Basilica dei Santi Bonifacio e Alessio all'Aventino (Roma)
Basilica dei Santi Bonifacio e Alessio all'Aventino | |
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Roma, Basilica dei Santi Bonifacio e Alessio all'Aventino | |
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | Roma |
Diocesi | Roma Vicariatus Urbis |
Religione | Cattolica |
Indirizzo | Piazza Sant'Alessio, 23 00153 Roma (RM) |
Telefono | +39 06 5743446 |
Fax | +39 06 5743446 |
Posta elettronica | santalessiocrs@gmail.com |
Sito web | |
Proprietà | Chierici Regolari di Somasca (Somaschi), Fondo Edifici di Culto (Stato Italiano) |
Oggetto tipo | Chiesa |
Oggetto qualificazione | basilicale |
Dedicazione | San Bonifacio di Tarso Sant'Alessio di Roma |
Sigla Ordine qualificante | C.R.S. |
Data fondazione | V secolo, fine |
Architetti |
Giovanni Battista Nolli (progetto di ampliamento del complesso) |
Stile architettonico | romanico, rinascimentale, neoclassico |
Inizio della costruzione | 1217 |
Completamento | 1860 |
Pianta | Croce commissa |
Altezza Massima | 19 m |
Larghezza Massima | 23 m |
Lunghezza Massima | 50 m |
Coordinate geografiche | |
Roma | |
La Basilica di Santi Bonifacio e Alessio all'Aventino è una chiesa di Roma, che sorge sulla piazza omonima, situata nel centro storico della città, nel rione Ripa.
Storia
Chiesa primitiva
La chiesa, edificata probabilmente alla fine del V secolo, era originariamente dedicata al solo san Bonifacio di Tarso.
Il Liber Pontificalis attesta che la chiesa era divenuta diaconia già nell'VIII secolo, sotto il pontificato di Leone III (795 - 816).
Nel 936, i religiosi, che officiavano la chiesa, ottennero da Alberico II di Spoleto (912 ca. – 954), governatore di Roma dal 930 al 954, alcune case adiacenti che, riadattate, formarono il primo nucleo del monastero posto sotto la cura di sant'Oddone di Cluny (878 ca.–942), ispiratore della riforma cluniacense.
Nel 977 la chiesa fu affidata, con l'annesso cenobio, da papa Benedetto VII (974-983) a una comunità di monaci basiliani, rifugiatisi a Roma insieme all'arcivescovo Sergio di Damasco, costretto dai Saraceni a fuggire dalla sua città. "Domicilio di santi" viene definito, da un grande storico, il monastero che s'impose ben presto come centro propulsore di vita cristiana per l'evangelizzazione dell'Europa orientale. Vi dimorò, tra gli altri, anche sant'Adalberto (956 - 997), vescovo di Praga.
Nel 986 l'edificio venne dichiarato basilica[1] e intitolato anche a sant'Alessio, sulla cui casa paterna, secondo la trazione, era stata costruito.
Nell'XI secolo, con lo Scisma d'Oriente, e la rottura dei rapporti tra chiese orientali e occidentali, i monaci di rito bizantino abbandonarono il monastero e furono sostituiti dai benedettini dell'Ordine cluniacense, i quali nel XII secolo restaurarono il cenobio grazie al contributo della famiglia Crescenzi.
Basilica onoriana
Nel 1217, la basilica fu completamente ricostruita per volontà di papa Onorio III (1216-1227), il quale fece porre sotto l'altare maggiore le spoglie dei due santi che vi rimasero fino al 1680. La chiesa onoriana si presentava con tre navate di uguale altezza, separate da muri con finte gallerie e da arcate poggianti su otto colonne per parte.
Nel 1426 il complesso monastico fu affidato agli Eremiti di San Girolamo dell'Osservanza (detti Gerolimini), che lo reggeranno per oltre quattro secoli, ai quali si devono i restauri del 1431.
Nel 1582, i religiosi ristrutturarono ulteriormente la basilica e il chiostro intorno al quale si sviluppa il monastero. Alcuni anni dopo papa Sisto V (1585-1590) elevò la chiesa a titolo cardinalizio
Nella prima metà del XVII secolo, per volontà del cardinale Gianfrancesco Guidi di Bagno (1578 – 1641), la basilica fu restaurata e arricchita di preziosi arredi.
Dal Settecento ad oggi
La forma attuale della basilica e le dimensioni odierne dipendono essenzialmente dai grandi lavori avviati prima dell'anno giubilare del 1750, su progetto di Giovanni Battista Nolli (1701-1756), poi rielaborato da Tommaso De Marchis (1693-1759), che previdero l'ampliamento del monastero e la nuova facciata della chiesa, e che furono finanziati dal cardinale Angelo Maria Querini (1680-1755), vescovo di Brescia.
Ulteriori interventi di restauro furono compiuti tra il 1852 e il 1860, dopo l'arrivo, nel 1846, Chierici Regolari di Somasca (detti Somaschi), ai quali Pio IX (1846-1878) aveva donato la basilica e il monastero.
Nel 1873, la basilica fu espropriata e incamerata dal demanio[2]del Regno d'Italia, successivamente passò in quello della Repubblica italiana, che ancora oggi la gestisce attraverso il Fondo Edifici di Culto (FEC).
La chiesa è oggi luogo sussidiario di culto della parrocchia di Santa Prisca.
Titolo cardinalizio
La chiesa è sede del titolo cardinalizio di Santi Bonifacio e Alessio, istituito da papa Sisto V, il 13 aprile 1587: l'attuale titolare è il cardinale Eusebio Oscar Scheid.
Descrizione
Esterno
Facciata
La basilica è preceduta da un portico (1), che ricalca la struttura medioevale, che presenta sei colonne inserite nei pilastri ed è aperto da cinque archi a tutto sesto di cui quello centrale, leggermente più grande, è sormontato da un timpano. Il piano superiore è articolato da cinque finestre alternate da lesene con capitelli corinzi, sopra al quale corre una balaustra con vasi marmorei. Leggermente arretrata s'intravede la copertura a timpano della chiesa aperta al centro da un oculo e sormontata da una pregevole scultura raffigurante:
- Croce (prima metà del XIII secolo), in pietra intagliata di ambito laziale:[3] l'opera presenta una decorazione a Motivi vegetali sul montante e la traversa, mentre alla base è raffigurato un Leone
All'interno del portico si notano:
- al centro, Portale d'accesso alla basilica (1216-1227), in marmo e mosaico dei Cosmati: l'opera del tempo di Onorio III è decorata con Motivi geometrici e vegetali.[4]
- a sinistra, Portale d'ingresso al convento (3)
- a destra, Statua di papa Benedetto XIII (1752), in stucco di ambito romano (2): l'opera venne eretta per volontà del cardinale Angelo Maria Querini per celebrare il completamento dei lavori di restauro.
Campanile
A destra della basilica si eleva il campanile romanico, costruito per volontà di papa Onorio III, che si articola in cinque ordini, dei quali gli ultimi tre sono aperti da doppie bifore a colonnine. Alla base nel 2019 è stato rinvenuto, in un intercapedine, uno splendido dipinto murale raffigurante:
- Sant'Alessio di Roma e Gesù Cristo pellegrino (metà del XII secolo), affresco di ambito romano: l'opera occupava la parete della controfacciata della basilica primitiva.[5]
Interno
L'interno, cui si accede per un portale cosmatesco del XIII secolo, presenta una pianta a croce commissa divisa in tre navate da massici pilastri ornati da paraste binate corinzie, sui quali si imposta la copertura con volta a botte.
La decorazione della volta della navata centrale venne realizzata nel XIX secolo da Michele Ottaviani: quella dell'abside e dei pennacchi della crociera è di Carlo Gavardini (1811-1869).
Lungo la navata sinistra, di notevole interesse storico-artistico, si notano:
- all'inizio della navata, nella cappella dedicata a sant'Alessio (8), si conservano:
- Mostra d'altare con Statua giacente e scala di sant'Alessio (terzo quarto del XVIII secolo), in stucco e legno, di Andrea Bergondi:[6] l'opera è costituita da una statua in gesso raffigurante il Santo morente e un reliquiario monumentale, in vetro e legno dorato, che contiene la scala lignea sotto il quale visse e morì sant'Alessio, disposto in diagonale tra quattro colonne di spoglio in granito con capitelli corinzi.
- alla prima campata, Monumento funebre di Cesare Fanti (1867 ca.), in marmo di ambito romano (9),[7] proveniente dalla Chiesa di Santa Lucia alle Botteghe Oscure o dei Ginnasi, demolita nel 1938-1941.
- alla terza campata,
- in alto, San Girolamo Emiliani presenta gli orfani a Maria Vergine (prima metà del XVIII secolo), olio su tela di Jean-François de Troy, proveniente dalla demolita Chiesa di San Nicola dei Cesarini, appartenuta ai Somaschi;
- in basso, Monumento funebre di Domenico Savarè (1895), in marmo di ambito romano (11).
- tra il secondo e terzo pilastro, Pozzo ottagonale (10), tradizionalmente ritenuto della casa paterna di sant'Alessio.
- alla quarta campata, pala d'altare con San Girolamo e santa Paola Romana (XVII secolo), olio su tela di ambito romano (12).[8]
- alla quinta campata, San Girolamo Emiliani in preghiera (XX secolo), olio su tela di ambito romano (13): l'opera è una copia di un dipinto di Pietro Gagliardi.
- al termine della navata, nel passaggio tra questa e il transetto, alla parete destra, è collocato:
- Monumento funebre di Giuseppe Brivio (metà del XV secolo), in marmo di ambito romano (14): l'umanista e letterato, autore del poema La Leggenda di Sant'Alessio. Nell'epigrafe, posta sotto la tomba, si legge:
« | O caro Giuseppe Brivio, che sempre hai amato la poesia, accogli ora questi versi degni della tua tomba. Tu che ti sei esercitato negli studi sacri hai ottenuto insigni riconoscimenti. Per questo motivo intendo insistere su altre tue lodi, queste: il fatto che sempre, fin dai più teneri anni, hai conservato il dono, mai scalfito, della tua castità e non hai seguito quei falsi valori che solo costituiscono il pascolo dei mortali. Ma ora più di questo desidero che tu riposi in una placida pace, quella vera e buona che sola giova ai defunti e che da te, mentre vivevi, sempre fu desiderata: la vita, pace e riposo. E quando qualcuno leggerà questi versi, preghi allora per te, perché Dio sia clemente alla tua anima. Morto a Roma il 22 agosto nell'Anno del Signore 1457. Visse 79 anni. » |
Cappella di San Girolamo Emiliani
Nel terminale del transetto sinistro è posta la Cappella di San Girolamo Emiliani (17), che nel XVII secolo era la cappella della famiglia Guidi di Bagno, fatta realizzare dal cardinale Gianfrancesco, restaurata nel XVIII secolo da Carlo Murena, e soltanto nel 1850 dedicata al Santo fondatore dei Somaschi. All'interno è visibile:
- all'altare, pala con San Girolamo Emiliani presenta un orfano alla Madonna (1857), olio su tela di Carlo Gavardini.
Presbiterio e abside
Nel presbiterio, sopraelevato di alcuni gradini, si possono ammirare:
- al centro, Ciborio a cupola (1750 ca.), sorretto da colonne di marmo greco e realizzato da Tommaso De Marchis.
- nel pavimento, tra il ciborio e l'abside, sono inserite alcune sepolture (16):
- Tomba di Lope de Olmedo (1433), in marmo di ambito romano: generale che propose la riforma dell'Ordine e compose una nuova regola basandosi sugli scritti di san Girolamo;
- Tomba del cardinale Giovanni Vincenzo Gonzaga (1591), in marmo di ambito romano: il prelato fu il primo titolare della basilica;
- Tomba del marchese Fabrizio Guidi di Bagno (1639), in marmo di ambito romano: questi era il padre del cardinale Gianfrancesco.
- nell'abside (20), inserite al centro del coro ligneo, Due colonnine (XIII secolo), in marmo intarsiato, dei Cosmati:[9][10] quella a spirale di destra è firmata da Jacopo di Lorenzo di Cosma, il quale dichiara di averne scolpite diciannove con relativi capitelli:
« | + Iacobus Laurentii fecit has decem et novem columnas cum capitellis suis. » |
Cappella della Madonna
Nel terminale del transetto destro è posta la Cappella della Madonna (18), detta anche Cappella di Carlo IV, perché il re di Spagna la fece decorare nel 1814 durante il periodo di permanenza nel convento all'epoca del suo esilio romano. Nell'ambiente, costruito dall'abate Angelo Porro nel 1674, è custodita:
- all'altare, Madonna avvocata detta anche Madonna dell'Intercessione o di sant'Alessio (XIII secolo), tempera su tela applicata su una tavola di ambito romano:[11] l'opera si riteneva che fosse la stessa che il santo aveva venerato già ad Edessa dove si era recato per abbandonare le ricchezze della casa paterna e vivere in povertà. L'icona, secondo la tradizione, sarebbe stata dipinta a Bisanzio e poi trasportata a Roma nell'XI secolo dall'arcivescovo Sergio di Damasco, mentre gli studiosi ritengono che fu eseguita da un pittore romano nel XIII secolo.
Sul pavimento antistante la cappella è inserita:
- Tomba di Pietro Savelli (1288), in marmo di ambito romano (19).[12]
Lungo la navata sinistra, di notevole interesse storico-artistico, si notano:
- all'inizio della navata, nella nicchia ricavata tra la parete laterale e la controfacciata:
- Monumento funebre del cardinale Metello Bichi (1619), in marmi policromi di ambito romano. (4): il prelato fu titolare della basilica dal 1611.
- alla terza campata, Monumento funebre del pittore Antonio Mancini (1930), in marmi policromi, progettato da Antonio Muñoz (5).
- alla quarta campata, Cappella del SS. Crocifisso (6), dove è custodita:
- all'altare, pala con Gesù Cristo crocifisso (XVIII secolo), olio su tela di ambito romano.
- alla quinta campata, Monumento funebre di Eleonora Boncompagni Borghese (1702-1704 ca.), in marmi policromi, eseguito da Andrea Fucigna su disegno di Giovan Battista Contini (7): la tomba fu qui trasferita nel 1936 dalla demolita Chiesa di Santa Lucia dei Ginnasi.[13]
Cripta
Per due scale, poste ai lati del presbiterio, si accede alla sottostante cripta romanica (21), risalente all'XI secolo, con un altare a baldacchino che contiene le reliquie di san Tommaso Becket, arcivescovo di Canterbury, e con le pareti decorate con dipinti murali ad affresco, di ambito romano, raffiguranti:
- Agnello di Dio e simboli degli evangelisti (XII secolo);
- dietro l'altare, entro la piccola abside, Madonna con Gesù Bambino e due santi (XIII secolo): le due figure di santi sono probabilmente Pietro e Paolo;
- nel perimetro parietale, Santi e sante (XVII secolo).
Note | |
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