Basilica di San Bartolomeo all'Isola (Roma)
Basilica di San Bartolomeo all'Isola | |
Roma, Basilica di San Bartolomeo all'Isola | |
Stato | Italia |
---|---|
Regione | Lazio |
Regione ecclesiastica |
Regione ecclesiastica Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | Roma |
Diocesi |
Roma Vicariatus Urbis |
Religione | Cattolica |
Indirizzo |
Isola Tiberina 22 00186 Roma (RM) |
Telefono | +39 06 6877973 |
Posta elettronica | info@sanbartolomeo.org |
Sito web | Sito ufficiale |
Proprietà | Fondo Edifici di Culto (Stato Italiano) |
Oggetto tipo | Chiesa |
Oggetto qualificazione | basilicale |
Dedicazione | San Bartolomeo apostolo |
Comunità laicale | Comunità di Sant'Egidio |
Comunità laicale | Comunità di Sant'Egidio |
Fondatore | Ottone III di Sassonia |
Data fondazione | 998 |
Architetti |
Martino Longhi il Vecchio (restauro) Martino Longhi il Giovane (facciata) Orazio Torriani (facciata) |
Stile architettonico | barocco |
Inizio della costruzione | 997 |
Completamento | 1865-1868 |
Strutture preesistenti | Tempio romano di Esculapio |
Pianta | basilicale |
Iscrizioni | IN HAC BASILICA REQUIESCIT CORPUS S. BARTHOLOMAEI APOSTOLI |
Note | Luogo memoriale dei "nuovi martiri" del XX secolo |
Coordinate geografiche | |
Roma | |
La Basilica di San Bartolomeo all'Isola è una chiesa di Roma, situata nel centro storico della città, nella parte sud-orientale dell'Isola Tiberina, nel rione Ripa.
Storia
Dalla fondazione al Medioevo
La basilica fu costruita verso la fine del X secolo sulle fondamenta del tempio romano di Esculapio, il dio della medicina, edificato nel III secolo a.C., dove numerosi fedeli e pellegrini si recavano per implorare la propria guarigione, e che costituiva un vero e proprio ospedale: sono state, infatti, ritrovate in questo sito varie iscrizioni che testimoniano di guarigioni miracolose, ex voto e dediche alla divinità.[1]
Nel 997-998,[2] Ottone III di Sassonia (980 – 1002) fece edificare sull'isola una chiesa che volle titolare all'amico sant'Adalberto, monaco benedettino e vescovo di Praga, che fu martirizzato, nel 997, mentre evangelizzava le popolazioni che vivevano all'estremo confine settentrionale dell'Europa cristiana. Lo stesso imperatore stabilì di accogliere nella chiesa da lui fondata i resti di alcuni santi e martiri, tra cui quelli di Paolino da Nola (355-431), di Bartolomeo (I secolo), di Esuperanzio, Sabino, Teodora, Abbondio, Abbondanzio, Marciano e Giovanni.
La dedicazione della basilica, già nel 1088, su alcuni documenti, viene indicata come S. Bartholomeus a Domo Ioanni Cayetani e in un'iscrizione datata 1113, visibile sul portale d'ingresso, si ricorda soltanto la presenza delle spoglie di san Bartolomeo apostolo e di san Paolino da Nola.
L'edificio fu ristrutturato nel 1113 da papa Pasquale II (1099-1118), come documentato dall'iscrizione posta sull'architrave della porta d'ingresso; a quell'epoca risale probabilmente anche il campanile romanico che lo affianca. Successivamente, nel 1180, fu sistemato da Alessandro III (1159-1181) al quale si deve la configurazione tuttora visibile nelle sue linee essenziali.
Dal Cinquecento al Seicento
Nel 1524, San Bartolomeo fu affidata ai Frati Minori dell'Osservanza.
Nel 1557 una disastrosa inondazione danneggiò irreparabilmente la facciata con i suoi mosaici, la navata destra e l'area del presbiterio, distruggendo anche la decorazione pittorica e musiva dell'interno; ne rimane solamente un frammento conservato nella Sala del Mosaico, posta sopra al portico. La chiesa fu quindi temporaneamente abbandonata e le reliquie dei santi trasferite nella Basilica di San Pietro in Vaticano.
L'edifico venne ristrutturato nel 1583-1585, per volontà del cardinale Giulio Antonio Santori (1532-1602), probabilmente da Martino Longhi il Vecchio (1534-1591), che restaurò la facciata, la navata destra e il presbiterio, e costruì un nuovo ciborio in sostituzione di quello medioevale di cui riutilizzò le quattro colonne in porfido, trasferite poi nel 1829 in Vaticano nella Galleria degli Arazzi, e il ritorno delle reliquie di san Bartolomeo dalla Basilica di San Pietro.
Dal 1608 al 1621, Antonio Carracci (1589-1618), nipote di Annibale, su commissione del cardinale Michelangelo Tonti (1566-1622) realizzò l'apparato decorativo di quattro delle sei cappelle laterali della chiesa.
Nel 1623-1624, durante il pontificato di Urbano VIII (1623-1644), la chiesa venne profondamente rinnovata con la realizzazione della nuova facciata e del soffitto ligneo per volontà del cardinale Gabriel Trejo Paniagua (1562-1630).
Il cardinal nepote Francesco Barberini (1597-1679) finanziò nel 1638 la costruzione dell'edificio conventuale a sinistra del prospetto,[3] più tardi trasformato in ospizio per gli ebrei, vecchi o poveri, del vicino Ghetto.
Dal Settecento ad oggi
Ulteriori restauri della basilica furono eseguiti nel 1739, su commissione del cardinale Juan Álvaro Cienfuegos Villazón (1657-1739), che promosse e finanziò la sistemazione delle balaustre di accesso alle cappelle, il pavimento e l'apparato decorativo a stucco della navata centrale.
Durante il XVIII secolo alcune importanti istituzioni religiose si insediarono in S. Bartolomeo tra cui la "Confraternita dei Devoti di Gesù al Calvario e di Maria SS. Addolorata", detta dei Sacconi Rossi per il caratteristico abito usato durante le processioni, fondata nel 1760, i cui membri si incaricavano di raccogliere i cadaveri abbandonati e in particolare quelli degli annegati nel Tevere, seppellendoli in un cimitero sotto all'oratorio.
Nel 1798, la chiesa occupata dall'esercito francese venne da questi danneggiata, tanto che, nel 1801, si rese necessario il restauro dell'area presbiteriale.
Papa Pio IX (1846-1878) promosse nel 1865-1868 un'importante campagna di lavori di restauro strutturale e decorativo.
Nel 1873 la chiesa fu espropriata e incamerata dal demanio[4]del Regno d'Italia, successivamente passò in quello della Repubblica italiana, che ancora oggi la gestisce attraverso il Fondo Edifici di Culto (FEC).
Nel 1994, Giovanni Paolo II (1978-2005) ha affidato la Basilica e i locali annessi alla Comunità di Sant'Egidio, e dal 2000 essa è anche dedicata ai "Nuovi Martiri del Novecento". Infatti, a partire dal 1999, in preparazione del Giubileo del 2000, si riunì per due anni negli ambienti adiacenti la chiesa la commissione "Nuovi Martiri", che aveva il compito di indagare sui martiri cristiani del XX secolo. Nell'ottobre del 2002, con una solenne celebrazione ecumenica alla presenza dei cardinali Camillo Ruini (n. 1931), Walter Kasper (n. 1933) e Francis Eugene George (1937–2015), e del patriarca ortodosso Teoctist Arăpașu (1915-2007), è stata posta sull'altare maggiore un'icona dedicata ai Nuovi Martiri e dei testimoni della fede del XX secolo; altre memorie di santi e martiri sono custodite nelle cappelle laterali, ognuna dedicata ad una situazione storica o geografica particolare.
La chiesa è luogo sussidiario di culto della parrocchia di Santa Maria in Portico in Campitelli.
Titolo cardinalizio
La chiesa è sede del titolo cardinalizio di San Bartolomeo all'Isola, istituito da papa Leone X, il 6 luglio 1517: l'attuale titolare è il cardinale Blase Joseph Cupich.
Descrizione
Esterno
Facciata
La facciata, costruita nel 1624-1625 su disegno di Martino Longhi il Giovane (1602-1660) - oppure, secondo altri studiosi, per opera dell'architetto Orazio Torriani (1578-1657) - presenta schemi cinquecenteschi arricchiti da elementi barocchi.
È divisa in due ordini con la parte centrale rientrante: l'inferiore è costituito da tre arcate a tutto sesto - tra i quali è posta una cancellata in ferro - separate da due grandi nicchie tra colonne di granito del portico. L'ordine superiore, articolato da arcate e nicchie, paraste e finestre, era limitato in origine alla parte corrispondente alle tre finestre centrali e due grandi volute raccordavano il timpano all'ordine inferiore. Nel XVIII secolo, furono aggiunte le laterali sormontate dalle piccole volute.
Nella cornice della trabeazione inferiore figura un'iscrizione latina, nella quale si legge:
(LA) | (IT) | ||||
« | IN HAC BASILICA REQUIESCIT CORPUS S. BARTHOLOMAEI APOSTOLI » | « | In questa basilica riposa il corpo dell'apostolo S. Bartolomeo » |
Portico
Nel portico sono raccolti, nella parete sinistra, alcuni frammenti del XII secolo, probabilmente resti delle trabeazioni dei portali dell'edificio originario.
Il portale marmoreo riporta incise due iscrizioni; quella sul margine interno della trabeazione segnala la presenza nella chiesa dei corpi di san Paolino e san Bartolomeo:
(LA) | (IT) | ||||
« | +QV[a]E DOMUS ISTA GERIT SI PIGNERA NOSCERE QU[a]ERIS.CORPORA PAVLINI SINT CREDAS BARTHOLOM[a]EI » | « | Se desideri conoscere le testimonianze che questa casa contiene, sappi che sono i corpi di san Paolino e di san Bartolomeo » |
L'altra epigrafe, in metrica, ricorda i restauri eseguiti nel 1113, al tempo di papa Pasquale II, e il trasferimento dei corpi dei santi ad opera di Ottone III:
(LA) | (IT) | ||||
« | TERTIVS ISTORVM REX TRANSTVLIT OTTO PIORUM CORPORA - QVIS DOMUS HAEC SIC REDIMITA VIGET - ANNO D[omi]NIC[ae] INC[arnationis] MILL[eno] CXIII IND[ictione] VII M[ensis] AP[ri]L[is] D[ies] IIII T[em]P[o]RE P[a]SC[a]L[is] II P[a]P[ae] » | « | Il re Ottone III trasferì i corpi di questi santi - per i quali questa casa così coronata fiorisce - nell'anno dell'incarnazione del Signore 1113, VII indizione, il 4 del mese di aprile al tempo di papa Pasquale II » |
Inoltre, sotto il portico si conserva una targa marmorea che indica il livello raggiunto dalle acque del fiume Tevere nell'alluvione del 1937.
Campanile
A sinistra della facciata, si erge lo splendido campanile quadrangolare, costruito nel 1113, aperto da bifore nell'ordine inferiore e trifore nei due superiori.
Interno
L'interno, a pianta basilicale, diviso in tre navate da due file di sette colonne di materiali e origini diverse, databili al I-II secolo d.C. e forse in parte provenienti dal portico dell'antico tempio di Esculapio; le basi e i fusti sono originali, mentre i capitelli in stucco risalgono al restauro settecentesco. L'edificio presenta tre cappelle per lato, l'abside e il transetto fortemente rialzati. L'attuale pavimento risale al 1739, quando venne sostituito quello realizzato nel XII secolo di tipo cosmatesco, del quale rimangono solo tre frammenti.
L'aula liturgia è coperta da un soffitto ligneo a cassettoni, messo in opera nel 1624 e restaurato nel 1865, che nei riquadri maggiori presenta tre dipinti murali ad affresco eseguiti nel 1862-1865 da Bonaventura Loffredo raffiguranti:
- San Francesco d'Assisi riceve le stimmate;
- San Bartolomeo si rifiuta di adorare le divinità romane;
- Assunzione di Maria.
Lungo la navata sinistra si aprono tre cappelle, a pianta rettangolare:
- nella prima cappella, dedicata a sant'Antonio da Padova, inizialmente decorata da Antonio Carracci, ma notevolmente rimaneggiata nel XIX secolo, sono ricordati i martiri dell'Africa e del Madagascar.
- nella seconda cappella, dedicata alla Madonna della Pace, che è forse la prima opera realizzata nel 1609-1610 da Antonio Carracci su richiesta del cardinale Michelangelo Tonti, sono ricordati i nuovi martiri dell'Europa.
- nella terza cappella, dedicata al Santissimo Crocifisso, anch'essa decorata da Antonio Carracci nel 1610-1611, sono ricordati i martiri del nazismo.
Cappella di Sant'Adalberto di Praga
Dal transetto sinistro si entra in un ambiente, dove era posta l'antica sacrestia che divenne alla metà del XVI secolo, per volontà di Giulio III (1550 - 1555), una cappella dedicata dapprima a san Paolino di Nola e attualmente a sant'Adalberto di Praga, dove è custodito:
- all'altare, Assunzione di Maria con san Paolino di Nola, sant'Adalberto di Praga, sant'Esuperanzio e san Marcello (1665), olio su tela di ambito romano: le reliquie dei santi raffigurati nell'opera erano state collocate qui nel 1601 e - ad eccezione di quelle di san Paolino, traslate nel 1909 a Nola - sono tuttora conservate nella cappella.
Durante il pontificato di Giulio III, la cappella divenne - e lo rimase fino al 1846 - la sede della Confraternita dei Molinari sotto la protezione di san Paolino;[5] alle pareti è decorata con scene e figure attinenti all'attività molitoria.[6]
Da una porta sulla parete destra si accede all'attuale sacrestia.
Presbiterio e abside
Al centro della scalinata, che conduce al presbiterio, è inserito l'elemento più singolare della chiesa:
- Vera di pozzo (XIII secolo), in marmo, attribuita a Nicola d'Angelo e Pietro Vassalletto: l'opera, ricavata da un rocchio di colonna (ne è riconoscibile la base),[7] presenta:
- decorazione scultorea costituita da quattro figure, a bassorilievo, inserite in piccole edicole divise da colonnine tortili; a partire da quella rivolta verso l'ingresso della chiesa e procedendo in senso antiorario troviamo raffigurati:
- sulla fronte, Gesù Cristo con il libro aperto;
- sul lato destro, Sant'Adalberto di Praga in abiti vescovili con il baculo pastorale ed il libro chiuso;
- sul retro, Ottone III di Sassonia recante nella mano un disco con incisa l'immagine della chiesa primitiva, che era probabilmente più piccola dell'attuale ed aveva una sola navata;
- sul lato sinistro, San Bartolomeo apostolo con il libro aperto e il coltello del suo martirio.
- iscrizione latina, inserita in modo irregolare sullo sfondo delle quattro figure, nella quale si legge:
- decorazione scultorea costituita da quattro figure, a bassorilievo, inserite in piccole edicole divise da colonnine tortili; a partire da quella rivolta verso l'ingresso della chiesa e procedendo in senso antiorario troviamo raffigurati:
(LA) | (IT) | ||||
« | OS PU/TEI S[an]C[t]I / CIRUMDANT / ORBE ROTANTI » | « | I santi in cerchio circondano la bocca del pozzo » |
Sul presbiterio, al centro, è collocato:
- Altare maggiore, in marmo bianco, donato nel 1852 da Pio IX per sostituire quello precedente danneggiato dal crollo della chiesa, avvenuto nel 1557 in seguito ad un'inondazione del Tevere, che trascinò via anche l'antico ciborio medioevale. Sotto la mensa è collocata una vasca romana, in porfido rosso con protome leonina e maniglie in rilievo, che contiene le reliquie di san Bartolomeo, come attestato da un cartiglio con l'iscrizione nella quale si legge:
« | CORPUS SANCTI BARTHOLOMAEI » |
Dietro l'altare, si apre l'abside semicircolare decorata da pregevoli dipinti murali raffiguranti:
- nella parete, al centro, Martirio di san Bartolomeo (1806), affresco di Francesco Manno: questa opera oggi è parzialmente coperta dall'icona del Nuovi Martiri e dei testimoni della fede del XX secolo, tavola dipinta da Renata Sciachì.
- nel catino, Gesù Cristo in gloria e santi (1862 - 1865), affresco di Bonaventura Loffredo.
Cappella di Maria Vergine
Dal transetto destro, preceduta da due leoni stilofori del XII secolo - probabilmente già collocati all'ingresso della chiesa originaria - si accede alla Cappella di Maria Vergine o del Santissimo Sacramento, detta anche Cappella Orsini, famiglia che nel XVII secolo ne assunse il patronato; la sua posizione, non in asse con il resto della basilica, farebbe risalire la sua fondazione all'impianto originario. All'interno si notano:
- all'altare, entro mostra, Madonna con Gesù Bambino in trono e santi (fine del XIII secolo), affresco di ambito romano: il dipinto murale venne scoperto nel 1904.
- alle pareti laterali, ciclo di dipinti murali con Storie della vita di Maria Vergine (prima metà del XVII secolo), affreschi attribuiti a Martino Longhi il Giovane:
- a sinistra, Presentazione di Maria Vergine al Tempio, Nascita di Maria Vergine e Annunciazione;
- a destra, Visitazione, Natività di Gesù e Sposalizio di Maria Vergine.
Inoltre, nella cappella si conservano:
- alla parete sinistra, Palla di cannone (diametro, cm 14) che colpì la chiesa, gremita di fedeli, durante l'assedio francese di Roma nel 1849, senza che alcuno rimanesse ferito: per questo fu ritenuta miracolosa e murata nel punto dove cadde.
- alla parte destra, dietro una grata in ferro, Catino rotondo (X - XI secolo), in bronzo, di bottega araba: la tradizione vuole che sia stato il recipiente, o il relativo coperchio, utilizzato per contenere le reliquie di san Bartolomeo durante il trasporto da Benevento a Roma; venne trafugato da ignoti nel gennaio 1981 e ritrovato nel maggio 1985.
Lungo la navata destra si aprono tre cappelle, a pianta rettangolare:
- nella prima cappella, dedicata a santa Francesca Romana, originariamente dedicata santa Margherita da Cortona, sono ricordati i martiri dell'Asia, dell'Oceania e del Medio Oriente.
- nella seconda cappella, dedicata a san Carlo Borromeo, sono ricordati ricordi i nuovi martiri dell'America. Nell'ambiente sono conservate alcune opere, eseguite nel 1612-1614 da Antonio Carracci, raffiguranti:
- all'altare, pala con San Carlo Borromeo in adorazione del crocifisso, olio su tela.
- alle pareti laterali, Storie della vita di san Carlo Borromeo, affreschi.
- nella terza cappella di San Francesco d'Assisi, originariamente dedicata san Bonaventura, sono ricordati i martiri del comunismo. Nell'ambiente sono collocate alcune opere, realizzate nel 1796 da Domenico Antonio Fiorentini raffiguranti:
- all'altare, pala con San Francesco d'Assisi e san Bonaventura da Bagnoregio, olio su tela.
- alle pareti laterali, Storie della vita di san Francesco d'Assisi, affreschi.
Cripta
Dal giardino adiacente al lato sinistro della chiesa si scende alla cripta, in origine accessibile dalla navata attraverso due rampe di scale.
Nella cripta, crollata durante la piena del 1557 insieme all'abside soprastante e finita di restaurare nel 1975, si può riconoscere l'antica pianta a navatelle con volte a crociera sostenute da da due file di tre colonnine; due capitelli, originari dell'antica basilica, sono decorati con l'Aquila imperiale coronata, simbolo di Ottone III di Sassonia. In un piccolo ambiente si trovano una lapide romana, utilizzata come architrave, e due pietre tombali settecentesche.
Memoriale dei "Nuovi Martiri"
Dal 2000 la Basilica, per volontà di Giovanni Paolo II, ha la funzione di memoriale dei "Nuovi Martiri". Lo stesso pontefice, dopo aver istituito un'apposita commissione, che ha raccolto oltre 12.000 documenti sulle storie dei santi e martiri dell'epoca contemporanea, il 12 ottobre 2002 con una cerimonia solenne ha fatto collocare sull'altare l'icona dei Nuovi Martiri e dei testimoni della fede del XX secolo.
Nelle sei cappelle laterali sono custodite le reliquie dei nuovi santi e martiri divisi per provenienza geografica.[8]
Nelle tre cappelle della navata sinistra sono ricordati:
- nella prima cappella, dedicata a sant'Antonio da Padova, sono conservate le reliquie dei Martiri in Africa e nel Madagascar:
- Catechismo e corona del rosario di Lucia Pulici, Olga Raschietti e Bernadetta Poggian, missionarie saveriane, uccise a Kamenge (Burundi) nel 2014;
- Croce della beata Leonella Sgorbati, italiana, infermiera missionaria della Consolata, uccisa nel 2006 a Mogadiscio, Somalia;
- Bibbia di Floribert Bwana-Chui, giovane laico congolese della Comunità di Sant'Egidio, ucciso a Goma (Congo) nel 2007;
- Lettera del beato Christian de Chergé, presbitero e monaco trappista francese, ucciso nel 1996 a Tibihirine in Algeria, assieme a sei suoi confratelli;
- Bibbia di Evariste Kagorara, giovane tutsi del Ruanda, ucciso nel 1994 a Kigali;
- nella seconda cappella, dedicata alla Madonna della Pace, sono conservate le reliquie dei Martiri in Europa:
- Croce pettorale di Josep Maria Noguer i Tarafa, presbitero spagnolo, ucciso nel 1936, durante la guerra civile;
- Breviario del servo di Dio Jacques Hamel, presbitero francese, ucciso a Saint-Etienne-du-Rouvray, in Francia, nel 2016;
- Memoria del beato Zeferino Giménez Malla, laico spagnolo, ucciso nel 1936, durante la guerra civile;
- Breviario di san Pedro Poveda Castroverde, presbitero spagnolo, ucciso a Madrid nel 1936, durante la guerra civile;
- Crocifisso mutilato, recuperato nella Chiesa di San Martì de Palafrugell (Catalogna), incendiata durante la guerra givile in Spagna (1936-1939);
- Croce e stola del beato Giuseppe Puglisi (1937-1993), presbitero italiano, ucciso a Palermo nel 1993.
- nella terza cappella, dedicata al Santissimo Crocifisso, sono conservate le reliquie dei Martiri del nazismo:
- Lettera del beato Franz Jägerstätter, giovane contadino austriaco, ucciso a Berlino nel 1943;
- Custodia per ostie della moglie di Eugen Bolz, politico tedesco, ucciso a Berlino nel 1945;
- Lettera di Paul Schneider, pastore evangelico tedesco, ucciso a Buchenwald nel 1939;
- Pietra lanciata contro la residenza di mons. Johannes Baptista Sproll, vescovo tedesco, esiliato a causa della sua opposizione al nazismo;
- Lettera di Heinrich Ruster (1884-1942), laico e scrittore tedesco, ucciso a Sachsenhausen nel 1942;
- Reliquia e libro di preghiere di san Massimiliano Maria Kolbe, presbitero e frate francescano polacco, ucciso ad Auschwitz nel 1941;
- Lettera del beato Stanislao Starowieyski, laico polacco, morto a Dachau nel 1941;
- Croce della beata Maria Restituta Kafka, religiosa ceca delle Suore francescane della carità cristiana, uccisa a Vienna nel 1943;
- Icona di Omeljan Kovč, († ), presbitero ucraino ucciso a Majdanek nel 1944.
Nelle tre cappelle della navata destra sono ricordati:
- nella prima cappella, dedicata a santa Francesca Romana, sono conservate le reliquie dei Martiri in Asia, Oceania e Medio Oriente:
- Colomba lignea, proveniente dall'iconostasi di un'antica chiesa di Aleppo, in Siria, bombardata durante l'assedio della città nel 2012;
- Quaderno di Abish Masih, bambino pakistano, ucciso nell'attentato alla chiesa cattolica di Yohannabad nel 2015;
- Memoria del genocidio degli Armeni avvenuto nel 1915;
- Fascia, medaglia con la croce e bastone della Malanesian Brotherhood, appartenuti ai tre confratelli anglicani Patteson Gatu, Alfred Hill e Robin Lindsay, uccisi nel 2003;
- Calice e patena di don Andrea Santoro, presbitero e missionario italiano, ucciso a Trebisonda, in Turchia, nel 2006;
- Frammento dell'altare di fortuna usato dal servo di Dio Joseph Chmar Salas, vescovo cambogiano, morto nel 1977;
- Bibbia del servo di Dio Shahbaz Bhatti, politico pakistano, ucciso a Islamabad nel 2011.
- nella seconda cappella, dedicata a san Carlo Borromeo, sono conservate le reliquie dei Martiri in America:
- Sandalo, calice e ampolla con terra dei beati Michal Tomaszek e Zbigniew Strzalkowski, presbiteri e missionari francescani polacchi, uccisi a Pariacoto, in Perù, nel 1991;
- Fascia del beato Enrique Angelelli, vescovo argentino, ucciso nel 1976;
- Croce pettorale di Alejandro Labaka, vescovo spagnolo e missionario cappuccino, ucciso in Ecuador nel 1987;
- Messale di sant'Óscar Romero, arcivescovo salvadoregno, ucciso a San Salvador nel 1980;
- Baculo pastorale di Juan Jesús Posadas Ocampo, cardinale e arcivescovo messicano, ucciso a Guadalajara nel 1993.
- nella terza cappella, dedicata a san Francesco d'Assisi, sono conservate le reliquie dei Martiri del comunismo:
- Pisside appartenuta da alcuni presbiteri albanesi, per la celebrazione nascosta dell'Eucaristia nel carcere di Scutari, durante il regime comunista;
- Croce distribuita clandestinamente in Albania, dopo il divieto da parte del regime, nel 1967, di qualsiasi manifestazione di culto religioso;
- Corona del rosario e diskos di Aleksandr Men', presbitero ortodosso russo, ucciso nel 1990;
- Scapolare di Sofiàn Boghiu, monaco rumeno, morto nel 2002;
- Reliquia del beato Jerzy Popiełuszko, presbitero polacco, ucciso nel 1984.
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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