San Gregorio di Nazianzo
San Gregorio di Nazianzo Vescovo | |
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Santo | |
Padre e dottore della Chiesa | |
San Gregorio di Nazianzo, affresco; Monte Athos (Grecia), Monastero di Simonopetra | |
Età alla morte | circa 61 anni |
Nascita | Azianzio 329 |
Morte | Azianzio 25 gennaio 390 ca. |
Ordinazione presbiterale | 361 |
Consacrazione vescovile | 379 |
Incarichi ricoperti | |
Venerato da | Chiesa cattolica Chiesa ortodossa |
Ricorrenza | 2 gennaio |
Altre ricorrenze | 25 e 30 gennaio (Chiesa ortodossa) |
Santuario principale | Chiesa di San Giorgio, Istanbul |
Attributi | Abito vescovile bianco[1] |
Patrono di | Poeti |
Collegamenti esterni | |
Scheda su santiebeati.it |
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Nel Martirologio Romano, 2 gennaio, n. 1:
25 gennaio, ricorrenza secondaria:
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San Gregorio di Nazianzo conosciuto anche con il nome di Gregorio il Teologo, in lingua latina Gregorius Nazianzenus, in lingua greca Βασίλειος ο Μέγας, Basíleios o Mégas (Azianzio, 329; † Azianzio, 25 gennaio 390 ca.) è stato un vescovo e teologo greco. La Chiesa cattolica lo venera come santo, dottore e padre della Chiesa.
Biografia
Amico e coetaneo di San Basilio Magno, nasce intorno al 329 da una famiglia di grandi proprietari terrieri di Arianzio, in Cappadocia. Il padre, convertitosi al cristianesimo grazie alla pressione della moglie Nonna diventa vescovo di Nazianzo intorno al 325, prima della nascita di Gregorio. Siamo in un periodo in cui per accedere all'episcopato (e a maggior ragione al sacerdozio) non è necessario il celibato.
Gregorio compie i suoi studi a Cesarea di Cappadocia, ad Alessandria d'Egitto e ad Atene dove è compagno di studi del futuro imperatore Giuliano e dove tesse una profonda amicizia con Basilio. Per un certo tempo ricopre l'incarico di professore di eloquenza, fatto questo che contribuì fortemente a orientarlo verso la futura carriera oratoria.
Verso il 355, sulla via del ritorno, si ferma a Bisanzio dove molto probabilmente riceve il battesimo insieme al fratello Cesario. Attratto sempre più dalla vita contemplativa, condivide con l'amico Basilio un periodo di vita monastica nell'eremo di Annisa dopo il quale viene ordinato presbitero dal padre, contro la sua volontà. Abbandona il suo ministero, non sentendosi adatto al ruolo di pastore preferendo il ritiro dalla vita attiva. Dopo un periodo trascorso in monastero, nel 379 viene nominato arcivescovo di Costantinopoli, capitale dell'impero. È una diocesi in difficoltà, quasi completamente dominata dagli ariani, favoriti dall'imperatore Valente.
Rinuncia più tardi alla sede episcopale a causa di dissensi interni e fa ritorno a Nazianzo, città che era allora senza vescovo. Vi rimane pertanto in carica per circa due anni fino alla nomina di Eulalio. Nel 383 Gregorio si ritirò definitivamente della sua città natale, Azianzio e vi trascorse gli ultimi anni in completa solitudine, dedicandosi allo studio e alla meditazione. Morì nel 389 o nel 390 ad Azianzio e lì fu sepolto.
Culto
Secondo una tradizione, non convalidata da fonti documentarie, un gruppo di monache basiliane fuggite da Costantinopoli per le persecuzioni degli iconoclasti e giunte a Roma nel 750, portarono con sé varie reliquie (tra cui il corpo di san Gregorio Nazianzeno) e immagini sacre; i cavalli della carovana che le trasportava si arrestarono come per segno divino di fronte alla Chiesa di Santa Maria in Campo Marzio e il papa Zaccaria, venuto a conoscenza del miracolo, assegnò alle religiose l'Oratorio di Santa Maria sopra Minerva con una fabbrica contigua per abitazione e successivamente anche la Chiesa di Santa Maria in Campo Marzio, dove deposero le spoglie del santo.[3]
L'11 giugno 1580, papa Gregorio XIII (1572-1585) fece traslare le spoglie del santo con una solenne processione dalla Chiesa di San Gregorio Nazianzeno alla Basilica di San Pietro per essere collocate nella Cappella Gregoriana; solo un braccio, custodito in un reliquiario, rimase nell'edificio a lui dedicato.
Il suo ministero
A Costantinopoli, Gregorio aprì la Chiesa di Santa Anastasia in cui riuniva i suoi fedeli e dove pronunciò i famosi cinque sermoni teologici sulla Trinità (Orationes XXVII-XXXI), straordinari brani di eloquenza e nello stesso tempo solidi trattati dogmatici che gli valsero l'epiteto di "teologo". Con questo appellativo lo si vede raffigurato in molte Chiese ortodosse e in alcune chiese rupestri della natia Cappadocia.
Partecipa al Concilio di Costantinopoli del 381 in un clima teso, reso difficile oltre che dalle dispute teologiche che lacerano la Chiesa, anche da rivalità personali tra vescovi e da forti tensioni tra le sedi di Alessandria d'Egitto, Antiochia e Costantinopoli a proposito della preminenza tra le Chiese d'Oriente.
La sua presenza è comunque determinante nel risolvere la questione relativa all'uguaglianza del Figlio con il Padre e nel riconoscimento della divinità dello Spirito Santo. Nel corso del Concilio di Costantinopoli viene completato il Credo definito appunto Credo niceno-costantinopolitano. Inoltre, la qualità letteraria dei suoi scritti ne fa uno dei più alti rappresentanti della letteratura cristiana in lingua greca.
Le sue opere
La profondità degli insegnamenti di Gregorio emerge soprattutto nei
- Discorsi, autentici gioielli della patristica.In particolare: Sul Sacerdozio; Sulla Pentecoste; Panegirico di Atanasio; Elogio funebre di Basilio.
- Lettere, se ne contano 249, ma un certo numero di esse risultano non autentiche.
- Scritti poetici, di forma squisitamente lirica sono divisi in Carmina dogmatica; Carmina moralia; Carmina historica; Epigrammata.
Il suo pensiero
In campo dottrinale il suo apporto maggiore riguarda l'approfondimento della terza Persona della Trinità: lo Spirito Santo. Proclama che lo Spirito Santo è Dio, consostanziale proprio come il Figlio. Per spiegare la differenza che intercorre tra la generazione del Figlio e il modo di esistenza dello Spirito Santo Gregorio introduce il termine processione (ekporeusis, in Discorsi, 39, 12).
Commentando Gv 15,26 precisa che:
« | Lo Spirito Santo in quanto procede dal Padre, non è una creatura; in quanto non è generato non è Figlio; ma in tanto che è l' intermedio tra l'ingenerato e il generato, egli è Dio » | |
(ibid. 31,8)
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Nella consostanzialità Gregorio insiste sulla monarchia del Padre. Per illustrare i rapporti tra le persone divine, Gregorio usa diverse similitudini: della sorgente, del ruscello, del fiume, del sole, del raggio, della luce, dimostrando una buona conoscenza delle figure retoriche.
Egli sottolinea l'incapacità umana di precisare fino in fondo la natura delle processioni, anche se è Cristo stesso che ne definisce i termini: il Padre è aghennetos, ossia ingenerato il Figlio è ghennetos, generato e lo Spirito Santo non esce per generazione o filiazione ma per processione (ekporeusis).
Nella trattazione del tema trinitario si avverte in Gregorio come negli altri Padri cappadoci oltre alla preoccupazione teologica, quella pastorale, preoccupazione che lo rende attento a evitare sottigliezze, teorie complicate, ragionamenti difficili. Egli raccomanda ai pastori di"essere semplici... e il modo di parlare sia appropriato e utile a tutti" (Discorsi, 2,44). La stessa raccomandazione la rivolge a chi vuole essere teologo. Nel Discorso 27 (il primo dei teologici) afferma: "Il grande mistero della fede cristiana non deve diventare oggetto di abili artifici" ma deve essere "argomento di seria e continua meditazione in un clima di preghiera".
Ciò che Gregorio sconsiglia al teologo non è la libera ricerca, ma la libera diffusione delle proprie idee, diffusione che può creare scandalo e divisione tra i fedeli. Un'altra qualità che raccomanda al teologo è l'amore per la pace e per l'unità della Chiesa. Egli è convinto che il fondamento della pace sia l'ortodossia e che l'essenziale dell'ortodossia stia nella "semplice fede".
Successione degli incarichi
Predecessore: | Arcivescovo di Costantinopoli | Successore: | |
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Massimo | 379-381 | Nettario (col titolo di Patriarca di Costantinopoli) |
Predecessore: | Vescovo di Nazianzo | Successore: | |
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? | 381-383 | Eulalio |
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
- Vescovi di Costantinopoli
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