Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord
Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord Vescovo | |
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Età alla morte | 84 anni |
Nascita | Parigi 2 febbraio 1754 |
Morte | Parigi 17 maggio 1838 |
Ordinazione presbiterale | 19 dicembre 1779 |
Consacrazione vescovile | 4 gennaio 1789 |
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Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord (Parigi, 2 febbraio 1754; † Parigi, 17 maggio 1838) è stato un vescovo e diplomatico francese. È ricordato come l'uomo di tutti i regimi, dalla Rivoluzione alla Restaurazione. Fece della diplomazia un arte dove il crimine si allea all'efficacia. Tanto diligente nel servire che nel tradire, indifferente al giudizio della storia, si sforzò innanzitutto di conservare il rango della Francia in Europa[1].
Cenni biografici
Nacque a Parigi il 2 febbraio 1754, figlio ultimogenito di Charles-Daniel de Talleyrand-Périgord e di Alexandrine de Damas d'Antigny.
Nelle sue Mémoires Talleyrand si compiacque mostrarsi assai trascurato dai genitori nei primi anni, ma in realtà ebbe un'educazione accurata e affettuosa prima a Chalais e poi dal 1762 al collegio d'Harcourt. Vero è che, ultimogenito e zoppo per un incidente, non potendolo avviare alla carriera militare lo destinarono alla vita religiosa. Nel 1769 era presso lo zio paterno Alessandro, coadiutore dell'arcivescovo duca di Reims Charles-Antoine de la Roche-Aymon. Lo zio Alessandro fece il possibile per suscitare nel nipote la vocazione ecclesiastica, ma senza alcun risultato. Talleyrand poté ugualmente entrare nel seminario di Saint-Sulpice nel 1770.
Fu ordinato suddiacono il 1° aprile 1775 e il 24 settembre di quell'anno ottenne in commenda la pingue badia di Saint-Denis di Reims. Fu ordinato sacerdote il 18 dicembre 1779 e l'anno seguente era a Parigi come agente generale del clero.
Nel 1788, pur essendo fra massone e conducendo una vita da libertino, il re lo nominò vescovo di Autun. Fu consacrato il 16 gennaio seguente. Fu nominato deputato agli Stati Generali, divenuti poi assemblea costituente. Ruppe con la Chiesa cattolica dando sostegno alla Costituzione civile del clero. Notevole fu la sua azione nella trasformazione della Chiesa di Francia. Il 10 ottobre presentò la mozione per pagare il debito pubblico coi beni del clero. Il 28 dicembre 1790 giurò alla costituzione civile del clero, e sebbene nel gennaio 1791 si fosse dimesso da vescovo per accettare l'elezione ad amministratore del dipartimento di Parigi, consacrò i primi vescovi costituzionali e venne minacciato di scomunica da Pio VI coi suoi Brevi Quod aliquandum del 10 marzo e Charitas quae del 13 aprile 1791.
Nel 1792 fu inviato in missione a Londra per impedire all'Inghilterra di schierarsi accanto all'Austria e Talleyrand, da abile diplomatico, seppe ottenere, il 25 maggio 1792, la dichiarazione di neutralità del governo britannico. La Convenzione rinvenne alcune lettere del diplomatico alla corte e lo pose il 2 dicembre 1792 in stato d'accusa. Talleyrand tentò di giustificarsi, ma si guardò dall'abbandonare l'Inghilterra. Nel marzo 1794 partì per gli Stati Uniti, dove studiò accuratamente questioni commerciali e coloniali, visitò il paese, tentò varie speculazioni, fino a che i suoi amici politici in Francia non ottennero che fosse radiato dalla lista degli emigrati, e rientrò in patria nel 1796.
Nel 1795 fu nominato membro dell'Istituto di Francia; nella seduta del 3 luglio 1797 vi lesse l'Essai sur les avantages à retirer des colonies nouvelles dans les circonstances présentes, dove additava alla Francia l'Egitto come compenso per le colonie americane oramai perse. Fallita la spedizione d'Egitto, una violenta campagna di stampa si sferrò contro Talleyrand, che fu costretto a dimettersi il 20 luglio 1799 e a difendersi con la pubblicazione degli Éclaircissemens.
Neanche con Napoleone Bonaparte Talleyrand poté imprimere al Ministero degli esteri un'impronta personale e non tentò nemmeno di farlo. Bonaparte dava le direttive, sceglieva di suo arbitrio i diplomatici, faceva firmare da suo fratello Giuseppe gli atti più importanti, come il trattato di Lunéville (9 febbraio 1801), il concordato con la Santa Sede (15 luglio 1801), il trattato di Amiens (25 marzo 1802). A Talleyrand non restava altro che la parte di interprete dei voleri di Napoleone, e come tale mostrava questa abilità da essere più volte rimpianto da lui quando non fu più ministro.
Abilissimo politico, si preoccupava della continuità del regime nuovo; da un lato ebbe la sua parte di responsabilità nell'assassinio del duca d'Enghien (1804), dall'altra caldeggiò la creazione dell'impero ereditario e il divorzio di Napoleone.
Quando nel 1808 Napoleone intraprese la campagna di Spagna, Talleyrand intuì che in essa era l'inizio della fine di Napoleone. Nel convegno di Erfurt si preparò una passerella per il futuro. Invece di insinuare allo zar Alessandro l'avversione contro l'Austria, gli consigliò di non attaccarla e si legò con lui in rapporti segreti, il che era un vero e proprio delitto di alto tradimento. Venutone a conoscenza, Napoleone agli inizi del 1809 gli tolse la dignità di gran ciambellano. Nonostante fosse caduto in disgrazia, Talleyrand confermò nelle lettere che scriveva alla sorella dell'imperatore, Elisa, la sua inalterabile devozione a Napoleone e fu tra i primi ad informarsi delle sue condizioni quando egli ebbe la lieve ferita di Ratisbona.
Fallita la spedizione di Russia, Napoleone gli offrì il portafogli degli Esteri, ma lo scaltro diplomatico si guardò bene dall'accettarlo. Egli era tutto intento a preparare la restaurazione dei Borboni. Il ritorno al Ministero degli Esteri, per volere di Luigi XVIII, ne fu la ricompensa. A lui toccò liquidare i tristi effetti delle imprese napoleoniche col trattato di Parigi del 30 maggio 1814, ma al congresso di Vienna giunse all'apice della sua attività di diplomatico, facendo rientrare la Francia nel concerto delle grandi potenze e proclamando il principio di legittimità, che le dava una nuova forza morale.
Dopo i Cento giorni ottenne la carica di presidente del consiglio. Sembrò la più alta ricompensa che la monarchia borbonica potesse dare al Talleyrand, ma il re non lo stimava. La nuova Camera lo avversava; lo zar Alessandro non dimenticava la parte che il diplomatico aveva assunto a Vienna per tenerlo in scacco, e fu costretto a dimettersi il 24 settembre 1815. Poiché la monarchia disdegnava i suoi servigi, nella Camera dei Pari si andò accostando all'opposizione liberale e difese la libertà di stampa con due notevoli discorsi tenuti il 24 luglio 1821 e il 26 febbraio 1822.
L'avvento al trono di Luigi Filippo fece tornare Talleyrand alla diplomazia. Nominato ambasciatore a Londra il 6 settembre 1830, ottenne dall'Inghilterra il riconoscimento del nuovo regime francese, partecipò alle conferenze per la questione belga. Il 22 aprile 1834 concluse il trattato della quadruplice alleanza liberale (Inghilterra, Francia, Spagna, Portogallo), dopo una faticosa negoziazione. Con questo trattato, che segnava in Europa l'equilibrio tra le potenze liberali e quelle assolutiste, Talleyrand pose termine in modo brillante alla sua carriera diplomatica.
Talleyrand pensò allora a prepararsi per passare degnamente all'altra vita. Con una dichiarazione e una lettera al papa Gregorio XVI, firmate lo stesso giorno della morte, si sottomise alla Chiesa e rinnegò, peraltro in modo assai generico, gli atti scismatici da lui compiuti e ricevette l'estrema unzione e il viatico.
Morì a Parigi, 17 maggio 1838. Alla sua morte lo scrittore Ernest Renan disse che Talleyrand, uomo per tutte le stagioni, era riuscito a ingannare la terra e il cielo.
Le esequie ufficiali furono celebrate con rito religioso il 22 maggio. Pochi mesi dopo il suo corpo fu traslato in una cappella vicina al castello di Valençay.
Genealogia episcopale
Per approfondire, vedi la voce genealogia episcopale |
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- Papa Sisto IV
- Papa Giulio II
- Cardinale Raffaele Sansone Riario
- Papa Leone X
- Papa Paolo III
- Cardinale Francesco Pisani
- Cardinale Alfonso Gesualdo di Conza
- Papa Clemente VIII
- Cardinale Pietro Aldobrandini
- Cardinale Laudivio Zacchia
- Cardinale Antonio Marcello Barberini, Sigla non trovata! verifica se è inserita qui.
- Cardinale Nicolò Guidi di Bagno
- Arcivescovo François de Harlay de Champvallon
- Arcivescovo Hardouin Fortin de la Hoguette
- Cardinale Henri-Pons de Thiard de Bissy
- Cardinale Charles-Antoine de la Roche-Aymon
- Cardinale Alexandre-Angélique de Talleyrand-Périgord
- Vescovo Louis-André de Grimaldi
- Vescovo Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord
Successione degli incarichi
Predecessore: | Vescovo di Autun | Successore: | |
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Yves-Alexandre de Marbeuf 1767-1788 |
1788-1791 | Gabriel François Moreau |
Predecessore: | Ministro delle Relazioni Estere della Repubblica francese Periodo rivoluzionario |
Successore: | |
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Charles-François Delacroix 1795 - 1797 |
1797 - 1799 | Charles-Frédéric Reinhard 20 luglio- 22 novembre 1799 |
Predecessore: | Ministro delle Relazioni Estere della Repubblica francese Periodo consolare |
Successore: | |
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- | 1799 - 1804 | fine periodo consolare |
}}
Predecessore: | Ministro delle Relazioni Estere del Primo impero francese | Successore: | |
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- | 1804 - 1807 | Jean-Baptiste Nompère de Champagny 1807 – 1811 |
Predecessore: | Primo Ministro del Regno di Francia | Successore: | |
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9 luglio - 26 settembre 1815 | Armand Emmanuel de Vignerot du Plessis, duca di Richelieu 1815 - 1818 |
Predecessore: | Principe di Benevento | Successore: | |
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Titolo inesistente | 1806-1814 | Occupazione di Gioacchino Murat |
Note | |
Bibliografia | |
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Collegamenti esterni | |
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