Campagna e Marittima
Campagna e Marittima | |||||||||
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Mappa di localizzazione | |||||||||
Informazioni generali | |||||||||
Nome ufficiale: | Campaniæ Maritimæque Provincia | ||||||||
Nome completo: | Provincia di Campagna e Marittima | ||||||||
Capoluogo: | Ferentino[1] Frosinone[2] | ||||||||
Altri capoluoghi: | Anagni Ferentino Ninfa Piperno Veroli | ||||||||
Dipendente da: | Stato Pontificio | ||||||||
Evoluzione storica | |||||||||
Inizio: | 1198 con Giacomo Conti | ||||||||
Fine: | 1816 | ||||||||
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Campagna e Marittima, in latino Campaniæ Maritimæque provincia, è stata una divisione amministrativa dello Stato Pontificio, estesa, in origine, da Roma e Ostia Antica, poi dai Colli Albani, alla Valle del Liri e a Terracina. In cartografia è anche conosciuta come Campagna di Roma o Latium.
Per un breve periodo nel XV secolo la provincia fu divisa amministrativamente in Campagna e Marittima. Terracina e Pontecorvo, seppur incluse nei limiti geografici campanini, per tutto il medioevo ebbero delegati pontifici che le governarono autonomamente .
Istituzione
Al seguito di Roma che nel XII secolo si era costituita libero comune, nel Lazio meridionale diverse città (Alatri, Ferentino, Terracina e Velletri) cominciavano ad eleggere consoli e magistrati autonomi e iniziavano a stabilire un loro dominio territoriale indipendente entro i vecchi confini dello Stato Pontificio. Nel XIII secolo Innocenzo III per consolidare l'autorità papale e scoraggiare o controllare le autonomie, instaurò a Ferentino sul territorio dell'antico Comitatus Campaniæ un presidio militare e amministrativo: la provincia di Campagna e Marittima; nel resto dello Stato della Chiesa dove le ambizioni indipendentiste comunali erano più forti il papa istituiva il Patrimonio di San Pietro, la Marca anconitana e il Ducato di Spoleto.
Nel 1198 Giacomo Conti iniziò la serie dei rettori di Campagna e Marittima: congiunto del pontefice, era maresciallo delle Armate papali. L'anno seguente fu sostituito da Landone di Montelongo, cognato sempre di Innocenzo III. Con l'insorgere dei vari privilegi feudali il territorio diverrà teatro degli scontri fra le famiglie romane, fino al celebre conflitto tra i Colonna e Bonifacio VIII Caetani di Anagni.
Per approfondire, vedi la voce Bonifacio VIII |
Nel 1357 la provincia, con capoluogo a Ferentino, senza il territorio a nord di Velletri, fu riconfermata nelle Costituzioni egidiane; viste le forze antipapali nei territori pontifici e le nuove conquiste del papato in Romagna, le riforme miravano ad accentrare i diritti feudali della corte di Roma, legittimando le presenze militari di Ferentino.
L'ingerenza napoletana
A seguito delle lotte ghibelline e delle rivolte scoppiate a Roma contro l'elezione di Innocenzo VII, nel 1408 il territorio fu occupato insieme alla capitale e a parte dell'Umbria e della Valle del Tevere dal re di Napoli Ladislao d'Angiò-Durazzo venuto in soccorso del Papa, a cui garantì il suo appoggio contro l'Antipapa Benedetto XIII di Avignone. Il re, durante l'occupazione militare, prima ottenne il governo diretto della Campagna e Marittima, e poi il diritto a nominarvi i rettori. Attorno al 1460 il territorio subisce le scorribande del duca di Sora Piergiacomo Cantelmi, vicino alle pratiche del brigantaggio, che, avendo aderito al partito angioino contro gli aragonesi nel Regno di Napoli, tentava di acquisire autorità nella provincia pontificia. Per tutto il XV secolo le identità politiche risultarono fortemente indebolite, mentre si rafforzava l'autorità di nobili meridionali come i Caetani, duchi di Gaeta, che incrementarono il prestigio artistico e culturale di Anagni e città fino ad allora marginali come Sermoneta. Un relativo benessere economico di tutta la zona è testimoniato dalla debole attività finanziaria delle locali comunità ebraiche che subentrò alla lenta crisi dell'economia cenobitica italiana sentita anche dai monasteri provinciali (Fossanova, Casamari, Valvisciolo e monasteri minori).
Nel 1495 Carlo VIII di Francia occupò il territorio distruggendo il castello di Monte San Giovanni Campano.
Dopo il trattato di Cave
Nel 1555 papa Paolo IV, di origini campane, non riconobbe il titolo imperiale di Filippo I d'Asburgo, che ereditava da Carlo V anche il dominio sul Regno di Napoli. Giovanni Carafa, nipote del Papa, approfittando delle lotte fra il pontefice e le famiglie romane, aveva acquisito il ducato di Paliano sui resti dei feudi dei Colonna, e preparava con l'appoggio di Enrico II di Francia un attacco al Regno di Napoli. Il viceré di Napoli Alvaro da Toledo arrestò le operazioni militari del Carafa occupando la Campagna e Marittima e, arrivato alle porte di Roma, impose il trattato di pace di Cave (1557) che prevedeva la smilitarizzazione dello Stato Pontificio.
Ferentino perse dunque le sedi militari e una amministrazione meno radicata venne insediata a Frosinone, piccola fortezza neutrale di confine e senza sede vescovile, più soggetta al controllo napoletano. Il papato non sostenne mai completamente tale riforma e concentrò le politiche civili attorno alle sedi vescovili finché non fu venuto meno il dominio spagnolo in Italia. Intanto nella regione iniziava il forte arretramento economico dovuto ai contrasti fra autorità locali e centrali e ai primi provvedimenti antisemiti del governo pontificio e spagnolo. Le uniche testimonianze di un relativo benessere sono le rare opere che ricordano il barocco napoletano di Veroli e Monte San Giovanni Campano presso il confine meridionale, vicine all'economia della Terra di Lavoro e del ducato di Sora, mentre i territori pontini subirono una crisi senza precedenti.
Le riforme civili
Per approfondire, vedi le voci Delegazione apostolica di Frosinone e Ducato di Sora |
Nel 1580 per consolidare il dominio pontificio nella provincia Papa Gregorio XIII acquista dai Della Rovere il Ducato di Sora, feudo al confine con lo Stato Pontificio che da quel momento acquisì autonomia amministrativa assumendo l'aspetto di una signoria[3] e arginando l'ingerenza napoletana nella Campagna e Marittima. Nel 1598 Clemente VIII avviò una serie di riforme amministrative volte ad annettere definitivamente allo Stato della Chiesa i ducati di Ferrara, di Urbino e di Castro e Ronciglione. In Campagna e Marittima il rinnovamento effettivo però arrivò molto tardi, allorché dopo la pace di Aquisgrana finì il dominio spagnolo su Napoli, e papa Benedetto XIV poté riformare la provincia secondo le esigenze territoriali romane istituendo la delegazione di Frosinone, di cui Campagna e Marittima erano due distretti, in cui era inclusa anche l'exclave di Pontecorvo. Le istituzioni civili, scolastiche e i vescovati restavano ancora nelle città vicine di Veroli, Alatri e Anagni. Pio VI avvierà i primi tentativi di bonifica nei comuni di Sezze e Terracina.
Cartografia
Nella cartografia il territorio della provincia è nota come Campagna di Roma o Latium. Nella galleria delle Mappe del Vaticano la Campagna di Roma è rappresentata assieme alla Sabina sotto la denominazione classica di Latium et Sabina. La mappa risale al 1636, commissionata sotto il pontificato di Urbano VIII, ed fu realizzata da Luca Holstenio che coprì il precedente lavoro di Ignazio Danti. Nel 1602 Giovanni Antonio Magini disegnava invece una mappa della Campagna di Roma identificandola con l'antico Latium. Nel 1595 Abraham Ortelius disegnava una carta del Latium in cui distingueva un Latium vetus nel territorio dei Castelli Romani e un Latium novum fra questi e il fiume Liri. I toponimi Campagna di Roma e Campagna e Marittima che ricalcano direttamente il nome imperiale Campania, con cui erano conosciuti alcuni territori della Regio I, furono da sempre le uniche denominazioni adottate per indicare i territori del Lazio meridionale, assieme al Latium dei cartografi e degli umanisti e, nei territori duosiciliani, al toponimo Terra di Lavoro, fino al 1927. L'aggettivo «campanino» era inoltre il vocabolo con cui si qualificavano gli abitanti della Campagna e con cui si indicava tutto ciò che riguardava l'omonima provincia pontificia, con pertinenza geografica ed amministrativa.[4]
Cronotarri dei governatori (1553 - 1809)[5]
- Cardinal Giovanni Battista Cicala, Legato; Monsignor Girolamo Federici Pro-Legato (1553)
- Cardinal Ercole Gonzaga, Governatore Generale (4 settembre 1560)
- Cardinal Francesco Gonzaga (1538 – 1566), Governatore Generale (9 maggio 1561)
- Cardinal Vitellozzo Vitelli, Governatore Generale (22 agosto 1565)
- Cardinal Benedetto Lomellini, Governatore Generale (1º giugno 1573)
- Monsignor Remulo Valenti, Governatore Generale (24 febbraio 1579)
- Cardinale Marcantonio Colonna seniore, Legato (4 settembre 1585); Monsignor Domenico Ginnasi, Vice-Legato (11 febbraio 1586)
- Cardinale Tiberio Cenci, Governatore Generale (1615)
- Monsignor Ottaviano Prati, Governatore Generale (29 giugno 1653)
- Monsignor Marcantonio Vicentini, Governatore Generale (2 dicembre 1660)
- Monsignor Ridolfo Acquaviva, Governatore Generale (22 maggio 1665)
- Monsignor Giovanni Francesco Negroni, Governatore Generale (6 luglio 1666)
- Cardinale Marcello Durazzo, Governatore Generale (18 aprile 1668)
- Monsignor Giuseppe Estense Mosti, Governatore Generale (14 dicembre 1668)
- Monsignor Giambattista Rubini, Governatore Generale (14 gennaio 1673)
- Monsignor Lorenzo Maria Fieschi, Governatore Generale (2 maggio 1674)
- Monsignor Francesco Caraffa, Governatore Generale (21 dicembre 1675)
- Monsignor Giacomo Giandemaria, Governatore Generale (17 febbraio 1685)
- Monsignor Bernardino Inghirami, Governatore Generale (31 agosto 1686)
- Monsignor Nicola Grimaldi, Governatore Generale (10 maggio 1687)
- Monsignor Lorenzo Gherardi, Governatore Generale (18 novembre 1689)
- Monsignor Carlo Firmano Bichi, Governatore Generale (17 agosto 1691)
- Monsignor Michelangelo Conti, Governatore Generale (15 novembre 1692)
- Monsignor Francesco Maurizio Gonterio, Governatore Generale (27 aprile 1695)
- Monsignor Giovanni Salviati, Governatore Generale (27 gennaio 1701)
- Monsignor Marcello Albergotti, Governatore Generale (21 gennaio 1702)
- Monsignor Camillo Cellesi, Governatore Generale (16 febbraio 1703)
- Monsignor Francesco Abbati Foscari, Governatore Generale (5 gennaio 1705)
- Monsignor Abondio Rezzonico, Governatore Generale (21 ottobre 1706)
- Monsignor Valerio Rota, Governatore Generale (9 settembre 1709)
- Monsignor Giacinto Pilastri, Governatore Generale (8 maggio 1714)
- Monsignor Giovanni Francesco Leonino, Governatore Generale (19 aprile 1717)
- Monsignor Ludovico Anguisciola, Governatore Generale (19 luglio 1721)
- Monsignor Flavio Ravizza, Governatore Generale (19 agosto 1722)
- Monsignor Cosimo Imperiali, Governatore Generale (16 ottobre 1730)
- Monsignor Carlo Francesco Durini, Governatore Generale (1º luglio 1732)
- Monsignor Enrico Enriquez, Governatore Generale (23 dicembre 1734)
- Monsignor Flavio Ravizza, Governatore Generale (30 aprile 1738)
- Monsignor Angelo Locatelli Martorelli, Governatore Generale (3 aprile 1743)
- Monsignor Carlo Gonzaga, Governatore Generale (4 maggio 1744)
- Monsignor Saverio Dattilo, Governatore Generale (13 settembre 1749)
- Monsignor Paolo Girolamo Massei, Governatore Generale (19 giugno 1751)
- Monsignor Ippolito Francesco Rasponi, Governatore Generale (17 dicembre 1753)
- Monsignor Ranieri Finocchietti, Governatore Generale (10 marzo 1755)
- Monsignor Quirico Bolognini, Governatore Generale (28 gennaio 1758)
- Monsignor Giovanni Vitellio Vitelleschi, Governatore Generale (19 febbraio 1760)
- Monsignor Benedetto de Lo Presti, Governatore Generale (28 novembre 1764)
- Monsignor Muzio Gallo, Governatore Generale (5 ottobre 1765)
- Monsignor Giovanni Battista Bussi de Pretis, Governatore Generale (15 novembre 1766)
- Monsignor Giovanni Battista Baldassini, Governatore Generale (7 aprile 1780)
- Monsignor Giovanni Battista Mirelli, Governatore Generale (12 ottobre 1785)
- Monsignor Francesco Maria Cacherano, Governatore Generale (13 dicembre 1789)
- Monsignor Gaudenzio Antonini, Governatore Generale (15 ottobre 1792)
- Monsignor Giovanni Carlo Borromeo, Governatore Generale (26 ottobre 1796)
- Monsignor Luigi Lancellotti, Governatore Generale (2 febbraio 1800)
- Monsignor Francesco Brivio, Governatore Generale (4 marzo 1803)
- Monsignor Cesare Nembrini, Governatore Generale (26 luglio 1807)
- Monsignor Fabrizio Turiozzi, Governatore Generale (6 agosto 1808).
Bibliografia | |
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Note | |
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Collegamenti esterni | |
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