Editoriale Libri, 2004, ISBN 9788831526898
Voci correlate
Collegamenti esterni