Sede titolare di Martirano

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Martirano
Sede vescovile titolare
Marturanensis
Chiesa latina
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Vescovo titolare: {{{vescovo}}}
Arcivescovo titolare: Piero Marini
Sede vacante
Suffraganea dell'Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano
Istituita: 1968
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Stato Italia
Regione: Calabria
Località: Martirano
collocazione
geografica:
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Diocesi soppressa di Martirano
Diocesi suffraganee:
Eretta: XI secolo
Soppressa: 5 luglio 1818
unita alla diocesi di Nicastro
Collegamenti esterni

Dati online ( ch )

Elenco delle sedi titolari della Chiesa cattolica
Tutte le sedi titolari
Coordinate geografiche
39°04′00″N 16°15′00″E / 39.083333, 16.25 bandiera Italia
Mappa di localizzazione New: Italia
Martirano
Martirano

La Sede titolare di Martirano è una diocesi soppressa e sede titolare della Chiesa cattolica.

Territorio

Al momento della soppressione, la diocesi comprendeva i seguenti territori:[1]

  • nel circondario di Martirano, i comuni di Martirano[2], Motta Santa Lucia e Conflenti;
  • nel circondario di Serrastretta, i comuni di Decollatura, Soveria Mannelli e Castagna[3];
  • nel circondario di Scigliano, i comuni di Scigliano, Pedivigliano, Bianchi, Colosimi e Panettieri.

A Martirano si trovava la cattedrale, dedicata a Santa Maria Assunta, e andata distrutta, assieme al palazzo episcopale, nel terremoto del 1905.

Nel territorio di Castagna era localizzata la famosa abbazia di Santa Maria di Corazzo fondata dai benedettini nell'XI secolo.

Fonti archivistiche

I documenti relativi alla soppressa diocesi, di cui non è facile ricostruire la storia, conservati nell'archivio della diocesi di Lamezia Terme non sono molto numerosi[4]. Infatti Martirano, una piccola città della Calabria Citeriore, è stata spesso devastata da terremoti, uno dei quali, quello verificatosi l'8 settembre 1905, fu talmente disastroso che parte della popolazione si trasferì in altra località dando origine all'attuale Martirano Lombardo. Il 17 novembre 1929 la maggior parte dei documenti riguardanti la diocesi di Martirano, che erano ancora conservati nella sede comunale di Martirano Antico, andarono persi in un incendio acceso nel corso di una sommossa popolare contro lo spostamento della sede comunale[5]. L'archivio della diocesi di Martirano peraltro era già stato devastato dal fuoco nel Cinquecento, sconvolto dal terremoto del 27 marzo 1638 e saccheggiato dopo la rivolta antifrancese originata a Soveria Mannelli]nel 1806. Sono andati così perduti gli atti dei sinodi diocesani, delle visite pastorali e i bollari.

Si sono fortunatamente salvate le relazioni ad limina apostolorum, ossia le relazioni triennali che i vescovi di Martirano hanno fatto alla Congregazione del Concilio dal 1590 al 1764 e che, raccolte in un volume, costituiscono una notevole fonte di informazione storica e sociale[6]. Delle 39 relazioni pubblicate, la più antica è quella, del 1590, del vescovo Mariano Pierbenedetti. Le prime relazioni sono alquanto vaghe, diventano più lunghe dopo le disposizioni di papa Innocenzo XI (1666-1685) sulla loro diligente compilazione. Due relazioni (del 1639 e del 1643) sono di Luca Cellesi, il quale relaziona sul terremoto del 27 marzo 1638 nel corso del quale la cattedrale, dedicata a Santa Maria Assunta, fu distrutta e lo stesso vescovo, ferito, dovette trasferirsi a Pedivigliano[7], una relazione ciascuna dei vescovi Michelangelo Veraldi (1699), Nicola Righetti (1707), Nicolò Carmine Falcone(1736) e Bernardino de Bernardis (1744). Tre relazioni sono del vescovo Giacomo Maria de Tarsia (negli anni 1773, 1777, 1791). L'ultima relazione, redatta nel 1795, è dell'ultimo vescovo di Martirano, Francesco Antonio Grillo.

Storia

Incerte e confuse sono le origini della diocesi di Martirano. Secondo Ferdinando Ughelli, la diocesi sarebbe stata eretta nel VII secolo e Reparato, che partecipò al concilio lateranense del 649, ne sarebbe stato il primo vescovo. Nella sua opera sulle chiese di Calabria, alla fine dell'Ottocento, il canonico Giovanni Minasi espresse dubbi sulla serie dei primi vescovi riportata nell'Italia sacra di Ughelli e ipotizzò che lo storico cistercense avesse attribuito a Martirano «vescovi di città che portavano nomi consimili, spesso alterati dagli amanuensi»[8]. Dello stesso parere storici successivi, che ritengono che a Martirano siano stati attribuiti vescovi di altre diocesi, come per esempio quella di Monterano nell'alto Lazio.

I più antichi documenti affidabili sulla diocesi di Martirano risalgono infatti solo all'XI secolo: in una bolla di papa Stefano IX del 24 marzo 1058 è menzionata per la prima volta la diocesi di Martirano, che appare fra le suffraganee di Salerno, ma già nel 1179 viene annoverata come suffraganea della nuova sede metropolitana di Cosenza[9]. Secondo lo storico Francesco Russo, la diocesi fu eretta per fornire una suffraganea alla diocesi di Cosenza quando questa, nel 1058, fu elevata ad arcivescovado; il fatto che essa venga riportata nella bolla pontificia del 1058 come soggetta a Salerno, insieme a Cosenza, è un atto formale in quanto Cosenza era già arcidiocesi e Martirano sua suffraganea.[10]

Anche sui primi vescovi di Martirano, storicamente attendibili, non v'è unanimità fra gli storici. Giovanni Minasi ritiene che il primo vescovo certo di Martirano sia Michele, documentato negli anni Settanta del XII secolo. Lo storico tedesco Paul Kehr, nella sua Italia pontificia, fa precedere Michele da quattro altri vescovi, che attribuisce con certezza alla sede calabrese, fra cui due vescovi ignoti agli storici precedenti, Lamberto nel 1124 e Isacco nel 1175, oltre ai già noti Rodolfo nel 1090 e Arnolfo nel 1099. Il primo vescovo di cui esiste un'ampia documentazione è Filippo di Matera, che già occupava la cattedra vescovile nel mese di novembre 1205 e che la tenne oltre maggio 1238.

Tra Quattrocento e Cinquecento la maggior parte dei vescovi risiedette fuori diocesi, limitandosi a percepire le rendite. Con le disposizioni del concilio di Trento, i vescovi cominciarono ad abitare stabilmente a Martirano, a partire da Gregorio della Croce (1569-1577); i suoi tentativi di riforma della diocesi gli attirarono l'ostilità del clero locale, che, sembra, se ne liberò avvelenandolo. Seguì il vescovo Mariano Pierbenedetti, in seguito elevato al cardinalato, che compì diverse visite pastorali e fondò il seminario diocesano. Si deve al vescovo Luca Cellesi (1627-1671) la celebrazione del primo sinodo diocesano nel 1631.

Nel Settecento si distinse il vescovo Bernardino de Bernardis (1743-1758), che attraverso una serie di sinodi diocesani cercò di riformare la disciplina e la religiosità del clero e del popolo, seguito, in quest'opera, dai successori, Nicolò Spedalieri di Badolato (1758-1770) e Giacomo Maria Tarsia (1770-1782).

Il 5 febbraio 1783 la regione fu devastata da un terribile terremoto che distrusse Martirano e la maggior parte delle strutture ecclesiastiche. Per questo motivo la diocesi rimase vacante per una decina d'anni, fino alla nomina nel 1792 di Francesco Antonio Grillo, ultimo vescovo di Martirano.

Dopo un'ulteriore vacanza della sede episcopale, iniziata nel 1804, in seguito ad una prima soppressione decisa da Giuseppe Bonaparte, con la bolla De utiliori del 27 giugno 1818 la diocesi fu definitivamente soppressa ed il suo territorio annesso a quello della diocesi di Nicastro[11], in applicazione del concordato tra i Borboni e la Santa Sede.[12]

Dal 1968 Martirano è annoverata tra le sedi vescovili titolari della Chiesa cattolica; dal 14 febbraio 1998 l'arcivescovo, titolo personale, titolare è Piero Marini, presidente emerito del Pontificio comitato per i congressi eucaristici internazionali.

Cronotassi

Vescovi

Reparato ? † (menzionato nel 649)[13]
Opportuno ? † (menzionato nel 721)
Donino o Domno ? † (menzionato nel 761)
Bono ? † (menzionato nel 769)[14]
Teodosio ? † (menzionato nell'826)
Teodoro[15]? † (menzionato nell'853)
Floro ? † (menzionato nell'869 e nell'879)
Giovanni ? † (menzionato nel 964)
Martino ? † (menzionato nel 967)
Giovanni ? † (menzionato nel 998)

Vescovi titolari

Note
  1. Adilardi, Del vescovato soppresso di Martirano, pp. 467-471.
  2. Il terremoto del 1905 ha dato origine al comune di Martirano Lombardo, sorto per separazione da quello di Martirano.
  3. Quest'ultimo, dal 1869, è divenuto una frazione di Carlopoli.
  4. V. Monachino, E. Boaga, L. Osbat, S. Palese (a cura di), Guida degli Archivi diocesani d'Italia, III, Ministero per i Beni Culturali e Ambientali Ufficio Centrale per i Beni Archivistici, 1998, pp. 182-3
  5. Michele De Medici, Martirano Lombardo: storia di una città nuova, Lamezia Terme: Temesa, 1989.
  6. Pietro Bonacci, Decollatura, vicende sociali e religiose dal Seicento all'Ottocento, Decollatura: Grafica Reventino, p. 11-12, 1982.
  7. V. Villella, I terremoti del '600 nella relazione di Limina dei Vescovi di Nicastro e Martirano, "Calabria Sconosciuta" n. 38 (luglio - dicembre 1986).
  8. Giovanni Minasi, Le chiese di Calabria dal quinto al duodecimo secolo : cenni storici. Napoli : Lanciano e Pinto, 1896, p. 286 (Rist. anastatica: Oppido Mamertina: Barbaro, 1987
  9. E. D'Agostino, Da Locri a Gerace. Storia di una diocesi nella Calabria bizantina dalle origini al 1480 Archiviato il 29 maggio 2014 in Internet Archive., Soveria Mannelli, Rubbettino, 2005, p. 121.
  10. RussoINSERIRE UN CAMPO NUMERICO ANNOop. cit..
  11. Nel 1973 i comuni di Scigliano, Pedivigliano, Colosimi, Bianchi e Panettieri sono stati ceduti all'arcidiocesi di Cosenza; stessa sorte è toccata alla parrocchia di Castagna, che nel 1989 è passata all'arcidiocesi di Catanzaro-Squillace.
  12. P. Bonacci, Decollatura, vicende sociali e religiose dal Seicento all'Ottocento, Decollatura: Grafica Reventino, p. 16, 1982.
  13. Secondo Lanzoni (Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII (an. 604), vol. I, Faenza 1927, p. 343), questo vescovo, che prese parte al concilio lateranense del 649, non era un vescovo della Calabria (Bruttium), ma dell'Etruria. Della stessa opinione è Cappelletti, il quale esclude, per lo stesso motivo, anche il successivo vescovo Opportuno.
  14. Questo vescovo è ignoto ad Ughelli, ma menzionato da Cappelletti e da Gams.
  15. Forse identico al precedente
  16. 16,0 16,1 16,2 16,3 Kehr, Italia pontificia, X, pp. 118-119.
  17. 17,0 17,1 17,2 17,3 17,4 Kamp, Kirche und Monarchie…, vol. 2, pp. 863-869.
  18. Si tratta probabilmente dello stesso vescovo Filippo, documentato a partire dal mese di novembre dell'anno seguente.
  19. Nel 1238, Filippo di Matera fu accusato di una serie di vizi e indagato dalla giustizia di papa Gregorio IX (queste accuse probabilmente erano legate al conflitto tra il papato e Federico II). Si veda Julien Théry-Astruc, Luxure cléricale, gouvernement de l'Église et royauté capétienne au temps de la "Bible de saint Louis", in Revue Mabillon, 25, 2014, p. 165-194, p. 174, 186 ; e Julien Théry-Astruc, "Excès" et "affaires d'enquête". Les procédures criminelles de la papauté contre les prélats, de la mi-XIIe à la mi-XIVe siècle. Première approche, in La pathologie du pouvoir : vices, crimes et délits des gouvernants, a cura di P. Gilli, Leyde : Brill, 2016, p. 164-236, nota 92 a p. 192, e p. 214.
  20. 20,0 20,1 Leonardo Calabretta, Le diocesi di Squillace e Catanzaro. Cardinali, arcivescovi e vescovi nati nelle due diocesi], Cosenza : Pellegrini Editore, 2004, ISBN 8881012294
  21. A questa data la sede risulta essere vacante; Kamp, Kirche und Monarchie…, vol. 2, p. 869.
  22. Dal punto di vista documentario, Roberto è menzionato per la prima volta solo dal mese di agosto 1274; in precedenza è documentato un anonimo vescovo il 4 febbraio 1270 (Kamp, Kirche und Monarchie…, vol. 2, p. 869).
  23. Annalisa Antonucci, «Federici, Girolamo (Hieronimus Friderius, Gerolamo Federico Trivulzio, Girometta)», in Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. XLV, Roma: Istituto della Enciclopedia Italiana, 1995
  24. F. Mutinelli, Storia arcana ed aneddotica d'Italia raccontata dai veneti ambasciatori, Venezia, Tipografia di P. Naratovich, Vol. I, p. 283, 1855
  25. Nella prima edizione dell'Italia Sacra di Ughelli, viene inserito, dopo Mariano Pierbenedetti, il vescovo Roberto Pierbenedetti, escluso tuttavia da Eubel e Gams, per l'assenza della sua nomina negli archivi vaticani.
Bibliografia