Abbazia di San Pietro in Valle (Ferentillo)
Abbazia di San Pietro in Valle | |
Abbazia di San Pietro in Valle, complesso monastico | |
Stato | Italia |
---|---|
Regione | Umbria |
Regione ecclesiastica |
Regione ecclesiastica Umbria |
Provincia | Terni |
Comune | Ferentillo |
Località | Macenano |
Diocesi | Spoleto-Norcia |
Religione | Cattolica |
Indirizzo |
Via dell'Abbazia Località Macenano 05034 Ferentillo (TR) |
Telefono |
+39 0744 780708 (chiesa) +39 0744 780129 (monastero) |
Fax | +39 0744 380121 |
Posta elettronica | abbazia@sanpietroinvalle.com |
Sito web | Sito ufficiale |
Proprietà |
Parrocchia di Santa Maria in Ferentillo (chiesa); fam. Costanzi (monastero) |
Oggetto tipo | Abbazia |
Oggetto qualificazione | benedettina |
Dedicazione | San Pietro apostolo |
Sigla Ordine qualificante | O.S.B. |
Sigla Ordine reggente | O.S.B. |
Fondatore | Faroaldo II di Spoleto |
Data fondazione | 720 ca. |
Stile architettonico | Romanico |
Inizio della costruzione | 720 ca. |
Completamento | XIV secolo, fine |
Strutture preesistenti | eremo |
Note | Il monastero attualmente è stato trasformato in struttura ricettiva e non è sempre visitabile, mentre la chiesa è affidata al clero diocesano |
Coordinate geografiche | |
Umbria | |
L'Abbazia di San Pietro in Valle è un complesso monumentale che ospitò un monastero benedettino, situato nel territorio del comune di Ferentillo (Terni), a circa 25 km da Spoleto, lungo la Valnerina, sorge su un poggio ai piedi del monte Solenne.
Storia
Dalla fondazione al Trecento
L'abbazia venne fondata intorno al 720 sul luogo di un precedente insediamento - dove erano vissuti nel VI secolo due eremiti siriaci, Lazzaro e Giovanni - da Faroaldo II, duca di Spoleto, che vi si ritirò a vita di preghiera dopo essere stato deposto dal figlio Trasmondo II e dove morì da monaco nel 728.
Secondo le fonti, verso l'840 il cenobio, per un breve periodo, sarebbe stato espropriato dal vescovo spoletino Sigualdo, ma il suo successore Lituardo avrebbe ben presto richiamato i monaci a Ferentillo.
Saccheggiato e devastato da incursioni belliche nell'881, il complesso venne restaurato a opera di Ottone III di Sassonia (980-1002) nel 996 in occasione della sua venuta a Roma per essere incoronato imperatore del Sacro Romano Impero; per volere del suo successore Enrico II il Santo (1002-1024), i lavori di ristrutturazione vennero portati a termine nel 1016 dall'abate Ruitpardo, riedificando pressoché totalmente anche la chiesa.
L'abbazia esercitò per secoli una notevole influenza religiosa ed economica, in particolare sui vasti possedimenti (ville, borghi, castelli), situati principalmente in Umbria e nelle Marche.
Successivamente, con il passaggio del Ducato di Spoleto sotto il controllo di Roma, ebbe inizio il lento declino dell'abbazia. Affidata nel 1234 alla cura spirituale dell'Abbazia di Farfa, verso la metà del XIII secolo San Pietro in Valle, unitamente al feudo di Ferentillo, passò sotto il controllo della città di Spoleto, per poi essere assegnata nel 1303 da papa Bonifacio VIII (1294-1303) al Capitolo Lateranense.
Dal Quattrocento a oggi
Nel 1474, l'abbazia fu concessa da papa Sisto IV (1471-1484) in commenda al nipote Bartolomeo della Rovere (1447-1496), all'epoca vescovo di Ferrara. Lo stesso pontefice, nel 1477, l'affidò sempre in commenda al nobile spoletino Eusebio Ancajani che la resse fino al 1503, ed esponenti della sua famiglia ne furono abati commendatari sino al 1624, anno in cui Urbano VIII (1623-1644) la concesse al cardinale Francesco Barberini suo nipote.
L'abbazia, nel 1730, tornò sotto il controllo della famiglia Ancajani, che la mantenne fino alla metà del XIX secolo, quando fu soppressa e i suoi beni passarono al Comune di Ferentillo. Nel 1890, Decio Ancajani riscattò l'abbazia che ridiventò privata.
Nel 1917, l'ultima discendente degli Ancajani cedette la chiesa alla parrocchia di Santa Maria in Ferentillo, alla quale tuttora appartiene e vendette il monastero ad Ermete Costanzi.
La famiglia Costanzi è l'attuale proprietaria ed ha curato la ristrutturazione terminata nel 1998, che ha trasformato il monastero in un elegante struttura ricettiva.
Descrizione
Chiesa
La tipologia planimetrica della chiesa abbaziale con la pianta a croce commissa, l'unica navata, avancorpo e tre absidi, suggerisce una datazione successiva alla metà dell'XI secolo, poiché ripete il modello del secondo rifacimento dell'aula ecclesiale di Cluny, consacrata nel 981 e di St. San Michael di Hildesheim, costruita dopo il Mille. Questi elementi determinano l'importanza dell'edificio che costituisce uno dei primi esempi di pianta a croce commissa in Italia, e un unicum nella storia dell'architettura umbra dell'XI secolo.
Esterno
La chiesa presenta una semplice facciata a capanna, rivolta a ovest, ove si aprono l'unico portale, con arco a tutto sesto e lunetta, e un grande oculo.
Nel lato sinistro della chiesa si erge il campanile, databile al XII secolo, a base quadrata e articolato in quattro ordini, di cui il primo aperto su ogni lato da una monofora, mentre gli altri da bifore.
Interno
L'interno della chiesa, a navata unica con tetto a capriate e forte sviluppo longitudinale, accentuata dai muri perimetrali, che vanno rastremandosi verso il presbiterio. Sulla navata si imposta il transetto leggermente aggettante sul quale si aprono tre absidi, di cui quella centrale è posta in risalto da una breve campata di avancorpo: questi elementi costruttivi rimandano ai già citati modelli d'oltre Alpe.
Pareti laterali
Lungo pareti laterali della navata e sull'arco trionfale si svolge un complesso ciclo di dipinti murali, che per ampiezza di impianto, numero di scene e stato di conservazione si annovera tra i grandi monumenti della pittura romanica in Italia, databile tra la fine del XII e l'inizio del XIII secolo.
La decorazione, scialbata fino al 1869, è organizzata su quattro registri, i primi tre occupati da Storie dell'Antico e Nuovo Testamento; l'ultimo invece, fortemente mutilo, doveva essere probabilmente occupato da motivi ornamentali e da immagini votive. L'intera parete sinistra e la fascia superiore di quella destra riportano, con grande ricchezza iconografica, Storie dell'Antico Testamento a iniziare dalla Separazione della luce dalle tenebre, mentre nel rimanente spazio della parete destra si svolge il ciclo con Storie della vita di Gesù Cristo che attualmente inizia con l'Annuncio ai pastori (le prime scene sono andate perdute) e termina con la Salita di Gesù Cristo al monte Calvario. Ogni singola scena è illusionisticamente inquadrata da una finta galleria scandita da colonnine tortili e commentata da un titulus esplicativo. La fascia superiore è conclusa da un partito a mensole scorciate alternate pesci e volatili, resi con grande naturalismo.
Sulla parete sinistra:
- nel registro superiore,
- Separazione della luce dalle tenebre;[1]
- Creazione di Adamo;[2]
- Creazione di Eva;[3]
- Adamo impone il nome agli animali;[4]
- Peccato originale: il dipinto è molto frammentario;
- Adamo ed Eva rimproverati da Dio e Cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre;[5]
- Lavori dei progenitori: il dipinto risulta molto danneggiato;
- nel registro mediano,
- nel registro inferiore, rimane solo il dipinto con la scena raffigurante:
- Giuseppe in Egitto.
Sulla parete destra:
- nel registro superiore,
- nel registro mediano,
- le scene iniziali, sono andate perdute;
- Annuncio ai pastori;
- Viaggio dei Magi;[13]
- Adorazione dei Magi e Ritorno dei Magi ai loro paesi;[14]
- Strage degli innocenti;[15]
- Battesimo di Gesù Cristo;[16]
- Nozze di Cana;
- nel registro inferiore, rimangono le ultime quattro scene raffiguranti:
- Entrata di Gesù Cristo in Gerusalemme;[17]
- Ultima Cena;[18]
- Lavanda dei piedi;[19]
- Salita di Gesù Cristo al monte Calvario.[20]
Transetto sinistro
Nel braccio sinistro del transetto è visibile un piccolo dipinto raffigurante:
- Storie del duca Faroaldo II (fine XVI - inizio XVII secolo), affresco: nell'opera si vede san Pietro apostolo che appare in sogno al nobile ordinandogli di costruire una chiesa in suo onore.
Abside sinistra
Nell'abside sinistra sono visibili:
- in alto, sulla parete, Madonna con Gesù Bambino in trono e due santi (1452), affresco, di ambito umbro.
- in basso, Altare di san Lazzaro e san Giovanni, formato dai resti di due sarcofagi romani sovrapposti: uno, databile al III secolo, è strigilato e presenta un clipeo centrale con l'immagine del defunto; l'altro (IV secolo), è costituito da un coperchio decorato con:
- al centro, Defunto entro un riquadro sorretto da vittorie alate;
- a sinistra, Scena conviviale;
- a destra, Scena venatoria.
Abside centrale
L'abside centrale è interamente decorato da un grande dipinto murale, disposto su tre registri, raffigurante:
- Gesù Cristo redentore benedicente e angeli, Madonna con Gesù Bambino in trono tra angeli e apostoli, San Benedetto da Norcia in trono tra san Mauro e san Placido e Santi benedettini (1445 ca.), affresco, attribuito al Maestro di Eggi.[21]
Nell'abside è collocato:
- Altare maggiore (739-742), in marmo, di ambito longobardo: il suo paliotto è costituito da una lastra rettangolare decorata con tre flabelli circolari con croci ansate e negli spazi centrali da due figure umane sinteticamente rappresentate Ursus, lo scultore che eseguì l'opera e Ilderico Dagileopa, duca di Spoleto, che la commissionò, come ricorda l'iscrizione superiore:
« | Il maestro Orso l'ha fatto / Ilderico Dagileopa, in onore a san Pietro e per amore di san Leone e san Gregorio, per la salvezza dell'anima » |
Abside destra
L'abside destra è decorata con un dipinto murale raffigurante:
- Madonna con Gesù Bambino in trono tra san Michele arcangelo e san Gabriele arcangelo con il committente inginocchiato (prima metà del XIV secolo), affresco, di ambito umbro.
Transetto destro
Nel braccio destro del transetto sono collocati:
- Monumenti funebri della famiglia Ancajani: sono qui sepolto tre abati (Benedetto, 1617; Aloisio, 1503; Decio, 1757), membri della famiglia spoletina che ebbe per lungo tempo la commenda dell'abbazia.
- Sarcofago di Faroaldo II: urna romana (prima metà del III secolo), che secondo la tradizione ospitò le spoglie del fondatore del monastero, del tipo a colonne presenta:
- nell'arcata centrale, Dioniso con satiri e menadi;
- ai lati, Grifoni alati.
Controfacciata
Nella controfacciata, di particolare interesse storico-artistico:
- a sinistra, Madonna con Gesù Bambino in trono e san Sebastiano (1526), affresco, attribuito a un seguace di Giovanni di Pietro detto lo Spagna.[22]
- a destra, Madonna con Gesù Bambino in trono e angeli (1513), affresco, di ambito umbro.[23]
Monastero
Dal portale laterale destro, dove sugli stipiti sono scolpite le figure di San Pietro e san Paolo, si entra nel complesso monastico (fine XIV secolo) che presenta un chiostro, databile tra l'XI e il XII secolo), delimitato da un quadriportico a due ordini di colonne con al centro un'ara romana. Questo ambiente a oggi fa parte della struttura recettiva realizzata nei locali del monastero e non è sempre visitabile.
Galleria fotografica
Note | |
Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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