Abbazia di Santa Maria di Grottaferrata
Abbazia di Santa Maria o di San Nilo di Grottaferrata | |
Abbazia di Santa Maria di Grottaferrata, complesso monastico | |
Stato | Italia |
---|---|
Regione | Lazio |
Regione ecclesiastica |
Regione ecclesiastica Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | Grottaferrata |
Diocesi | Abbazia territoriale di Santa Maria di Grottaferrata |
Religione | Cattolica |
Indirizzo |
Corso del Popolo, 128 00046 Grottaferrata (RM) |
Telefono | +39 06 9459309 |
Fax | +39 06 9450311 |
Sito web | Sito ufficiale |
Proprietà | Abbazia territoriale di Grottaferrata |
Oggetto tipo | Abbazia |
Oggetto qualificazione | basiliana |
Dedicazione |
Maria Vergine San Nilo da Rossano |
Sigla Ordine qualificante | O.S.B.I. |
Sigla Ordine reggente | O.S.B.I. |
Fondatore |
San Nilo da Rossano, san Bartolomeo il giovane |
Data fondazione | 1004 |
Architetti |
Giuliano da Sangallo (cinta muraria) Baccio Pontelli (cinta muraria) |
Inizio della costruzione | 1004 |
Completamento | XVIII secolo |
Data di consacrazione | 17 dicembre 1024 (chiesa) |
Consacrato da | papa Giovanni XIX |
Strutture preesistenti | villa romana |
Larghezza Massima | 13,50 m |
Lunghezza Massima | 20 m |
Coordinate geografiche | |
Lazio | |
L'Abbazia di Santa Maria di Grottaferrata (in latino, Abbatia Territorialis B. Mariae Cryptaeferratae), detta anche Abbazia di San Nilo, è un complesso monumentale che ospita un monastero basiliano, di rito bizantino, situato nel comune di Grottaferrata (Roma).
Il monastero è sede dell'abate ordinario dell'Abbazia territoriale di Grottaferrata ed al suo interno si trova la Cattedrale di Santa Maria.
Toponimo
L'antico toponimo di Cryptaferrata deriva secondo alcuni studiosi dal criptoportico della villa su cui è in parte costruita l'abbazia, mentre per altri dalla cella sepolcrale, successivamente trasformata in cappella cristiana che tuttora si vede nella navata destra della chiesa.
Storia
Origini e fondazione
L'abbazia fu fondata nel 1004 da un gruppo di monaci provenienti dalla Calabria bizantina - e quindi greci di origine e di rito - e guidati da san Nilo da Rossano (910 - 1004), sul sito di una grande villa romana,[1] dove le fonti agiografiche narrano che gli sia apparsa Maria Vergine e che gli venne donato dal conte Gregorio I di Tuscolo, feudatario del luogo.
San Nilo non vide compiuta l'abbazia, poiché morì nei pressi dell'antico borgo di Tusculo,[2] alcuni mesi dopo la fondazione del cenobio. I lavori terminarono, vent'anni dopo, sotto la guida del discepolo prediletto san Bartolomeo il giovane (981 - 1055), co-fondatore dell'abbazia. Nel 1024, il monastero era completato, ed il 17 dicembre dello stesso anno, il papa Giovanni XIX (1024 - 1032) consacrò solennemente la chiesa, dedicandola alla Madre di Dio.
La protezione della casata di Tuscolo continuò anche nei decenni successivi alla fondazione: i papi Benedetto VIII, Giovanni XIX e Benedetto IX, rispettivamente figli e nipote di Gregorio, fecero al monastero notevoli elargizioni, fra cui terreni, vigneti, mulini e chiese. Risale a questa epoca (1037), la prima menzione del termine Crypta ferrata, da cui deriva l'attuale toponimo Grottaferrata, riportato in documento pontificio.
Basso Medioevo
Nel XII secolo i beni e i possedimenti dell'Abbazia andarono aumentando e comprendevano chiese, grange (fattorie) e terreni. Proprio a causa della sua prosperità e per la sua posizione strategica alle porte di Roma, però, il monastero si trovò suo malgrado coinvolto nelle lotte feudali, subendo ripetutamente occupazioni e saccheggi da parte di vari eserciti.
Nel 1163, dopo l'invasione delle milizie di Federico Barbarossa, i monaci furono costretti a fuggire da Grottaferrata ed rifugiarsi a Subiaco. Poterono fare ritorno solo dopo il 1191, anno in cui il borgo di Tuscolo fu completamente distrutto. Seguì un periodo di tranquillità e di riorganizzazione del cenobio, durante il quale venne riportata (1230) nell'abbazia la preziosa icona della Madre di Dio.
Nel 1241, l'imperatore Federico II di Svevia (1194 - 1250) s'insedia nell'abbazia, saccheggiandola. Segue ancora un periodo di lotte per il Papato durante lo Scisma d'Occidente (1378 - 1417).
Periodo della commenda
Dal 1462, l'abbazia fu sottoposta alla commenda ed il primo abate commendatario fu il cardinale Basilio Bessarione (1408 ca. - 1472), colto umanista greco, grazie al quale il cenobio visse un periodo di tranquillità sia spirituale sia economica.
Il monastero era stato più volte saccheggiato ed occupato da vari eserciti: per risolvere questa situazione di fragilità dell'abbazia il cardinale Giuliano Della Rovere, futuro papa Giulio II, che l'aveva ricevuta in commenda dallo zio Sisto IV nel 1473, la fece cingere da possenti mura, che ancora oggi lo circondano.
Dal XVI secolo, l'abbazia vide aumentare il suo prestigio in particolare sotto il governo (commenda) di cardinali appartenenti alla grande aristocrazia romana vicina al potere pontificio, quali i Colonna, i Farnese e i Barberini.
Seguirono poi vari abati commendatari, come il cardinale Giovanni Antonio Guadagni (1738 - 1759), ed infine Ercole Consalvi (1800 - 1824), che subì nel 1807 la soppressione napoleonica degli ordini religiosi.
Ottocento e Novecento
Dopo la caduta di Napoleone ed il ripristino dello Stato pontificio, nel 1833 il papa Gregorio XVI inviò a governare l'abbazia, come visitatore apostolico, il cardinale Mario Mattei (1792 - 1870), il quale dette nuovo impulso alla vita cenobitica ed intraprese lavori di rinnovamento che alterarono notevolmente l'aspetto strutturale della chiesa. Il regime della visita apostolica verrà abolito solo il 10 settembre 1869.
Con la presa di Roma nel 1870 ed il conseguente passaggio dei poteri dallo Stato pontificio a quello italiano, l'abbazia venne incamerata dal Regio Demanio. Il Governo italiano, sollecitato da personalità autorevoli come l'archeologo Giovanni Battista De Rossi e l'abate di Montecassino Luigi Tosti, nel 1874 dichiarò il monastero monumento nazionale, salvaguardandone così l'integrità.
Il 26 settembre 1937 con la bolla Pervetustum Cryptaeferratae di papa Pio XI l'abbazia fu elevata a monastero esarchico (Abbatia nullius dioecesis), ossia immediatamente dipendente dalla Santa Sede e dunque non soggetta al vescovo locale.
Descrizione
Fortificazioni roveriane
L'abate commendatario, il cardinale Giuliano Della Rovere, decise di provvedere l'abbazia di una valida difesa, costruendovi intorno massicce opere di fortificazione. Le opere di difesa, realizzate fra il 1445 e il 1516, probabilmente su progetto di Giuliano da Sangallo (1463 - 1534) e Baccio Pontelli (1450 - 1494), sono costituite essenzialmente da un imponente muro di cinta e da una rocca posta nell'angolo nord-est del Palazzo residenziale dell'abate commendatario. La rocca, alta oltre venti metri, è munita sul davanti di una torre semicircolare dell'altezza dei muraglioni, con l'evidente scopo di difendere da tiri bassi l'adiacente ingresso al castello.
La cinta muraria racchiude completamente il complesso monastico, sostanzialmente suddiviso in due spazi rettangolari: nel primo affacciano il palazzo abbaziale e la tipografia, nel secondo la Cattedrale di Santa Maria.
Ingresso e primo cortile
Si passa un ponte (originariamente era levatoio), che attraversando il fossato collega la strada con il complesso monumentale e, lasciando a sinistra, un torrione rotondo, addossato ad un altro quadrato e più alto, si entra, per un portale di pietra con emblemi che richiamano il committente dell'opera (Giuliano della Rovere), in un primo cortile, dove affaccia il Palazzo del Commendatario (XV secolo), al centro del quale è collocata:
- Statua di san Nilo da Rossano (1904), in bronzo, di Raffaele Zaccagnini.
Cortile porticato
Dal primo cortile a sinistra, per un androne, si accede ad un altro porticato, definito dal sinistro della chiesa e dal Palazzo del Commendatario, che presenta una splendida loggia fatta costruire dal cardinale Alessandro Farnese (1520 - 1589), a nove slanciate arcate su colonne dagli eleganti capitelli rinascimentali, alcuni con stemma roveresco, decorata con dipinti murali raffiguranti:
- Episodi della distruzione della città di Tuscolo (1569), affresco, attribuiti al pittore fiammingo Cornelis Loots.
Museo
Per approfondire, vedi la voce Museo dell'Abbazia di San Nilo a Grottaferrata |
Dal cortile porticato, si accede al Museo, allestito in alcuni ambienti al piano terra del dal Palazzo del Commendatario, che espone reperti archeologici, opere d'arte e suppellettile liturgica, provenienti dagli scavi delle catacombe e dalle ville romane del territorio, o legati alla storia del monastero.
Biblioteca
Si accede dallo stesso cortile, alla biblioteca, risalente probabilmente agli anni di fondazione dell'abbazia, che fu attiva per tutto il Medioevo nella produzione di codici pregiati. Essa custodisce 1098 manoscritti, 50 incunaboli, 40.000 volumi a stampa, 300 periodici, tra i quali si notano codici del XI secolo, testi liturgici di grande importanza per lo studio della musica bizantina ed una preziosa collezione di cinquecentine. Alla biblioteca è connessa una tipografia e dal 1931 un importante laboratorio di restauro del libro.
Sagrato della chiesa
Dal primo cortile, si accede al sagrato della chiesa, dove al centro si trova:
- Fontana liturgica (1906), costruita in forme neogotiche, che ha l'aspetto di un'acquasantiera coperta da un ciborio a baldacchino, alla quale è legata il rito solenne della benedizione delle acque, che si svolge il 6 gennaio, ricorrenza del Battesimo del Signore, secondo il calendario bizantino.
Nell'angolo orientale del sagrato, accanto alla chiesa, si erge il campanile romanico del XII secolo, a cinque ordini di trifore sostenute da colonnine marmoree con capitelli "a stampella".
Cattedrale
La Cattedrale di Santa Maria, consacrata il 17 dicembre 1024 da papa Giovanni XIX, fu quasi completamente trasformata nel 1754, in particolare all'interno con un rivestimento di stucco in stile barocco, che ha ricoperto i dipinti murali delle pareti ed inglobando le colonne romane nei pilastri.
La chiesa, restaurata tra il 1902 ed il 1930 e ripristinata nelle forme originarie, rimuovendo le sostruzioni neogotiche ottocentesche, presenta totalmente integra la struttura del 1004.
Esterno
Facciata
La facciata a salienti è aperta da un grande rosone e da finestre in marmo traforato, e decorata da archetti ciechi ogivali e da cornici in laterizio, che proseguono sui lati della chiesa.
Pronao e nartece
Il pronao (atrio colonnato), che poggia su quattro colonne in pietra e su due pilastri in mattoni, immette nel nartece, che presenta un pavimento a spina e il soffitto ligneo, dove sono conservate le opere più antiche della chiesa:
- a sinistra, Fonte battesimale (X - XI secolo), in marmo: si presenta a forma di cista cilindrica poggiato su leoni alati con una decorazione simbolica a bassorilievo.
- al centro, Porta d'ingresso, detta speciosa (ossia "bella"), presenta gli stipiti, decorati a bassorilievo, in marmo con intarsi di pietre e pasta vitrea, databili tra l'XI e XII secolo. In stile romanico con influssi bizantini, ha le ante in legno scolpito di dimensioni diverse, riadattate forse da un altro edificio. Al di sopra della porta è collocato:
- Gesù Cristo benedicente in trono tra la Madonna e san Giovanni Battista con l'abate Nicola II (1130 - 1135), mosaico realizzato da maestranze romane.[3]
Inoltre, sulle pareti laterali del nartece si trovano due dipinti murali, ad affresco, di ambito bizantino del XX secolo, raffiguranti:
- a sinistra, Battesimo di Gesù Cristo;
- a destra, Discesa di Gesù Cristo al Limbo.
Interno
L'interno settecentesco, a pianta basilicale con profonda abside, è suddivisa in tre navate da pilastri che inglobano le colonne marmoree della villa romana. L'edificio presenta:
- Pavimento a motivi decorativi geometrici (XIII secolo), in marmo policromo, opera dei Cosmati.[4]
- Soffitto a cassettoni (1577), commissionato dal cardinale Alessandro Farnese.
Arco trionfale
L'arco trionfale, che divide la navata centrale dal presbiterio, riservato ai monaci, presenta una decorazione articolata su due registri:
- registro superiore, Trinità ed angeli (1282), affresco, di ambito romano.[5]
- registro inferiore, Etimasia (ultimo quarto del XII secolo), mosaico realizzato da maestranze romane bizantineggianti.[6] La decorazione musiva raffigura:
- al centro, Agnello di Dio (simbolo di Gesù Cristo sacrificato) ai piedi di un trono vuoto, ai lati del quale sono San Pietro e sant'Andrea (simboli rispettivamente di Roma e Costantinopoli);
- ai lati, Apostoli, identificabili da iscrizioni in greco, seduti su preziosi seggi in attesa di Gesù Cristo per il Giudizio universale (etimasia).
Presbiterio
Nel presbiterio, è collocato:
- Iconostasi (XVII secolo), in marmi policromi, progettata da Gian Lorenzo Bernini e costruita da Giacomo Giorgetti: la parete, che nasconde l'altare dal resto della chiesa, simboleggia la necessità della mediazione liturgica; le sue tre porte vengono aperte durante i riti. Al centro dell'iconostasi è intronizzata l'icona raffigurante:
- Madonna con Gesù Bambino (seconda metà del XIII secolo), tempera su tavola, di ambito campano: questo tipo di immagine mariana viene detta Theotòkos (ossia, Madre di Dio).[7]
Dietro l'iconostasi si cela il Vima (santuario), dotato di altare quadrato, secondo il rito bizantino, è sormontato da un baldacchino da cui pende:
- Colomba eucaristica (1894), in argento: vaso sacro utilizzato per la custodia del pane eucaristico.
Nella chiesa si celebra con il rito bizantino, in lingua greca.
Crypta ferrata
Lungo la navata destra si apre la Crypta ferrata, una cappella ricavata da una cella sepolcrale romana a due camere, che la tradizione ritiene la tomba di Tulliola, figlia di Cicerone.
L'ambiente presenta muri perimetrali in opera quadrata e volte a crociera; per la presenza di finestre con doppia grata in ferro venne denominato Crypta ferrata, da cui secondo alcuni studiosi deriva il toponimo Grottaferrata; trasformata in oratorio cristiano nel V secolo, fu poi donata dai Conti di Tuscolo a san Nilo da Rossano.
Al complesso degli edifici della villa romana appartiene anche, perfettamente conservato, il criptoportico a due navate, separate da un muro ad archi, su cui poggia la parte sud-ovest del monastero. La struttura in opera reticolata e blocchetti parallelepipedi permettono di datarlo al alla fine dell'epoca repubblicana.
Cappella di San Nilo
Dalla navata destra si accede alla Cappella di San Nilo, che in origine era un piccolo oratorio, dedicato ai martiri Adriano e Natalia, ampliato nel 1131 per ospitare - sotto l'altare - le spoglie dei due Santi fondatori: questa è detta anche Cappella farnesiana per l'intervento del cardinale Odoardo Farnese, che né commissionò l'impianto decorativo:
- all'altare, Pala con Madonna con Gesù Bambino tra i due santi fondatori (1609), olio su tela, di Annibale Carracci.
- alle pareti, ciclo di dipinti murali con Storie della vita san Nilo da Rossano (1608 - 1610), affreschi, di Domenico Zampieri detto il Domenichino, che raffigurano:
- a sinistra,
- San Nilo da Rossano guarisce il figlio indemoniato di Polieuto;[8]
- Incontro di san Nilo da Rossano e l'imperatore Ottone III di Sassonia;[9]
- San Nilo da Rossano ed il miracolo del crocifisso;
- a destra,
- Maria Vergine appare a san Nilo da Rossano ed a san Bartolomeo il giovane;[10]
- Costruzione dell'abbazia di Grottaferrata;[11]
- Miracolo delle messi.
- a sinistra,
Criptoportico
Dal sagrato della chiesa si accede al criptoportico (perfettamente conservato) a due navate, separate da un muro ad archi, su cui poggia la parte sud-ovest del monastero. La struttura architettonica, in opera reticolata e blocchetti parallelepipedi che permettono di datarla alla fine dell'epoca repubblicana, appartiene al complesso degli edifici della villa romana preesistente.
Note | |
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Bibliografia | |
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Collegamenti esterni | |
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