Ardicino della Porta (1489)




Ardicino della Porta juniore Cardinale | |
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Età alla morte | 69 anni |
Nascita | Novara 1424 |
Morte | Roma 4 febbraio 1493 |
Sepoltura | Basilica di San Pietro in Vaticano |
Ordinazione presbiterale | non si hanno informazioni |
Nominato vescovo | 22 febbraio 1475 da papa Sisto IV |
Consacrazione vescovile | non si hanno informazioni |
Creato Cardinale |
9 marzo 1489 da Innocenzo VIII (vedi) |
Cardinale per | 3 anni, 10 mesi e 26 giorni |
Incarichi ricoperti | |
Collegamenti esterni | |
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Ardicino della Porta juniore (Novara, 1424; † Roma, 4 febbraio 1493) è stato un cardinale e arcivescovo italiano.
Cenni biografici
Nacque a Novara nel 1424, il padre Pietro era figlio di Ardicino (rimasto vedovo, Ardicino era entrato nello stato ecclesiastico e divenne cardinale nel concistoro del 24 maggio 1426), la madre era una Visconti.
Formazione e carriera ecclesiastica
Compì studi giuridici, addottorandosi in utroque iure, abbracciò la carriera ecclesiastica, divenendo vicario dell'arcivescovo di Firenze, mons. Giovanni Neroni Diotisalvi[1], il quale nel 1466 fuggì dalla città, essendo compromesso nella congiura contro Piero il Gottoso[2].
In seguito fu legato pontificio presso Federico III d'Asburgo e Mattia Corvino, re d'Ungheria per incoraggiarli a partecipare ad una crociata contro l'Impero ottomano.
Episcopato
Nel 1475, fu eletto vescovo di Aleria in Corsica, incarico che occupò fino alla morte. Continuò a servire come un datario apostolico sotto il pontificato di Sisto IV. Fu governatore di Norcia, Terni, Perugia e Città di Castello. Papa Innocenzo VIII gli diede l'incarico di gestire i rapporti con ambasciatori presso la Santa Sede.
Cardinalato
Nel concistoro del 9 marzo 1489, papa Innocenzo VIII lo creò cardinale. Ricevette il galero cinque giorni dopo e il titolo cardinalizio dei Santi Giovanni e Paolo il 23 marzo seguente. Nel 1489 divenne amministratore apostolico della sede metropolitana di Olomouc, incarico che ricoprì fino al 1492.
Nel giugno del 1491 dette corso ad una decisione che aveva in animo di prendere già da qualche tempo. Fin dal 1484-85 egli aveva espresso al papa il suo desiderio di darsi alla vita monastica e ne aveva finalmente ottenuto licenza oralmente nell'aprile, ricevendone poi anche conferma scritta.
Il 10 giugno di quell'anno chiamò a sé tutta la famiglia e consegnò a un fratello una cartula, in cui erano espresse le sue volontà riguardo ai suoi beni materiali, destinati ai convocati. Convinto di non poter raggiungere la salvezza continuando nella sua vita precedente, volle farsi monaco. Sembra fosse diretto nel convento di Monteoliveto. Era appena giunto a Ronciglione quando inviava al papa, il 12 giugno, una lettera in cui ancora sosteneva, perorava e difendeva le sue tesi, in quanto il Sacro Collegio aveva fatto opposizione all'abbandono da parte sua della dignità cardinalizia e che il papa aveva, quindi, receduto dalle decisioni già prese. Nella lettera riepilogava le vicende avvenute prima della sua partenza, enumerava quanti lo avevano preceduto nel rifiuto delle dignità papali, cardinalizie e vescovili, sostenendo che ai cardinali per così dire dimissionari non era stato necessario il permesso del Sacro Collegio, ma soltanto quello del papa. Concludeva con umilissime e fervidissime preghiere per ottenere quanto desiderava. Probabilmente tornò direttamente a Roma, senza nemmeno aver raggiunto la sua destinazione. Era comunque nell'Urbe il 18 seguente.
Avendo evidentemente accettato di conservare la dignità cardinalizia, nel marzo del 1492 accolse il cardinale Giovanni de' Medici al suo arrivo a Roma e gli rese visita poco dopo in occasione della morte del padre. Nel conclave che seguì alla morte di Innocenzo VIII il Della Porta, che Stefano Infessura[3]definì uomo dottissimo, pervenuto al cardinalato propter virtutem et benemerituni, fu uno dei candidati papabili. L'oratore estense, ritenendo che i voti di Giuliano della Rovere sarebbero in breve confluiti in suo favore, sosteneva che la sua elezione era desiderata da tutti per la somma bontà sua. Fu poi uno dei fautori di Ascanio Sforza, dal quale fu infine indotto a votare per il Borgia.
Alessandro VI subito dopo la sua incoronazione gli manifestò la sua gratitudine, concedendogli vita natural durante per singularia merita, non altrimenti specificati, verso il pontefice stesso e verso la Santa Sede, l'oppidum di san Lorenzo (Poggio San Lorenzo) e il castrum Griptarum con tutte le loro pertinenze e creandolo abate commendatario del monastero benedettino di san Martino nella diocesi di Giavasino (Györ) in Ungheria. Il 22 giugno di quell'anno rinunciò all'amministrazione del monastero di san Silano di Romagnano, nella diocesi di Novara.
Morte
Poco dopo l'elezione pontificia si ammalò e, rimasto infermo per cinque mesi, finiva i suoi giorni a Roma il 4 febbraio 1493.
Successione degli incarichi
Predecessore: | Vescovo di Aleria | Successore: | ![]() |
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Giovanni Andrea Bussi[4] | 22 febbraio 1475 - 4 febbraio 1493 | Girolamo Pallavicini[5] |
Predecessore: | Datario di Sua Santità | Successore: | ![]() |
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Giovanni Battista Cybo | 7 maggio 1473 - 1º agosto 1484 | Antonio Pallavicini Gentili |
Predecessore: | Cardinale presbitero dei Santi Giovanni e Paolo | Successore: | ![]() |
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Philibert Hugonet | 23 marzo 1489 - 4 febbraio 1493 | Giovanni Battista Orsini |
Predecessore: | Amministratore apostolico di Olomouc | Successore: | ![]() |
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János Vitéz[6], O.F.M. | 3 giugno 1489 - 4 febbraio 1492 | Juan de Borja Llançol de Romaní |
Note | |
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Bibliografia | |
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- Vescovi di Aleria
- Datari apostolici
- Cardinali presbiteri dei Santi Giovanni e Paolo
- Amministratori apostolici di Olomouc
- Vescovi consacrati nel XV secolo
- Vescovi italiani del XV secolo
- Italiani del XV secolo
- Vescovi del XV secolo
- Vescovi per nome
- Vescovi consacrati da Innocenzo VIII
- Concistoro 9 marzo 1489
- Cardinali italiani del XV secolo
- Cardinali del XV secolo
- Cardinali per nome
- Cardinali creati da Innocenzo VIII
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