Caino

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Caino
Personaggio dell'Antico Testamento
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Maestranze siculo-bizantine, Caino uccide Abele (ultimo quarto del XII secolo), mosaico; Monreale, Cattedrale di Santa Maria Nuova
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Caino, in ebraico קַיִן / קָיִן, Qáyin, che significa "acquisizione", è nel racconto della Genesi il figlio maggiore di Adamo ed Eva; è fratello di Abele, che uccide.

Nella Genesi

Il primo omicida (Gen 4,1-16 )

Caino è detto "lavoratore del suolo", in contrasto con suo fratello Abele, "pastore di greggi".

Entrambi i fratelli offrirono sacrifici a Dio, ma quelli di Caino, a differenza di quelli di Abele, non erano graditi al Signore. Il racconto non spiega il motivo di questa differenza, né in quale modo si rendessero espliciti l'accettazione e il rifiuto delle offerte. Caino si ingelosì di suo fratello e, nonostante il consiglio impartitogli direttamente da YHWH, uccise suo fratello.

Quando Dio chiese conto a Caino del sangue di suo fratello, egli rispose: "Sono forse il guardiano di mio fratello?", senza alcuna espressione di pentimento o rimorso.

Tuttavia Dio, oltre a condannare Caino ad essere per sempre ramingo, pose un segno sul suo capo perché non fosse ucciso: chi lo avesse fatto, avrebbe subìto la vendetta sette volte[1]. Essendo stato bandito, Caino andò "nel paese di Nod, ad oriente di Eden".

La discendenza di Caino (Gen 4,17-24 )

William Blake, Il corpo di Abele trovato da Adamo ed Eva (1826 ca.); Londra, Tate Gallery

Nel paese di Nod, Caino "divenne costruttore di una città", cui diede il nome del figlio Enoch. Questa città, secondo i criteri moderni, poteva essere un semplice villaggio fortificato.

I suoi discendenti sono in parte elencati e includono uomini che si distinsero come nomadi allevatori di bestiame, suonatori di strumenti musicali e forgiatori di arnesi di metallo; altri, come Lamech, divennero noti perché praticavano la poligamia e per la loro violenza.

Secondo la Genesi la sua discendenza terminò comunque nei giorni di Noè, con il Diluvio universale.

Interpretazioni

Il racconto di Caino e Abele è considerato da alcuni come una rappresentazione narrativa del contrasto tra la vita dei pastori nomadi e quella degli agricoltori sedentari.

Il mondo della Bibbia vede generalmente di malocchio la vita agricola, perché fa riferimento all'esperienza di Abramo, pastore nomade.

Al tempo dei re (X - VII secolo a.C.) esisteva ancora in Israele il gruppo seminomade dei Recabiti che continuava a rifiutare l'esperienza agricola urbana e viveva nelle tende, e che in Ger 35,1-2 è additato come esempio per tutto il popolo d'Israele per il suo fervente jahvismo.

Nel Nuovo Testamento

Caino uccide Abele (XV secolo)

Nel Nuovo Testamento si trovano fugaci accenni alla figura di Caino.

In Ebrei 11,4 si legge che "per fede Abele offrì a Dio un sacrificio migliore di quello di Caino e in base ad essa fu dichiarato giusto".

La Prima lettera di Giovanni (3,11-12) invita a non agire come Caino, che uccise suo fratello "perché le sue opere erano malvagie, mentre quelle di suo fratello erano giuste".

La Lettera di Giuda, dei falsi dottori, dice che "si sono incamminati per la strada di Caino" (11).

Nella letteratura

La figura di Caino è ricordata in diverse opere letterarie. Nella Commedia di Dante, una delle quattro zone nel IX cerchio dell'Inferno è chiamata proprio Caina. In essa sarebbero puniti i traditori dei parenti, condannati ad essere immersi nel ghiaccio fino al collo.

Nel Medioevo si interpretavano le macchie lunari come la figura di Caino, esiliato sull'astro dopo l'assassinio di Abele, con una fascina di spine sulla schiena. Questa curiosa figura era diventata sinonimo di luna, e in questo senso la usò Dante in un altro passo dell'Inferno[2].

Caino compare anche nell'Inno ai patriarchi, ottavo tra i Canti di Giacomo Leopardi. Di lui vengono ricordati il fratricidio e la fondazione della prima città:

« Trepido, errante il fratricida, e l'ombre
Solitarie fuggendo e la secreta
Nelle profonde selve ira de' venti,
Primo i civili tetti, albergo e regno
Alle macere cure, innalza; e primo
Il disperato pentimento i ciechi
Mortali, egro, anelante, aduna e stringe
Ne' consorti ricetti »
(vv. 43-50)

Il passo continua elencando i mali che vennero all'umanità dall'istituzione della vita cittadina.

Note
  1. A questo episodio fa riferimento il nome dell'associazione Nessuno tocchi Caino, impegnata per l'abolizione della pena di morte nel mondo.
  2. Canto XX, 126.
Voci correlate
Collegamenti esterni