Basilica di San Crisogono (Roma)
Basilica di San Crisogono | |
---|---|
Roma, Basilica di San Crisogono | |
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | Roma |
Diocesi | Roma Vicariatus Urbis |
Religione | Cattolica |
Indirizzo | Piazza Sonnino, 44 00153 Roma (RM) |
Telefono | +39 06 5818225 |
Fax | +39 06 5817676 |
Posta elettronica | SanCrisogono@VicariatusUrbis.org |
Proprietà | Fondo Edifici di Culto (Stato Italiano) |
Oggetto tipo | Chiesa |
Oggetto qualificazione | basilicale |
Dedicazione | San Crisogono |
Sigla Ordine qualificante | O.SS.T. |
Data fondazione | V secolo |
Architetto |
Giovanni Battista Soria (restauro del XVII secolo) |
Stile architettonico | Paleocristiano, romanico, barocco |
Inizio della costruzione | 1123 |
Completamento | 1866 |
Data di consacrazione | 7 agosto 1127 |
Consacrato da | Giovanni da Crema |
Titolo | San Crisogono (titolo cardinalizio) |
Strutture preesistenti | Basilica paleocristiana |
Pianta | basilicale |
Iscrizioni | SCIPIO S.R.E. PRESB CARD BURGHESIUS M POENITEN AD MDCXXVI |
Marcatura | stemma dei Trinitari, simboli borghesiani |
Coordinate geografiche | |
Roma | |
La Basilica di San Crisogono è una chiesa di Roma, che sorge su piazza Sonnino, situata nel centro storico della città, nel rione Trastevere.
Storia
Basilica originaria
La Basilica è una delle più antiche chiese di Roma: le sue origini risalgono almeno al 499, quando, per la prima volta, il titulus Crysogoni venne menzionato nell'elenco dei tituli invitati a partecipare, insieme ai relativi presbiteri, al Concilio di Roma indetto da papa Simmaco (498-514). Il titulus Crysogoni si sviluppò, presumibilmente nel IV secolo, su una domus privata del III secolo che venne riadattata a luogo di culto per i primi cristiani (domus ecclesiae).
La prima chiesa aveva un impianto basilicale, a navata unica, alla quale furono aggiunti l'avancorpo del nartece a est e, mediante un prolungamento delle murature, il presbiterio e l'abside a ovest.
Nell'VIII secolo, Gregorio III (731-741), durante il suo pontificato, promosse un sostanziale restauro della basilica: fu decorata con dipinti murali e rifatto il tetto, il presbiterio venne diviso dall'aula con un muro in laterizi e tufi, e venne progettata la cripta, tra le prime a essere costruite in tutta Roma, alla quale si accedeva tramite scale.
Questo edifico subì i continui straripamenti del vicino fiume Tevere, che provocavano un continuo rialzamento del terreno, tanto che, già dopo il Mille, l'antica basilica paleocristiana risultava interrata di alcuni metri.
Nel X secolo, il complesso monastico era affidato ai monaci benedettini, i quali provvidero a decorare la parete destra della chiesa con un interessante ciclo di dipinti murali, ad affresco, con Storie della vita di san Benedetto da Norcia.
Basilica attuale
La chiesa attuale fu costruita nel 1123-1129, per iniziativa dal cardinale Giovanni da Crema (†1135), distruggendo e interrando l'antica basilica e facendo innalzare la nuova di sei metri, al livello raggiunto all'epoca dal terreno. Il nuovo edificio sacro venne costruito leggermente spostato verso nord rispetto all'antica aula liturgica, in modo tale che le fondazioni del muro perimetrale sinistro si trovassero immediatamente a destra dell'antica abside. Ciò fu dovuto probabilmente all'impossibilità di riutilizzare completamente come muri di fondazione le strutture ormai fatiscenti del complesso originario e, forse, anche per avvicinare la chiesa alla strada principale di Trastevere, l'attuale via della Lungaretta. L'altare della nuova basilica fu dedicato il 7 agosto 1127 dal cardinale Giovanni da Crema - come risulta dall'epigrafe ora posta nel coro - ma l'opera venne completata due anni più tardi nel 1129, come si legge in un'altra iscrizione ora nel transetto, presso la porta della sacrestia.
Nel 1213 il complesso monastico venne affidato al clero diocesano e successivamente, nel 1480, ai Canonici Lateranensi. Pochi anni dopo, nel 1489, per volontà del papa Innocenzo VIII (1484 - 1492) e del cardinale Girolamo Basso della Rovere (1434-1507), fu concesso ai carmelitani.
Tra il 1620 e il 1626 venne completamente restaurata dall'architetto Giovanni Battista Soria (1581-1651), per volontà del cardinale Scipione Caffarelli-Borghese (1577-1633), nipote di papa Paolo V. Con l'occasione fu realizzato il portico, ricostruita la facciata e ristrutturato l'interno mantenendo però inalterato l'originale impianto medievale.
Nel 1847 la chiesa venne concessa da Pio IX (1846 - 1878) all'Ordine della Santissima Trinità (Trinitari), che tuttora la officia. Un ulteriore restauro fu eseguito tra il 1863 e il 1866.
Nel 1873 la chiesa fu espropriata e incamerata dal demanio[1]del Regno d'Italia, successivamente passò in quello della Repubblica italiana, che ancora oggi la gestisce attraverso il Fondo Edifici di Culto (FEC).
Titolo cardinalizio
La chiesa è sede del titolo cardinalizio di San Crisogono, istituito nel V secolo: l'attuale titolare è il cardinale Andrew Yeom Soo Jung.
Descrizione
Esterno
Facciata
La semplice facciata, edificata nel 1626, è preceduta da un portico d'ordine tuscanico, con quattro colonne doriche in granito rosso (già del portico medievale), tra due corpi laterali a lesene; sull'attico, si notano i draghi e le aquile, simboli della famiglia Borghese. Sull'architrave figura un'iscrizione nella quale si legge:
(LA) | (IT) | ||||
« | SCIPIO S.R.E. PRESB CARD BURGHESIUS M POENITEN AD MDCXXVI » | « | Il cardinale presbitero di Santa Romana Chiesa, Scipione Borghese, Penitenziere Maggiore, nell'Anno del Signore 1626 » |
Al centro della facciata si apre una grande finestra sormontata da un timpano triangolare con lo stemma dei Trinitari.
Campanile
Sul fianco destro si erge il campanile romanico (h. 45 m.), costruito nel 1126 per volontà del cardinale Giovanni da Crema, a base quadrata, si sviluppa su cinque ordini, di cui il primo e il secondo con tre aperture centinate a fondo piano, il terzo con due fornici aperti, il quarto ancora con tre aperture, il quinto con due bifore affiancate e con le caratteristiche colonnine con capitelli a stampella, coronato da una cuspide seicentesca. Nella suddivisione dei piani sono utilizzate le tradizionali cornici a modiglioni e denti di sega.
Interno
L'interno della chiesa, a pianta basilicale, è suddiviso in tre navate da ventidue colonne ioniche, in granito grigio e rosso, di spoglio, probabilmente provenienti dalle Terme di Settimio Severo (fine II secolo), sulle quali poggia la trabeazione ornata con simboli borghesiani, e presenta un arco trionfale sorretto da due grandi colonne di porfido (le più imponenti di Roma) e una sola abside semicircolare. Il piano di calpestio è ricoperto da un pavimento cosmatesco del XIII secolo,
La navata centrale è coperta da uno splendido soffitto ligneo a lacunari che presenta al centro stemmi del cardinale Scipione Caffarelli-Borghese e un dipinto raffigurante:
- Gloria di san Crisogono, copia dell'originale, eseguito intorno al 1620 dal Guercino, che fu trafugato nel 1808 dalle truppe francesi e successivamente venduto in Inghilterra, dove ancora oggi si trova presso la Lancaster House di Londra.
Lungo la navata sinistra si apre la Cappella della Beata Anna Maria Taigi (1769-1837), dove sotto la mensa d'altare, entro un'urna, riposano le spoglie della madre di famiglia e terziaria trinitaria.
Presbiterio e abside
Nel presbiterio si conservano:
- al centro, Ciborio a cupola (XVII secolo), sorretto da quattro colonne d'alabastro provenienti da quello medievale con capitelli ionici, realizzato da Giovanni Battista Soria.
- sulla volta, Madonna con Gesù Bambino (prima metà del XVII secolo), olio su tela di Giuseppe Cesari detto il Cavalier d'Arpino.
Dietro l'altare, si apre l'abside semicircolare, dove si notano:
- nel catino absidale, rilievi con Storie della vita di san Crisogono (XVII secolo), in stucco di ambito romano;
- alla parete, al centro, Madonna con Gesù Bambino in trono tra san Crisogono e san Giacomo Maggiore (1290 ca.), mosaico a tessere vitree e marmoree, di Pietro Cavallini.[2]
Lungo la navata destra si conservano alcuni dipinti murali raffiguranti:
- Santa Caterina d'Alessandria, santa Barbara, san Giovanni Battista e altri sette santi (1620-1624 ca.), olio su intonaco, attribuito a Paolo Guidotti.
- Tre arcangeli (1621-1628), olio su intonaco, attribuito a Giovanni da San Giovanni.
- Santa Francesca Romana e due angeli e Crocifissione di Gesù Cristo (1620-1624 ca.), olio su intonaco, attribuiti a Paolo Guidotti.
Nella testata della navata si apre la Cappella del SS. Sacramento, detta anche Cappella Poli, edificata nel 1641 su disegno di Gian Lorenzo Bernini, dove si notano:
- all'altare, Trinità che incorona Maria Vergine, con san Giovanni di Matha e san Felice di Valois (seconda metà del XVII secolo), olio su tela di Ludovico Gimignani.
- nella volta, Trinità, Madonna e angeli (secondo - terzo quarto del XVII secolo), affresco di Giacinto Gimignani.
- alle pareti laterali,
- Monumento funebre del cardinale Fausto Poli (1670-1680 ca.), in marmo di Giuseppe Mazzuoli il Vecchio.[3]
- Monumento funebre del vescovo Gaudenzio Poli (1670-1680 ca.), in marmo di Giuseppe Mazzuoli il Vecchio.[4]
Controfacciata
A sinistra dell'ingresso è collocato:
- Monumento funebre del cardinale Giovanni Jacopo Millo (1757), in marmo, disegnato da Carlo Marchionni ed eseguito da Pietro Bracci.
Basilica paleocristiana
I resti della chiesa originaria, a un livello di 6 metri più basso dell'attuale, furono rinvenuti nel 1907 durante una campagna di scavi archeologici e nei successive indagini condotte per conto del Ministero delle Belle Arti e sono tuttora visibili nei sotterranei, ai quali si accede dalla sacrestia, mediante una scala moderna che immette direttamente nella zona absidale (1). Dall'alto è immediatamente evidente il corpo semicircolare dell'abside, mentre solo scendendo è possibile rendersi conto che la stessa è affiancata da due ambienti "di servizio", che richiamano per posizione i cosiddetti pastoforia,[5] caratteristici delle basiliche bizantine:
- Il secretarium (2), a nord, di forma quadrata, probabilmente era utilizzato per riporre i paramenti sacri, documenti e arredi liturgici, e aveva un pavimento, tuttora visibile, in tessere marmoree con disegno floreale; in seguito l'ambiente venne utilizzato come luogo di sepoltura, come testimonia una splendida opera posta dinanzi all'ingresso:
- Sarcofago con motivi marini (II secolo), in marmo.
- il battistero (3), a sud, di dimensioni maggiori, all'interno del quale si scorge l'emiciclo della vasca battesimale (2,6 m. di diametro), funzionale all'antico rito per immersione: evidenti, nei resti della struttura, i gradini che permettevano al catecumeno l'ingresso nel fonte. Oggi possiamo vedere soltanto una metà della vasca battesimale in quanto tra il X e il XII secolo, quando ormai il sacramento del battesimo veniva impartito per aspersione, fu tagliata da un imponente muro trasversale e coperta da un pavimento. Il ritrovamento di altre due vasche (oggi scomparse), collegate a un sistema di tubature che scaricavano in una fogna coperta a cappuccina, fa supporre che l'ambiente, prima di diventare un battistero, fosse una fullonica, ovvero una bottega destinata alla lavatura, smacchiatura e tintura dei tessuti, e aveva l'accesso diretto, come si deduce dai resti di una porta sulla parete di fondo, dalla retrostante via di San Gallicano.
Seguendo il percorso absidale si accede direttamente al corridoio rettilineo che conduce alla fenestella confessionis, attraverso la quale i fedeli venivano a contatto con le reliquie di san Crisogono (una mano e la calotta cranica); qui, alla parete sinistra, si conservano interessanti dipinti murali raffiguranti:
- Sant'Anastasia, San Rufino e san Crisogono (731-741), affreschi di ambito romano.[6][7]
L'aula liturgica (4) della basilica paleocristiana, a pianta rettangolare (m. 35,35 x 19,25), a navata unica, venne costruita utilizzando le pareti perimetrali di un grande ambiente preesistente del III secolo d.C., a cui fu poi aggiunto tutto il settore del presbiterio, comprendente l'abside e i due ambienti laterali: la presenza del possente muro parallelo alla parete settentrionale non deve trarre in inganno ritenendolo una suddivisione della navata in quanto altro non è che il muro di fondazione della chiesa superiore. Nello spazio che intercorre tra questo muro e la parete settentrionale (5) si conservano, oltre a diversi sarcofagi in terracotta, splendidi dipinti murali, ad affresco, risalenti tra la seconda metà del X e l'inizio dell'XI secolo, di ambito romano, raffiguranti:
- San Benedetto da Norcia invia san Mauro a salvare san Placido caduto nel lago, San Mauro camminando sull'acqua salva san Placido tirandolo fuori per i capelli;[8]
- San Benedetto da Norcia guarisce un lebbroso;[9]
- San Silvestro e il drago.[10]
Sul fondo di questo ambiente, tramite una scala moderna, si accede al nartece (6), l'ingresso originario alla basilica paleocristiana. Sulla parete meridionale, invece, è posto un altare a blocco con decorazioni murali, ad affresco, a rotae concentriche dell'XI secolo. Nello stesso ambiente sono collocati due sarcofagi marmorei, ritratti di santi in parete e materiale lapideo appartenuto all'arredo liturgico della chiesa primitiva.
Curiosità
Nella basilica fino ai primi del XVII secolo era custodita la celebre statua della Madonna del Carmine, patrona del rione Trastevere, popolarmente detta Madonna de Noantri, trasferita nell'Oratorio di Santa Maria del Carmine, fatto appositamente costruire dal cardinale Scipione Caffarelli-Borghese (1576-1633), dove rimase fino al 1890, quando l'edificio venne demolito in occasione dell'apertura di viale del Re, oggi viale Trastevere. Infine, dopo un soggiorno di alcuni decenni nella vicina Chiesa di San Giovanni dei Genovesi fu collocata nella Chiesa di Sant'Agata in Trastevere.
La statua è legata all'evento popolare e tradizionale più sentito dai romani, in particolare dai trasteverini: la Festa della Madonna del Carmine, nota come Festa de' Noantri che si svolge nel mese di luglio.
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
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