Santa Rosa Venerini
Santa Rosa Venerini, M.P.V. Vergine | |
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Santa | |
Santa Rosa Venerini, sullo sfondo il Palazzo dei Papi a Viterbo | |
Incarichi attuali | |
Fondatrice delle Maestre Pie Venerini | |
Età alla morte | 72 anni |
Nascita | Viterbo 9 febbraio 1656 |
Morte | Roma 7 maggio 1728 |
Appartenenza | Maestre Pie Venerini |
Iter verso la canonizzazione | |
Venerata da | Chiesa cattolica |
Beatificazione | 1952, da Pio XII |
Canonizzazione | 15 ottobre 2006, da Benedetto XVI |
Ricorrenza | 7 maggio |
Collegamenti esterni | |
Scheda su santiebeati.it |
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Nel Martirologio Romano, 7 maggio, n. 8:
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Santa Rosa Venerini (Viterbo, 9 febbraio 1656; † Roma, 7 maggio 1728) è stata una vergine, educatrice e fondatrice italiana di numerose e qualificate istituzioni scolastiche femminili, diede vita alla congregazione delle Maestre Pie Venerini, attualmente attiva in varie parti del mondo.
Biografia
Il padre, Goffredo, originario di Castelleone di Suasa (Ancona), conseguì la laurea in medicina a Roma e si trasferì poi a Viterbo, dove esercitò la professione medica nell'ospedale. Dal suo matrimonio con Marzia Zampichetti, di antica famiglia viterbese, nacquero quattro figli: Domenico, Maria Maddalena, Rosa, Orazio.
Rosa fu dotata dalla natura di intelligenza e di sensibilità umana non comuni. L'educazione ricevuta in famiglia le permise di mettere i suoi talenti al servizio dei fratelli più bisognosi. Secondo il suo primo biografo, padre Girolamo Andreucci S.J., già all'età di sette anni fece voto di consacrarsi a Dio.
A vent'anni, si sentì chiamata a spendere la vita a vantaggio della Chiesa e della società del suo tempo. Così nell'autunno del 1676, d'intesa con il padre, entrò nel monastero domenicano di Santa Caterina a Viterbo. Vi rimase tuttavia pochi mesi, perché la morte prematura del padre la costrinse a tornare in famiglia.
Negli anni successivi Rosa dovette sopportare diversi lutti: a soli 27 anni morì il fratello Domenico e, pochi mesi dopo, la madre.
Spinta dal desiderio di fare qualcosa di grande per Dio, nel maggio del 1684, iniziò a radunare nella propria abitazione le fanciulle e le donne per la recita del Rosario. Si accorse così di una triste realtà: la donna del popolo era schiava della povertà culturale, morale e spirituale. Capì allora che il Signore la chiamava alla missione di dedicarsi all'istruzione e alla formazione cristiana delle giovani.
Il 30 agosto 1685, con l'approvazione del Vescovo di Viterbo, Cardinale Urbano Sacchetti, e con la collaborazione di due compagne, Gerolama Coluzzelli e Porzia Bacci, diede inizio alla sua prima scuola, progettata secondo un disegno originale. Senza grande clamore, aveva aperto la prima "Scuola pubblica femminile" in Italia: in essa le fanciulle del popolo potevano avere una completa formazione cristiana ed essere preparate alla vita civile. La portata del suo progetto era grande: la promozione umana e l'elevazione spirituale della donna.
La validità dell'iniziativa fu riconosciuta e la sua fama oltrepassò i confini della diocesi.
Il Cardinale Marco Antonio Barbarigo, vescovo di Montefiascone, intuì la genialità del progetto viterbese, e chiamò Rosa nella sua diocesi. Così, tra il 1692 e il 1694, furono aperte una decina di scuole a Montefiascone e nei paesi intorno al lago di Bolsena.
Per attendere al consolidamento della sua opera, Rosa affidò le scuole e le maestre alla direzione di Lucia Filippini, poi santa, una giovane di cui aveva compreso le doti straordinarie di educatrice.
Sul suo modello, altre scuole vennero istituite nel Lazio. Nel 1706 giunse a Roma dove, nel dicembre 1713, aprì una scuola alle pendici del Campidoglio.
L'impegno per la formazione delle nuove comunità diventò intenso. Quando morì, la sera del 7 maggio 1728, aveva aperto più di quaranta scuole.
Le sue spoglie furono custodite dapprima nella Chiesa del Gesù, e, nel 1952, in occasione della beatificazione, furono trasferite nella cappella della Casa Generalizia, a Roma.
La spiritualità
Dopo i primi contatti con i padri Domenicani del Santuario della Madonnna della Quercia, nei pressi di Viterbo, Rosa seguì definitivamente la spiritualità di Sant'Ignazio di Loyola, sotto la direzione del padre Ignazio Martinelli.
La preghiera accompagnava il ritmo della sua giornata. Rosa non imponeva a se stessa e alle sue figlie lunghe orazioni, ma raccomandava che la vita delle maestre, nell'esercizio del prezioso ministero educativo, fosse un continuo parlare con Dio, di Dio e per Dio.
L'intima comunione con il Signore era alimentata in lei dall'orazione mentale, che la santa considerava "nutrimento essenziale dell'anima". Nella meditazione era solita fermarsi in modo particolare sul mistero della passione e della Croce.
Sentiva particolarmente urgente in lei lo zelo per la salvezza delle anime. Per questo viveva ogni giorno l'Eucaristia in modo mistico: nella sua immaginazione, la santa vedeva il mondo come un grande cerchio; lei si poneva al centro e contemplava Gesù, vittima immacolata, che da ogni parte della terra offriva se stesso al Padre attraverso il Sacrificio Eucaristico. Chiamava questo modo di elevarsi a Dio "Cerchio Massimo".
Con preghiera incessante, partecipava spiritualmente a tutte le Messe che si celebravano in ogni parte della terra; univa con amore i dolori, le fatiche, le gioie della propria vita alle sofferenze di Gesù, preoccupandosi che il Suo Preziosissimo Sangue non fosse versato invano.
Era consapevole che l'annuncio della Buona Novella poteva essere accolto se le persone venivano prima liberate dalle tenebre dell'ignoranza e dell'errore. Inoltre aveva intuito che la formazione professionale poteva consentire alla donna una promozione umana ed una affermazione nella società; si propose quindi di liberarla dall'ignoranza e dal male, perché fosse visibile il disegno di Dio di cui ogni persona è portatrice. Questo progetto richiedeva una comunità educante e, senza pretese, Rosa, con grande anticipo sulla storia, offrì alla Chiesa lo stile della Comunità Religiosa Apostolica.
Rosa non esercitò la sua missione educativa solo nella scuola, ma colse ogni occasione per annunciare l'amore di Dio: confortava e curava gli ammalati, rianimava gli sfiduciati, consolava gli afflitti, richiamava i peccatori a vita nuova, esortava alla fedeltà le anime consacrate non osservanti, soccorreva i poveri, liberava da ogni forma di schiavitù morale.
Il carisma di Santa Rosa si può sintetizzare così: vivere la passione per Dio e la passione per la salvezza delle anime.
La congregazione
Per approfondire, vedi la voce Maestre Pie Venerini |
Preghiera a Santa Rosa | ||||||
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Educare per salvare divenne il motto delle congregazione da lei fondata; esse continuano l'Opera della fondatrice e irradiano nel mondo il suo carisma.
La Congregazione, dopo aver dato il suo contributo a favore degli Italiani emigrati negli Stati Uniti, estese la sua attività apostolica in altri paesi: India, Brasile, Camerun, Romania, Albania, Cile, Venezuela e Nigeria.
Voci correlate | |
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