Tolomeo Gallio
Tolomeo Gallioo Bartolomeo (Cernobbio, 25 settembre 1527; † Roma, 4 febbraio 1607) è stato un arcivescovo e cardinale italiano.
Cenni biografici
Nacque a Cernobbio, presso Como, probabilmente nel 1526 da Niccolò e da Elisabetta Vailati, terzo di quattro figli maschi. La famiglia, piuttosto benestante, fondava le proprie fortune sul commercio con la Germania, annoverata nel patriziato comasco già alla fine del XV secolo.
Destinato alla carriera ecclesiastica, il giovane Tolomeo si dedicò agli studi classici sotto la guida di Benedetto Giovio, che lo inviò poi a Roma presso suo fratello Paolo, vescovo di Nocera.
Fu poi al servizio del cardinale Agostino Trivulzio. Alla morte di questi stette per un breve periodo al servizio del cardinale fiorentino Taddeo Gaddi. Infine entrò a far parte dei famigli del cardinal Gian Angelo Medici, che eletto pontefice nel Natale 1559 con il nome di Pio IV, lo chiamò all'incarico di secretarius intimus o domesticus, con il compito di attendere alla corrispondenza diplomatica.
Nel 1560 Tolomeo Gallio fu nominato vescovo di Martorano, oggi sede titolare. Non si hanno dati sulla consacrazione. Il 6 luglio di due anni dopo fu elevato alla [[sede arcivescovile di Manfredonia. Due anni dopo, il 6 luglio 1562, divenne arcivescovo di Manfredonia.
Nel concistoro del 12 marzo 1565 fu creato cardinale da papa Pio IV e tre giorni dopo ricevette la berretta rossa con il titolo cardinalizio pro illa vice di cardinale presbitero della diaconia di san Teodoro. Il vescovo della diocesi di Terracina e nunzio in Francia mons. Francesco Beltramini (Ch), gli concesse in enfiteusi i terreni privernati di San Martino, dove il Gallio fece costruire una residenza della Castello di San Martino, tanto amata dal cardinale come testimonia la corrispondenza che teneva con Carlo Borromeo.
L'anno successivo, alla morte di Pio IV, il successore Pio V chiamò al posto di segretario Gerolamo Rusticucci. Gli impegni politici in curia del Gallio scemarono rapidamente ed egli, nell'ottobre 1566, dopo una breve sosta nella villa di Piperno, si trasferì nella sua diocesi di Manfredonia, per curarvi l'applicazione dei decreti tridentini, secondo gli stimoli e l'esempio dell'amico Carlo Borromeo.
Negli anni successivi il fervore riformistico dell'arcivescovo si attenuò, nonostante i continui richiami di Carlo Borromeo, che otteneva a Milano brillanti risultati. Riprese invece la vita alla corte pontificia, dove cercò di ricrearsi un sia pur esiguo ruolo politico, offrendo i suoi servigi a Cosimo I de' Medici, duca di Firenze. Con costui iniziò una fittissima corrispondenza epistolare. Nell'ottobre 1569 rientrò a Manfredonia dove la situazione era resa difficile dall'acuirsi dei conflitti giurisdizionali tra la Santa Sede e la Spagna. Così, più che della riforma del clero, di occupò dell'edificazione di una villa sul Gargano e di un nuovo palazzo arcivescovile. Poco dopo lasciò definitivamente la sua sede e nel maggio 1570 si imbarcò per Ravenna e raggiunse Como.
Tornato a Roma, vi stabilì la sua abituale residenza. Qui operò per appianare le problematiche sorte tra Santa Sede e l'imperatore Massimiliano II, che non fu consultato dal pontefice quando nel 1569 questi concesse il titolo granducale a Cosimo de' Medici.
Nel 1573, alla morte di Pio V, il Gallio prese parte al conclave, dove fu attivo nel rimuovere gli ultimi ostacoli posti alla candidatura del cardinale Ugo Boncompagni, inviso alla fazione capeggiata da Michele Bonelli, cardinale nipote del defunto pontefice. Il nuovo eletto, che prese il nome di Gregorio XIII il 13 maggio 1572, richiamò senza esitazioni il Gallio alla segreteria e con il breve pontifico del 24 giugno, sebbene formalmente sottoposto al cardinale nipote Filippo Boncompagni, ebbe ampi poteri. Per tredici anni tenne le redini del governo pontificio, accumulando una ingente fortuna patrimoniale.
Nel 1575 commissionò all'architetto Pellegrino Tibaldi la costruzione a Cernobbio, suo paese natale, di quella che poi verrà chiamata Villa d'Este. Protettore già dal 1573 del Collegio germanico, fondò un convitto a Como destinato al mantenimento e all'istruzione di cinquanta giovani orfani. Le rendite necessarie furono garantite da suoi benefici e commende, mentre la reggenza e l'attività di insegnamento vennero affidate ai Padri somaschi. L'istituto fu confermato dalla bolla papale Immensa Dei providentia del 15 ottobre 1583 prendendo il nome di Pontificio Collegio Gallio .
Dall'8 gennaio 1581 al 9 gennaio 1582 fu Camerlengo del Sacro Collegio. Prese parte al conclave dal 1583 che vide l'elezione di Sisto V, con il quale il Gallio si era spesso trovato in contrasto e di conseguenza vi fu il definitivo allontanamento dagli incarichi di governo. Nell'ottobre 1586 si recò a Como, attendendo per un certo tempo all'amministrazione delle proprietà da lui accumulate nel vicino contado e all'edificazione di splendide residenze
Durante il pontificato sistino ebbe nuovi titoli cardinalizi: nel 1587 fu promosso cardinale vescovo di Albano, passando già nel marzo 1589 alla sede della Sabina. Qui, a Magliano, fece convocare nel maggio 1590 un sinodo che si concentrò principalmente sulla riforma dei costumi del clero.
Alla morte di Sisto V, cui restò sempre inviso, il Gallio entrò nei successivi tre conclavi del 1590, 1591, 1592: fedele del partito spagnolo, fu caldeggiata dalla Corona spagnola una sua probabile candidatura, ma fu ostacolato dalle inimicizie maturate durante il pontificato Boncompagni a causa del fedele servizio alla Spagna.
Nel 1595 acquistò la contea di Alvito, che in seguito diventerà il Ducato di Alvito, dando peraltro inizio alla costruzione di Palazzo Gallio, terminato nel 1633 dal nipote, Francesco Gallio, il quale fonderà una dinastia che reggerà detto ducato per circa 200 anni fino al periodo napoleonico. Dal 1603 al 1607 fu decano del Sacro Collegio, assumendo la guida della sede suburbicaria di Ostia propria di quel titolo.
Morì a Roma nella notte tra il 3 e 4 febbraio del 1607. Fu inizialmente sepolto in Santa Maria della Scala. In seguito la salma fu traslata a Como e oggi riposa nella chiesa di san Giovanni di Piedemonte.
Successione degli incarichi
Predecessore: | Vescovo di Martirano | Successore: | |
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Giacomo Antonio Ferduzzi (Ch), O.F.M. Conv. | 13 settembre 1560 - 6 luglio 1562 | Girolamo Federici (Ch) |
Predecessore: | Arcivescovo di Mafredonia | Successore: | |
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Bartolomé de la Cueva de Albuquerque | 6 luglio 1562 - 8 aprile 1573 | Giuseppe Sappi |
Predecessore: | Cardinale diacono di San Teodoro pro illa vice |
Successore: | |
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Luigi Cornaro | 15 maggio- 7 settembre 1565 | Stanislaw Hosius |
Predecessore: | Cardinale presbitero di San Pancrazio fuori le mura | Successore: | |
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Simon de Nigro Pasca | 7 settembre 1565 - 14 maggio 1568 | Gianpaolo della Chiesa |
Predecessore: | Cardinale diacono di Sant'Agata dei Goti pro illa vice |
Successore: | |
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Giovanni Battista Cicala | 14 maggio 1568 - 20 aprile 1587 | Girolamo Mattei |
Predecessore: | Cardinale Segretario di Stato | Successore: | |
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Carlo Borromeo | 1572- 1585 | Lorenzo Magalotti |
Predecessore: | Camerlengo del Collegio Cardinalizio | Successore: | |
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Marcantonio Colonna seniore | 8 gennaio 1581 - 9 gennaio 1582 | Prospero Sanctacroce |
Predecessore: | Camerlengo del Sacro Collegio | Successore: | |
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Prospero Santacroce 1580 - 1581 |
1581-1582 | Zaccaria Delfino 1582 - 1583 |
Predecessore: | Cardinale presbitero di Santa Maria del Popolo | Successore: | |
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Primo titolare | 20 aprile - 2 dicembre 1587 | Scipione Gonzaga |
Predecessore: | Cardinale vescovo di Albano | Successore: | |
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Alfonso Gesualdo di Conza | 2 dicembre 1587 - 2 marzo 1589 | Prospero Publicola Santacroce |
Predecessore: | Cardinale vescovo di Sabina | Successore: | |
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Innico d'Avalos d'Aragona | 2 marzo 1589 - 20 marzo 1591 | Gabriele Paleotti |
Predecessore: | Cardinale vescovo di Frascati | Successore: | |
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Innico d'Avalos d'Aragona | 20 marzo 1591 - 21 febbraio 1600 | Ludovico Madruzzo |
Predecessore: | Cardinale vescovo di Porto e Santa Rufina | Successore: | |
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Innico d'Avalos d'Aragona | 21 febbraio 1600 - 19 febbraio 1603 | Girolamo Rusticucci |
Predecessore: | Prefetto della Congregazione dei Riti e cerimonie | Successore: | |
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Carlo Laurenzi | 14 febbraio 1603 - 4 febbraio 1607 | Gaetano Aloisi Masella |
Predecessore: | Cardinale vescovo di Ostia e Velletri | Successore: | |
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Alfonso Gesualdo | 19 febbraio 1603 - 3 febbraio 1607 | Domenico Pinelli |
Predecessore: | Decano del collegio cardinalizio | Successore: | |
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Alfonso Gesualdo | 19 febbraio 1603 - 3 febbraio 1607 | Domenico Pinelli |
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