Lamentazioni
Lamentazioni | |
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Rembrandt, Geremia piange la distruzione di Gerusalemme (1630), olio su tavola; Amsterdam (Olanda), Rijksmuseum | |
Sigla biblica | Lam |
Lingua originale | ebraico |
Autore | Anonimo |
Datazione | VI secolo a.C. |
Luogo edizione | Palestina |
La Bibbia ebraica sistema questo piccolo libro delle Lamentazioni con gli Agiografi e lo enumera tra i cinque megillot, i "rotoli" che si leggevano nelle grandi feste. La Bibbia greca e la Volgata lo pongono dopo Geremia, con un titolo che ne attribuisce la composizione a questo profeta.
Composizione
Sono state composte probabilmente in Palestina dopo la rovina di Gerusalemme nel 587 a.C.. Esse sono verosimilmente l'opera di un solo autore che descrive in termini pungenti il lutto della città e dei suoi abitanti; da questi lamenti addolorati, scaturisce tuttavia, un sentimento di fiducia invincibile in Dio e di pentimento profondo, che costituisce il valore permanente del libro.
La tradizione si fondava sul Secondo libro delle Cronache 35,25 ed era appoggiata dal contenuto dei poemi, che rimanda di fatto all'epoca di Geremia. Ma questa attribuzione non può essere mantenuta. Geremia, come noi lo conosciamo dai suoi oracoli autentici, non ha potuto dire che l'ispirazione profetica era esaurita (2,9), né lodare Sedecia (4,20), né sperare nel soccorso egiziano (4,17). Il suo genio spontaneo si sarebbe difficilmente legato al genere erudito di questi poemi. Le cinque lamentazioni si riferiscono alla distruzione di Gerusalemme e del Tempio, e alla deportazione a Babilonia di molti israeliti nel 587 a.C. Ciascuna di esse è composta da 22 strofe, quante sono le lettere dell'alfabeto ebraico. La terza invece ne ha 66 (3x22)e ogni strofa inizia con una lettera dell'alfabeto.
Attraverso questo artificio letterario si vuole indicare che la totalità del dolore umano (come dire dalla a alla zeta) viene espressa con queste lamentazioni.
Contenuto
La prima, la seconda e la quarta lamentazione (1;2;4) contengono un lamento pubblico, una protesta collettiva contro l'assurdità del male.
Rappresentano un grido di dolore che sale verso Dio e al tempo stesso una confessione ardente del propriopeccato, della propria ribellione al Signore per tanto grandi sciagure.
La terza lamentazione presenta accenti simili alle confessioni di Geremia o alle proteste di Giobbe;è il pianto di un uomo duramente provato che, anche nel dolore, continua ad abbandonarsi a Dio, (Lam 3,26 ).
Nell'ultimo poema un credente eleva a Dio la sua preghiera facendosi interprete del dramma dell'intero popolo e invocando il dono della conversione(Lam 5,21 ).
Nella tradizione ebraica
Le Lamentazioni sono lette nella festa ebraica del 9 di Av che commemora la distruzione del Tempio del 587 a.C., quella del 70 d.C. e ancora la distruzione della fortezza di Bar Kobah nel 135 d.C. al tempo dell'ultima resistenza giudaica, e di tutti i lutti e gli oltraggi patiti dal popolo ebraico fino alla Shoah.
Nella tradizione cristiana
Nella tradizione cristiana le lamentazioni entrarono nella liturgia latina della Settimana Santa, quale pianto sulla passione e morte di Gesù. Il lamento, il dolore, la ribellione dinanzi alla sofferenza, l'angosciata ricerca di un perché al proprio patire, diventano in queste pagine grido di preghiera, invito a sperare contro ogni speranza.
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