Gaetano Zito
Gaetano Zito Presbitero | |
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Monsignor Gaetano Zito presso lo Studio teologico san Paolo di Catania. 26 aprile 2017. | |
Età alla morte | 65 anni |
Nascita | Troina (En)[1] 9 marzo 1954 |
Morte | Catania 8 ottobre 2019 |
Sepoltura | Cimitero di Troina nei loculi della Confraternita Maria Santissima Annunziata |
Appartenenza | Arcidiocesi di Catania |
Ordinato diacono | 9 gennaio 1977 |
Ordinazione presbiterale | 17 dicembre 1977 |
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Gaetano Zito (Troina (En)[1], 9 marzo 1954; † Catania, 8 ottobre 2019) è stato un presbitero, storico e scrittore italiano della Chiesa anche in ambito internazionale, nonché presidente dell'Associazione Archivistica Ecclesiastica[2].
Biografia
Gaetano Zito nacque a Troina in provincia di Enna, il 9 marzo 1954 nella casa di famiglia in Via Vittorio Emanuele II, 149[3]. Alla sua nascita il padre Giuseppe svolgeva inizialmente l'incarico di dipendente dell'Ente Siciliano di Elettricità (ESE), in seguito di consigliere comunale democristiano rappresentante della sezione "Coldiretti". La madre Maria Grazia Centamore, casalinga, accudiva i figli Gaetano (il maggiore) e Maria Antonella.
Percorso formativo e culturale
Già da bambino coniugava energia fisica, vivacità intellettuale e curiosità per il bello al punto da far chiedere ai genitori la possibilità di frequentare la prima elementare[4] prima dell'età scolare. Proprio questa marcia in più di creatività, serenità ed empatia lo maturarono nella ricerca del bene.
Oltre la scuola, frequentava l'oratorio al Convento dei Padri Cappuccini. Conseguita la licenza elementare, i genitori gli prospettarono varie ipotesi: andare in collegio dai Cappuccini di Gibilmanna come interno o frequentare il seminario di Nicosia. In verità il padre, a cui era molto legato, avrebbe preferito che il figlio frequentasse la scuola statale. Scelse la seconda ipotesi e il 4 ottobre 1964 proseguì il percorso scolastico nella scuola media[5] a Nicosia nel seminario sant'Agostino nella quale, alla fine dei tre anni, seguì il Ginnasio. Nel 1969 superò gli esami di ammissione all'Istituto di Istruzione Superiore "Fratelli Testa" dove nel 1972 terminò brillantemente il Liceo classico.
La vivacità del temperamento veniva equilibrata dalla volontà di maturare nelle sue capacità di analisi e di sintesi. Già al liceo emergeva latente la curiosità ai fatti storici, la chiarezza degli avvenimenti, la loro organizzazione, soprattutto il suo punto di vista critico, mai demolitore.
Il 1972 fu per Gaetano un anno di cambiamenti, compresa la decisione dei genitori di trasferirsi a Catania per agevolare maggiori opportunità lavorative ai figli, tuttavia Gaetano aveva già chiara la sua opzione fondamentale: diventare sacerdote.
Giunto a Catania, dopo aver lasciato il seminario di Nicosia, visse nella casa di proprietà della famiglia e ottenuta l'autorizzazione del vescovo Costantino Trapani (1912-1988) venne accolto dall'arcivescovo Guido Luigi Bentivoglio ([1])(1899-1978).
In quel periodo i seminaristi che provenivano da Nicosia, per seguire le lezioni di Sacra Scrittura e Teologia, erano ospiti del Seminario vescovile di Acireale dov'era Rettore monsignor Giuseppe Costanzo ([2]), vescovo emerito di Siracusa. Questi commentava i passi biblici nel salone del Seminario, ad ascoltarlo anche le postulanti delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Tra i seminaristi Gaetano si lasciava interpellare dalla profondità della Parola di Dio mediata dal Rettore, al punto da gustarla profondamente e carpirne il metodo del discernimento teologico-pastorale. Il tempo vissuto ad Acireale diede la svolta alla sua vita interiore, pose le basi alla sua quotidianità. In quel periodo decise di mettere a frutto e di affidare con responsabilità e fiducia i suoi talenti all'azione dello Spirito. Per questi motivi rimase sempre riconoscente alla Diocesi di Acireale.
Nel 1973 visse nel seminario di Catania e continuò il suo percorso formativo di studio, di riflessione e di preghiera frequentando lo Studio Teologico San Paolo, ubicato nello stesso stabile. Dal 1973 al 1976 iniziò i corsi di Filosofia e Teologia ottenendo, il 9 gennaio 1977, il titolo di Diacono e sei mesi dopo, il 9 luglio, il Baccalaureato in Teologia. Contemporaneamente agli studi, svolgeva il suo impegno pastorale nella Parrocchia Santa Maria di Nuovaluce[6] a Monte Po[7], nuovo quartiere nella cintura del territorio catanese. Il contatto con la gente rinsaldò il suo cuore sacerdotale e il 17 dicembre 1977 ricevette l'ordinazione presbiterale. Per le partecipazioni all'Ordinazione scelse una frase-programma di vita dal libro del profeta Geremia 1,7-8:« Non dire: "Sono giovane". Tu andrai da tutti coloro a cui ti manderò e dirai tutto quello che io ti ordinerò. Non aver paura di fronte a loro, perché io sono con te per proteggerti.»
Ministero sacerdotale
A Roma
In accordo con mons. Domenico Picchinenna, arcivescovo di Catania e per desiderio del padre, continuò gli studi a Roma. Nel 1978 frequentò il Collegio Ecclesiastico Internazionale San Carlo Borromeo[8] per completare la formazione sacerdotale, e la Scuola Vaticana di Archivistica[9].
L'esperienza di internazionalità e di vita fraterna incentrata sulla vita liturgica lo proiettò nella dimensione ecumenica della Chiesa. Lo studio non gli impedì di potere trascorrere tutti i fine settimana, sino al 1980, ad aiutare il parroco don Antonino Ubaldi della Chiesa di Santa Silvia nel quartiere Portuense.
L'attività di docente di religione, presso l'Istituto Professionale Alberghiero di Stato e il servizio sacerdotale in parrocchia, gli permisero di collaborare al pagamento della retta mensile e del soggiorno romano nella casa in affitto nei pressi di via del Corso.
Il 31 maggio 1978 conseguì il diploma in Archivistica, subito dopo si iscrisse alla Scuola Vaticana di Biblioteconomia[10] conseguendone il diploma il 23 ottobre 1979.
Contemporaneamente, tra il 1977 e il 1978, fu iscritto alla Pontificia Università Gregoriana nella Facoltà di Storia Ecclesiastica per completare lo studio universitario e il 23 giugno 1979 conseguì la Licenza. Alla scuola dello storico Giacomo Martina[11] don Gaetano maturò il valore delle scienze storiche, l'amore alla verità storica, il servizio alla verità attraverso le fonti. Si sentiva erede di quella generazione di presbiteri che non scendevano a compromessi, aperti al mondo contemporaneo che dalla Sicilia coltivavano vasti orizzonti, come Mariano Rampolla del Tindaro o Luigi Sturzo, il fondatore del Partito popolare italiano.
Nel 1980 oltre agli incarichi in Diocesi partecipò a Napoli al convegno dell'Associazione Archivistica Ecclesiastica[2] durante il quale il presidente Salvatore Palese gli propose di far parte del consiglio direttivo. Intanto, su invito e sotto la direzione di Padre Martina lavorava, con la precisione dello storico, alla tesi dottorale su Giuseppe Benedetto Dusmet. Tesi che discusse nel 1986 e che pubblicò nel 1987 dal titolo La cura pastorale a Catania negli anni dell'episcopato Dusmet (1867-1894). Nella prefazione Padre Martina scrisse:
« Gaetano Zito non è uno studioso chiuso nelle biblioteche e negli archivi. Allo studio ha sempre unito una vivace attività pastorale. A capo di una parrocchia di diecimila fedeli, alla periferia di Catania, ne ha seguito lo sviluppo e la crescita. E il libro appare proprio quando si sta compiendo la costruzione della chiesa parrocchie: due aspetti, due momenti, di un'attività intensa svolta dalla stessa persona. La pastorale non ha soffocato ma stimolato l'interesse culturale e scientifico. Questo dinamismo giovanile costituisce il superamento di quella mentalità descritta dal Gattopardo, che saremmo tentati di credere diffusa in Sicilia. [...] Gaetano Zito con il suo impegno pastorale e storico, questo libro che ci mostra una realtà complessa ma anche l'impegno serio di Dusmet, di Della Marra, di Caff, di Tullio Allegra, di tanti altri, tutto questo ci dice che ieri e oggi la Sicilia e la Chiesa siciliana sono vive e si muovono e che a dispetto di tutte le difficoltà reali, a dispetto del Gattopardo, la Sicilia non dorme e non vuole dormire. Con questa ricerca, voluta dall'arcivescovo di Catania, mons. Domenico Picchinenna, Padre Zito prestava un servizio alla Chiesa e al clero catanese per inventare la propria fedeltà al messaggio evangelico e all'uomo, nella quotidianità»
A Catania
Nel 1980, all'età di ventisei anni, ritornò in Sicilia dove l'arcivescovo lo nominò parroco a Monte Po[7] e vi rimase sino al 1990. La sua presenza in questo quartiere crebbe qualitativamente tanto da renderlo il principale punto di riferimento. Coadiuvato da laici e alcune consacrate, la canonica divenne luogo di confronto, di elaborazione delle iniziative pastorali, di impostazione della missione a partire dalla Lectio divina. La sua attività pastorale spaziava dalla strada al confessionale, dal carcere alla scuola e ovunque vi fosse una necessità materiale e spirituale.
La gente sapeva che poteva contare sempre su patri Gatanu[12], soprattutto quei giovani che per vari motivi si trovavano in gravi difficoltà esistenziali e morali. Alcune delle sue coordinate da parroco si esprimevano nell'entusiasmo e nell'umanità, nell'educare alla fede cristiana, nel comunicare la gioia di vivere. Per dare dignità religiosa al territorio, fece transitare il luogo di preghiera dal salone dell'attuale Istituto Comprensivo Vittorino da Feltre, dove anche padre Gaetano insegnava Religione, al nuovo edificio della Parrocchia di Santa Maria di Nuovaluce[6], completata nel 1988.
La chiesa fu costruita con altare a forma quadrata su consiglio di padre Zito poiché, secondo la simbologia antica, dalla mensa quadrata si sono nutrite e sempre si nutriranno le quattro parti del mondo, simboleggiati dai quattro lati, esprimendone la lettura biblico-teologica. Nel 2014 la stessa simbologia venne applicata nella chiesa delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Acireale, quando fu necessario ripristinare altare e leggio. Padre Zito diresse personalmente i lavori, consigliando anche di usare la pietra bianca di Noto[13] e la pietra lavica dell'Etna.
Se l'Arcivescovo Domenico Picchinenna aveva favorito le capacità intellettuali e la maturazione delle relazioni di Padre Gaetano, Monsignor Luigi Bommarito[14] aggiunse la possibilità di crescita nell'esperienza paterna e nella ricerca storica. Proprio nella sua esperienza sacerdotale a Monte Po, il 17 dicembre 2002, in occasione dei suoi venticinque anni di servizio alla Chiesa, espresse la gratitudine per essere cresciuto "in umanità e ministerialità sacerdotale".
Negli anni dell'episcopato di monsignor Salvatore Gristina, Padre Zito continuò a mettere al servizio della Chiesa, non solo particolare, le sue competenze, le sue intuizioni di sacerdote, il suo atteggiamento di filiale obbedienza.
Sotto l'episcopato di Domenico Picchinenna
Il ministero sacerdotale di padre Zito durante l'episcopato di Domenico Picchinenna fu segnato da reciproca fiducia e stima che continuò anche quando il vescovo si trasferì a Roma presso le suore Francescane di Cristo Re. Mons. Picchinenna era il vescovo della sua "prima ora" nella Vigna del Signore, il confidente della vivacità dei suoi anni giovanili. Da lui aveva imparato la mitezza e l'affidamento alla misericordia di Dio.
A soli ventisei anni ricoprì il ruolo di Direttore della Biblioteca "Agatina" del Seminario e della Biblioteca dello Studio Teologico San Paolo, nonché Direttore dell'Archivio Storico Diocesano e dell'Archivio Storico del Seminario. Nel 1981 svolse anche l'attività di docente di Storia della Chiesa all'Istituto Superiore di Scienze Religiose San Luca. L'essere direttore e docente non escludeva l'insegnamento della Religione nella scuola media statale Luigi Sturzo a Monte Po[7]. Su indicazione del vescovo coniugò attività pastorale e partecipazione a convegni in cui molte volte era anche relatore, come a Palermo tra il 22 e il 23 marzo 1985 al Seminario storico-teologico, organizzato dalla Facoltà Teologica di Sicilia e dall'Associazione Teologica Italiana. Il tema affidatogli esaminava la "Chiesa-carità. Rivisitazione storico-teologica di personaggi emblematici della dialettica chiesa-carità. Nello stesso anno, a Nicolosi dall'8 all'11 luglio fu relatore al Convegno liturgico diocesano con Feste popolari e patronali: la domenica, poi a Brescia dal 9 al 13 settembre per il VII Convegno dell'Associazione Italiana dei Professori di Storia della Chiesa. Partecipò anche alla due giorni del Primo Workshop, organizzato a Erice tra l'8 al 10 dicembre 1987 dalla Scuola Internazionale di Diritto Comune.
Lo storico don Zito si misurò anche con quelle questioni politiche che tessono la storia dei cittadini, partecipando attivamente al Seminario di formazione: Alla scoperta della politica, a Troina dal 20 febbraio al 7 maggio 1988 e a Catania con la relazione Questione sociale e questione politica a Catania (1890-1920), il 13-14 maggio. Sempre nel 1988, a Motta Sant'Anastasia, il 20 agosto parlò di Sant'Anastasia e la chiesa dei martiri e il 24 novembre a Catania su Beni librari nel catanese. Situazioni e prospettive.
In tal modo, l'Arcivescovo Picchinenna gli aveva prospettato gli orizzonti di quelle tematiche su cui, negli anni a venire, avrebbe avuto una parola autorevole da sacerdote e da professore.
Sotto l'episcopato di Luigi Bommarito
L'Arcivescovo Luigi Bommarito[14], come primo gesto del suo episcopato, lo nominò parroco di Santa Maria di Nuovaluce[6], affidandogli la cura di una densa popolazione, tra le "aree forti", che dal 1978 rientravano nelle nuove realtà territoriali di Catania. Monsignor Bommarito aveva su padre Gaetano uno sguardo lungimirante, infatti lo lanciò in azioni pastorali di ampio respiro: lo nominò all'interno del Consiglio presbiterale e lo confermò, tra gli altri, membro della Segreteria pastorale della CESi (Conferenza Episcopale Siciliana) della sezione "Studi e ricerche", oltre che Consulente Ecclesiastico Regionale del Centro Sportivo Italiano, incaricato della Diocesi per le Biblioteche e gli Archivi Ecclesiastici. Nelle sue cinquantadue pagine di curriculum, pubblicato anche online, Padre Gaetano annota la mansione di notaio degli Atti della Commissione Diocesana per la Beatificazione del Venerabile cardinale Giuseppe Benedetto Dusmet e di segretario generale del Comitato per la preparazione della visita di Giovanni Paolo II a Catania e per la beatificazione di Maddalena Morano.
Sempre agli inizi degli anni novanta esplicò l'incarico di Direttore dell'Ufficio Diocesano per i Beni culturali della Chiesa organizzando, tra l'altro, una mostra di dipinti e sculture di alto profilo culturale. Per la prima volta l'Arcidiocesi di Catania, rappresentata nel comitato scientifico da padre Zito che ne aveva avuto l'idea, promuoveva un'esposizione iconografica su sant'Agata, attraverso tre percorsi: storia, arte e devozione. L'intento era quello di documentare che la devozione alla santa non si limitava ai confini della Sicilia, ma oltrepassava lo Stretto di Messina. Da promotore e coordinatore diocesano della mostra organizzò una ricerca oculata delle opere che raggiunse i musei italiani, i Musei Vaticani e il Museo del Louvre con l'Iscrizione di Jiulia Fiorentina, la più antica testimonianza del culto dei martiri catanesi. Alla mostra, per la prima volta al di fuori dei Musei Vaticani, venne esposto il sarcofago detto "della Via Salaria" del III e IV secolo della collezione di antichità cristiane. A ridosso della festa di Sant'Agata, padre Zito aveva trasformato quella parte della festa popolare in evento religioso-culturale, apprezzato particolarmente da uomini e donne del mondo accademico, tra i quali don Giuseppe Costa, editore del Papa.
Nel 2000, alla docenza di Storia della Chiesa e di Metodologia, aggiunse quella di "Tipologia e normativa dei beni culturali ecclesiastici" e di "Arte e religiosità popolare", oltre al corso di formazione professionale su "Gestione turistica dei beni culturali" nella Facoltà Beni Culturali di Siracusa, di Catania, nell'Istituto di Sociologia "Luigi Sturzo" di Caltagirone, ed anche presso la Facoltà di Scienze della formazione e alla Scuola Superiore dell'Università degli Studi di Catania. La sua versatilità culturale lo impegnò anche su argomenti di Legazia Apostolica nel Corso di Diritto Ecclesiastico presso la facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Catania. Molte volte accettò l'invito insistente di Padre Luigi Ferlauto per collaborare ai Seminari di Studi internazionali sul Genoma Umano" che si svolgevano all'Oasi Maria SS. di Troina, con la partecipazione del Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale Tarcisio Bertone. Padre Ferlauto vedeva in don Zito il suo possibile successore all'Oasi e, sempre nel 1999, lo inserì nel Comitato Scientifico per il progetto Insediamento normanno in Sicilia. Serlone, eroe di Cerami, Conte di Geraci, a cura dell'Istituto Italiano dei Castelli sezione Sicilia, ma organizzato dal Laboratorio per l'Arte la Cultura e l'Ambiente, della Cittadella dell'Oasi.
Con monsignor Bommarito[14], don Zito divenne dal 1990 al 1992 prima segretario con mansioni speciali allo Studio Teologico San Paolo, dal 1992 al 1999 vice-preside e, successivamente, già nel 1997 Professore ordinario e direttore della rivista scientifica Synaxis, Preside per il quinquennio 1999-2005, presidenza che gli verrà riconfermata nell'episcopato di mons. Salvatore Gristina dal 2008 al 2014. Sono anni in cui lo Studio operò un salto di qualità: da affiliato divenne aggregato alla Facoltà Teologica di Sicilia con decreto della Congregazione per l'Educazione Cattolica, protocollo n. 648-85 del 31 maggio 2010. Per la sua finezza intellettuale prese parte del Comitato esecutivo del Progetto Novecento, della Luxvide di Ettore Bernabei, per raccontare attraverso 30 film tv il secolo appena trascorso, dal 2000 al 2005. Consulenze che lo videro spesso nella sede sociale della casa di produzione Luxvide a Roma in Piazza dell'Orologio 7.
Da preside, padre Zito pose il suo personale tassello anche nella formazione degli studenti seminaristi per la costruzione del futuro della Chiesa particolare e delle Chiese di Sicilia. Notazioni e intuizioni pubblicate, tra l'altro, nel 1999 nei tre volumi Chiese e società in Sicilia, edito dalla SEI, in cui raccoglieva gli Atti di tre convegni internazionali, organizzati in diocesi negli anni 1992-1994. Informazioni per la prima volta esaustive per conoscere il cammino delle comunità cristiane dell'isola, dall'avvio dell'evangelizzazione all'inizio del terzo millennio, pubblicato nel 2009 dalla Casa Editrice Vaticana.
Sotto l'episcopato di Salvatore Gristina
Negli anni dell'episcopato di mons. Gristina, Padre Zito continuò a mettere a servizio della Chiesa, non solo particolare, le sue competenze, le sue intuizioni di sacerdote, il suo atteggiamento di filiale obbedienza, continuando a farsi carico di coloro che manifestavano povertà materiale, morale, spirituale e culturale. Agilmente passava dal coprire cariche accademiche agli incontri con autorità militari e civili al servizio alla mensa dei poveri, anche della Comunità di Sant'Egidio.
Sentiva propria la lezione del cardinale Dusmet, che amava e testimoniava con i suoi modi semplici, rispettosi, sereni e intelligenti. Perchè credeva nella domanda "di pane e di fede" della gente e nell'espressione di Dusmet: « Sin quando avremo un "panettello", noi lo divideremo col povero. Ma la fede, ah il nostro buon popolo vuol conservata la fede, incombe a Noi che la gli si conservi.»
L'inizio dell'episcopato di Gristina coincise con i venticinque anni di sacerdozio di Padre Zito. Nel suo discorso commemorativo disse: « La Chiesa nella persona dei vescovi di Catania costantemente mi ha ricolmato di fiducia ben più ampia di quanto meritassi. E con serenità d'animo oggi posso dichiarare che ho svolto esclusivamente servizi che mi sono stati affidati e mai chiesti. Chi sarei senza la fiducia di Dio, senza la fiducia della Chiesa? Senza che avessi ricevuto il mandato per i servizi che presto, per le attività che svolgo? E poco mi importa se di particolare rilievo sociale, salvo a farmi sentire più forte l'onore della responsabilità: un compito vale l'altro purché finalizzato alla costruzione del regno di Dio.»
Il 6 novembre 2004 fu insignito da Papa Benedetto XVI del titolo di Cappellano di Sua Santità, nel linguaggio comune monsignore di nomina papale. Nel 2006, con gli impegni di docenza e di relatore, accettò la nomina di Vicario episcopale per la Cultura nella diocesi. Non era certamente il riconoscimento ufficiale a incrementare in lui la volontà di servire la Chiesa. Era chiaro nella sua coscienza di essere servitore di Cristo. Tale consapevolezza gli permetteva di dire serenamente e con il sorriso che lo contraddistingueva: « Tutto ciò che ho fatto e potrò ancora fare possa essere motivo di gloria a Gesù il Cristo e alla sua Chiesa, non certo a me.»
Negli anni 2010-2014, perchè in ogni luogo giungesse la parola di Verità, divenne Promotore e Presidente della Fondazione Synaxis[15].
Nello stesso periodo a Catania venne nominato assistente per la formazione degli atleti del Centro Sportivo Italiano (CSI) e la formazione degli Scout, già avviata da parroco a Monte Po[7]. Dopo aver promosso e coordinato il Servizio di Bioetica "Dott. Angelo Cafaro", dal 2009 al 2013, a partire dal 2014 era membro attivo del Comitato Etico di Catania presso l'Azienda di Rilevanza Nazionale e di Alta Specializzazione (ARNAS) all'ospedale "Garibaldi".
Ricercatore della verità storica
Tra gli storici nazionali e internazionali
La proficua ricerca scientifica, la ricerca della verità storica e l'approfondimento del tema Etica nella Scienza pose padre Zito sotto lo sguardo dell'Accademia Gioenia[16] che il 27 gennaio 2012 lo ammise a far parte del sodalizio come Socio onorario.
Sempre a Catania l'8 luglio 2017, nell'Aula Consiliare di Palazzo degli Elefanti l'Accademia d'Arte Etrusca gli conferì il Premio Internazionale "Chimera d'Argento" per aver diffuso i valori della cultura nella sua dimensione affettiva, cognitiva e, in particolare, selettiva, perché ogni suo scritto orienta l'agire sociale, fornendo le motivazioni dei comportamenti.
Padre Zito, in verità, costruì la ricerca storica non solo a tavolino, ma andando a visitare i luoghi, esaminando minuziosamente le carte dei fatti storici, in particolare, all'Archivio e alla Biblioteca Vaticana di cui era assiduo frequentatore. Ogni estate, da autodidatta, riservava un tempo di aggiornamento attraverso viaggi d'istruzione, visitando i luoghi simbolo della Riforma protestante. Iniziò dalla chiesa di Wittenberg a Erfurt in Germania, poi si recò al Musée internationale de la Réforme di Ginevra in Svizzera, infine nei luoghi della deportazione degli Ebrei. La sua biblioteca personale di oltre quattromila volumi e migliaia di foto digitali diventava la fonte per costruire le lezioni accademiche.
Socio dal 1980 dell'Associazione Archivistica Ecclesiastica[2], nel 1999 ne venne eletto Vice Presidente sino al 2011, anno in cui il 16 settembre diventò Presidente. Tra gli obiettivi emerse quello di coltivare i rapporti europei, organizzando la seconda conferenza degli archivisti ecclesiastici del continente con il sostegno del Pontificio Consiglio della Cultura, a Roma nell'aprile-maggio 2013, andando poi a Riga, in Lettonia, nell'ottobre 2013 e quindi in Croazia nel maggio 2015 e infine in Cina per conto del Pontifico Comitato di scienze storiche[17] al 22º congresso internazionale di scienze storiche tenuto a Jinan il 27 agosto 2015.
Al convegno di Roma-Sassone 2017 venne riconfermato per la terza volta presidente. In tal modo portò a compimento la riflessione sulla valorizzazione della documentazione archivistica ecclesiastica per la storia della santificazione, dell'evangelizzazione e della carità nelle chiese particolari e nei molti istituti religiosi di età moderna e contemporanea. Ricerca e riflessione iniziata nel convegno di Assisi del 2008. Nel convegno di Cagliari 2017, invitò gli archivisti ecclesiastici a valutare l'incidenza dell'informatica nella gestione dei beni culturali, nei quali vengono coinvolti anche gli archivi.
La sua ultima realizzazione è stata la terza Conferenza degli archivisti ecclesiastici europei, su richiesta dell'arcidiocesi di Poznan che celebrava il suo millennio di storia, con il sostegno esplicito del Pontificio Consiglio della cultura. L'eccellente organizzazione assicurò una significativa partecipazione e aprì nuove prospettive. L'edizione degli atti Archivi della Chiesa e archivi dello Stato: luogo di dialogo culturale è stata tra le sue ultime pubblicazioni edite dalla Libreria editrice Vaticana. Già dal 2000 membro del Consiglio di Presidenza dell'Associazione Italiana dei Professori di Storia della Chiesa, nel 2009 fu eletto Vice Presidente carica che coprì sino al 2015 e nel 2015 divenne Presidente.
In questi anni, la sua competenza e il suo rigore metodologico puntualizzarono l'evoluzione storica della pratica pastorale dei vescovi e del clero, della sua organizzazione nella struttura istituzionale delle diocesi e delle parrocchie in età moderna e contemporanea. A tal proposito, dalla fondazione 2011 al 2015, assunse il ruolo di Vice Direttore di Chiesa e storia, la rivista dell'Associazione italiana dei professori di storia della Chiesa, dalla fondazione nel 2011 al 2015.
Nel suo percorso storico non sono mancate conferme di stima e di profonde amicizie. La Santa Sede, in occasione del 22nd International Congress of Historical Sciences, organizzato dall'International Committee of Historical Sciences e dalla Association of Chinese Historians (Jinan, 23-29 agosto 2015), lo invitò come Delegato del Pontificio Comitato di Scienze Storiche al The International Committee for the History of The Second World War. Successivamente dal 2016 prese parte del Comitato di redazione internazionale della rivista Bollettino dell'Archivio Istriano edito da Državni Arhiv u Pazinu, Pazin (Croazia) e dal 2017 Membro del Comitato Scientifico della Fondazione Mediterraneo Sicilia Europa, del Center for Migration Studies a Noto (Sr)[13].
Della vita consacrata e religiosa
Diventato nella Diocesi punto di riferimento di quella storia che si studia a partire dalle fonti, le religiose continuarono a interpellarlo per fare chiarezza storica in merito alle prime suore inviate in Sicilia per le fondazioni di comunità.
Dal 1992 fu cappellano delle Benedettine dell'adorazione perpetua del Santissimo Sacramento, approfondendo la spiritualità e l'insegnamento della loro fondatrice, Caterina di Bar[18]. Dal 1994, divenne studioso di Maddalena Morano F.M.A. della quale in atto la beatificazione a Catania. Di questa, con i cardinali Giuseppe Benedetto Dusmet e Giuseppe Francica-Nava de Bondifè, approfondì il carteggio e lo sviluppo dell'opera negli anni 1880-1924 e i rapporti tra don Luigi Sturzo e la Congregazione salesiana.
Contemporaneamente esaminò le carte del fondatore del Movimento Pro Sanctitate[19], Guglielmo Giacquinta[20], coordinando a Roma quattro convegni di Studio di approfondimento della Vocazione universale alla santità. Dal 2004 ricoprì il ruolo di presidente della Commissione dei Periti storici per la causa di beatificazione del Giacquinta, di mons. Mario Sturzo[21] e di Suor Anna Cantalupo[22]. In questi stessi anni prese parte alla Commissione storica di ulteriori cause di beatificazioni: il card. Giuseppe Guarino[23], Madre Giuseppina Balsamo[24], della laica consacrata Giuseppina Faro di cui era dal 2015 Presidente della Commissione.
Presso le Suore Orsoline della Sacra Famiglia chiarì definitivamente, dopo una puntigliosa ricerca, che le fondatrici delle Suore Orsoline della Sacra Famiglia erano cinque e non solo Rosa Roccuzzo. Le stesse suore lo scelsero ancora nel 2015 per far parte del Comitato Scientifico del Convegno Internazionale di Studi «La federazione Compagnia di Sant'Orsola dalle origini ai giorni nostri: "Tra antica strada e vita nuova"».
Di queste e di altre comunità religiose sia in Sicilia, sia in Italia dettò le meditazioni sulla Parola di Dio per gli esercizi spirituali, anche alle giovani suore della Facoltà Auxilium di Roma, oltre che alle suore di provenienza internazionale della Casa generalizia delle suore salesiane.
La sua ricerca, vera e propria indagine tesa a ricostruire una mappa della disponibilità vocazionale della vita consacrata e religiosa anche maschile, determinò, attraverso la storiografia e le fonti archivistiche, lo sviluppo del Carisma.
Comporre la fitta rete di comunità religiose presenti in Sicilia era un suo personale filone di studio. È il caso, per citarne qualcuno, dei Salesiani di don Bosco, dei Cappuccini o dei Benedettini. La sua ricerca diede luce a una storia della santità delle congregazioni religiose femminili, rivelandone la significativa incidenza nella società siciliana tra Ottocento e Novecento, affinando in lui la sensibilità per la storia della santità, parte profonda della vicenda cristiana.
Della martire Sant'Agata
Le fonti da cui parte l'indagine di Padre Zito su Sant'Agata, compreso il racconto della Passione, rifuggono sentimentalismi, devozionismi e aneddoti che non hanno riferimento storico. A riguardo, proprio per il suo rigore metodologico, venne chiamato nel 2000 come Consulente e presidente del comitato scientifico per la produzione del film documentario Storia di Agata[25].
Nel 2009, durante un soggiorno di lavoro a Bologna, si imbatté sul mercato dell'antiquariato notando una coperta pergamenacea di un volume del XVI secolo. Non sono rari, raccontò in una conferenza stampa, i casi in cui il riuso dei fogli pergamenacei come coperta dei volumi ci riconsegnino frammenti di codici antichi. « In questo caso, la coperta pergamenacea attirò la mia attenzione perché, mi dissero, riconsegnava un testo inedito relativo a sant'Agata. In effetti il testo riguardava la santa ma il contenuto non era inedito: si trattava di un brano della nota Passio Sanctae Agathae[26].»
Quasi nello stesso periodo dell'acquisizione del lacerto di codice, "un'altra piacevole sorpresa, racconta lo storico Zito, è venuta da una più attenta considerazione del fondo pergamenaceo conservato nella Biblioteca Civica e Ursino Recupero, di cui nel 1927 è stato pubblicato il regesto. Tra queste pergamene, due meritano particolare attenzione sia per il contenuto sia per il sigillo plumbeo pendente di un vescovo che ha governato la diocesi di Catania tra la fine del XII secolo e gli inizi del XIII secolo: la raffigurazione di sant'Agata è accompagnata dalla esplicitazione che si tratta del sigillo della Chiesa di Catania". La Diocesi ha nello stesso tempo la più antica raffigurazione di sant'Agata.
In Dialogo con il Mediterraneo
Nel novembre 2015, a conclusione della preghiera, presso la Chiesa di San Nicola l'Arena della quale padre Zito era Rettore, vi fu l'abbraccio tra mons. Gaetano Zito e l'imam Keith Abdelhafid. La celebrazione ricordava i tragici eventi di Parigi causati dall'Isis e per chiedere insieme la pace e la fratellanza.
In quell'occasione padre Gaetano maturò la necessità del dialogo interreligioso a partire dai propri vicini. E alle parole dell'imam: « Niente, neppure l'ingiustizia subita potrà mai giustificare l'accaduto. Ma se la reazione dovesse essere un'altra guerra ecco che saranno stati i terroristi ad averla vinta», padre Zito sottolineò che « La preghiera è il presupposto di base per comprendere la dignità di se stessi e degli altri perché nella preghiera la relazione con Dio determina immediatamente un modo di relazionarsi con gli altri indipendentemente da cultura, razza, religione.»
Questo il nucleo che generò la marcia della Pace organizzata ogni anno dalla Comunità di Sant'Egidio, come marcia di tutti.
Seguirono momenti di sensibilizzazioni preparati nell'ambito della Giornata in memoria delle vittime dell'immigrazione e il rito interreligioso, officiato da Padre Zito, per le vittime della traversata del Mediterraneo nel 2016. Da qui l'idea di spalancare le porte della Chiesa di San Nicola ai mille poveri della Comunità di Sant'Egidio nel giorno del pranzo di Natale, in cui anche lui condivideva quelle vivande servite ai tavoli dai volontari della Comunità e di promuovere con Emiliano Abramo, responsabile della Sicilia della Comunità, e l'imam un centro culturale di dialogo tra i popoli del Mediterraneo.
Due anni dopo si costituì un Comitato Scientifico di quello che doveva essere la Fondazione Mediterraneo Sicilia Europa. Center for Migration Studies. Gli incontri si svolsero a Noto (Sr)[13], dal 2017. E già prendeva forma il progetto della "Fontana delle tre culture", chiesa, moschea e sinagoga. Una fontana nella piazza antistante la chiesa di san Nicola o ad inizio della navata centrale, di fronte all'altare. Una fontana che avrebbe unito il progetto di realizzare a Catania la Piazza delle tre culture, segno di pace e di convivenza.
La morte
Il 17 dicembre 2018, in cui ricorreva la sua ordinazione sacerdotale, apprese la notizia di un carcinoma al pancreas. In clinica venne portata la reliquia di Dusmet per impetrare la grazia. Padre Gaetano, tuttavia, era « pronto a continuare a vivere e anche ad andarsene, se questa era nella volontà di Dio.» La sua stanza diventò la casa di chi l'amava, di chi aveva gustato la sua profondità interiore, la sua appartenenza alla Chiesa, la sua parola carica di affetto, decisa e autorevole. Anche, stremato dalle forze, non si sottrasse dal confessare medici, degenti e amici. Il suo sorriso era di conforto a chi andava a trovarlo e la preghiera del Rosario di ogni sera alle 19 era l'espressione della sua figliolanza alla Vergine Madre. Alle ore 17.15 dell'8 ottobre tornò alla casa del Padre nella Clinica Morgagni di Catania, per continuare la sua vita spirituale in eterno.
Le esequie
La Messa esequiale fu celebrata il 10 ottobre 2019 nella Basilica Cattedrale metropolitana di Sant'Agata, alle ore 10.00. Presenti tutti i Vescovi di Sicilia insieme ai familiari, allo zio Angelo fratello del padre a cui padre Zito era tanto devoto, alle autorità militari, civili, ecclesiastiche e religiose tra cui l'imam Kheit Abdelhafid. Padre Gaetano che aveva adottato il detto di mons. Tonino Bello: « Essere profumo di popolo», al funerale l'espressione corale della folla gremita diede conferma del profumo della sua esistenza. La gente trasbordava in piazza Duomo. Una grave perdita per il clero italiano e la cultura storica. Il feretro venne accompagnato al Cimitero di Troina, nei loculi della Cappella Maria Santissima Assunta della Confraternita di San Silvestro. Con questi amici che lo chiamavano "Tanuzzu" e "patrozzo", ogni anno si univa in pellegrinaggio per la tradizionale "Festa dei Rami" con i Ramara a cui ricordava la testimonianza di San Silvestro Monaco, compatrono di Troina.
A questa folla, che s'inchinava al passaggio del feretro e l'accompagnava con un lungo battimano, è rimasta l'esperienza della fedeltà a Dio e della fedeltà alla persona umana. Padre Gaetano Zito la "volpe" che si lasciava addomesticare, il "Piccolo principe" che si prendeva cura di ogni "rosa" e l'àncora che sai che c'è e che rimane, al di là del tempo e dello spazio.
Opere
Padre Zito si fece artefice di oltre 235 pubblicazioni monografiche e volumi da lui curati. Oltre 255 relazioni a convegni storici e varie conferenze. Dalla lettura ragionata dei titoli emerge la passione per i beni culturali, per l'arte religiosa, per la storiografia in cui inserisce le nuove istituzioni di vita consacrata del territorio siciliano. Una particolare attenzione è emersa per il testo "Le diocesi di Italia", coordinando il lavoro dei collaboratori della regione siciliana, progetto realizzato con le Edizioni Paoline in due volumi. Ha contribuito, altresì, alla progettazione iniziale del Dizionario storico della Chiesa in Italia agli inizi del 2007; dizionario giunto alla sua edizione in rete nel 2017, in occasione del 50º dell'Associazione Archivistica Ecclesiastica[2] e alla sua edizione cartacea, in due volumi, nel 2019.
Note | |
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Bibliografia | |
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