San Galdino della Sala
San Galdino della Sala Cardinale | |
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Santo | |
San Galdino della Sala | |
Età alla morte | circa 78 anni |
Nascita | Milano 1096 o 1100 ca.[1] |
Morte | Milano 18 aprile 1176 |
Sepoltura | Milano, Cattedrale di Santa Maria Nascente |
Appartenenza | Arcidiocesi di Milano |
Ordinazione presbiterale | non si hanno informazioni |
Nominato arcivescovo | 27 marzo 1166 da papa Alessandro III |
Consacrazione vescovile | 18 aprile 1166 dal Papa Alessandro III |
Creato Cardinale |
15 dicembre 1165 da Alessandro III (vedi) |
Cardinale per | 10 anni, 4 mesi e 3 giorni |
Incarichi ricoperti | |
Iter verso la canonizzazione | |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Canonizzazione | XII secolo, da Alessandro III |
Ricorrenza | 18 aprile |
Attributi | mitria, baculo pastorale |
Patrono di | Co-patrono di Milano e della Lombardia |
Collegamenti esterni | |
(EN) Scheda su gcatholic.org (EN) Scheda su catholic-hierarchy.org (EN) Scheda su Salvador Miranda Scheda su santiebeati.it |
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Nel Martirologio Romano, 18 aprile, n. 11:
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San Galdino della Sala, conosciuto anche come Galdino Valsassi della Sala o più semplicemente come San Galdino (Milano, 1096 o 1100 ca.[1]; † Milano, 18 aprile 1176), è stato un cardinale e arcivescovo italiano. Visse nel momento cruciale della lotta dei Comuni[1 1] contro Federico Barbarossa e a lui si oppose apertamente, contrastando non solo la sua politica di oppressione delle libertà comunali, ma anche l'appoggio agli antipapi che l'Imperatore pretendeva di contrapporre al legittimo pontefice Alessandro III. È venerato come santo dalla Chiesa cattolica, co-patrono di Milano e della Lombardia insieme con san Carlo Borromeo e sant'Ambrogio.
Biografia
Origini
Galdino nacque a Milano tra il 1096 e il 1100[1] dalla famiglia nobile dei Valvassi della Sala[3]. Non si conoscono informazioni sui genitori e sulla sua formazione.
Carriera ecclesiastica ed episcopato
Il monaco Ilarione, suo contemporaneo e suo biografo, attesta che nel 1149 fu cancelliere e arcidiacono del Duomo di Milano con una posizione eminente in seno al Capitolo della Cattedrale[4].
Durante la battaglia di Carcano[3 1], nell'agosto 1160, quando le truppe milanesi inflissero una dura sconfitta a Federico Barbarossa, Galdino si trovava con l'arcivescovo Umberto I da Pirovano e il clero milanese accanto ai soldati per supportarli spiritualmente.
Nel 1162, quando Milano subì la distruzione per opera delle truppe imperiali, abbandonò La città con l'arcivescovo per non subire l'atto di sottomissione al Barbarossa. L'opposizione all'imperatore Federico I Barbarossa per la politica di oppressione delle libertà comunali gli valse l'esilio. Quando papa Alessandro III, anch'egli in esilio in Francia, tornò a Roma nel novembre 1165, lo insigni della porpora cardinalizia nel concistoro del 15 dicembre 1165
Il 27 marzo 1166 alla morte di Umberto I da Pirovano a Benevento[4 1], papa Alessandro III lo nominò successore del defunto arcivescovo. Fu consacrato dallo stesso papa il 18 aprile 1166 nella seconda Domenica di Pasqua.
Quando i Milanesi ebbero ripreso possesso della loro città (27 aprile 1167), il nuovo arcivescovo, in qualità di legato pontificio, vestito da pellegrino (in peregrini habitu), si recò a Milano, dove giunse il 5 settembre 1167. Fu ricevuto trionfalmente dal popolo e dal clero ambrosiano nella basilica di Sant'Ambrogio e subito intraprese azioni politiche atte a soffocare qualsiasi iniziativa scismatica in favore dell'Antipapa Pasquale III.
Come arcivescovo diede il suo pieno appoggio alla Lega Lombarda dei Comuni[1 1] costituitasi a Pontida[5 1] nel 1167. Il 1º dicembre 1167 la lega veronese e lombarda si unirono e Lodi, fino ad allora fedele ai Ghibellini[6 1], si alleò con Milano. Il cardinale Galdino ottenne che il popolo lodigiano abbandonasse l'antipapa Pasquale III ed eleggesse il 28 marzo 1168 a proprio vescovo Alberto Quadrelli[7 1], prevosto di Rivolta[8 1], in sostituzione di Alberico di Merlino[9 1], che era stato scomunicato per aver sostenuto l'antipapa e l'imperatore Federico I Barbarossa.
Galdino operò attivamente per la ricostruzione materiale e morale di Milano devastata dalle truppe del Barbarossa: ricostruì la cattedrale e il palazzo arcivescovile, organizzò la distribuzione del pane ai poveri e ai carcerati (in seguito conosciuto come "pane di san Galdino") e un ampio servizio di assistenza a favore del popolo prostrato nei debiti e umiliato nella povertà. Favorì nel 1168 la fondazione di Alessandria[10 1] (così chiamata in onore di Alessandro III), che fu il centro della resistenza al Barbarossa.
Dopo la partenza dall'Italia dell'imperatore nel marzo 1168, altre città lombarde come Novara[11 1], Vercelli[12 1] e Como[13 1], entrarono nella lega con Milano. Anche gli abitanti di Belforte[14 1] e Seprio[15 1], abbandonarono l'imperatore e il 20 marzo 1168 giurarono di mettersi a disposizione del cardinale e dei consoli milanesi. Il 1º marzo 1169 il cardinale indusse il clero di Monza[16 1] a riconoscere il papa legittimo. In quello stesso anno le nobili matrone di Milano contribuirono con i fondi alla ricostruzione della Basilica di Santa Maria Maggiore[17 1].
Nel 1170 il cardinale Galdino elesse Guala[18 1], sostenitore del papa legittimo, vescovo di Bergamo, al posto del scismatico Gherardo[19 1]. In quello stesso anno elesse i vescovi di Vercelli e Torino.
Un Breve apostolico del marzo 1170, lo nominò ufficialmente legato pontificio davanti alle città della Lega Lombarda. Nel 1175, su richiesta del cardinale, dei vescovi suffraganei e dei rettori della Lega Lombarda, papa Alessandro III istituì la nuova Diocesi di Alessandria, facendone sede suffraganea di Milano.
Il cardinale Galdino fu un instancabile predicatore della dottrina ortodossa e difensore della fede contro l'eresia Càtara, che voleva una Chiesa composta solo di "puri", causa dello scisma provocato e mantenuto per molti anni dall'imperatore Federico I Barbarossa.
Morte e sepoltura
Morì a Milano il 18 aprile 1176 durante l'Omelia sul pulpito della basilica di Santa Tecla[20 1] (allora cattedrale metropolitana) e lì fu sepolto.
Quando nel 1418 papa Martino V consacrò l'altare della cattedrale di Santa Maria Nascente (attuale Duomo di Milano), che era ancora in costruzione, nella vetrata centrale dell'abside, erano inclusi Sant'Ambrogio e san Galdino in adorazione di Gesù Cristo.
Nel 1461, a causa della demolizione della basilica di Santa Tecla[20 1], l'arcivescovo di Milano Carlo I da Forlì ne trasferì le spoglie nella cattedrale di Santa Maria Nascente (attuale Duomo di Milano).
Il cardinale Carlo Borromeo, nel 1578, depose le sue spoglie con altre reliquie nella cripta dell'altare maggiore.
Nel 1940, il cardinale Alfredo Ildefonso Schuster ricompose le spoglie e le depose sotto l'altare dedicato alla Virgo potens nella cattedrale metropolitana. Ora si trovano nell'altare della Madonna dell'Albero.
Canonizzazione e culto
Fu canonizzato da papa Alessandro III. La sua memoria è celebrata nel Martirologio Romano il 18 aprile, con il titolo di cardinale e la menzione che rese la sua anima a Dio mentre predicava contro gli eretici.
Il 16 ottobre 1977, nel quarto centenario della dedicazione della cattedrale metropolitana, il cardinale Giovanni Colombo, arcivescovo di Milano, pronunciò un'omelia in cui si riferiva a san Galdino, ponendolo tra i due grandi padri della Chiesa milanese, sant'Ambrogio e san Carlo Borromeo.
Genealogia episcopale
Per approfondire, vedi la voce Genealogia episcopale |
Successione degli incarichi
Predecessore: | Cardinale presbitero di Santa Sabina | Successore: | |
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Manfredo (o Mainfray) (1143-1158 ca.) |
(15 dicembre 1165 – 18 aprile 1176) | Pietro (1176-1178) |
Predecessore: | Arcivescovo di Milano | Successore: | |
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Umberto I da Pirovano (18 gennaio 1146 - 17 marzo 1166) |
(1166 – 18 aprile 1176) | Algisio da Pirovano (2 luglio 1176 - 29 marzo 1182) |
Note esplicative | |
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Note bibliografiche | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
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