Luigi Orazio Ferlauto
Luigi Orazio Ferlauto Presbitero | |
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Don Luigi interviene presso la Sala dei 500 - Cittadella dell'Oasi - Prima domenica di ottobre 2015 per il Reliquiario delle Lacrime della Madonna di Siracusa[1]. | |
Età alla morte | 95 anni |
Nascita | Troina (En)[2] 2 luglio 1922 |
Morte | Troina 12 settembre 2017 |
Sepoltura | Troina, Cimitero monumentale nella Cappella del Clero |
Appartenenza | Diocesi di Nicosia |
Ordinazione presbiterale | Cattedrale di Nicosia, 1º luglio 1945 da mons. Pio Giardina |
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Luigi Orazio Ferlauto (Troina (En)[2], 2 luglio 1922; † Troina, 12 settembre 2017) è stato un presbitero, scrittore e fondatore italiano dell'Oasi Maria Santissima, Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico per il ritardo mentale e l'involuzione cerebrale senile.
Biografia
Nacque il 2 luglio 1922 a Troina in provincia di Enna, nella diocesi di Nicosia, da Giuseppe e Silvestra Ruberto. Secondogenito ebbe due fratelli, Natale e Clorinda. La famiglia di Luigi apparteneva alla cerchia dei piccoli proprietari terrieri. Fu battezzato il 23 luglio nella chiesa parrocchiale di San Sebastiano, nel quartiere Borgo da Francesco Paolo Saitta. La chiesa dista circa 500 metri dall'Oasi Maria Santissima, opera da lui fondata. Il padrino fu Salvatore Lo Turco, medico di famiglia.
Luigino, così lo chiamavano in famiglia, aveva tre mesi quando il padre, uomo intraprendente, emigrò in America per dare alla famiglia rimasta a Troina, una vita agiata e dignitosa. Vi rimase per sette anni, prima a New York, dove svolse vari mestieri, poi a Buenos Aires dove lavorò in una fabbriche di alcolici e di vetro. Nella sua autobiografia Ferlauto scrisse: « Gesù Cristo è il personaggio che ha inciso profondamente nella mia vita. Ero ancora bambino quando ne sentii parlare da un presbitero che era il mio parroco e ne rimasi affascinato. Quando potevo, andavo in chiesa con mia madre per ascoltare quello che si diceva di Lui, conoscere quello che Lui aveva detto e aveva fatto. Imparavo che era vissuto facendo del bene e mi sentivo spinto a fare altrettanto.»[3].
Formazione
Nel giorno della Prima Comunione manifestò con chiarezza il desiderio di diventare sacerdote. Conseguita la licenza elementare nell'Istituto scolastico Napoli Bracconeri[4] nella classe del maestro Vito Scaduto, venne ammesso nel seminario vescovile di Nicosia[5] in cui il rettore era don Francesco Monaco[6]. Qui frequentò i cinque anni di Ginnasio, ma per la sua fragile salute e la rigorosa formazione ascetica si ammalava con frequenza e ciò lo costringeva a rientrare in famiglia per curarsi.
A Troina
Scrisse di sé « Il secondo anno del Ginnasio lo passai più a casa per malattia che in seminario per studiare, per cui, quando mi presentai agli esami, il collegio dei professori non mi voleva ammettere.»
L'intervento di padre Giammaria Lo Turco O.F.M. evidenziò che gli esami erano un test per verificare la preparazione dell'allievo e questi dovevano stabilirne la promozione o meno. In merito a ciò don Luigi fu ammesso superando brillantemente la prova. Una doppia frattura della tibia e della caviglia, però, prolungarono la sua permanenza in famiglia. Episodio che incise sul suo umore da renderlo triste e taciturno. Si aggiunse inoltre il giudizio negativo dei superiori sul suo aspetto ritenuto vanitoso. Questa situazione determinò in lui sfiducia e scoraggiamento tanto che iniziò a pensare che la via del sacerdozio non fosse la strada giusta per lui e rischiava di essere espulso.
Alla fine prevalse il buon senso e si ritenne che non c'erano motivi sufficienti per rifiutarlo. Dei dodici seminaristi del primo anno, solo lui ottenne l'ammissione, mentre gli altri abbandonarono[7].
A Catania
Frequentò gli studi liceali al Seminario arcivescovile di Catania. Padre Ferlauto ricordava con gioia questi anni vissuti con il rettore mons. Francesco Pennisi[8], mentre il periodo decisivo per la sua formazione integrale furono i corsi con don Francesco Gaudioso (1913-1995), professore di filosofia e personalità di spicco del clero catanese.
Nel 1941 conseguì la licenza liceale e iniziò a Roma gli studi teologici presso la Pontificia Università Gregoriana, ospite all'Almo Collegio Capranica. Fu appoggiato da Padre Gaudioso il quale lo segnalò al vescovo di Nicosia mons. Agostino Felice Addeo (1913-1942) dell'ordine dell'Ordine degli Agostiniani Scalzi. I genitori, però, ne ostacolarono la partenza a causa del conflitto mondiale, così frequentò il primo anno a Catania, dove seguì i corsi di dogmatica del professore don Santi Pesce (1909-1995), persona attenta alle problematiche ecumeniche.
Proseguì gli studi a Nicosia[5] poiché nel frattempo il seminario si era organizzato per gli studi teologici. In questi tre anni maturò la sua visione del sacerdozio al quale si sentiva fortemente chiamato. Lui stesso scrisse: « Capii che essere sacerdote significava essere non solo testimone di Cristo, ma anche suo collaboratore. [...] Capii che, se il dono di me doveva essere totale, la partecipazione di Cristo al mio sacerdozio sarebbe stata altrettanto totale, con la differenza che io ero un collaboratore limitato, Lui invece un collaboratore illimitato.»
Ministero sacerdotale
In un tempo segnato dai conflitti della Seconda guerra mondiale, nel 1944, anno prima dell'ordinazione sacerdotale, scrisse brevi meditazioni e suggerimenti spirituali dal titolo "Gocce di rugiada" [9] per suscitare la speranza nelle persone di un paese gravemente danneggiato dai bombardamenti.
Il 1º luglio 1945, a ventitré anni, venne ordinato presbitero da mons. Pio Giardina[10], nella cattedrale di Nicosia. Sul ricordino dell'ordinazione fece stampare queste parole: « A Dio la gloria, al prossimo l'utile, a me il lavoro.»
Celebrò la sua prima Messa nel giorno del suo compleanno nella chiesetta di Maria Santissima Immacolata, già chiesa di San Francesco, dato che la chiesa madre era stata danneggiata dai bombardamenti. Per l'evento concelebrò don Francesco Gaudioso, venuto appositamente da Catania. Padre Ferlauto lo presentò ai fedeli così come si presenta un amico dell'anima.
Il vescovo gli propose di essere direttore spirituale in seminario, ma padre Ferlauto si riteneva troppo giovane per un impegno del genere. Concordarono allora che fosse più opportuno continuare a studiare a Roma alla Pontificia Università Gregoriana per laurearsi in filosofia. A causa di una forte periartrite dovette rinunciare, accettando la nomina di coadiutore nella parrocchia San Sebastiano, nel centro del quartiere Borgo, da lui ben conosciuto e in cui rimase sino al 1951. La Chiesa parrocchiale però, era inagibile a causa dalla guerra, per cui la sede venne trasferita nella chiesetta dello Spirito Santo, ossia nella parte bassa del quartiere. Con l'ausilio di alcuni volontari dell'Azione Cattolica divenne centro propulsore di iniziative di fede, di carità e di apostolato.
Per l'affluenza dei fedeli, e per la mancanza di locali, le attività dell'Azione Cattolica e il catechismo si svolgevano nella chiesa di San Domenico. Anche le case dei fedeli divennero, scriveva padre Ferlauto, luoghi d'incontro per la formazione. Le strade secondarie diventarono l'oratorio per i giochi, il prato o la vecchia chiesa di san Domenico lo spazio per incontrarsi e fare catechismo[11] e per coinvolgere i giovani istituì una compagnia teatrale. In quegli anni collaborò con il canonico Giuseppe Rizzo (1890-1953) e il canonico Angelo Forziano (1909-1994).
A servizio degli ultimi
Elaborò così l'idea dell'impegno cristiano in ambito sociale sulla scia di Padre Edward Maxim Crawley Boevey[12] conosciuto come padre Matteo, apostolo mondiale della devozione al Sacro Cuore.
Già da ragazzo padre Ferlauto era affascinato da questa figura carismatica e desiderava seguirne le orme. Così nel 1948 si recò a Lourdes in pellegrinaggio e, prima di rientrare, sostò al santuario di Paray-le-Monial per pregare sulla tomba di santa Margherita Maria Alacoque. S'intrattenne in un colloquio privato con la Madre superiora alla quale confidò il suo progetto. La superiora gli propose di affiancare padre Matteo che dirigeva una imponente opera.
Rientrato in Italia, scrisse a Pio XII per avere il permesso di poter coadiuvare padre Matteo, ma il Papa lo rimandò al vescovo, mons. Giardina[10] che rigettò la proposta a causa di altre necessità più utili per la diocesi.
Padre Ferlauto obbedì suggerendo però al vescovo di promuovere la Peregrinatio Mariae per divulgare la devozione alla Madonna. Il 6 marzo 1949, prima Domenica di Quaresima, diresse la peregrinatio. Essa si concludeva sempre a Nicosia[5] con un discorso del sen. Domenico Magrì (1903-1983) e la consacrazione della Diocesi a Maria. In questo percorso incontrò il volto della povertà e dei bambini disabili nel fisixo e nella mente, soprannominati "babbi"[13]. Quest'ultimi tenuti nascosti in casa dalle loro famiglie o abbandonati per la vergogna. Proprio il contatto con la sofferenza umana gli suscitò una profonda domanda esistenziale: come dedicarsi all'accoglienza e alla cura di queste membra del corpo di Cristo e in generale dei più bisognosi.
Il pellegrinaggio si ripete ogni anno, dal 6 marzo al 25 settembre nelle città della diocesi.
A conclusione della peregrinatio propose al vescovo di erigere un santuario dedicato alla Madonna pellegrina con annesso un istituto per i disabili. Il vescovo siglò l'idea, era il mese di settembre 1951 e padre Ferlauto in attesa di costituire la società aprì un conto corrente postale denominato Oasi Maria Santissima con sede a Troina.
Nel frattempo, con il consenso del vescovo, visitò in alcune regioni d'Italia alcuni centri di accoglienza per confrontarsi e ricevere sostegno. Si recò a Torino alla Piccola casa della Divina Provvidenza, fondata da san Giuseppe Benedetto Cottolengo, poi andò più volte da don Pasquale Uva[14]. Con lui ebbe lunghi dialoghi culminati con l'offerta di optare alla successione e alla direzione dell'opera da lui creata.
Fece infine tappa a San Giovanni Rotondo dove incontrò san Pio da Pietrelcina, il quale, dopo averlo ascoltato gli rispose con la sua peculiare semplicità e schiettezza: « Cosa aspetti a cominciare?»
Al rientro per Catania, il 1º febbraio 1951 si fermò a Roma per incontrare un suo ex confratello di seminario, Benedetto Pernicone. Lo trovò sofferente a causa di un'influenza e amareggiato per non poter partecipare all'udienza di papa Eugenio Pacelli. Così gli chiese di sostituirlo. Nel corso dell'udienza, infrangendo il rigoroso protocollo del cerimoniale pontificio, consegnò al Papa, brevi manu, la lettera che teneva in tasca e che aveva redatto la sera prima. In essa illustrava il progetto e chiedeva un contributo finanziario. Quattro mesi dopo il Papa indirizzò al vescovo una lettera, accompagnata da un assegno di 500.000 lire, da consegnare a padre Ferlauto.
La spiritualità delle opere sociali e culturali
A luglio 1951 rinunciò all'idea di ricevere edifici da ristrutturare come l'ex convento agostiniano di Sant'Agostino (XV secolo) e l'ex cenobio basiliano di San Michele Arcangelo il Nuovo (XVIII secolo). Decise, per cui, di utilizzare il contributo del pontefice per l'acquisto di una casa dismessa e far così nascere il primo nucleo della Domus Mariae. In essa accolse Nunzia Messina, un'anziana signora abbandonata e Vincenzina Ingrassia, una ragazza epilettica trovata legata in un sottoscala a Bronte[15]. Questa fu la prima sede per la quale aveva pagato solo la prima rata d'acquisto.
Non mancarono gli aiuti concreti di generosità, arrivati sia dalla popolazione, sia dall'Impresa milanese di Giuseppe Lodigiani (1918-2004) responsabile del cantiere che aveva completato i lavori di costruzione della Diga di Ancipa[16]. Quest'ultima dette un contributo di 250.000 lire oltre piccoli arredamenti. La casa venne pagata secondo gli accordi e nei tempi pattuiti.
Il 16 gennaio 1953 il progetto di solidarietà di Padre Ferlauto diventò giuridicamente Società Oasi Maria Santissima. Oltre a padre Ferlauto i soci fondatori furono mons. Pio Giardina[10], Maria Seminara, Anna Costa e Rosaria Di Marco. L'Atto costitutivo venne redatto dal notaio Rocco Guzzardi di Catania. L'Oasi divenne una società che tuttora accoglie persone con gravi malattie mentali e particolarmente quelli a cui nessuno pensa o che non trovano posto in altri Istituti, e i bambini orfani e i figli di nessuno. Era la prima struttura del genere in Sicilia.
L'evolversi della solidarietà
Impegno e competenza furono le coordinate di Padre Ferlauto, fino a definirsi socio al 49 per cento con Gesù che aveva il 51 percento. Formula che amava spiegare per far comprendere che il suo "Socio" non l'avrebbe mai abbandonato. Da allora padre Ferlauto, insieme alle volontarie, dedicò il suo cuore sacerdotale, ogni respiro, intuizione, professionalità per la costruzione continua dell'Oasi, pur mantenendo continuità col suo lavoro apostolico come assistente dell'Azione Cattolica e la predicazione in diverse città della diocesi.
Le Volontarie Laiche Consacrate dell'Oasi
Nella primavera 1953 la giovane troinese Rosetta Dato (1929-2013), chiese di impegnarsi al servizio degli ultimi. Fu la prima volontaria seguita da diciannove giovani donne: Rosetta Dell'Arte (1930-2002), Angela Guagliardo, Concetta Schilirò (1929-2015), Rosa Fiandaca (1921-2007), Concetta Saluzzo (1924-2015), Salvatrice D'Angelo (1929-2020), Carmela Interbartolo (1932-2020), Antonina Di Martino (1934), Sebastiana Di Cara (1939-2021), Giuseppa Trovato (1926-1995), Carmela Gloria (1928-2010), Maria Grazia Blando (1939), Giuseppa Cantali (1927-2018), Gaetana Ruberto (1941), Graziella Iacobacci (1940-2021), Maria L'Episcopo (1929-2019), Paola Ferro (1918-1993), Gaetana Gangi (1936), Maria Cosentino (1939-1990). Tutte giovani tra i ventitré e i venticinque anni. Gaetana Ruberto di diciassette anni fu la più giovane e decisa a percorrere il sentiero della consacrazione al Signore per i più deboli della società.
Le Volontarie provenivano anche dai Comuni limitrofi come Santa Caterina Villarmosa della diocesi di Caltanissetta. Accadde anche che alcune tra le prime volontarie, non avendo il consenso dei genitori, sceglievano la "fuitina" così come accadeva per le coppie dei fidanzati che non avevano la benedizione per sposarsi. Si presentavano a Padre Ferlauto solo con un capo di abbigliamento per non destare sospetti e ad accoglierle una casa spoglia, il cibo della provvidenza quotidiana e la tenerezza di un padre che spendeva ogni risorsa per recuperare la dignità calpestata di tanti bambini.
Alcune Volontarie, dopo un tempo di esperienza con i minori, andarono a Roma per specializzarsi nell'insegnamento ai portatori di handicap, oggi diremmo insegnanti di sostegno. Loro, in realtà, miravano all'integrazione e ai diritti delle persone disabili, come auspicava il loro fondatore. A tal fine, con il consenso del Vescovo di Nicosia, mons. Costantino Trapani, il 2 giugno 1968 la Pia Associazione Oasi Maria Santissima (PAO) venne approvata ad experimentum con Rosetta Dell'Arte alla direzione.
Le Volontarie divennero l'anima dell'opera: accudivano diciotto assistiti, ma le richieste aumentavano di giorno in giorno da tutta l'isola. Solo nel mese di giugno 1954 si poterono ristrutturare le case limitrofe, acquistate o donate nel tempo dagli abitanti della provincia. Con il contributo della Regione Sicilia iniziarono i lavori: primo plesso la Domus Mariae con ottanta posti letto, inaugurata il 6 novembre 1955 dall'on. Giuseppe D'Angelo (1913-1991), in presenza di mons. Clemente Gaddi, vescovo di Nicosia. Fu lo stesso padre Ferlauto a progettarne le strutture per esprimere già nella costruzione e nell'arredamento quel clima familiare e quelle cure appropriate negate. Il successo dell'opera risiedeva nel "mettersi nei panni di tanta povera gente, studiando il meglio del meglio". Già all'ingresso della Domus Mariae il motto: « Guarda in alto e scorgerai un Padre, guarda in basso e vedrai tanti Fratelli» annunciava l'intensità dell'accoglienza che diventava spirito di famiglia.
Il Villaggio Cristo Redentore
Sulla stessa linea della Società Oasi Maria Santissima, ormai insufficiente per le infinite richieste di ricovero, deciso nel dare una possibilità di recupero ai disabili fisici e psichici, Padre Ferlauto il 17 luglio 1956 fondò il Villaggio Cristo Redentore. Lo fece edificare in una tenuta a sud della città, in contrada Lercara, di proprietà del canonico Giuseppe Stazzone, poi di Silvestro Polizzi. Il primo plesso venne inaugurato il 30 maggio 1966 e in seguito le altre piccole case familiari sui quattro lati lunghi cento metri. Ogni struttura era ubicata in una vasta zona verde e dotata di attrezzature terapeutico-riabilitative. Casa Speranza accoglieva i casi gravi; Villa Ester i minorati anziani; Villa Giovanna i soggetti con possibilità di recupero; il Centro Sociale accoglieva le donne adeguatamente accompagnate per acquisire l'autonomia di base ed essere nuovamente inserite nel tessuto sociale.
La Città Aperta
Padre Ferlauto considerava questa struttura denominata Città Aperta il collante di tutte le sue opere. Si trattava di un nuovo traguardo dell'Oasi nel Terzo Millennio ossia della città aperta nel mediterraneo e nel mondo di cui la Domus Mariae ne era stata la pietra miliare. Definiva la Città Aperta "una nuova edizione del Vangelo". La volle realizzare con il suo Socio di maggioranza: « Non dobbiamo dimenticare che noi siamo i soci di Cristo per costruire una nuova società: quella che Lui ha programmato per l'uomo. Lui in noi, noi in Lui e tutti e due insieme per gli altri. Lui il Grande Socio, noi piccoli soci, insieme coinvolti per sviluppare il Regno di Dio che è il Regno creato da Dio per l'uomo.»
L'Oasi, infatti, sorta come casa di accoglienza, divenne prima casa di ricovero e poi Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico. L'Oasi, per padre Ferlauto, non poteva restare solo il centro dove la riabilitazione aveva raggiunto livelli notevoli, ma diventare struttura di integrazione perché "la riabilitazione ottenuta non fosse vanificata".
La Città Aperta diede vita a iniziative culturali e strumenti editoriali creati per la riflessione teorico-pratica. A tal fine si aprirono la Collana Oasi e i Quaderni didattici, sussidi stampati nella tipografia interna: Oasi Città Aperta Edizioni (OPA). Si organizzarono Convegni biennali internazionali perché Padre Ferlauto pensava l'Oasi Città Aperta come "un'immensa Cattedrale Aperta, dove il culto a Dio è il servizio all'uomo, soprattutto alla persona in difficoltà e agli emarginati".
Si chiedeva: « Quando una persona, un gruppo, un comune, una provincia, una nazione si possono definire Città Aperta?» Formulò un decalogo di risposte:
- Quando in chi governa, all'amore del potere è subentrato il potere dell'amore.
- Quando vi è il benessere per tutti, a partire da una prospettiva di costruzione speciale dell'habitat che genera condivisione.
- Quando vi è rispetto della persona, l'accettazione dell'altro così come è, facilitandone l'integrazione.
- Quando vi è rispetto della cultura dell'altro, in una prospettiva interculturale che incoraggia i principi di empatia e reciprocità, la capacità di assumersi responsabilità sapendosi mettere nei panni dell'altro.
- Quando vi è rispetto dell'ambiente che viene considerato patrimonio comune e, in quanto tale, curato, migliorato, incrementato, difeso.
- Quando vi è qualità della vita in ogni settore che coinvolge la vita della Comunità.
- Quando vi è comunicazione del sapere senza riserve e senza manipolazioni.
- Quando vi è dialogo per la crescita di tutti e la crescita di ciascuno.
- Quando vi è formazione adeguata alle esigenze di tutti.
- Quando il positivo prevale sul negativo e sul volto degli uomini fiorisce il sorriso.
La Città Solidale
La sua idea era che ogni città potesse sperimentare l'integrazione delle persone disabili. Questa non era solo possibile, anzi poteva creare una maggiore qualità di vita includendo quella carica umana che dà sapore all'esistenza. Per lui, l'orizzonte era studiare le cause che impedivano l'integrazione. Per questo organizzò un laboratorio sperimentale nel sociale per studiare con metodologia scientifica la convivenza tra disabili e normodotati. Con questo obiettivo, nel 1987, costituì un gruppo internazionale e interdisciplinare di studiosi: filosofi, architetti, sociologi, antropologi, psicologi, economisti (GIISAM), diretta da Marie-Louise Pellegrin-Rescia, professoressa all'Università di Lione. Questo gruppo padre Ferlauto la chiamava "forte" perché « dovevano aiutare il forte per capire il debole e se lui è forte non lo è solo per sé, ma anche per l'altro. Perché ognuno è qualcuno da amare.» Difatti la Città Solidale guardava alla realtà della persona perché questa esprime l'imago Dei, ossia la persona è immagine di Dio. Da questa convinzione trasse la sua parola d'ordine: recupero integrale.
Gli Scritti
Padre Ferlauto è autore di numerose pubblicazioni. Il suo primo scritto da seminarista Gocce di rugiada che ultimò nel 1946. Il testo Un progetto per il nuovo millennio, pubblicato a Troina nel 1995, ebbe un'edizione inglese A Project for the Next Millenium, pubblicato nel 1996. Dello stesso anno Se guardo anche questo pubblicato dall'Oasi Città Aperta. Nel 2001 dà alle stampe I volontari dell'Oasi; La Città Aperta nel Mediterraneo e nel mondo. Dello stesso anno una lettera indirizzata ai governanti dopo gli attentati terroristici dell'11 settembre 2001 alle torri del Word Trade Center di New York, dal titolo Lettera di un prete ai potenti della terra e agli uomini di buona volontà. Questa lettera ebbe una edizione inglese, francese e spagnola. È del 2011 il libro Una scelta per una società più umana e migliore. Nel 2012 pubblica quattro libri tra cui: Se l'amore diventa potere con Prefazione del Vescovo mons. Giuseppe Costanzo; e Verso il futuro che non conosciamo con Prefazione di don Biagio Amata, Decano nella Facoltà di Lettere Cristiane e Classiche dell'Università Pontificia Salesiana; l'opera autobiografica Dall'alto dei miei novant'anni. La sintesi del lungo cammino di una persona che crede in quello che fa e fa solo quello in cui crede. Tra gli altri ricordiamo, infine, del 2017 Il fascino dell'impossibile. Un sogno che diventa realtà, una sfida che diventa meta.
Altre Pubblicazioni
- Un lungo cammino ... (2000)
- L'Oasi per il tuo benessere fisico, psichico e spirituale (2002)
- I miei ottant'anni (2002)
- Oasi Città Aperta dove ognuno è qualcuno da amare (2004)
- Sono un prete che crede in Dio (2005)
- L'Oasi di Troina. Un miracolo in Sicilia (2005)
- Il Grazie dell'Oasi (2007).
- Saper vivere (2012)
- Se l'Amore diventa potere (2012)
- Alfabeto dei Collaboratori (2013)
- Forza della fede, fascino dell'impossibile (2013)
I Riconoscimenti
Negli anni Settanta si ottennero i primi riconoscimenti nazionali con D.M. 8.11.1974 il Ministero della Pubblica Istruzione riconosce l'Oasi come Istituto Sperimentale nell'area della scuola dell'obbligo, ampliandone poi gli obiettivi con successivo decreto nel 1981). Lo stesso Ministero con D.M. 1.7.1978 lo abilita a organizzare i corsi biennali di specializzazione per il personale direttivo, docenti e per gli assistenti educatori degli alunni disabili. Negli stessi anni, Padre Ferlauto sviluppò una feconda collaborazione con la Facoltà di Medicina dell'Università Cattolica del Sacro Cuore "Agostino Gemelli" di Roma, con la quale nel 1977 l'Oasi promosse un Istituto per le Ricerche Cardiovascolari. Il sostegno dell'Università Cattolica in termini di risorse scientifiche e scambi di personale medico specializzato consentirono all'Oasi di allargare il campo delle prestazioni sanitarie e di approfondire l'attività di ricerca nel campo della disabilità, anche grazie al rapporto personale che legava padre Ferlauto al Rettore Giuseppe Lazzati.
Negli anni ottanta e novanta, proseguì la rete di solidarietà ai deboli incrementandone le valenze di ricerca scientifica. Furono anni di prestigiosi riconoscimenti sul piano regionale, nazionale e internazionale. In Brasile, per esempio, con la Fondazione Oasis Cidade Aberta (FOCA), dove dal 1989 si svolgono attività socio-sanitarie e progetti di recupero ambientale e di formazione umana e professionale e in Cina, dove l'Oasi e il Ministero della Sanità cinese hanno dato vita nel 1996 alla Fondazione China Oasi Center for Epilepsy (COCE), implementando un centro diagnostico e terapeutico nel campo dell'epilessia nell'area di Pechino.
I premi e le onorificenze
- 1988 27 marzo, Artigiano della Pace insieme a Madre Teresa di Calcutta, Jean Vanier, il Responsabile del Cottolengo (SERMIG, Torino).
- 1989 2 giugno, ARA PACIS (Rotary Club Roma Sud).
- 1991
- 1992
- 9 aprile, Premio Euno (Kiwanis International Europe - Distretto Italia - Club di Enna).
- 27 dicembre, Onorificenza Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito Repubblica Italiana: su proposta del Presidente della Repubblica Scalfaro, con Decreto 27.12.1992.
- 25 dicembre 1993, Premio Internazionale "La Gente del Circo per la Solidarietà" conferito da A.N.C.I.S. di Palermo in collaborazione con Circo Città di Roma.
- 1994 Premio Nazionale Beniamino Joppolo 1994, per l'impegno sociale.
- 24 luglio 1997, Attestato di Onorificenza "We Serve" (Lions Club Leonforte).
- 12 aprile 1999, Alta Onorificenza di Gran Collare di Giustizia (Ordine Militare e Ospedaliero di Santa Maria di Betlemme).
- 28 ottobre 2000, Premio per la Categoria Volontariato conferito dal Presidente della Giuria dell'International "Life" Adward 2000 - Salsomaggiore Terme.
- Premio, "Impegno Sociale" da E.I.P. (Ecole Instrument de Paix), Sezione Italiana di Roma.
- 2003
- 11 dicembre, 1º Premio-Rassegna "Una Racchetta per il Sociale" (Associazione Tennis Amico Handicap di Gragnano, NA).
- 29 dicembre, Nomina "Socio Onorario" (Lions Club di Randazzo).
- 16 maggio 2004, Premio "Sicilia Proserpina" (Cenacolo di Storia Patri di Enna e Provincia "Terra del mito e dell'Epopea Normanna"/Comune di Caravaggio, BG).
- 2005
- 29 novembre, Premio Nazionale D'Eccellenza "Profeti in Patria" (Roma).
- 30 novembre, Premio legato alla "Giornata Internazionale della Montagna", consegnato da Carlo Azeglio Ciampi, Presidente della Repubblica Italiana (Palazzo del Quirinale, Roma).
- 22 dicembre 2006, Presidenza onoraria di Confindustria Enna.
- 2007
- 15 giugno, Proposta di conferimento Laurea Honoris Causa dalla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Catania.
- 14-15 settembre, Premio "Kiwanis Italia - San Marino".
- 9 dicembre, Premio "Aquila d'Argento" (Misterbianco, CT).
- 30 maggio 2009, Premio "Paul Harris Fellow" (Massima onorificenza del Rotary Club).
- 4 giugno 2010, Premio "Rosso Cuore", (Patrocinato dalla Croce Rossa Italiana e da Associazioni Mondiali come la "Mezza Luna Rossa" e il "Cristallo Rosso".
- 21-24 novembre 2013, Premio "L'Albero della Dottrina Sociale" (Fondazione G. Toniolo, Festival della Dottrina Sociale, Verona).
- 2016
- 20 maggio, Medaglia della Scuola "Facoltà di Medicina" dell'Università di Catania.
- 20 novembre, Medaglia di Merito (Sovrano Ordine di San Giovanni di Gerusalemme "Cavalieri di Malta" OSJ).
- 2 settembre 2017, "Premio Città di Leonforte" per le sue doti umanitarie e per l'opera svolta a favore dei più deboli.
Il conferimento di tutti questi Premi hanno un comune denominatore, gli si riconosceva la profonda umanità nell'essersi fatto prossimo. E oggi la sua eredità, raccolta dalle Volontarie e dalle varie Società persegue finalità di ricerca nel campo biomedico e in quello della organizzazione e gestione dei servizi sanitari, insieme ai ricoveri e cure per attività diagnostiche, riabilitative, terapeutiche, mediche, chirurgiche. Da 18 posti letto a oltre 352. Un sogno che è diventato realtà. Così Padre Ferlauto chiuse la sua vita terrena.
La morte
Padre Ferlauto si spense alle ore 12:00 del 12 settembre 2017 a Troina, dopo essere stato ricoverato ad Augusta[17] presso l'ospedale Villa Salus il 31 agosto e aver subito il 1º settembre l'intervento per subocclusione intestinale. L'intervento era riuscito, ed era stato dimesso l'11 settembre, ma subentrò una insufficienza cardiaca. Ad assisterlo le Volontarie dell'Oasi che si alternavano per non lasciare mai solo questo padre da cui avevano attinto la linfa dello Spirito.
Alle esequie, officiate dal Mons. Salvatore Muratore[18] e celebrate nella radura del Villaggio Cristo Redentore[19] in contrada Lercara, erano presenti oltre duemila persone: dipendenti dell'Oasi, cittadini di Troina e amici venuti da lontano, oltre le autorità civili e politiche del territorio.
Le sue spoglie riposano nel cimitero monumentale di Troina, nella cappella che accoglie sacerdoti e consacrate del luogo, in attesa di essere traslato nella radura del Villaggio Cristo Redentore, così come aveva scritto con un P.S. nel Testamento spirituale: "Mi piacerebbe essere sepolto nella cripta della Torre del Dialogo quando sarà realizzata o nella cripta della Chiesa che sarà costruita a ridosso della Radura di Maria e che sarà dedicata a Cristo Nostro Socio".
Il suo testamento spirituale
Il testamento di Padre Ferlauto, redatto nel 2005 quasi "al traguardo della sua vita" esprime le sue scelte di fondo, l'opzione preferenziale per gli esclusi, il suo sentirsi socio di Gesù. Queste linee direttive sono consegnate alle Volontarie Laiche Consacrate, ai cittadini troinesi, ai funzionari dello Stato e alla Chiesa. A ciascuno di questi per "impegnarsi a saper utilizzare il 49 percento che è la quota di partecipazione in questa avventura dell’Oasi" con particolare attenzione a "fidarsi di Cristo Gesù". « Sono stato un navigatore solitario», scrisse, « quanto con l’aiuto del Socio ho fatto è la mia eredità che affido». Aveva "sognato un'Oasi nel deserto in cui si trovavano i disabili della Sicilia". E la radura di Troina è "la dimostrazione di quanto Dio è disposto a fare se si crede in Lui"[20].
Note | |
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