Maria Valtorta
Maria Valtorta Laica · Terziaria servita | |
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Maria Valtorta | |
Età alla morte | 64 anni |
Nascita | Caserta 14 marzo 1897 |
Morte | Viareggio 12 ottobre 1961 |
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Maria Valtorta (Caserta, 14 marzo 1897; † Viareggio, 12 ottobre 1961) è stata una laica e testimone della fede italiana dell'Ordine secolare dei Servi di Maria.
La vita
Questa mistica e terziaria dell'Ordine dei Servi di Maria, nacque in Campania da genitori lombardi: il padre era ufficiale di cavalleria e la famiglia Valtorta traslocò diverse volte, prima di stabilirsi definitivamente a Viareggio. Le condizioni familiari piuttosto agiate le permisero di frequentare il prestigioso Collegio "Bianconi" di Monza, dove si segnalò soprattutto per l'eccellente padronanza della lingua italiana.[1]
Prima ancora della conclusione degli studi, la sua vita fu segnata dai primi scontri con la madre, la quale infranse il suo sogno di sposarsi. Dopo la battaglia di Caporetto decise di entrare nel corpo volontario delle Infermiere Samaritane; per diciotto mesi si prodigò a curare i soldati italiani feriti nell'Ospedale militare di Firenze. Nel 1920, subì un'aggressione da parte di un sovversivo comunista il quale, sferrando un forte colpo alle reni con una spranga di ferro, le lesionò la spina dorsale: questo fu l'inizio di un interminabile calvario medico che, nel 1934, la vide infine costretta a letto, semiparalizzata dalla vita in giù.
Nonostante le crescenti difficoltà, Maria si dedicò interamente all'approfondimento della fede cattolica, anche come delegata dell'Azione Cattolica, finché glielo permisero le sue forze. La lettura dell'autobiografia di Santa Teresa di Lisieux, Storia di un'anima, fece maturare in lei la decisione di offrirsi come anima-vittima:
« | vittima d'Amore prima, per consolare l'Amore divino che non è riamato, e poi anche di Giustizia, per la salvezza delle anime e del mondo. » | |
(Maria Valtorta)
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Sopraggiunta la paralisi, pensò di dedicarsi alla scrittura e abbozzò un romanzo a sfondo autobiografico, Cuore di una donna, che, tuttavia, non venne mai pubblicato. Negli anni successivi alla sua esperienza mistica la stessa Maria Valtorta, in ubbidienza a un comando rivevuto in modo soprannaturale, fece disporre di bruciare il suo lavoro:
« | Brucia tutto. Solo per l'Opera mia devi esser conosciuta come scrittrice. » |
[2]Nel corso del 1943, la sua vita, che ella credeva ormai prossima alla conclusione, infatti, conobbe una svolta radicale.
Nel giugno del 1942 incontrò un sacerdote servita, padre Romualdo Maria Migliorini[3], ex-missionario destinato al convento di Viareggio; questi divenne il suo direttore spirituale e all'inizio del 1943 le chiese di scrivere la propria autobiografia. Ella, superata l'iniziale riluttanza a rivangare un passato ancora doloroso, obbedì e, nell'arco di pochi mesi, riempì sette quaderni autografi. Profondamente devota a Maria Addolorata, entrò nel Terz'Ordine dei Servi di Maria il 25 marzo 1944, solennità dell'Annunciazione, proprio presso la comunità di Viareggio.
Il secondo e cruciale evento dell'anno si verificò il Venerdì Santo: il 23 aprile 1943 Maria avrebbe udito una "voce" - che pensò essere la voce di Gesù - la quale la induceva a scrivere, come sotto dettatura. Quel primo "dettato" segnò l'inizio di un'opera monumentale: tra il 1943 e il 1947, con "punte" fino al 1951, Maria vergò di getto, senza rileggere, senza correzioni, ben centoventidue quaderni autografi (che contengono tutte le opere diverse dall'Autobiografia), scritte a episodi. Eppure, da quelle condizioni di salute e di lavoro - per di più aggravate dagli eventi bellici, che la videro anche sfollata - nacquero testi corposi e organici.
Ben presto, la presunta "voce" di Gesù - cui, nei "dettati", si aggiunsero via via anche l'Eterno Padre, lo Spirito Santo, Maria Santissima e l'Angelo custode della scrittrice - indicò come principale la grande opera sul Vangelo, che, una volta completata, avrebbe visto descritta (in una serie di "visioni") e commentata (nei "dettati" che accompagnano i singoli episodi) la vita di Gesù e Maria, dall'Immacolata Concezione fino all'Assunzione.
Padre Migliorini cominciò ben presto a formare copie dattiloscritte di quanto Maria andava scrivendo e anche a farle circolare, sebbene ella e anche questa "voce" fossero contrarie a qualsiasi divulgazione degli scritti prima della morte di Maria stessa. Tale divulgazione, tuttavia - necessariamente frammentaria - attirò l'attenzione del Sant'Uffizio, che ordinò il ritiro di tutti i dattiloscritti in circolazione e il trasferimento a Roma di padre Migliorini avvenuto nel marzo del 1946[4].
L'intera opera della Valtorta fu comunque sottoposta, per una sua valutazione e giudizio, all'allora pontefice Pio XII (vedi L'Osservatore Romano di venerdì 27 febbraio 1948[5]), il quale, dopo averla attentamente consultata, disse ai tre padri serviti che aveva ricevuto in udienza privata: «Pubblicate quest'opera così come sta; chi legge capirà»[6].
Va detto che l'opera ha subito inoltre approfondite analisi da parte di molti eminenti teologi cattolici i quali dichiararono unanimemente che questa era assolutamente conforme alla ortodossia cattolica[7]. Il mariologo padre Gabriele M. Roschini, fondatore della Facoltà Teologica Marianum di Roma e tra i maggiori mariologi del XX secolo, nel 1973 scrisse un libro intitolato La Madonna negli scritti di Maria Valtorta dove elogiava l'opera valtortiana e ricevette l'apprezzamento e la benedizione di papa Paolo VI per questo suo lavoro[8].
Nell'introduzione al suo libro scrive:
« | Mi sento però in dovere di confessare candidamente che la Mariologia quale risulta dagli scritti, editi e inediti, di Maria Valtorta, è stata per me una vera rivelazione. Nessun altro scritto mariano, e neppure la somma degli scritti mariani da me letti e studiati, era stato in grado di darmi, del Capolavoro di Dio, un’idea così chiara, così viva, così completa, così luminosa e così affascinante: semplice e sublime insieme. » |
Maria Valtorta inoltre, mentre era impegnata nella stesura del suo Evangelo, riuscì a riempire una grande quantità di quaderni tanto da poter formare in seguito ben 3 volumi di oltre 400 pagine l'uno il cui contenuto risultava integrativo dell'opera principale. Questi volumi sono titolati rispettivamente I Quaderni del 1943, I Quaderni del 1944, I Quaderni del 1945-1950.
Si pensò allora ad un'edizione a stampa di tutta l'opera principale, ma svariate difficoltà si frapposero alla realizzazione del progetto: soltanto nel 1956 vide la luce il primo di quattro volumi, intitolato Il Poema di Gesù, per i tipi delle Edizioni Pisani. Peraltro, nei volumi successivi, che furono pubblicati con cadenza annuale fino al 1959, il titolo - suggerito dal noto clinico Nicola Pende, estimatore dell'opera- fu modificato in Il Poema dell'Uomo-Dio, poiché la versione originaria era già stata usata da un'altra casa editrice.
All'indomani della pubblicazione del quarto volume, il 16 dicembre 1959, il Sant'Uffizio condannò l'opera e la iscrisse nell'Indice dei libri proibiti. Il decreto della "Suprema", come di consueto in simili casi, non era motivato; su L'Osservatore Romano del 6 gennaio 1960[9], esso fu riportato insieme con un articolo di commento, intitolato Una vita di Gesù malamente romanzata[10]. Anche dopo l'abrogazione, in una lettera del 31 gennaio 1985[11] indirizzata al cardinale arcivescovo di Genova Giuseppe Siri, l'allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale Joseph Ratzinger, conferma la "validità morale" dell'indice, anche dopo la sua abrogazione[12].
Maria Valtorta, secondo la testimonianza di Marta Diciotti (l'assistente personale che ha accudito, per oltre ventisei anni, la persona di Maria Valtorta), reagì quasi con indifferenza alla notizia della condanna; forse era iniziato quel misterioso processo che la portò, nei suoi ultimi anni, ad estraniarsi dal mondo in misura sempre maggiore.
Morì nella propria casa di Viareggio, il 12 ottobre 1961, e spirò non appena il sacerdote, recitando la preghiera per i moribondi allora in uso, le ebbe rivolto l'invito:
« | "Proficiscere, anima christiana, ex hoc mundo". » |
(Parti, anima cristiana, da questo mondo). Fu sepolta nel cimitero viareggino, ma, nel 1973, la salma fu riesumata e traslata a Firenze, nella Cappella del Capitolo della Basilica della Santissima Annunziata, il cui celebre affresco dell'Annunciazione, ella aveva molto ammirato in vita.
L'8 novembre del 2000, l'Ordine dei Servi di Maria ha tentato di introdurre un processo di beatificazione, ma l'Arcivescovo di Lucca, nella cui diocesi è morta Maria Valtorta, ha proposto di udire l'Arcivescovo di Firenze - adducendo, tra le altre, ragioni di ordine, per essere il Tribunale diocesano già impegnato in un processo di beatificazione alquanto ponderoso - e l'Arcivescovo di Firenze, una volta designato quale giudice dalla Congregazione per le Cause dei Santi, ha negato l'introduzione della causa, forte del parere negativo, pressoché unanime, dei Vescovi toscani; parere le cui ragioni, peraltro, non sono state comunicate al Postulatore[13].
Le opere "ispirate"
Sono - com'è ovvio - quelle di cui Maria Valtorta ha sempre sostenuta l'origine soprannaturale; le particolarità di stile e contenuto che le accomunano sono coerenti con tale asserto. In particolare, quanto al contenuto, nei testi si riscontrano agevolmente brani di carattere personale e altri, preponderanti, che sarebbero quelli propriamente "ispirati": essi si suddividono in visioni e in dettati. Nella parte relativa alle visioni è la stessa Maria Valtorta, con le proprie capacità di scrittrice, a scegliere parole e termini per descrivere ciò che vedeva. Nella parte relativa ai dettati, invece, Maria Valtorta asserisce di aver sempre trascritto, con fedeltà e precisione, ciò che ascoltava durante la sua esperienza mistica.
L'Evangelo come mi è stato rivelato
Già si è parlato della prima edizione de Il Poema dell'Uomo-Dio. Dopo la condanna del Sant'Uffizio, l'editore Pisani stimò che fosse opportuno prepararne una nuova, questa volta basata sul testo dei quaderni autografi e corredata di note bibliche e dottrinali, curate da p. Corrado M. Berti, servita. Emilio Pisani, figlio dell'editore, si occupò della costituzione del testo. Nel 1960 poté così uscire il primo di dieci volumi. Nel 1993 vide la luce un'edizione revisionata dell'opera, sempre in dieci volumi, con il nuovo titolo L'Evangelo come mi è stato rivelato.
La raccolta narra la vita di Gesù, riportando episodi e fatti di vita quotidiana che non compaiono nei Vangeli canonici o che compaiono in forma ridotta. Maria ha sempre sostenuto di non essere lei ad inventare i nuovi episodi della biografia di Cristo, bensì di essersi limitata a descrivere minuziosamente delle visioni di carattere mistico che ella sosteneva di avere e che riteneva esserle inviate da Gesù stesso e dalla Beata Vergine Maria[14].
Il Beato Gabriele Allegra, missionario francescano in Oriente e traduttore della Bibbia in lingua cinese, ebbe modo di conoscere bene l'Opera valtortiana e di apprezzarla in modo particolare. Fu diffusore e sostenitore degli scritti di Maria Valtorta e nel 1970 rilasciò un attestato completo nell'intento di illustrarla ad eventuali traduttori. Significativa una sua personale considerazione sull'opera valtortiana:
« | Non mi posso per niente convincere che esse siano una semplice meditazione di una pia cristiana, no, quest'anima ha visto e ha sentito! Digitus Dei est hic! (Qui c'è il dito di Dio!). » |
Santa Madre Teresa di Calcutta leggeva l'Opera di Maria Valtorta e che la portava con sé, nella borsa, insieme con la Bibbia e il Breviario. Esiste una testimonianza firmata che, quando gli fu chiesto di che libro si trattava, rispose che era un libro di Maria Valtorta, quando gli fu chiesto il contenuto rispose: « Leggilo!»[16].
Anche la Beata Maria Agnese Teresa del Santissimo Sacramento è stata una lettrice e promotrice dell'Opera di Maria Valtorta, infatti, volle che tutte le 35 case delle Missionarie Clarisse del Santissimo Sacramento, che fino ad allora aveva fondato in tutto il mondo, disponessero di una propria copia di questi volumi. In una sua lettera indirizzata all'editore scriveva:« Io sono molto affezionata alla lettura dell’opera Il poema dell’Uomo-Dio. Veramente è diventata una delle fonti di lettura spirituale più bella.»[17]
Emilio Matricciani e Liberato De Caro il 4 Gennaio 2017, dopo uno studio in merito, di natura scientifica, ne hanno parlato in questi termini:
« | L’Autrice riporta in questa voluminosa opera descrizioni particolareggiate di usi, costumi, paesaggi della Palestina del tempo in cui visse Gesù, una mole d’informazioni di ogni sorta: storiche, archeologiche, astronomiche, geografiche, meteorologiche. La ricchezza di elementi narrativi ha permesso di eseguire numerosi studi sui suoi scritti poiché l’Autrice afferma che non si tratta di fantasia, ma che ha annotato tutto ciò che osservava “in visione”. Quanto affermato da Maria Valtorta non dovrebbe essere possibile in termini esclusivamente razionali poiché in base alle nostre conoscenze scientifiche non è possibile avere “visioni” di avvenimenti passati che, nel caso specifico in questione, sarebbero risalenti a duemila anni fa, quando Gesù di Nazareth percorreva le vie della Palestina. Ma dall’analisi dettagliata delle informazioni calendariali esplicite ed implicite, quali riferimenti alle fasi lunari, costellazioni, pianeti visibili nel cielo notturno mentre si svolgono le vicende narrate, verificabili con il sussidio dell’Astronomia, si constata che ogni avvenimento descritto sottende un ben preciso riferimento cronologico – giorno, mese e anno – senza che esso sia stato riportato esplicitamente dall’Autrice. Ad esempio, da queste analisi si deduce che la crocifissione di Gesù sarebbe avvenuta il venerdì 23 aprile 34, che coincide con una delle possibili date della sua morte deducibili astronomicamente. Maria Valtorta ha annotato anche i giorni di pioggia e ciò ha permesso una verifica statistica con i dati meteorologici odierni della Palestina, sotto la duplice ipotesi che si tratti di osservazioni meteorologiche casuali e che non ci siano stati significativi cambiamenti nel regime delle piogge nella regione. Il confronto statistico tra i giorni piovosi descritti nell’opera, annuali e persino mensili, e quelli forniti dal Servizio Meteorologico Israeliano mostra che essi sono sovrapponibili. I risultati ottenuti sono sorprendenti e inaspettati e non trovano un’immediata spiegazione dal punto di vista scientifico. » |
Libro di Azaria
Quest'opera raccoglie i dettati in cui Azaria, ritenuto dalla scrittrice stessa il proprio Angelo Custode, ha commentato, seguendo fedelmente il calendario liturgico, le 58 Messe festive, nel testo del Messale "tridentino" o di San Pio V, allora di uso corrente. Oggetto del commento è il cosiddetto "Proprio" del giorno; quasi mai, però, il Vangelo, che è lasciato all'opera principale.
Lezioni sull'Epistola di Paolo ai Romani
Iniziate nel 1948 e concluse nel 1950, dopo una lunga pausa intermedia e una serie di interruzioni, le Lezioni sono dettati che l'autrice attribuisce direttamente allo Spirito Santo, che commenta il testo paolino nella versione della Sacra Bibbia usata da Maria Valtorta (cur. p. Eusebio Tintori O.F.M.).
I Quaderni
Maria Valtorta scrisse tutta una serie di visioni e dettati che sono stati raccolti in tre volumi dei cosiddetti Quaderni (I Quaderni del 1943, I Quaderni del 1944 e I Quaderni del 1945-1950). In essi sono contenute esperienze e riflessioni di carattere mistico e spirituale, oltre che teologico. Proprio per il loro carattere miscellaneo, non è agevole riassumerne i contenuti in maniera soddisfacente perché in essi confluiscono tutti gli scritti che non sono pertinenti al L'Evangelo come mi è stato rivelato, al Libro di Azaria e alle Lezioni sull'Epistola di Paolo ai Romani. I brani sono raccolti in ordine cronologico e contengono ammaestramenti, dettati, visioni, tematiche teologiche e dottrinali, e anche episodi della vita personale che Maria Valtorta ha avuto in quegli anni, come ad esempio l'esperienza della "notte spirituale" durante la quale, tra l'aprile e il maggio del 1944 vive l'abbandono di Dio. Nel volume I Quaderni del 1945-1950 è presente un commento ai primi capitoli dell'Apocalisse, l'ultimo libro del Nuovo Testamento della Sacra Bibbia. Tra le altre sono presenti anche le visioni dei primi martiri cristiani a Roma, la visione delle stigmate di San Francesco d'Assisi, le apparizioni di Lourdes, e molte altre visioni di santi e sante della storia cristiana, nonché la visione di Satana, della fine del mondo, dei regni soprannaturali e di altre tematiche appartenenti all'escatologia cristiana.
Quadernetti
Nel 2006, il CEV (Centro Editoriale Valtortiano) ha dato alle stampe un volume in cui sono raccolti gli scritti valtortiani rimasti fin qui inediti. Si tratta, per lo più, di pagine sciolte, datate o databili tra il 1943 e il 1954, di taccuini, di quinterni, di tutto il materiale che non ha trovato spazio nella pubblicazione dei Quaderni e che li integra. È presente in appendice la storia relativa alle visioni e ai dettati che Maria Valtorta ha ricevuto in merito alla Tomba di San Pietro a Roma. Sulla base di tali scritti si desume una inedita e diversa sepoltura del primo papa. Il giornalista e saggista Antonio Socci, sulla base delle informazioni contenute in questo libro, ha scritto e pubblicato il romanzo I giorni della Tempesta[19] dove ricostruisce la storia della scoperta della tomba dell'apostolo Pietro.
Le opere "non ispirate"
Autobiografia
Maria Valtorta scrisse la propria autobiografia per ubbidienza al proprio direttore spirituale, padre Migliorini, che gliela aveva richiesta. All'inizio fu molto riluttante a scriverla perché era molto riservata, inoltre non trovava né utile né piacevole farlo. Poi si decise ma ad una condizione, quella di essere spietatamente sincera, con sé stessa e con gli altri. Maria, infatti, non sapeva che un giorno la storia della sua vita sarebbe stata pubblicata e inoltre pensava di essere molto vicina a lasciare questa vita a causa del suo stato di salute ormai molto precario. Così decise di confidare tutte le proprie pene e il racconto dell'intera sua esistenza al proprio direttore spirituale, affinché la potesse meglio dirigere nell'ultimo periodo di vita.
La biografia, raccontata dalla stessa Maria Valtorta, fu quindi realizzata nei primi mesi del 1943 e terminata prima dell'inizio della sua esperienza mistica che naturalmente lei non aveva previsto di poter vivere. Conosciamo Maria così come era prima del suo personale incontro con il mondo soprannaturale che cambiò radicalmente la sua persona. Il manoscritto originale dell'Autobiografia riempie ben sette quaderni dell'epoca per complessive 761 pagine. Il racconto della sua vita inizia con i ricordi dell'infanzia, la storia della sua famiglia, gli spostamenti per varie città italiane, il rapporto particolarmente difficile con la madre e amorevole con il padre. Vi sono poi gli anni del collegio, le proprie esperienze di giovane ragazza, i primi amori, l'attentato che subì per mano di un sovversivo, le complicazioni della sua salute e il successivo stato d'inferma. È un diario spirituale che ci avvicina all'anima di questa mistica e ci aiuta a capire come mai è stata scelta per essere "la penna di Dio", l'umile e mite violetta che ha avuto il dono di poter vedere l'intera vita del suo Signore Gesù, ottenuto attraverso la sua immedesimazione con il Cristo, che le è costata il sacrificio di sé, volontario e totale.
Lettere a Mons. Carinci
Con questo titolo il CEV ha pubblicato la corrispondenza intercorsa tra la scrittrice e mons. Alfonso Carinci (1862 - 1963), segretario della Sacra Congregazione dei Riti, negli anni 1949 - 1955. Mons. Carinci era un convinto estimatore degli scritti valtortiani - nonché della persona della scrittrice - perciò le lettere trattano soprattutto dell'atteggiamento dell'autorità ecclesiastica nei confronti dell'opera, prima e dopo il provvedimento del Sant'Uffizio. È interessante notare come mons. Carinci fu, anche all'interno della Santa Sede in Vaticano, un difensore strenuo degli scritti e della persona di Maria Valtorta e alla veneranda età di 98 anni, il 5 gennaio 1960, lasciò il suo incarico di segretario della propria congregazione. Proprio il giorno successivo venne resa pubblica la sentenza di condanna del Sant'Uffizio che poneva all'Indice dei Libri Proibiti i volumi di Maria Valtorta. Le lettere che l'alto prelato e Maria Valtorta si scambiano sono importanti per poter ricostruire la vicenda storica della pubblicazione dell'Opera valtortiana e il legame di profonda stima reciproca. Mons. Carinci ebbe modo di conoscere personalmente la mistica recandosi a Viareggio e celebrò la Santa Messa nella camera che ospitava l'inferma Maria Valtorta.
Lettere a Padre Migliorini
In questo libro il CEV ha pubblicato la corrispondenza intercorsa tra la Maria Valtorta e padre Romualdo M. Migliorini[3] (1884-1953) che apparteneva all’Ordine dei Servi di Maria ed era priore del convento di Viareggio. Fu il direttore spirituale di Maria Valtorta a partire dal 1942 e la spinse a scrivere la sua Autobiografia all'inizio del 1943. La seguì direttamente durante tutto il periodo della sua esperienza mistica aiutandola spiritualmente e materialmente, anche durante il suo sfollamento a Sant'Andrea di Compito, in lucchesia a causa della guerra. Le fu vicino fino al suo allontanamento dalla città di Viareggio e trasferimento a Roma avvenuto nel marzo del 1946. Durante questa fase i rapporti tra padre Migliorini e Maria Valtorta diventarono sempre più tesi a causa d'incomprensioni e divergenze inerenti alla pubblicazione dell'Opera e alle disposizioni che Maria Valtorta riceveva durante la sua esperienza mistica.
Lettere a Madre Teresa Maria - vol.1 e vol. 2
In questi due volumi il CEV ha pubblicato parte della corrispondenza intercorsa tra la Maria Valtorta e Madre Teresa Maria di San Giuseppe (1900-1985) che era una monaca carmelitana di clausura. La grande affinità spirituale tra lei e Maria Valtorta portava entrambe ad una reciproca e completa confidenza, che poté esprimersi attraverso un serrato, decennale rapporto epistolare, iniziato nel dicembre del 1945. Il suo nome era Lidia Korompay e nacque a Venezia il 18 febbraio 1900 da una famiglia agiata. Prese i voti nel monastero delle Carmelitane Scalze di Santo Stefano Rotondo a Roma.
Nel 1938 Madre Teresa Maria fu destinata al monastero di Camaiore dove diventò Priora tre anni dopo il suo arrivo. Il monastero di Camaiore fu gravemente danneggiato dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale e le monache di clausura furono costrette a sistemarsi in alloggi provvisori. Nel 1955 la Comunità si trasferì a San Colombano (nei pressi di Lucca) grazie alla donazione di una villa che fu destinata all'uso monastico. Madre Teresa Maria di San Giuseppe fu rieletta più volte Priora del monastero di San Colombano fino alla sua morte che avvenne, dopo due anni di infermità, il 7 dicembre del 1985. Fu come una mamma spirituale per Maria Valtorta e nel primo volume sono state raccolte le lettere dal dicembre 1945 al dicembre 1946. Nel secondo volume sono state raccolte le lettere degli anni dal 1947 al 1957. Circa duecento lettere sono andate definitivamente perse perché Madre Teresa Maria le bruciò su richiesta della stessa Maria Valtorta, che sempre obbediva a disposizioni divine.
Posizioni della Chiesa Cattolica sull'Opera di Maria Valtorta
L'Osservatore Romano, mercoledì 6 gennaio 1960, pubblica un articolo anonimo titolato Una vita di Gesù malamente romanzata dove si poteva leggere:
« | In altra parte del nostro Giornale è riportato il Decreto del S. Offizio con cui viene messa all'Indice un'Opera in quattro volumi, di autore anonimo (almeno in questa stampa) edita all'Isola del Liri. Pur trattando esclusivamente di argomenti religiosi, detti volumi non hanno alcun imprimatur, come richiede il Can. 1385, 1 n.2 C.I.C. L'Editore, in cui una breve prefazione, scrive che l'Autore, "a somiglianza di Dante ci ha dato un'opera in cui, incorniciati da splendide descrizioni di tempi e di luoghi, si presentano innumerevoli personaggi i quali si rivolgono e ci rivolgono la loro dolce, o forte, o ammonitrice parola. Ne è risultata un'Opera umile ed imponente: l'omaggio letterario di un dolorante infermo al Grande Consolatore Gesù". Invece, ad un attento lettore questi volumi appaiono nient'altro che una lunga prolissa vita romanzata di Gesù. A parte la vanità dell'accostamento a Dante e nonostante che illustri personalità (la cui indubbia buona fede è stata sorpresa) abbiano dato il loro appoggio alla pubblicazione, il S. Offizio ha creduto necessario metterla nell'Indice dei Libri proibiti. I motivi sono facilmente individuabili da chi abbia la certosina pazienza di leggere le quasi quattromila pagine di fitta stampa. Anzitutto il lettore viene colpito dalla lunghezza dei discorsi attribuiti a Gesù e alla Vergine SS.ma; dagli interminabili dialoghi tra i molteplici personaggi che popolano quelle pagine. I quattro Vangeli ci presentano Gesù umile, riservato; i suoi discorsi sono scarni, incisivi, ma della massima efficacia. Invece in questa specie di storia romanzata, Gesù è loquace al massimo, quasi reclamistico, sempre pronto a proclamarsi Messia e Figlio di Dio e ad impartire lezioni di teologia con gli stessi termini che userebbe un professore dei nostri giorni. Nel racconto dei Vangeli noi ammiriamo l'umiltà ed il silenzio della Madre di Gesù; invece per l'autore (o l'autrice) di quest'opera la Vergine SS.ma ha la facondia di una moderna propagandista, è sempre presente dappertutto, è sempre pronta ad impartire lezioni di teologia mariana, aggiornatissima fino agli ultimissimi studi degli attuali specialisti in materia. Il racconto si svolge lento, quasi pettegolo; vi troviamo nuovi fatti, nuove parabole, nuovi personaggi e tante, tante, donne al seguito di Gesù. Alcune pagine, poi, sono piuttosto scabrose e ricordano certe descrizioni e certe scene di romanzi moderni, come, per portare solo qualche esempio, la confessione fatta a Maria da una certa Aglae, donna di cattivi costumi (vol. I, p. 790 ss.), il racconto poco edificante a p. 887 ss. del I vol., un balletto eseguito, non certo pudicamente, davanti a Pilato, nel Pretorio (vol. IV, p. 75), etc. A questo punto viene, spontanea una particolare riflessione: l'Opera per la sua natura e in conformità con le intenzioni dell'autore e dell'Editore, potrebbe facilmente pervenire nelle mani delle religiose e delle alunne dei loro collegi. In questo caso, la lettura di brani del genere, come quelli citati, difficilmente potrebbe essere compiuta senza pericolo o danno spirituale. Gli specialisti di studi biblici vi troveranno certamente molti svarioni storici, geografici e simili. Ma trattandosi di un... romanzo, queste invenzioni evidentemente aumentano il pittoresco e il fantastico del libro. Ma, in mezzo a tanta ostentata cultura teologica, si possono prendere alcune... perle che non brillano certo per l'ortodossia cattolica. Qua e là si esprime, circa il peccato di Adamo ed Eva, un'opinione piuttosto peregrina ed inesatta. Nel vol. I a pag. 63 si legge questo titolo: "Maria può essere chiamata la secondogenita del Padre": affermazione ripetuta nel testo alla pagina seguente. La spiegazione ne limita il significato, evitando un'autentica eresia; ma non toglie la fondata impressione che si voglia costruire una nuova mariologia, che passa facilmente i limiti della convenienza. Nel II vol. a pag. 772 si legge: "Il Paradiso è Luce, profumo e armonia. Ma se in esso non si beasse il Padre, nel contemplare la Tutta Bella che fa della Terra un paradiso, ma se il Paradiso dovesse in futuro non avere il Giglio vivo nel cui seno sono i Tre pistilli di fuoco della divina Trinità, luce, profumo, armonia, letizia del Paradiso sarebbero menomati della metà". Qui si esprime un concetto ermetico e quanto mai confuso, per fortuna; perché se si dovesse prendere alla lettera, non si salverebbe da severa censura. Per finire, accenno ad un'altra affermazione strana ed imprecisa, in cui si dice della Madonna: "Tu, nel tempo che resterai sulla Terra, seconda a Pietro ”come gerarchia ecclesiastica..”. L'Opera, dunque, avrebbe meritato una condanna anche se si fosse trattato soltanto di un romanzo, se non altro per motivi di irriverenza. Ma in realtà l'intenzione dell'autore pretende di più. Scorrendo i volumi, qua e là si leggono le parole "Gesù dice...", "Maria dice..."; oppure: "Io vedo..." e simili. Anzi, verso la fine del IV volume (pag. 839) l'autore si rivela... un'autrice e scrive di essere testimone di tutto il tempo messianico e di chiamarsi Maria. Queste parole fanno ricordare che, circa dieci anni fa, giravano alcuni voluminosi dattiloscritti, che contenevano pretese visioni e rivelazioni. Consta che allora la competente Autorità Ecclesiastica aveva proibito la stampa di questi dattiloscritti ed aveva ordinato che fossero ritirati dalla circolazione. Ora li vediamo riprodotti quasi del tutto nella presente Opera. Perciò questa pubblica condanna della Suprema S. Congregazione è tanto più opportuna, a motivo della grave disobbedienza.[20] » |
Posizione della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede
In tempi più recenti, sulla posizione della Chiesa Cattolica su "Il Poema dell'Uomo Dio" è intervenuto anche il card. Joseph Ratzinger, con una lettera privata[11] indirizzata al card. Giuseppe Siri, arcivescovo della diocesi di Genova, tramite il documento Prot. N. 144/58. Roma 31 gennaio 1985. La lettera nasce come corrispondenza tra due eminenti autorità ecclesiali, e come tale avrebbe dovuto rimanere privata, ma successivamente è stata resa di dominio pubblico:
« | Eminenza reverendissima,
con lettera del 18 maggio p.p., il Reverendo Padre Umberto L., Cappuccino ... chiedeva a questa S. Congregazione, una chiarificazione circa gli scritti di Maria Valtorta, raccolti sotto il titolo: "Il Poema dell'Uomo-Dio" e se esisteva una valutazione del Magistero della Chiesa sulla pubblicazione in questione con il corrispettivo riferimento bibliografico. In merito mi pregio significare all'Eminenza Vostra - la quale valuterà l'opportunità di informare il Reverendo Padre L. - che effettivamente l'Opera in parola fu posta all'Indice il 16 Dicembre 1959 e definita da "L'Osservatore Romano" del 6 gennaio 1960, "Vita di Gesù malamente romanzata". Le disposizioni del Decreto vennero ripubblicate con nota esplicativa ancora su L'Osservatore Romano del 1º Dicembre 1961, come rilevabile dalla documentazione qui allegata. Avendo poi alcuni ritenuto lecita la stampa e la diffusione dell'Opera in oggetto, dopo l'avvenuta abrogazione dell'Indice, sempre su L'Osservatore Romano (15 giugno 1966) si fece presente quanto pubblicato su A.A.S. (1966) che, benché abolito, l'"Index" conservava "tutto il suo valore morale" per cui non si ritiene opportuna la diffusione e raccomandazione di un'Opera la cui condanna non fu presa alla leggera ma dopo ponderate motivazioni al fine di neutralizzare i danni che tale pubblicazione può arrecare ai fedeli più sprovveduti. Grato di ogni Sua cortese disposizione in proposito, profitto dell'occasione per confermarmi con sensi di profonda stima dell'Eminenza vostra reverendissima. Dev.mo Joseph Cardinale Ratzinger A Sua Em.za Rev.ma il Signor Card.Giuseppe SIRI Arcivescovo di GENOVA » |
Posizione della C.E.I. (Conferenza Episcopale Italiana)
Il 6 maggio 1992 l'editore degli scritti di Maria Valtorta ha ricevuto una lettera del Segretario Generale della C.E.I., mons. Dionigi Tettamanzi, che rappresenta ad oggi l'ultima posizione ufficiale dell'Autorità Ecclesiale in merito all'Opera di Maria Valtorta. L'editore ha recepito la richiesta formulata dal Segretario Generale della C.E.I. e il testo integrale della lettera viene pubblicato testualmente nell'Introduzione del L'Evangelo come mi è stato rivelato (nel primo volume) edito dal Centro Editoriale Valtortiano:
« | Conferenza Episcopale Italiana. Prot. N. 324/92 - Roma, 6 Maggio 1992.
Stimatissimo Editore, in seguito a frequenti richieste, che giungono anche a questa Segreteria, di un parere circa l'atteggiamento dell'Autorità Ecclesiastica sugli scritti di Maria Valtorta, attualmente pubblicati dal "Centro Editoriale Valtortiano", rispondo rimandando al chiarimento offerto dalle "Note" pubblicate da "L'Osservatore Romano" il 6 gennaio 1960[9] e il 15 giugno 1966[21]. Proprio per il vero bene dei lettori e nello spirito di un autentico servizio alla fede della Chiesa, sono a chiederLe che, in un'eventuale ristampa dei volumi, si dica con chiarezza fin dalle prime pagine che le "visioni" e i "dettati" in essi riferiti non possono essere ritenuti di origine soprannaturale, ma devono essere considerati semplicemente forme letterarie di cui si è servita l'Autrice per narrare, a suo modo, la vita di Gesù. Grato per questa collaborazione, Le esprimo la mia stima e Le porgo i miei rispettosi e cordiali saluti. + Dionigi Tettamanzi Segretario Generale » |
Scritti
Le informazioni sulla vita di Maria Valtorta sono desunte anche dai suoi scritti:
- Autobiografia, 1997, ISBN 88-7987-034-3
- L' Evangelo come mi è stato rivelato, 2001, ISBN 88-7987-100-5
- I Quaderni del 1943, 2006, ISBN 978-88-7987-135-8
- I Quaderni del 1944, 2006, ISBN 978-88-7987-136-5
- I Quaderni del 1945-1950, 2006, ISBN 978-88-7987-137-2
- Libro di Azaria, 2007, ISBN 978-88-7987-143-3
- Lezioni sull'Epistola di San Paolo ai Romani, 2008, ISBN 978-88-7987-150-1
- Quadernetti, 2006, ISBN 978-88-7987-139-6
- Lettere a Mons. Carinci, 2006, ISBN 978-88-7987-140-2
- Lettere a Padre Migliorini, 2011, ISBN 978-88-7987-169-3
- Lettere a Madre Teresa Maria - vol. 1, 2012, ISBN 978-88-7987-175-4
- Lettere a Madre Teresa Maria - vol. 2, 2013, ISBN 978-88-7987-177-8
Note | |
Bibliografia
Voci correlateCollegamenti esterni
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