Basilica di San Bartolomeo all'Isola (Roma)

Da Cathopedia, l'enciclopedia cattolica.
100%Decrease text sizeStandard text sizeIncrease text size
Share/Save/Bookmark
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
1leftarrow.png Voce principale: Chiese di Roma.
Basilica di San Bartolomeo all'Isola
Roma-san bartolomeo all'isola.jpg
Roma, Basilica di San Bartolomeo all'Isola
Stato bandiera Italia
Regione bandiera Lazio
Regione ecclesiastica
Regione ecclesiastica Lazio
Provincia Roma
Comune Stemma Roma
Diocesi Roma
Vicariatus Urbis
Religione Cattolica
Indirizzo Isola Tiberina 22
00186 Roma (RM)
Telefono +39 06 6877973
Posta elettronica info@sanbartolomeo.org
Sito web Sito ufficiale
Proprietà Fondo Edifici di Culto (Stato Italiano)
Oggetto tipo Chiesa
Oggetto qualificazione basilicale
Dedicazione San Bartolomeo apostolo
Comunità laicale Comunità di Sant'Egidio
Comunità laicale Comunità di Sant'Egidio
Fondatore Ottone III di Sassonia
Data fondazione 998
Architetti Martino Longhi il Vecchio (restauro)
Martino Longhi il Giovane (facciata)
Orazio Torriani (facciata)
Stile architettonico barocco
Inizio della costruzione 997
Completamento 1865-1868
Strutture preesistenti Tempio romano di Esculapio
Pianta basilicale
Iscrizioni IN HAC BASILICA REQUIESCIT CORPUS S. BARTHOLOMAEI APOSTOLI
Note Luogo memoriale dei "nuovi martiri" del XX secolo
Coordinate geografiche
41°53′25″N 12°28′42″E / 41.890278, 12.478333 Stemma Roma
Mappa di localizzazione New: Roma
Basilica di S. Bartolomeo
Basilica di S. Bartolomeo
Basilica di S. Pietro
Basilica di S. Pietro
Basilica di S. Giovanni in Laterano
Basilica di S. Giovanni in Laterano

La Basilica di San Bartolomeo all'Isola è una chiesa di Roma, situata nel centro storico della città, nella parte sud-orientale dell'Isola Tiberina, nel rione Ripa.

Storia

Basilica di San Bartolomeo all'Isola (interno)

Dalla fondazione al Medioevo

La basilica fu costruita verso la fine del X secolo sulle fondamenta del tempio romano di Esculapio, il dio della medicina, edificato nel III secolo a.C., dove numerosi fedeli e pellegrini si recavano per implorare la propria guarigione, e che costituiva un vero e proprio ospedale: sono state, infatti, ritrovate in questo sito varie iscrizioni che testimoniano di guarigioni miracolose, ex voto e dediche alla divinità.[1]

Nel 997-998,[2] Ottone III di Sassonia (9801002) fece edificare sull'isola una chiesa che volle titolare all'amico sant'Adalberto, monaco benedettino e vescovo di Praga, che fu martirizzato, nel 997, mentre evangelizzava le popolazioni che vivevano all'estremo confine settentrionale dell'Europa cristiana. Lo stesso imperatore stabilì di accogliere nella chiesa da lui fondata i resti di alcuni santi e martiri, tra cui quelli di Paolino da Nola (355-431), di Bartolomeo (I secolo), di Esuperanzio, Sabino, Teodora, Abbondio, Abbondanzio, Marciano e Giovanni.

La dedicazione della basilica, già nel 1088, su alcuni documenti, viene indicata come S. Bartholomeus a Domo Ioanni Cayetani e in un'iscrizione datata 1113, visibile sul portale d'ingresso, si ricorda soltanto la presenza delle spoglie di san Bartolomeo apostolo e di san Paolino da Nola.

L'edificio fu ristrutturato nel 1113 da papa Pasquale II (1099-1118), come documentato dall'iscrizione posta sull'architrave della porta d'ingresso; a quell'epoca risale probabilmente anche il campanile romanico che lo affianca. Successivamente, nel 1180, fu sistemato da Alessandro III (1159-1181) al quale si deve la configurazione tuttora visibile nelle sue linee essenziali.

Dal Cinquecento al Seicento

Nel 1524, San Bartolomeo fu affidata ai Frati Minori dell'Osservanza.

Nel 1557 una disastrosa inondazione danneggiò irreparabilmente la facciata con i suoi mosaici, la navata destra e l'area del presbiterio, distruggendo anche la decorazione pittorica e musiva dell'interno; ne rimane solamente un frammento conservato nella Sala del Mosaico, posta sopra al portico. La chiesa fu quindi temporaneamente abbandonata e le reliquie dei santi trasferite nella Basilica di San Pietro in Vaticano.

L'edifico venne ristrutturato nel 1583-1585, per volontà del cardinale Giulio Antonio Santori (1532-1602), probabilmente da Martino Longhi il Vecchio (1534-1591), che restaurò la facciata, la navata destra e il presbiterio, e costruì un nuovo ciborio in sostituzione di quello medioevale di cui riutilizzò le quattro colonne in porfido, trasferite poi nel 1829 in Vaticano nella Galleria degli Arazzi, e il ritorno delle reliquie di san Bartolomeo dalla Basilica di San Pietro.

Dal 1608 al 1621, Antonio Carracci (1589-1618), nipote di Annibale, su commissione del cardinale Michelangelo Tonti (1566-1622) realizzò l'apparato decorativo di quattro delle sei cappelle laterali della chiesa.

Nel 1623-1624, durante il pontificato di Urbano VIII (1623-1644), la chiesa venne profondamente rinnovata con la realizzazione della nuova facciata e del soffitto ligneo per volontà del cardinale Gabriel Trejo Paniagua (1562-1630).

Il cardinal nepote Francesco Barberini (1597-1679) finanziò nel 1638 la costruzione dell'edificio conventuale a sinistra del prospetto,[3] più tardi trasformato in ospizio per gli ebrei, vecchi o poveri, del vicino Ghetto.

Dal Settecento ad oggi

Ulteriori restauri della basilica furono eseguiti nel 1739, su commissione del cardinale Juan Álvaro Cienfuegos Villazón (1657-1739), che promosse e finanziò la sistemazione delle balaustre di accesso alle cappelle, il pavimento e l'apparato decorativo a stucco della navata centrale.

Durante il XVIII secolo alcune importanti istituzioni religiose si insediarono in S. Bartolomeo tra cui la "Confraternita dei Devoti di Gesù al Calvario e di Maria SS. Addolorata", detta dei Sacconi Rossi per il caratteristico abito usato durante le processioni, fondata nel 1760, i cui membri si incaricavano di raccogliere i cadaveri abbandonati e in particolare quelli degli annegati nel Tevere, seppellendoli in un cimitero sotto all'oratorio.

Nel 1798, la chiesa occupata dall'esercito francese venne da questi danneggiata, tanto che, nel 1801, si rese necessario il restauro dell'area presbiteriale.

Papa Pio IX (1846-1878) promosse nel 1865-1868 un'importante campagna di lavori di restauro strutturale e decorativo.

Nel 1873 la chiesa fu espropriata e incamerata dal demanio[4]del Regno d'Italia, successivamente passò in quello della Repubblica italiana, che ancora oggi la gestisce attraverso il Fondo Edifici di Culto (FEC).

Nel 1994, Giovanni Paolo II (1978-2005) ha affidato la Basilica e i locali annessi alla Comunità di Sant'Egidio, e dal 2000 essa è anche dedicata ai "Nuovi Martiri del Novecento". Infatti, a partire dal 1999, in preparazione del Giubileo del 2000, si riunì per due anni negli ambienti adiacenti la chiesa la commissione "Nuovi Martiri", che aveva il compito di indagare sui martiri cristiani del XX secolo. Nell'ottobre del 2002, con una solenne celebrazione ecumenica alla presenza dei cardinali Camillo Ruini (n. 1931), Walter Kasper (n. 1933) e Francis Eugene George (19372015), e del patriarca ortodosso Teoctist Arăpașu (1915-2007), è stata posta sull'altare maggiore un'icona dedicata ai Nuovi Martiri e dei testimoni della fede del XX secolo; altre memorie di santi e martiri sono custodite nelle cappelle laterali, ognuna dedicata ad una situazione storica o geografica particolare.

La chiesa è luogo sussidiario di culto della parrocchia di Santa Maria in Portico in Campitelli.

Titolo cardinalizio

La chiesa è sede del titolo cardinalizio di San Bartolomeo all'Isola, istituito da papa Leone X, il 6 luglio 1517: l'attuale titolare è il cardinale Blase Joseph Cupich.

Descrizione

Roma, Basilica di San Bartolomeo all'Isola (pianta)

Esterno

Facciata

La facciata, costruita nel 1624-1625 su disegno di Martino Longhi il Giovane (1602-1660) - oppure, secondo altri studiosi, per opera dell'architetto Orazio Torriani (1578-1657) - presenta schemi cinquecenteschi arricchiti da elementi barocchi.

È divisa in due ordini con la parte centrale rientrante: l'inferiore è costituito da tre arcate a tutto sesto - tra i quali è posta una cancellata in ferro - separate da due grandi nicchie tra colonne di granito del portico. L'ordine superiore, articolato da arcate e nicchie, paraste e finestre, era limitato in origine alla parte corrispondente alle tre finestre centrali e due grandi volute raccordavano il timpano all'ordine inferiore. Nel XVIII secolo, furono aggiunte le laterali sormontate dalle piccole volute.

Nella cornice della trabeazione inferiore figura un'iscrizione latina, nella quale si legge:

(LA) (IT)
« IN HAC BASILICA REQUIESCIT CORPUS S. BARTHOLOMAEI APOSTOLI » « In questa basilica riposa il corpo dell'apostolo S. Bartolomeo »

Portico

Nel portico sono raccolti, nella parete sinistra, alcuni frammenti del XII secolo, probabilmente resti delle trabeazioni dei portali dell'edificio originario.

Il portale marmoreo riporta incise due iscrizioni; quella sul margine interno della trabeazione segnala la presenza nella chiesa dei corpi di san Paolino e san Bartolomeo:

(LA) (IT)
« +QV[a]E DOMUS ISTA GERIT SI PIGNERA NOSCERE QU[a]ERIS.CORPORA PAVLINI SINT CREDAS BARTHOLOM[a]EI  » « Se desideri conoscere le testimonianze che questa casa contiene, sappi che sono i corpi di san Paolino e di san Bartolomeo »

L'altra epigrafe, in metrica, ricorda i restauri eseguiti nel 1113, al tempo di papa Pasquale II, e il trasferimento dei corpi dei santi ad opera di Ottone III:

(LA) (IT)
« TERTIVS ISTORVM REX TRANSTVLIT OTTO PIORUM CORPORA - QVIS DOMUS HAEC SIC REDIMITA VIGET - ANNO D[omi]NIC[ae] INC[arnationis] MILL[eno] CXIII IND[ictione] VII M[ensis] AP[ri]L[is] D[ies] IIII T[em]P[o]RE P[a]SC[a]L[is] II P[a]P[ae] » « Il re Ottone III trasferì i corpi di questi santi - per i quali questa casa così coronata fiorisce - nell'anno dell'incarnazione del Signore 1113, VII indizione, il 4 del mese di aprile al tempo di papa Pasquale II »

Inoltre, sotto il portico si conserva una targa marmorea che indica il livello raggiunto dalle acque del fiume Tevere nell'alluvione del 1937.

Campanile

Basilica di San Bartolomeo all'Isola, campanile (1113)

A sinistra della facciata, si erge lo splendido campanile quadrangolare, costruito nel 1113, aperto da bifore nell'ordine inferiore e trifore nei due superiori.

Interno

L'interno, a pianta basilicale, diviso in tre navate da due file di sette colonne di materiali e origini diverse, databili al I-II secolo d.C. e forse in parte provenienti dal portico dell'antico tempio di Esculapio; le basi e i fusti sono originali, mentre i capitelli in stucco risalgono al restauro settecentesco. L'edificio presenta tre cappelle per lato, l'abside e il transetto fortemente rialzati. L'attuale pavimento risale al 1739, quando venne sostituito quello realizzato nel XII secolo di tipo cosmatesco, del quale rimangono solo tre frammenti.

L'aula liturgia è coperta da un soffitto ligneo a cassettoni, messo in opera nel 1624 e restaurato nel 1865, che nei riquadri maggiori presenta tre dipinti murali ad affresco eseguiti nel 1862-1865 da Bonaventura Loffredo raffiguranti:

Navata sinistra

Lungo la navata sinistra si aprono tre cappelle, a pianta rettangolare:

Cappella di Sant'Adalberto di Praga

Dal transetto sinistro si entra in un ambiente, dove era posta l'antica sacrestia che divenne alla metà del XVI secolo, per volontà di Giulio III (1550 - 1555), una cappella dedicata dapprima a san Paolino di Nola e attualmente a sant'Adalberto di Praga, dove è custodito:

Durante il pontificato di Giulio III, la cappella divenne - e lo rimase fino al 1846 - la sede della Confraternita dei Molinari sotto la protezione di san Paolino;[5] alle pareti è decorata con scene e figure attinenti all'attività molitoria.[6]

Da una porta sulla parete destra si accede all'attuale sacrestia.

Presbiterio e abside

Nicola d'Angelo e Pietro Vassalletto (attr.), Vera di pozzo (XIII secolo), marmo

Al centro della scalinata, che conduce al presbiterio, è inserito l'elemento più singolare della chiesa:

  • Vera di pozzo (XIII secolo), in marmo, attribuita a Nicola d'Angelo e Pietro Vassalletto: l'opera, ricavata da un rocchio di colonna (ne è riconoscibile la base),[7] presenta:
    • decorazione scultorea costituita da quattro figure, a bassorilievo, inserite in piccole edicole divise da colonnine tortili; a partire da quella rivolta verso l'ingresso della chiesa e procedendo in senso antiorario troviamo raffigurati:
    • iscrizione latina, inserita in modo irregolare sullo sfondo delle quattro figure, nella quale si legge:
(LA) (IT)
« OS PU/TEI S[an]C[t]I / CIRUMDANT / ORBE ROTANTI » « I santi in cerchio circondano la bocca del pozzo »

Sul presbiterio, al centro, è collocato:

  • Altare maggiore, in marmo bianco, donato nel 1852 da Pio IX per sostituire quello precedente danneggiato dal crollo della chiesa, avvenuto nel 1557 in seguito ad un'inondazione del Tevere, che trascinò via anche l'antico ciborio medioevale. Sotto la mensa è collocata una vasca romana, in porfido rosso con protome leonina e maniglie in rilievo, che contiene le reliquie di san Bartolomeo, come attestato da un cartiglio con l'iscrizione nella quale si legge:
« CORPUS SANCTI BARTHOLOMAEI »

Dietro l'altare, si apre l'abside semicircolare decorata da pregevoli dipinti murali raffiguranti:

Cappella di Maria Vergine

Dal transetto destro, preceduta da due leoni stilofori del XII secolo - probabilmente già collocati all'ingresso della chiesa originaria - si accede alla Cappella di Maria Vergine o del Santissimo Sacramento, detta anche Cappella Orsini, famiglia che nel XVII secolo ne assunse il patronato; la sua posizione, non in asse con il resto della basilica, farebbe risalire la sua fondazione all'impianto originario. All'interno si notano:

Bottega araba, Catino rotondo (X - XI secolo), bronzo

Inoltre, nella cappella si conservano:

  • alla parete sinistra, Palla di cannone (diametro, cm 14) che colpì la chiesa, gremita di fedeli, durante l'assedio francese di Roma nel 1849, senza che alcuno rimanesse ferito: per questo fu ritenuta miracolosa e murata nel punto dove cadde.
  • alla parte destra, dietro una grata in ferro, Catino rotondo (X - XI secolo), in bronzo, di bottega araba: la tradizione vuole che sia stato il recipiente, o il relativo coperchio, utilizzato per contenere le reliquie di san Bartolomeo durante il trasporto da Benevento a Roma; venne trafugato da ignoti nel gennaio 1981 e ritrovato nel maggio 1985.

Navata destra

Lungo la navata destra si aprono tre cappelle, a pianta rettangolare:

Cripta

Dal giardino adiacente al lato sinistro della chiesa si scende alla cripta, in origine accessibile dalla navata attraverso due rampe di scale.

Nella cripta, crollata durante la piena del 1557 insieme all'abside soprastante e finita di restaurare nel 1975, si può riconoscere l'antica pianta a navatelle con volte a crociera sostenute da da due file di tre colonnine; due capitelli, originari dell'antica basilica, sono decorati con l'Aquila imperiale coronata, simbolo di Ottone III di Sassonia. In un piccolo ambiente si trovano una lapide romana, utilizzata come architrave, e due pietre tombali settecentesche.

Memoriale dei "Nuovi Martiri"

Dal 2000 la Basilica, per volontà di Giovanni Paolo II, ha la funzione di memoriale dei "Nuovi Martiri". Lo stesso pontefice, dopo aver istituito un'apposita commissione, che ha raccolto oltre 12.000 documenti sulle storie dei santi e martiri dell'epoca contemporanea, il 12 ottobre 2002 con una cerimonia solenne ha fatto collocare sull'altare l'icona dei Nuovi Martiri e dei testimoni della fede del XX secolo.

Renata Sciachì, Icona dei Nuovi Martiri e dei testimoni della fede del XX secolo (2002), tavola

Nelle sei cappelle laterali sono custodite le reliquie dei nuovi santi e martiri divisi per provenienza geografica.[8]

Navata sinistra

Nelle tre cappelle della navata sinistra sono ricordati:

Navata destra

Nelle tre cappelle della navata destra sono ricordati:

Note
  1. Filippo Coarelli, Roma, col. "Guide Archeologiche", Laterza, Bari, 1981, p. 353, ISBN 9788842016991
  2. Data indicata nei saggi e ricerche da Ferdinand Gregorovius (18211891), storico tedesco celebre per i suoi studi sulla Roma medievale.
  3. Questo edificio era simmetrico a quello costruito nel XVI secolo e oggi non più esistente, ma visibile in alcune incisioni d'epoca.
  4. Legge 19 giugno 1873, n. 1402
  5. Nel 1636, san Paolino da Nola divenne protettore della Confraternita dei Molinari.
  6. Un'interessante lapide, datata al 1626 e collocata sulla parete a sinistra, presenta uno dei mulini galleggianti che occupavano le sponde del Tevere fino alla prima metà del secolo scorso.
  7. Il pozzo potrebbe corrispondere alla sorgente taumaturgica del tempio romano di Esculapio.
  8. Le memorie custodite nella Basilica su sanbartolomeo.org. URL consultato il 05-06-2019
Bibliografia
  • Ferruccio Lombardi, Roma. Chiese, conventi, chiostri. Progetto per un inventario, 313-1925, Edil Stampa, Roma, 1993, p. 251
  • Fabrizio Plateroti, Isola Tiberina, col. "Itinerari Musei Gallerie Scavi monumenti", Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma, 2000, ISBN 9788824036498
  • Marco Pupillo, S. Bartolomeo all'Isola Tiberina: mille anni di storia e di arte, Angelo Guerrini, Milano, 1998, ISBN 9788878029823
  • Claudio Rendina, Le Chiese di Roma. Storia e segreti, col. "Tradizioni italiane", Newton & Compton, Roma, 2017, pp. 43-44, ISBN 9788854188358
  • Maria Richiello (a cura di), S. Bartolomeo all'Isola : storia e restauro, Bonsignori, Roma, 2001, ISBN 9788875973040
  • Touring Club Italiano (a cura di), Roma, col. "Guide Rosse", Touring, Milano, 2005, p. 714, ISBN 9770390107016
Voci correlate
Collegamenti esterni
Firma documento.png

Il contenuto di questa voce è stato firmato il giorno 12 febbraio 2021 da Teresa Morettoni, esperta in museologia, archeologia e storia dell'arte.

Il firmatario ne garantisce la correttezza, la scientificità, l'equilibrio delle sue parti.