Viatico

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Francisco de Zurbaran, Viatico di san Bonaventura (secondo quarto del XVII secolo), olio su tela; Genova, Palazzo Bianco
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Nel Viatico la nostra morte si unisce alla morte di Cristo e così completa quello che manca alla passione di Cristo per la salvezza di tutto il mondo. L'evento massimo della nostra esistenza arriva a questo culmine quando ci troviamo in sintonia con Cristo, e con Cristo offriamo la nostra vita per la salvezza del mondo. Così arriviamo a dare un senso pieno alla sofferenza, alla malattia e al dolore, che si accettano per completare nel nostro corpo quello che manca alla passione di Cristo, per donare loro il senso pieno, proprio della nostra morte.
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Il Viatico è il sacramento dell'Eucarestia ricevuto da coloro che, gravemente ammalati, sono ormai in procinto di passare da questo mondo al Padre.

Il Sacramento, che è lo stesso Cristo Pane vivo disceso dal cielo, conferisce ulteriore ricchezza di grazia spirituale al moribondo, quale caparra di vita eterna.

Sono ministri ordinari del viatico il sacerdote e il diacono; in mancanza di essi il ministro straordinario della Comunione.

Origine del termine

Nella Roma antica, viatico era "l'insieme delle cose necessarie a una persona che si metteva in viaggio (denaro, cibarie, vesti ecc.) e, per estensione, anche le spese pagate dallo Stato ai magistrati che partivano per la provincia, agli ambasciatori ecc."[1].

In ambito ecclesiale e liturgico il termine fu dapprima usato per indicare "tutti i soccorsi o conforti religiosi apprestati ai moribondi"[2]; in tale senso è usato dal can. 13 del I Concilio di Nicea del 325 e dal can. 3 del Concilio di Orange del 441[3], nonché dal Decreto di Graziano[4]. Ben presto però assunse un significato più specifico secondo l'accezione attuale.

Significato

Il Catechismo della Chiesa cattolica descrive il viatico come l'"ultimo Sacramento del cristiano":

«

A coloro che stanno per lasciare questa vita, la Chiesa offre, oltre all'Unzione degli infermi, l'Eucaristia come viatico. Ricevuta in questo momento di passaggio al Padre, la comunione al Corpo e al Sangue di Cristo ha un significato e un'importanza particolari. È seme di vita eterna e potenza di risurrezione, secondo le parole del Signore: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno" (Gv 6,54 ). Sacramento di Cristo morto e risorto, l'Eucaristia è, qui, sacramento del passaggio dalla morte alla vita, da questo mondo al Padre (cfr. Gv 13,1 ).

Come i sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell'Eucaristia costituiscono una unità chiamata "i sacramenti dell'iniziazione cristiana", così si può dire che la Penitenza, la santa Unzione e l'Eucaristia, in quanto viatico, costituiscono, al termine della vita cristiana, "i sacramenti che preparano alla Patria" o i sacramenti che concludono il pellegrinaggio terreno. »

(nn. 1524-1525)

Nella storia e nella prassi della Chiesa

Illustrazione raffigurante il conferimento del Viatico, prima metà del XX secolo

L'uso del viatico è antichissimo, ed è sanzionato nel can. 13 del concilio di Nicea (325)[5].

Già nel V secolo, a Roma, il viatico veniva portato solennemente al moribondo; tale forma solenne divenne quasi universale dopo che Berengario di Tours († 1088) negò la presenza reale nell'Eucaristia, e fu prescritta dal Concilio di York (1195) e dal Concilio di Würtzburg (1287). La Sacra Congregazione dei Riti prescrisse ancora la solennità del trasporto il 6 febbraio 1875 e il 2 dicembre 1903, e così il Rituale Romano dell'epoca[6].

Il Codice Pio-Benedettino preferisce il trasporto pubblico del viatico, ma non vieta che si porti in privato per cause giuste e ragionevoli (can. 847). Lo stesso Codice stabilisce l'obbligo grave di ricevere il viatico in punto di morte, e stabilisce che il sacerdote, per procurare il viatico anche a un solo moribondo, può celebrare non digiuno e a qualsiasi ora del giorno se non ha a disposizione ostie consacrate, e può usare anche pane fermentato se di rito latino o pane azzimo se di rito orientale (can. 851 §2).

Il nuovo Codice di Diritto Canonico si occupa del Viatico nei cann. 921-922, e prescrive che "i fedeli che si trovano in pericolo di morte derivante da una causa qualsiasi, ricevano il conforto della sacra comunione come Viatico" (can. 921 §1), "anche se avessero ricevuto nello stesso giorno la sacra comunione" (§2). "Perdurando il pericolo di morte, si raccomanda che la sacra comunione venga amministrata più volte, in giorni distinti" (§3). Raccomanda poi ai pastori d'anime di non differire troppo il conferimento del Viatico, in maniera che "gli infermi ne ricevano il conforto nel pieno possesso delle loro facoltà" (can. 922).

Non è necessario che l'infermo che si comunica per viatico sia digiuno.

Per il caso di necessità generale (persecuzione, guerra, epidemia), in mancanza del sacerdote o del diacono e qualora non si potesse ricorrere all'Ordinario per l'autorizzazione, già da prima del Concilio Vaticano II si insegna comunemente che qualsiasi laico, presumendo la licenza, può amministrare il viatico[7]. Ugualmente e a più forte ragione in caso di necessità particolare, purché non vi sia alcun pericolo di irriverenza o di profanazione.

Nel Rituale Romano

Nel Rito Romano, del viatico si occupa il Rito dell'Unzione e Cura Pastorale degli Infermi nel IV capitolo (nn. 128-164), che ne prevede la celebrazione durante la Messa o senza di essa (n. 129)[8].

Il rituale afferma che "spetta al parroco e agli altri sacerdoti che si dedicano alla cura spirituale degli infermi provvedere che gli ammalati in pericolo di morte ricevano il sostegno e il conforto del sacro Viatico del Corpo e del Sangue di Cristo", e invita ad effettuare "una opportuna preparazione pastorale" che tenga conto delle circostanze e delle persone (n. 128).

Si prevede che, se l'infermo non può ricevere la Comunione sotto la specie del pane, gli si può dare sotto la sola specie del vino (130).

Per la celebrazione del viatico durante la Messa si usano i paramenti bianchi; e si usa il formulario della Messa per il conferimento del Viatico o quello della Messa della Santissima Eucaristia[9] (n. 132), e si seguono le indicazioni e i formulari riportati per esteso nella sezione dedicata al viatico senza la Messa.

In entrambi i casi vi sono alcune particolarità rispetto al normale Rito della Comunione agli infermi:

In pericolo di morte il viatico può essere conferito anche con il rito continuo della Penitenza, dell'Unzione e del Viatico presente nel capitolo V.1 (n. 165-187); in tale caso i Sacramenti si conferiscono nell'ordine preciso indicato, iniziando con la Penitenza e terminato con il Viatico.

Note
  1. Viatico su treccani.it precisa poi che, "in epoca feudale, viatico era il contributo che gli abitanti di un territorio dovevano all'esercito del signore in marcia, e pure come equivalente di diaria, indennità di servizio fuori sede".
  2. Angelo Criscito (1952) 1353.
  3. Vedi Karl J. von Hefele, Conciliengeschichte, Freiburg, 4 voll., 1873-1879; tradotto in francese da Henri Leclerq, Histoire des Conciles d'apres les documents originaux, Parigi, 1907-1911, I, 436, 593.
  4. n. 6-89; XXVI, q. 6.
  5. Viatico su treccani.it
  6. Titolo V, cap. 4.
  7. Angelo Criscito (1952) 1355.
  8. Il rituale è disponibile online: introduzione, rito durante la Messa, rito senza la Messa.
  9. Cfr. però quanto viene aggiunto subito dopo:
    « Se però ricorre una domenica di Avvento, di Quaresima, di Pasqua, o una solennità, o il mercoledì delle Ceneri o una feria della Settimana Santa, si dice la Messa del giorno, con la pos­sibilità di usare il formulario previsto per la benedizione finale e per la Indulgenza plenaria in articulo mortis»
    (n. 132)
Fonti
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni
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Il contenuto di questa voce è stato firmato il giorno 25 ottobre 2012 da Don Paolo Benvenuto, baccelliere in Teologia.

Il firmatario ne garantisce la correttezza, la scientificità, l'equilibrio delle sue parti.