Buon ladrone

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Questa voce tratta del racconto evangelico del buon ladrone.
⇒  C'è anche la voce sul personaggio stesso, Disma.
1leftarrow.png Voce principale: Ultime parole di Gesù.
Buon ladrone
Firenze MuS.Marco B.Angelico CrocifissioneCristo.part.05 1441-1442.jpg

Beato Angelico, Crocifissione di Gesù Cristo e santi (part. Buon ladrone in croce), 1441 - 1442 ca., affresco; Firenze, Museo Nazionale di San Marco
Passi biblici Lc 23,39-43
Virgolette aperte.png
La seconda parola di Gesù sulla croce riportata da san Luca è una parola di speranza, è la risposta alla preghiera di uno dei due uomini crocifissi con Lui. Il buon ladrone davanti a Gesù rientra in se stesso e si pente, si accorge di trovarsi di fronte al Figlio di Dio, che rende visibile il Volto stesso di Dio, e lo prega: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno" (v. 42). La risposta del Signore a questa preghiera va ben oltre la richiesta; infatti dice: "In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso" (v. 43). Gesù è consapevole di entrare direttamente nella comunione col Padre e di riaprire all'uomo la via per il paradiso di Dio. Così attraverso questa risposta dona la ferma speranza che la bontà di Dio può toccarci anche nell'ultimo istante della vita e la preghiera sincera, anche dopo una vita sbagliata, incontra le braccia aperte del Padre buono che attende il ritorno del figlio.
Virgolette chiuse.png
(Benedetto XVI, Udienza generale, 15 febbraio 2012, online)
Il testo della pericope

« 39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: "Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!". 40L'altro invece lo rimproverava dicendo: "Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male". 42E disse: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno". 43Gli rispose: "In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso". »

L'episodio del buon ladrone[1] è narrato in Lc 23,39-43 ; è un racconto proprio del terzo evangelista, sempre interessato ai grandi perdoni accordati da Gesù, e che ama mettere in luce la sua misericordia anche nel momento estremo della sua passione e morte.

Le parole di Gesù al malfattore crocifisso accanto a lui rendono presente e attuale per quell'uomo la salvezza che è venuto a portare a tutti gli uomini.

Contesto e significato generale

I contesti da prendere in considerazione per situare tale pericope sono due:

Il contesto della passione

Esaminando il contesto del capitolo 23, esso si può dividere in due grandi parti:

La pericope si situa all'interno della seconda parte, che a sua volta comprende una duplice serie di versetti: da un lato, quelli relativi agli scherni rivolti a Gesù dai capi, dai soldati e dal cattivo ladrone (vv. 35-39); e, dall'altro lato, quelli del racconto dedicato al buon ladrone.

Il contesto dell'intero Vangelo

In riferimento al contesto dell'intero Vangelo di Luca, il racconto acquista tutto il suo significato solo se riferito al messaggio che tale Vangelo comunica, e che è quello della misericordia divina: Gesù, la misericordia del Padre fatta carne, "è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto" (19,10). Allora appare chiaro che anche sulla croce, nell'ultima ora della sua vita, Gesù continua l'opera che il Padre gli ha affidato: quella di rivelare e di comunicare a tutti, indistintamente, l'amore misericordioso e salvifico di Dio. Si può dire che col buon ladrone Gesù porta a compimento quest'opera.

In tale contesto ampio il racconto, nonostante si sviluppi in pochissimi versetti, è importantissimo, ed occupa un posto centrale nel racconto della Passione:

« In un certo senso, questo episodio diventa il punto culminante e centrale del quadro lucano della crocifissione di Gesù [..]; esso manifesta per l'ultima volta la misericordia salvifica di Gesù verso la feccia dell'umanità. »

Effettivamente il racconto è interamente in funzione del colloquio di Gesù con i malfattori, e soprattutto in funzione delle parole di Gesù del v. 43: "In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso".

L'atteggiamento di Gesù verso il buon ladrone può essere considerato la sintesi e la consumazione della sua missione di amore di predilezione verso i peccatori, verso "chi si è perduto" (cfr. 5,32). Esso diventa un piccolo vangelo all'interno del grande vangelo di Luca su Gesù salvatore misericordioso.

La designazione dei due malfattori

Luca designa i due crocifissi con Gesù come "malfattori", "trasgressori" (κακοῦργοι, kakoûrgoi), evitando il termine λῃστάι, lestái, "briganti", usato in Mc 15,27 e in Mt 27,38 , che il terzo Vangelo non avrebbe utilizzato per schivare le implicazione politiche legate alla condizione dei suoi lettori negli anni 80-90 dopo la violenza degli 50-60 in Giudea[2]. Luca, poi si preoccupa di evidenziare che i due "ladroni", a differenza di Gesù, sono puniti δικαίως, dikaíos, "giustamente" (v. 41).

Il termine usato in Matteo e Marco fa pensare a uomini violenti, sicuramente molto più dei "ladri" a cui fa pensare l'espressione tradizionale buon ladrone[3]. Sembra però da scartare l'ipotesi che fossero degli zeloti rivoluzionari: difficilmente infatti il "buon ladrone" avrebbe ammesso che la pena che gli era stata inflitta era una giusta retribuzione alle sue azioni; potrebbero essere ladri comuni che avevano ucciso commettendo i loro misfatti[4].

Preghiera del buon ladrone e la risposta di Gesù

La preghiera del "buon ladrone" è semplice ed umile: non chiede che siano perdonati i suoi peccati, forse perché per un ebreo la morte è già l'espiazione dei peccati[5].

Lovis Corinth, Il buon ladrone crocifisso, 1883

Egli chiede a Dio di "ricordarsi" di lui; l'uso di questo verbo come oggetto della preghiera è ben attestato nell'Antico Testamento e nella pietà ebraica (cfr. per esempio Sal 74,2.18.22 ); in vari altri passi poi (Gdc 16,28 ; Nee 13,14.22.31 ; Tb 3,3 ; Ger 15,15 ; Sal 25,7; 106,4 ) compare precisamente l'espressione "ricordati di me". Ugualmente, l'esaudimento da parte di Dio è spesso espresso come il suo ricordarsi (Lc 1,54 ).

La risposta di Gesù (v. 43) gli assicura che diviene realtà ("oggi") per lui la salvezza che Cristo è venuto a portare attraverso il sacrificio della sua morte e risurrezione. In essa vi sono due termini particolarmente significativi:

Note esegetiche

v. 39 Uno dei malfattori Mentre negli altri sinottici entrambi i crocifissi con lui lo insultavano (Mc 15,32 ; Mt 27,44 ), qui gli insulti vengono da uno solo dei due.
  appesi I giudei chiamavano "appendere" l'esecuzione per crocifissione o impiccagione; di solito si aggiungeva anche "a un albero" o "a un legno" (Dt 21,22-23 ; Gal 3,13 , At 5,30; 10,39 ), ma in questo contesto la precisazione era superflua.

Luca riserva il termine "crocifisso" solo a Gesù.

  lo insultava letteralmente, lo bestemmiava (ἐβλασφήμει, eblasphémei): gli insulti contro Gesù crocifisso sono considerati dal terzo evangelista una imprecazione blasfema. La bestemmia del malfattore consiste nel rifiutare la salvezza donata da Dio nel momento in cui sta per attuarsi, mediante la morte del proprio Figlio in croce.
  Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi! Le parole del malfattore "cattivo" rappresentano il Cristo come Re-Messia, da cui ci si attende la salvezza; lo stesso ragionamento era stato fatto poco prima dai capi (35) e dai soldati(37). In Mc 15,31-32 lo stesso scherno viene dai "capi dei sacerdoti" e dagli scribi; in Mt 27,42 dai passanti, dai capi dei sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani.
v. 40 l'altro Il buon ladrone non è designato nel testo con quest'espressione, ma soltanto con il termine "altro", che unicamente ha il senso di distinguerlo dal precedente. L'espressione tradizionale buon ladrone è imperfetta, per due ragioni:
  • sarebbe più appropriata se Luca usasse il termine lestés, usato in Mc 15,27 e in Mt 27,38 ma evitato da Luca;
  • Luca non usa il termine "buono" per descrivere questo malfattore, ma la parola con cui lo designa insieme all'altro è κακοῦργος, kakoûrgos, "malfattore".

Qualcuno preferirebbe l'aggettivo penitente piuttosto che buono, ma in realtà egli, anche se riconosce la propria colpa, non è mai esplicito circa il pentimento.

v. 42 e disse Il verbo è all'imperfetto, e ciò potrebbe indicare che il buon ladrone abbia esposto la sua richiesta più di una volta[7].
  Gesù La preghiera non è rivolta a Dio, ma a Gesù: ciò fa pensare che il "buon ladrone" riconosca in lui perlomeno vagamente il Re-Messia, aiutato forse dall'iscrizione di motivazione della condanna di Gesù.

Non è frequente nei Vangeli che qualcuno si rivolga a Gesù chiamandolo con il suo nome; le uniche volte che esso succede abbiamo "Gesù nazareno" (Mc 1,24 ; Lc 4,34 ), "Gesù Figlio di Dio" (Mc 5,7 ; Lc 8,28 ); "Gesù figlio di Davide" (Mc 10,47 ; Lc 18,38 ), "maestro Gesù" (Lc 17,13 ). Da parte del buon ladrone questo modo di esprimersi, senza alcuna specificazione o qualificazione riverenziale, lascia stupiti per il suo carattere di intimità[8]. Nel contesto dei Vangeli tale uso riflette una fine ironia: la prima persona che si permette questa confidenza e familiarità è un criminale condannato, ed è anche l'ultima persona a parlare con Gesù prima che egli muoia.

  quando entrerai nel tuo regno La richiesta è trasmessa in due varianti leggermente diverse [9]:
  • alcuni codici (la tradizione koiné, compresi i Codices Sinaiticus e Alexandrinus) leggono ὅταν ἔλθῃς ἐν τῇ βασιλείᾳ σου, hótan élthes en tê basileía sou, "quando tu verrai nella tua regalità", "quando tu verrai come re". Ciò fa pensare alla venuta di Cristo nella parusia (cfr. Lc 19,22; 24,26 ); in questo caso il malfattore pentito chiede di essere risparmiato nell'ora del giudizio, e di ricevere la salvezza finale. Questa variante sembra preferibile, anche in relazione alla risposta di Gesù.
  • altri manoscritti (P75 e Codex Vaticanus), anziché en tê basileía sou leggono εἰς τὴν βασιλείᾳν σου, eis tèn basileían sou; segue questa lezione, ad esempio, la Vulgata, che traduce cum veneris in regnum tuum, "quando verrai nel tuo regno". Qui il sostantivo basileìa sarebbe inteso come luogo, e in questo caso l'uso dell'accusativo sarebbe sembrato più appropriato dopo un verbo di movimento.
v. 43 paradiso Nei LXX il termine è occasionalmente usato per designare la dimora dell'uomo prima della caduta (Gen 2-3; 13,10 ; Ez 28,13 ; Is 41,3 ).

L'apocrifo Testamento di Levi afferma che il Messia-Sacerdote aprirà le porte del paradiso[10].

Note
  1. L'espressione tradizionale buon ladrone non è felice, come spiegato sotto nelle note esegetiche.
  2. Raymond E. Brown (1999) 1091.
  3. Raymond E. Brown (1999) 1093.
  4. Léopold Sabourin (1989) 359.
  5. Alfred Plummer, A critical and Exegetical Commentary of the Gospel According to St. Luke, Edimburgo 1901, p. 535.
  6. Léopold Sabourin (1989) 360.
  7. Carroll Stuhlmueller (1973) 1032.
  8. Raymond E. Brown (1999) 1131.
  9. Léopold Sabourin (1989) 359-360.
  10. Carroll Stuhlmueller (1973) 1033.
Fonti
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni
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Il contenuto di questa voce è stato firmato il giorno 23 novembre 2013 da don Paolo Benvenuto, baccelliere in Teologia.

Il firmatario ne garantisce la correttezza, la scientificità, l'equilibrio delle sue parti.