Utente:Quarantena/Toràh
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Torah (ebraico: תורה), a volte scritto Thorah, è una parola ebraica che significa insegnamento o legge. Con questo termine si indicano i primi 5 libri del Tanakh, conosciuti anche col nome greco di Pentateuco (pente in greco significa cinque, teuchos significa libro), forse in riferimento al rotolo di pergamena in cui sono scritti.
Con il medesimo termine, l'ebraismo indica anche la Legge ebraica intesa in senso generale. Più precisamente si utilizza la dicitura Torah shebiktav (traduz. La legge che è scritta) per indicare i 5 libri del Pentateuco o l'insieme dei 24 Libri del Tanakh e la dicitura Torah shebehalpeh per indicare tutto l'insieme di tradizioni orali codificate successivamente. Lo studio della Torah, come compendio di istruzioni divine date all'ebreo, è uno dei principali precetti dell'ebraismo.
I libri della Torah sono (I nomi ebraici sono presi dalle parole iniziali del primo verso dei rispettivi libri):
- Genesi (Gen; בראשית, Bereshit: "In principio...")
- Esodo (Es; שמות, Shemot: "Nomi")
- Levitico (Lv; ויקרא, Vayikra: "Ed egli chiamò...")
- Numeri (Nm; במדבר, Bamidbar: "Nel deserto..."), e
- Deuteronomio (Dt; דברים, Devarim: "Parole", o "Discorsi")
È consuetudine completare la lettura della Torah in un anno e per questo scopo essa è stata suddivisa in 54 parashoth, (plurale di parashà, ossia "porzione") quanti sono i sabati negli anni lunghi (di 13 mesi lunari). Negli anni di 12 mesi lunari, in alcuni sabati si legge una doppia parashà. Le parashoth prendono il nome dalla prima o da una delle prime parole con cui hanno inizio, e che ne riassume il messaggio principale.
Negli insegnamenti dei padri raccolti nei Pirkè Avot, nel Talmud, della Torah è scritto:
« | Girala e rigirala ché tutto è in essa » |
Struttura dei cinque libri
La Torah non è un codice legislativo completo e sistematico, ma una base filosofica di tipo generale con un gran numero di leggi specifiche e con la storia sacra del popolo d'Israele a cominciare dalla creazione del mondo. Le leggi sono spesso la reminiscenza di abitudini esistenti nell'Antico Oriente, ma hanno delle importanti variazioni concettuali rispetto ad esse.
La struttura del libro del Deuteronomio è differente dai precedenti, così talvolta i primi libri della Bibbia sono conosciuti come Tetrateuco (quattro libri). Dal punto di vista storico il sesto libro della Bibbia, il Giosuè, è la prosecuzione del Deuteronomio, per cui qualche autore parla di Esateuco.
I Samaritani avevano la loro versione della Torah contenente molte varianti, molto più vicine alla versione greca dei Septuaginta che al testo masoretico, portando alla conclusione che il testo samaritano si avvicina a versioni che erano comuni in Palestina ma sono state rigettate dai Masoreti.
Il punto di vista ebraico sulla Torah
La Torah è il documento primario dell'ebraismo ed è la sorgente delle 613 mitzvot (613 precetti) e della maggior parte della sua struttura etica.
Secondo la tradizione ogni parola del Tanakh ed ogni aspetto anche successivo della Torah furono dati a Mosè da Dio sul Monte Sinai, il dettato include sia le citazioni che ogni parola contenuta nel Pentateuco, anche frasi del tipo: Dio parlò a Mosè.... Importante l'opinione Rabbinica secondo cui ogni giorno deve essere considerato come il giorno in cui il popolo d'Israele ricevette la Torah ed invero si considera che essa venga rivelata in ogni momento.
I rabbini considerano che le parole del libri non solo forniscono un messaggio divino esplicito ma sono anche portatrici di un messaggio intrinseco che si estende oltre il loro significato. Infatti sostengono che anche il più piccolo segno della lettera ebraica è stato messo là da Dio come insegnamento. A monito di questo viene posta una yod nella frase: Io sono il Signore tuo Dio ed in quella spesso ripetuta: E Dio disse a Mosè poiché la yod è il più piccolo segno indipendente dell'alfabeto ebraico.
Anche rabbi Akiva, che morì nell'anno 135, disse che aveva imparato una nuova legge da ogni et della Torah (Talmud, trattato Pesachium 22b); la parola et non ha alcun significato da sola, serve soltanto a segnalare il caso accusativo. Cioè per concludere che, secondo la tradizione ebraica ortodossa, la frase E Dio disse a Mosè è tanto importante quanto lo è quello che Dio ha detto a Mosè.
Un'interpretazione della Qabbalah è che la Torah costituisca il lungo nome di Dio che si è spezzato in più parole per permettere alle menti umane di comprenderlo, ma non è l'unico modo in cui può essere spezzato: secondo gli Ebrei Ortodossi le lettere e i suoni della Torah possono dare origine a significati differenti se spostati.
Il punto di vista cristiano
Anche i cristiani credono che la Torah sia parola di Dio, ma la maggior parte non crede che sia stata dettata direttamente a Mosè in una volta. Comunque la cristianità tradizionale afferma che mentre le citazioni di Dio sono letteralmente pronunciate da Lui, il resto del testo non sarebbe una citazione diretta ma parole umane scritte da un profeta sotto l'ispirazione divina. Così l'intera Torah è dovuta ad una santa rivelazione ma non è tutta una citazione. La credenza cristiana che Gesù sia completamente umano e completamente divino ha una analogia molto vicina al punto di vista dei cristiani riguardo la scrittura
L'origine divina della Torah
Come affermato in precedenza il punto di vista ebraico è che la Torah sia stata dettata direttamente da Dio a Mosè e messa per iscritto prima della morte di Mosè; il punto di vista cristiano è che sia stata scritta sotto ispirazione divina.
Nell'ebraismo il concetto di Tradizione è, anche secondo quanto già espresso da Alexandre Safran in merito alla Qabbalah come trasmissione da Maestro ad allievo o da Dio al prescelto, la trasmissione della parola e della sapienza divine, già iniziata da Dio a Moshè che poi la trasmise a Yeoshua, Yeoshua la trasmise agli Anziani e gli Anziani ai Profeti; ed i Profeti la trasmisero ai membri della Grande Assemblea... (Talmud, Pirké Avòt). Secondo questo principio la Legge e la Sapienza ebraiche devono essere regolate ed inserite in ambito rigorosamente attinente. Le interpretazioni dei Testi, quando queste avvengano, restano nell'ambito delle fonti riconosciute e possibili solo secondo le regole interpretative.
Secondo il testo di Qabbalah Sefer ha-Bahir la Torah inizia con la seconda lettera dell'alfabeto ebraico ב che, secondo la Ghematriah, vale 2 in quanto la Torah esisteva già 2000 anni prima della Creazione, momento in cui Dio si dilettava nella stessa: mille anni per Dio sono come il giorno di ieri; in questo senso anche la prima parola stessa della Torah Bereshit, parola tradotta letteralmente con l'espressione In principio, può significare Con il principio laddove il principio è la sapienza di Dio, ovvero la Torah con cui Egli creò appunto il Mondo. Viene infatti esplicitamente insegnato che Dio guardò nella Torah per creare.
Un'altra ipotesi sulla stesura della Torah
Alcuni studi moderni iniziati alla fine del XIX secolo affermano che il testo della Torah sembra essere stato redatto unendo differenti precedenti sorgenti: questa teoria è nota come Ipotesi Documentale, anche chiamata teoria JEDP.
Traduzioni
Traduzioni di questi libri esistono da più di 2000 anni, la più antica e famosa delle quali è quella greca detta dei Settanta che, secondo la leggenda, si dice sia stata voluta da un faraone della dinastia tolemaica.
La più conosciuta traduzione dell'antichità è forse quella del Targum di Onkelos il Proselita, la quale è ancora usata come strumento per gli studi della Torah e citata ampiamente da Rashi in dibattiti di etimologia.
La Torah, che sta alla base del Vecchio Testamento cristiano, ebbe la sua ufficializzazione terminologica solo intorno al VII secolo. Infatti prima di tale periodo della Torah esistevano più versioni che differivano nelle interpretazioni delle singole parole. Causa di ciò risiede nella natura consonantica della lingua ebraica. L'ebraico scritto infatti non ha vocali, queste sono inserite mentalmente da chi legge a seconda del contesto. Un esempio in italiano potrebbe essere dato dalle due lettere "CS", le cui possibili vocalizzazioni possono essere, a causa del contesto, "CaSa", "CoSa", "CaSo", "CoSo". Prima del VII secolo ognuna delle quattro parole sarebbe potuta essere accettata, in quanto potenzialmente corretta.
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