Agostino Rivarola
Agostino Rivarola Cardinale | |
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Età alla morte | 84 anni |
Nascita | Genova 14 marzo 1758 |
Morte | Roma 7 novembre 1842 |
Sepoltura | Roma, Chiesa di San Marcello al Corso |
Appartenenza | Diocesi di Roma |
Ordinato diacono | 12 ottobre 1819 da arc. Luigi Lambruschini |
Ordinazione presbiterale | Roma, 5 ottobre 1823 |
Nominato vescovo | mai nominato |
Consacrazione vescovile | mai consacrato |
Creato Cardinale |
1º ottobre 1817 da Pio VII (vedi) |
Cardinale per | 25 anni, 1 mese e 6 giorni |
Incarichi ricoperti |
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Collegamenti esterni | |
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Agostino Rivarola (Genova, 14 marzo 1758; † Roma, 7 novembre 1842) è stato un cardinale italiano.
Cenni biografici
Nacque a Genova in una famiglia patrizia. Era figlio di Negrone marchese Rivarola, senatore di Genova, e Marianna nata Cambiaso. La famiglia era imparentata con il cardinale Domenico Rivarola.
Formazione e incarichi
Fu avviato alla carriera ecclesiastica e inviato a Roma a studiare presso il collegio Clementino, diritto canonico e civile. Fece quindi pratica come apprendista o segretario presso vari Uditori della Sacra Rota.
Papa Pio VI lo nominò suo cameriere segreto soprannumerario. Nel 1793 divenne referendario della Corte della Segnatura Apostolica di giustizia e di grazia e governatore di San Severino Marche.
Con la conquista delle Marche da parte dell'esercito francese, fu espulso e trovò rifugio presso la famiglia a Genova. L'anno seguente ebbe modo di incontrare il papa a Parma, mentre i francesi lo deportavano. Con la ritirata dei francesi di fronte all'esercito austriaco, il Rivarola tentò di far liberare il pontefice da un generale austriaco, che giunse a Parma troppo tardi, quando il pontefice era già stato trasferito nel milanese.
Morto il pontefice in esilio in Francia, si recò a Venezia durante il conclave del 1799-1800 per assistere all'organizzazione delle votazioni come notaio apostolico. Molte sono le lettere che indirizzò al fratello, il marchese Stefano Rivarola (oggi conservate presso l'archivio della Società Economica di Chiavari), in quel periodo al termine del conclave ebbe modo di scrivergli:
« | Finalmente abbiamo la consolazione di avere il Capo visibile della Chiesa in un soggetto della più grande espettazione quale è il Sig. Card. Chiaramonti, e possiamo riconoscerla come una vera ispirazione dello Spirito Santo che è sempre al di sopra di ogni umano divisamento poiché la patria Cesena, l’ettà di 54, l’affinità col defunto, tutto insomma ciò che sentiva l’umana passione e riguardo era tutto in prevenzione contro di lui epure lui è Papa, e dal Monistero dei Benedettini di San Giorgio esce Papa il solo benedetino che era nel Sacro Collegio. Sia ringraziata la providenza.[1]
» |
Dopo la prima restaurazione del governo papale, fu nominato governatore di Macerata e presidente generale delle Marche, carica che tenne dal 14 settembre 1802 al 11 novembre 1807. Con la nuova invasione della Stato pontificio a opera dell'esercito napoleonico, subì la detenzione nella fortezza di Pesaro per sei mesi e quindi fu relegato a Rimini per diciotto mesi, e infine gli fu permesso di raggiungere Genova dove visse col fratello, che era sindaco della città.
Dopo la liberazione di Pio VII ebbe modo di raggiungerlo negli ultimi giorni del marzo del 1814 a Piacenza e fu quindi uno dei molti prelati che accompagnarono il papa nel suo viaggio di ritorno verso Roma. Il 14 maggio a Cesena fu nominato dal pontefice delegato apostolico per la restaurazione del governo papale a Roma. Raggiunse immediatamente la capitale e dall'11 maggio iniziò i preparativi del rientro papale. Fu presidente della Commissione di stato che resse le sorti dello Stato papale sino alla definitiva restaurazione di tutti gli organi di governo e che riprese le redini di Roma dal governo provvisorio napoletano.
Fu nominato chierico della Camera Apostolica dal 9 agosto di quell'anno. Quando il papa si rifugiò a Genova dal 22 marzo al 7 giugno 1815, nel corso dell'invasione di Gioacchino Murat, re di Napoli, fu nominato segretario della Giunta di Stato che governò Roma sotto l'autorità del cardinale Giulio Maria della Somaglia, già vicario di Roma. La sua conduzione autoritaria fu criticata dal Segretario di Stato Ercole Consalvi, per questo motivo, sotto l'amministrazione statale di quest'ultimo, non ebbe ruoli di rilievo nella conduzione della Stato pontificio. L'8 marzo 1816 divenne Prefetto del Palazzo Apostolico e contestualmente ricoprì l'incarico di governatore di Castel Gandolfo.
Cardinalato
Nonostante l'avversità dimostrata dal segretario di stato fu molto apprezzato da Pio VII che, per i suoi ampi meriti nella restaurazione del potere pontificio venne elevato al rango di cardinale nel concistoro del 1º ottobre 1817. Ricevette la berretta cardinalizia tre giorni dopo il concistoro e il 15 novembre ottenne la diaconia di Sant'Agata alla Suburra. Il 10 ottobre 1819 ricevette il suddiaconato, il 12 ottobre il diaconato. Nel 1823 venne ordinato sacerdote, sempre per mano dell'allora arcivescovo Luigi Lambruschini. Fu cardinale protettore dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini dal 12 maggio 1820, dal 24 febbraio 1821 fu pure protettore dei Vallombrosani e dal 5 marzo 1823 degli Agostiniani. Prese parte al conclave del 1823 che elesse papa Leone XII. Da questi fu nominato membro della Congregazione di Stato creata dal pontefice il 29 settembre 1823.
Sotto questo pontificato gli fu affidata la lotta contro il giacobinismo e la carboneria. Nel 1824 venne inviato a Ravenna, dove erano sorti molti problemi di ordine pubblico a seguito dell'assassinio del direttore di polizia. Rivarola, nominato cardinal legato a latere, fece condurre un'indagine, che portò il 31 agosto 1825 alla condanna a varie pene di 514 riottosi di tutti gli strati sociali, di cui sette furono condannati alla pena capitale. In seguito il pontefice in persona commutò la pena nel carcere e graziò molti condannati.
Negli anni seguenti Agostino Rivarola avviò una politica di modernizzazione amministrativa e fu un attento legislatore al servizio dello Stato Pontificio. Nel maggio del 1826 venne nominato pro legato a Forlì. In quell'anno optò per la diaconia di Santa Maria ad Martyres. Il 23 luglio, a distanza di alcune settimane dall'amnistia proclamata dal pontefice, fu oggetto di un attentato da parte di elementi carbonari nella Pineta di Ravenna. Il porporato ne uscì indenne ma fu colpito a morte il canonico Muti.
Dopo l'attentato non sentendosi più in sicurezza in Romagna, Rivarola si trasferì dapprima a Genova per poi rientrare a Roma, ove il 22 agosto il papa costituì una commissione diretta da monsignor Filippo Invernizzi per investigare le cause dell'attentato. I cinque attentatori furono arrestati e condannati alla pena capitale, l'esecuzione si tenne a Ravenna il 13 maggio 1828.
Divenne prefetto della Congregazione delle Acque e delle strade nel 1827, congregazione che diresse fino al 1833, quando di dimise per conflitti con il cardinale Vincenzo Macchi, presidente della Congregazione di revisione dei conti e degli affari di pubblica amministrazione. Prese parte al conclave del 1829 che elesse pontefice Pio VIII e dal 18 maggio 1829 venne nominato protettore dei Benedettini di Monte Cassino. Prese parte nuovamente al conclave del 1830-1831 che elesse Gregorio XVI, che il 19 settembre 1835 volle pro-prefetto della Congregazione del Concilio. Fu nominato commissario apostolico per la ricostruzione della Basilica di Santa Maria degli Angeli di Assisi il 5 marzo 1836, e divenne prefetto della Sacra Congregazione del Buon Governo dal 31 luglio 1840.
Morte
Morì a Roma il 7 novembre 1842. Fu esposto nella Chiesa di San Marcello al Corso dove tre giorni dopo si tenne il funerale. Fu sepolto in quella stessa chiesa, vicino all'altare della Vergine Addolorata.
Onorificenze
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro (Regno di Sardegna) | |
Successione degli incarichi
Predecessore: | Governatore di Perugia e dell'Umbria | Successore: | |
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Giacomo Giustiniani | 1º settembre 1800 - 13 luglio 1802 | Paride Giuseppe Giustiniani |
Predecessore: | Governatore di Castel Gandolfo | Successore: | |
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Benedetto Naro | 8 marzo 1816 - 1º ottobre 1817 | Antonio Maria Frosini |
Predecessore: | Prefetto dei sacri palazzi apostolici (Maggiordomo di Sua Santità) |
Successore: | |
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Benedetto Naro | 8 marzo 1816 - 1º ottobre 1817 | Antonio Maria Frosini |
Predecessore: | Cardinale diacono di Sant'Agata alla Suburra | Successore: | |
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Ercole Consalvi | 15 novembre 1817 - 3 luglio 1826 | Juan Francisco Marco y Catalán |
Predecessore: | Legato apostolico di Ravenna | Successore: | |
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Alessandro Malvasia | 5 aprile 1824 - 13 maggio 1828 | Vincenzo Macchi |
Predecessore: | Cardinale diacono di Santa Maria ad Martyres | Successore: | |
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Stanislao Sanseverino | 3 luglio 1826 - 7 novembre 1842 | Adriano Fieschi |
Predecessore: | Prefetto della Congregazione delle Acque | Successore: | |
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Fabrizio Ruffo | 19 maggio 1827 - 30 agosto 1833 | Ludovico Gazzoli |
Predecessore: | Cardinale protodiacono | Successore: | |
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Giuseppe Albani | 3 dicembre 1834 - 7 novembre 1842 | Tommaso Riario Sforza |
Predecessore: | Pro-prefetto della Congregazione del Concilio | Successore: | |
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- | 19 settembre 1835 - 31 luglio 1840 | - |
Predecessore: | Prefetto della Congregazione del Buon Governo | Successore: | |
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Ercole Dandini | 31 luglio 1840 - 7 novembre 1842 | Tommaso Riario Sforza |
Note | |
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Bibliografia | |
Collegamenti esterni | |
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Voci correlate | |
- Governatori di Perugia e dell'Umbria
- Governatori di Castel Gandolfo
- Prefetti dei sacri palazzi apostolici
- Cardinali diaconi di Sant'Agata dei Goti
- Legati pontifici di Ravenna
- Cardinali diaconi di Santa Maria ad Martyres
- Prefetti della Congregazione delle acque
- Cardinali Protodiaconi
- Prefetti della Sacra Congregazione del concilio
- Prefetti della Congregazione del buon governo
- Presbiteri ordinati nel 1823
- Presbiteri italiani del XIX secolo
- Italiani del XIX secolo
- Presbiteri del XIX secolo
- Presbiteri per nome
- Concistoro 1º ottobre 1817
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