Carlo Maria Curci
Carlo Maria Curci, S.J. Presbitero | |
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Età alla morte | 81 anni |
Nascita | Napoli 4 settembre 1809 |
Morte | Firenze 8 giugno 1891 |
Sepoltura | Cimitero del Verano (Roma) |
Vestizione | 1826 |
Ordinazione presbiterale | Napoli, 1º novembre 1836 |
Carlo Maria Curci (Napoli, 4 settembre 1809; † Firenze, 8 giugno 1891) è stato un presbitero e teologo italiano, apologista e polemista, professore di esegesi biblica e predicatore.
Biografia
Nato a Napoli il 4 settembre 1809, entrò nella Compagnia di Gesù il 13 settembre 1826.
Nella tormentata situazione politica dell'Italia nella prima metà dell'Ottocento, egli inizialmente appoggiò la linea e l'azione di Vincenzo Gioberti, del quale curò un'edizione del Primato morale e civile degli Italiani pubblicata a Benevento nel 1845.
Ben presto tuttavia egli mutò le proprie posizioni, divenendo fiero avversario di Gioberti, specialmente attraverso alcuni scritti che confutarono le accuse dell'uomo politico:
- Fatti e argomenti in risposta alle molte parole di V. Gioberti intorno ai gesuiti, Napoli, 1845;
- Una divinazione sopra le tre ultime opere di V. Gioberti: Prolegomeni, Il gesuita moderno e l'apologia, Parigi, 1849.
Ardente difensore del potere temporale, espresse le sue idee nel 1850 nell'opera La demagogia italiana e il Papa Re. Pensieri di un retrogrado, Parigi, 1850. Nello stesso anno, in collaborazione con i confratelli Antonio Bresciani, Matteo Liberatore, Giuseppe Oreglia di Santo Stefano, Carlo Piccirillo e Luigi Taparelli d'Azeglio e soprattutto con l'appoggio di Papa Pio IX, fondò La Civiltà Cattolica, che diresse dagli inizi sino al 23 ottobre 1853 e poi ancora dal 14 settembre 1856 al 16 marzo 1861, pubblicando oltre 200 articoli.
Nel 1866, per dissapori interni, cessò la propria collaborazione alla rivista, dandosi soprattutto alla predicazione.
Dopo la breccia di Porta Pia, aprì la propria linea politica a una tesi meno radicale, favorevole a un'intesa con il giovane Stato italiano, basata sul principio elaborato da padre Luigi Taparelli d'Azeglio sulla legittimità del diritto naturale appoggiato sul fatto[1].
Non volendo rinunciare a sostenere le sue tesi, il 22 ottobre 1877 lasciò la Compagnia di Gesù e continuò a scrivere più liberamente contro il Papa e contro i gesuiti (Il moderno dissidio tra la Chiesa e l'Italia per occasione di un fatto particolare, Firenze, 1878; La nuova Italia e i vecchi zelanti, Firenze, 1880; Il Vaticano regio, tarlo superstite della Chiesa cattolica, Firenze, 1883; Lo scandalo del Vaticano regio, duce la Provvidenza buona a qualche cosa; brevi note onde l'autore di quello valedice a siffatte polemiche, Firenze, 1884). In queste opere elaborò anche un coerente progetto di riformismo ecclesiale teologicamente corretto. Le tre ultime opere furono inserite nell'Indice dei libri proibiti nel 1881 e nel 1883.
Nel 1884 egli venne sospeso a divinis e subito si sottomise all'autorità ecclesiastica, vivendo poi privatamente. Il 29 maggio 1891 fu riammesso nella Compagnia di Gesù. Morì a Careggi l'8 giugno 1891.
Oltre agli scritti sopra citati, tra cui le Lezioni esegetiche..., la migliore sua opera, meritano di essere ricordate: Il paganesimo antico e moderno, Roma, 1862; Il cristianesimo antico e moderno, Roma, 1862; La natura e la grazia, Roma, 1865; Lezioni sopra i due libri dei Maccabei, Roma, 1872; Di un socialismo cristiano, Firenze - Roma, 1885. Lascia pure, incompiute e postume, le Memorie utili di una vita disutile serbate a servizio dell'Italia cristiana, Firenze, 1891.
Il 10 gennaio 1989 i resti mortali del padre Curci, che erano stati sepolti nel cimitero di Careggi, furono accolti dal Collegio degli scrittori della Civiltà Cattolica con una concelebrazione eucaristica dal carattere volutamente familiare e il giorno seguente furono accompagnati e tumulati nel Cimitero del Verano (Roma), nel sepolcro nel quale i membri della Compagnia attendono la risurrezione.
Note | |
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