Andrea Bratti
Andrea Bratti Vescovo | |
---|---|
Età alla morte | 75 anni |
Nascita | Capodistria 20 dicembre 1759 |
Morte | Capodistria 11 novembre 1835 |
Nominato vescovo | 18 settembre 1807 |
Consacrazione vescovile | 27 dicembre 1807 da Antonio Codronchi |
Incarichi ricoperti | Vescovo di Forlì |
Collegamenti esterni | |
(EN) Scheda su catholic-hierarchy.org |
Andrea Bratti (Capodistria, 20 dicembre 1759; † Capodistria, 11 novembre 1835) è stato un vescovo italiano.
Biografia
Nato a Capodistria da un possidente che alcune fonti chiamano Giovanni Battista altre Andrea Tomaso e da Maddalena Beltramini, è ordinato presbitero il 20 dicembre 1783 dal vescovo di Capodistria, Bonifacio Da Ponte(ch); nel 1801 diventa canonico della Cattedrale. Nel 1787, dopo il trattato di Campoformio, anche l'Istria si ritrova sotto il dominio austriaco, con grande dispiacere di molti italiani. Pare probabile, giudicando dalle sue scelte successive, che anche Andrea Bratti speri in una prossima liberazione dal dominio austriaco.
Con la pace di Presburgo del 1805 l'Istria viene annessa all'Impero francese; in seguito a ciò nasce a Capodistria (maggio 1806) una nuova loggia massonica, a cui Bratti aderisce. Poco dopo, il prefetto Calafati lo include nella delegazione da inviare a Parigi per parlare della situazione in Istria. Alla corte francese Bratti trova stima e apprezzamento. Pertanto, alla morte di Mercuriale Prati, vescovo di Forlì, Napoleone decide di individuarne il successore in Andrea Bratti (1807). I rapporti tra Napoleone e il Papa non sono buoni all'epoca, sicché la nomina è inizialmente contestata. Tuttavia, consacrato nel duomo di Milano il 27 dicembre 1807 da Antonio Codronchi(ch), arcivescovo di Ravenna, Andrea Bratti è confermato vescovo di Forlì da papa Pio VII il 9 gennaio 1808, cosicché il 16 dello stesso mese può prendere possesso della diocesi.
Nella difficile situazione che insorge poi tra Chiesa e impero napoleonico, Bratti segue le direttive imperiali, perfino dopo il 1809, quando il papa Pio VII venne arrestato e deposto: addirittura, quando il governo del Regno d'Italia invita i vescovi ad aderire alla dichiarazione del capitolo metropolitano di Parigi del 1810, che rivendicava alle Chiese metropolitane il potere di nominare i vescovi, Bratti risponde con una lettera (7 febbraio 1811), in cui, richiamandosi ad esempi desunti dalla storia ecclesiastica, approvava la posizione presa dal clero cesaropapista francese. La lettera viene pubblicata sul Giornale italiano dell'11 febbraio successivo e riceve grande apprezzamento dalle autorità politiche del Regno, tanto che Bratti viene nominato commendatore della Corona Ferrea e barone del Regno d'Italia, con diritto di trasmettere il titolo di Barone a un nipote di sua scelta. In contrasto con questa linea del Bratti, una parte del capitolo della Cattedrale di Forlì si mantiene invece intransigentemente fedele al Papa.
Dopo la fine dell'impero napoleonico, Bratti riesce a parlare con papa Pio VII a Imola, durante il viaggio di ritorno di quest'ultimo verso Roma, e a ottenerne il perdono. Così, il vescovo Bratti, tornato a Forlì prima dell'arrivo di Pio VII, ne organizza un trionfale ingresso in città, andandogli incontro qualche chilometro oltre le mura.
Negli anni successivi governa la diocesi con zelo religioso e mitezza d'animo, guadagnandosi l'affetto degli abitanti.
Però, col nuovo Papa, Leone XII, il capitolo della Cattedrale denuncia il comportamento del proprio Vescovo, che il 18 luglio 1826 è invitato a comparire a Roma per discolparsi. Bratti tenta di fare resistenza, ma il 19 luglio deve partire per Roma. A Forlì è sostituito da mons. Filippo de Angelis, arcivescovo di Leuce, con funzioni di vicario e visitatore apostolico. Il vescovo Bratti viene riconosciuto genericamente colpevole di abusi e disordini ed è invitato a lasciare la diocesi, con divieto di divulgare il suo caso per mezzo delle stampe. Dopo un breve soggiorno a Firenze e a Lugo, falliti anche gli interventi in suo favore del cardinale Agostino Rivarola e la testimonianza postuma del cardinale Stanislao Sanseverino, Bratti si ritira a Capodistria dove morì l'11 novembre 1835. Ufficialmente, è vescovo di Forlì fino alla morte, tanto che la diocesi è governata da amministratori apostolici fino al nuovo vescovo, Stanislao Vincenzo Tomba(ch), nominato il 1º febbraio 1836.
Genealogia episcopale
Per approfondire, vedi la voce Genealogia episcopale |
- Cardinale Scipione Rebiba
- Cardinale Giulio Antonio Santorio
- Cardinale Girolamo Bernerio, O.P.
- Arcivescovo Galeazzo Sanvitale
- Cardinale Ludovico Ludovisi
- Cardinale Luigi Caetani
- Cardinale Ulderico Carpegna
- Cardinale Paluzzo Paluzzi Altieri degli Albertoni
- Papa Benedetto XIII, O.P.
- Papa Benedetto XIV
- Papa Clemente XIII
- Cardinale Francesco Saverio de Zelada
- Papa Pio VII, O.P.
- Arcivescovo Antonio Codronchi
- Vescovo Andrea Bratti.
Successione degli incarichi
Predecessore: | Vescovo di Forlì |
Successore: | |
---|---|---|---|
Mercuriale Prati | 1807 - 1835 | Stanislao Vincenzo Tomba |
Collegamenti esterni | |
|
- Vescovi di Forlì
- Vescovi consacrati nel 1807
- Vescovi italiani del XIX secolo
- Italiani del XIX secolo
- Vescovi del XIX secolo
- Vescovi per nome
- Biografie
- Vescovi italiani
- Nati nel 1759
- Nati il 20 dicembre
- Nati nel XVIII secolo
- Morti nel 1835
- Morti l'11 novembre
- Personalità legate a Forlì
- Vescovi Assistenti al Soglio Pontificio