Abbazia di San Silvestro (Nonantola)
Abbazia di San Silvestro (Nonantola) | |
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Abbazia di San Silvestro, basilica | |
Stato | Italia |
Regione | Emilia Romagna |
Provincia | Modena |
Comune | Nonantola |
Diocesi | Modena-Nonantola |
Religione | Cattolica |
Indirizzo | Via Marconi, 3 41015 Nonantola (MO) |
Telefono | +39 059 549025 |
Fax | +39 059 544242 |
Sito web | |
Proprietà | Arcidiocesi di Modena-Nonantola |
Oggetto tipo | Abbazia |
Oggetto qualificazione | benedettina |
Dedicazione | San Silvestro I |
Sigla Ordine qualificante | O.S.B. |
Fondatore | Sant'Anselmo di Nonantola |
Data fondazione | 752 |
Stile architettonico | romanico |
Data di consacrazione | 752 |
Materiali | laterizio, in minima parte pietra |
Coordinate geografiche | |
Emilia Romagna | |
L'Abbazia di San Silvestro è un complesso monumentale che ospitò un monastero benedettino, situato nel comune di Nonantola (Modena).
Storia
Dalle origini al XIV secolo
Nel 752, l'abate Anselmo, già duca del Friuli, partì da Fanano, sull'Appennino modenese, dove aveva fondato un monastero, per recarsi a Nonantola, dove aveva ricevuto in dono dal cognato Astolfo, re dei Longobardi (749 – 756), alcuni terreni sul quale edificare una nuova abbazia, che nel 756 accolse nella chiesa le spoglie del papa Silvestro I e che da questo momento venne a lui dedicata.
Il monastero diventa ben presto molto potente anche grazie al favore dei sovrani longobardi e franchi, in particolare durante il regno di Carlo Magno (742 – 814) e dei suoi discendenti. L'abate Pietro, successore di Anselmo nell'804, è ambasciatore a Costantinopoli con il vescovo Amalario di Treviri per lo stesso Carlo Magno. Anche l'abate Ansfrith, secondo successore, svolge analoga ambasceria a Costantinopoli, insieme al vescovo Alitgario di Cambrai. Nell'837, l'Abbazia ospitò l'imperatore Lotario I (795 – 855), e nell'883 l'incontro tra Carlo il Grosso (839 – 888) e papa Marino I (†884).
Nell'885 muore improvvisamente nei pressi di Spilamberto (Modena), mentre si recava in Germania, papa Adriano III ed il suo corpo viene tumulato solennemente a Nonantola, divenendo presto oggetto di culto.
Nell'889, durante il governo dell'abate Leopardo, gli Ungari distruggono la chiesa ed il monastero, uccidendo i monaci che non avevano voluto abbandonare il cenobio. Successivamente, lo stesso abate promosse la riedificazione del complesso, facendovi anche traslare le reliquie dei santi Senesio e Teopompo († 304), fino ad allora conservate in una chiesa di Treviso.
Da questo momento la chiesa abbaziale diventa sempre più meta di pellegrinaggi, ospitando le spoglie dei papi Silvestro I ed Adriano III, dei santi Senesio e Teopompo, alle quali vanno aggiunte quelle del fondatore sant'Anselmo, oltre a santa Anseride e santa Fosca.
Nel 1058, l'abate Gotescalco concesse ai nonantolani un allargamento di beni del monastero in cambio dell'edificazione di tre quarti delle mura civiche e della protezione armata di esse in caso di attacco. Da questa concessione trae origine la partecipanza agraria, tuttora esistente.
Durante la lotta per le investiture, l'Abbazia ospitò il papa Gregorio VII nella Pasqua del 1077, dopo il celebre incontro con l'imperatore Enrico IV a Canossa. Nel monastero, ormai entrato nell'orbita papale, il priore Placido scrisse nel 1111 il Liber de honore Ecclesiae contro le rivendicazioni imperiali.
Nel XII secolo importanti lavori, sia nella basilica sia nel monastero, portano l'Abbazia ad un aspetto molto simile a quello odierno. È questo il periodo di maggiore prestigio del cenobio: infatti, i vasti possedimenti terrieri le assicuravano una grande tranquillità economica, mentre l'abate esercitava pieni poteri signorili su di essi. In questo secolo, però, inizia anche la crescita del Comune di Modena e i continui conflitti con questo si conclusero nel 1261, con la rinuncia da parte dell'abate al potere temporale in favore del Comune. All'abbazia restava solo la gestione spirituale della sua ancora vasta giurisdizione. Incominciò così una rapida decadenza economica, che pose fine al prestigio del cenobio.
Dal XV secolo ad oggi
Nel 1449, l'abbazia venne trasformata in commenda, ovvero affidata ad un abate esterno alla comunità monastica, tra questi sono da ricordare:
- Giuliano della Rovere (poi papa Giulio II);
- san Carlo Borromeo che fondò qui un Seminario.
Nel 1514, ai monaci benedettini subentrarono i cistercensi che vi rimasero fino alla soppressione (1769).
Nel XVIII secolo, il cardinale Sebastiano Antonio Tanara (1650 – 1724) ampliò il seminario per la diocesi nonantolana, mentre il cardinale Alessandro Albani (1692 – 1779) modificò sostanzialmente la basilica.
Nel 1783, i monaci sono definitivamente allontanati dal duca Francesco III e sostituiti con un collegio di canonici. Durante il governo dell'abate Francesco Maria d'Este venne redatta, in due volumi, dal letterato Girolamo Tiraboschi (1731 – 1794) la Storia dell'augusta abbazia di San Silvestro dì Nonantola, aggiuntovi il Codice Diplomatico della medesima illustrato con note (1784 – 1789).
Dopo la Restaurazione, dal 1821, la Diocesi di Nonantola è sempre assegnata ai vescovi e poi arcivescovi di Modena, fino alla piena unificazione del 1986, da cui nasce l'Arcidiocesi di Modena-Nonantola.
Descrizione
Il complesso monastico è attualmente costituito da:
- Basilica abbaziale,
- Sala della colonna,
- Portico,
- Palazzo abbaziale, attualmente sede dell'Archivio, Biblioteca e Museo.
Nell'attiguo palazzo Salimbeni, sede del municipio, si trova il presumibile
- Refettorio, del quale rimangono ampi tratti pittorici romanici
Basilica
La basilica attuale è databile alla prima metà del XII secolo. Fu profondamente rimaneggiata nel XV secolo con l'edificazione delle volte a crociera e l'interramento della cripta e tra il XVII ed XVIII secolo e con ulteriori modifiche strutturali. Tra il 1913 ed il 1917, la basilica venne completamente ricondotta a forme romaniche.
Esterno
La basilica presenta una facciata a salienti tripartita da due semicolonne e alleggerita da lesene, è coronata dagli archetti pensili che corrono lungo tutto il perimetro superiore. Essa è caratterizzata da una bifora al centro che dà luce alla navata centrale e da un nartece sorretto da due colonne marmoree su leoni stilofori, che incornicia lo splendido portale.
Il portale della basilica è inquadrato da formelle marmoree scolpite a bassorilievo (prima metà del XII secolo), attribuite a Wiligelmo, raffiguranti:
- a sinistra, Storie dell'Abbazia;
- a destra Episodi della vita di Maria Vegine e Gesù.
Inoltre, gli stipiti sono sorretti da telamoni e, nell'interno, finemente scolpiti con un fregio a tralcio. Sopra l'architrave, si nota la lunetta scolpita a bassorilievo, attribuita a Wiligelmo (prima metà del XII secolo), raffigurante:
- Gesù Cristo in trono e simboli degli Evangelisti.
Nel retro della basilica si notano le tre absidi, reputate fra le più significative dell'epoca romanica. La loro severa eleganza è segnata dalle lesene che reggono arcatelle cieche, dagli archetti pensili, dalla bifora, speculare a quella della facciata, dai tondi entro cui un tempo erano murati i bacili bizantini, ora esposti nelle sale interne del Museo Abbaziale.
Interno
L'interno, a pianta basilicale, è suddiviso in tre navate da possenti pilastri a fascio in cotto e ritmato dalle campate degli archi, che convergono sul presbiterio soprelevato e sull'altare; la copertura a capriate presenta nella navata centrale tracce dell'impianto a volte a crociera costruito nel XV secolo.
Appena entrati a sinistra, nella navata settentrionale, il fonte battesimale, ricomposto liberamente con frammenti antichi.
Per una scala si sale al presbiterio, dove all'altare maggiore:
- Arca di san Silvestro I (1572), in marmo, decorato con rilievi eseguiti da Jacopo Silla de' Longhi raffiguranti:
- Storie della vita di san Silvestro I .
Tra le opere conservate, di particolare interesse storico-artistico:
- Statua san Bernardo di Chiaravalle (XVII secolo), in terracotta.
- Organo (1743) di Domenico Traeri.
- Dipinto murale, ad affresco, del XV secolo attribuibile alla scuola degli Erri, sviluppato su tre registri:
- superiore, Crocifissione;
- centrale, Annunciazione;
- inferiore, San Martino di Tours, san Gregorio Magno, san Giovanni evangelista, san Giacomo Maggiore, san Silvestro, sant'Antonio abate e san Giorgio.
Cripta
La cripta, ripristinata tra il 1913 ed il 1917, presenta 86 colonne che sorreggono volte a crociera; le 18 antiche hanno capitelli databili tra l'VIII e XII secolo. All'interno sono custodite le reliquie di:
- Sant'Anselmo di Nonantola († 3 marzo 803), fondatore dell'Abbazia;
- Santa Fosca e santa Anseride;
- Santi Sinesio e Teopompo;
- Sant'Adriano III.
Dietro l'altare, si conservava l'urna che contenne, dal 756 al 1914, le spoglie di san Silvestro.
Sacrestia
La sacrestia presenta una volta a vela, impostata su tre sostegni costituiti da due pilastri quadrati in mattoni e da una bassa colonna lapidea con capitello.
Portico
Usciti dalla porta meridionale della basilica si accede al portico-loggia, edificata tra il XIV ed il XV secolo.
Sala della Colonna
Dall'estremità occidentale del portico si accede alla Sala della Colonna, edificata nel XIV secolo.
Palazzo abbaziale
A destra della facciata della Basilica si trova il Palazzo abbaziale, che attualmente presenta le forme della ristrutturazione, eseguita nel XVIII secolo, che vi collocò il Seminario.
Tutto il piano terreno conserva, sotto l'intonaco, ampi tratti dell'edificio medievale, evidente nel portale gotico e nell'androne retrostante. Oggi il palazzo ospita:
- Archivio storico
- Biblioteca abbaziale: lo scriptorium nonatolano fu uno dei principali centri di formazione della scrittura precarolingia.
- Museo Benedettino e Diocesano d'Arte Sacra, inaugurato il 31 dicembre 1999, per conservare e valorizzare il grande patrimonio di fede, storia e tradizione dell'Abbazia e della Diocesi.
Per approfondire, vedi la voce Museo Benedettino e Diocesano d'Arte Sacra di Nonantola |
Amministrazione delle terre
L'abbazia di Nonantola possedette proprietà terriere molto estese, sia in Emilia che in Toscana, e fu un importante punto di riferimento per un'intensa attività di bonifica dei terreni. Secondo uno schema caratteristico delle abbazie benedettine, il terreno agricolo venne suddiviso in corti, a loro volta comprendenti una pars dominica e una pars massaricia: il monastero riservava a sé la conduzione diretta della prima e affidava in enfiteusi ai coloni la seconda, secondo un concetto che si svilupperà nella grancia. La parte della pianura ha visto spostarsi i terreni affidati in enfiteusi man mano che si estendevano le bonifiche e a partire dalla fine del XV secolo assunse quei confini del territorio concesso in enfiteusi alla Partecipanza agraria di Nonantola che l'esercitò in forma collettiva per secoli e che nel 1961 è riuscita a riscattare i residui diritti dell'abbazia.
Anche il territorio di Fanano fu concesso in enfiteusi agli abitanti del comune, ma il dominio utile fu retrocesso dal Comune allo Stato, perché impossibilitato ad amministrarlo in modo da evitare gli abusi. Quando al Ducato di Modena subentrò il regno d'Italia il dominio utile fu messo all'asta e dopo liti giudiziarie annose si pervenne al riscatto del così detto dominio diretto, fino ad allora conservato dall'abbazia di Nonantola[1].
Abbazia nullius
L'abate di Nonantola fu abate mitrato e l'abbazia fu considerata abbatia nullius. Da tempo però la carica è stata ricoperta dal vescovo di Modena. Nel 1986 l'arcidiocesi ha assunto la denominazione di arcidiocesi di Modena-Nonantola.
Cronotassi degli abati nonantolani
Abati regolari
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Cronotassi degli abati commendatari
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Abati commendatari vescovi e arcivescovi di Modena
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Arcivescovi-abati di Modena-Nonantola
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Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
- Tutti i beni architettonici
- Beni architettonici in Italia
- Beni architettonici dell'Emilia Romagna
- Beni architettonici dell'VIII secolo
- Beni architettonici dedicati a San Silvestro I
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