Santa Marcellina




Santa Marcellina Vergine | |
---|---|
Santa | |
Altare di Sant'Ambrogio alla Massima, San Satiro, santa Marcellina con il fratello Sant'Ambrogio. | |
Età alla morte | 71 anni |
Nascita | Roma 327 ca.[1] |
Morte | Milano 398 |
Sepoltura | Basilica di Sant'Ambrogio (Milano), Cappella di santa Marcellina[2] |
Vestizione | 353 |
Venerata da | Chiesa cattolica |
Ricorrenza | 17 luglio |
Attributi | Giglio |
Patrona di | *Gioventù femminile di Azione Cattolica
|
Collegamenti esterni | |
Scheda su santiebeati.it |
|
![]() | Nel Martirologio Romano, 17 luglio, n. 4 (Nel Rito ambrosiano ha grado di memoria obbligatoria):
|
Santa Marcellina (Roma, 327 ca.[1]; † Milano, 398) è stata una vergine latina sorella maggiore di Sant'Ambrogio e di San Satiro, si dedicò alla preghiera e alle opere di carità. È venerata come santa dalla Chiesa cattolica.
Biografia
Nascita e formazione
Santa Marcellina nacque a Roma nel 327 ca.[1]. Primogenita di due importanti famiglie senatorie romane, la Aureliana, da parte materna e la Simmaco, da parte paterna, illustri per consolati e prefetture sin dai tempi di Diocleziano.
Sorella maggiore di San Satiro e Sant'Ambrogio, Marcellina, rimasta ben presto orfana di padre e poco dopo della madre, collaborò dapprima e sostituì poi la madre nell'educazione dei due fratelli minori[5]. Tanto il padre della santa, virtuoso e nobile amico di quell'Anicio Probo[6] che meritò l'elogio di Prudenzio[7], quanto la Madre, detta nelle antiche Laudi, santissima e piissima, crearono per i propri figli un ambiente profondamente cristiano e intellettuale di prim'ordine, dimorando in uno splendido palazzo nel Centro di Roma e in una villa di campagna. Pur essendo cresciuti secondo un'educazione cristiana, Marcellina e i fratelli non ricevettero il battesimo se non in età matura. Furono tuttavia iscritti nell'albo dei catecumeni. Marcellina probabilmente fu battezzata poco prima della consacrazione.
Non è possibile sostenere con certezza che Marcellina avesse potuto contare su un tipo di educazione rivolta alla conoscenza della letteratura greca e latina e all'uso della lingua greca, importantissima a quei tempi per i rapporti commerciali con l'Oriente; tuttavia stando alle notizie fornite dal Trattato sulle vergini (lib. 3 e 4) e dalle epistole di Ambrogio alla sorella, viene delineato della santa il profilo di una donna spesso impegnata nella lettura della Bibbia, delle opere esegetiche e delle vite dei santi. Le lettere inviate da Ambrogio alla sorella fanno presupporre l'abitudine piuttosto frequente della santa di intrattenere relazioni epistolari di una certa consistenza, caratterizzate da difficili riferimenti biblici e da impegnativi percorsi esegetici, tanto da rivelare una preparazione culturale e teologica di tutto rispetto. Ebbe l'opportunità di accostarsi a illustri figure come Atanasio sia a Roma, sia a Treviri quando il santo era in esilio e la famiglia di Marcellina si trasferì per incarichi politici del padre. Non è facile individuare con certezza quale fu la dimora degli Aureli a Treviri anche se, molto probabilmente, il palazzo della prefettura delle Gallie doveva coincidere con l'edificio, tutt'oggi in parte esistente, detto Basilica.
Ricevette un'educazione di tutto rispetto dalla madre e da matrone famose a Roma per la loro alta professionalità didattica.
La vocazione
Quando morì il padre Marcellina aveva circa tredici anni, età in cui, generalmente, le giovani che sceglievano di consacrarsi ne manifestavano il desiderio. Negli Acta editi dal Mombrizio, l'anonimo autore parla espressamente della vocazione di Marcellina anticipandola erroneamente rispetto alla morte del padre, affermando che la santa chiese a entrambi i genitori di essere consacrata a Cristo. Marcellina decise definitivamente di consacrarsi all'età di circa vent'anni.
La consacrazione
Trascorse parte della sua vita a Roma dove ricevette il velo delle vergini probabilmente nella notte di Natale[4] del 353 nella Basilica di San Pietro, dalle mani di papa Liberio, che fece in proposito un discorso riportato da sant'Ambrogio nel trattato De virginibus, dedicato proprio alla sorella[8]. È significativo il fatto che il Papa stesso e non un vescovo qualsiasi si sia incaricato di officiare la solenne cerimonia. La giovane, infatti, aveva confidato a Liberio, quando era ancora vescovo, la sua intenzione di offrire la propria vita a Cristo[9].
La vita monastica e la cura delle altre vergini
Con la sua consacrazione verginale non si appartò in una contemplazione silenziosa costante, ma si fece anche maestra di altre anime tra le quali la romana Candida (sua fedele compagna per tutta la vita, poi canonizzata), la milanese Manlia Dedalia[10], Ambrosia[11] e Indicia. A queste e a tante altre Marcellina insegnerà pure lo zelo della carità, precedendole e accompagnandole nelle frequenti visite ai poveri e presso gli infermi. Il suo fascino si estenderà dalle vergini alle pie matrone e alle vedove.
Condusse una vita monastica all'interno della casa paterna a Roma della quale non si hanno notizie certe. La Tradizione per molti secoli ha indicato come casa di Marcellina una chiesetta ora scomparsa, presso la Basilica di San Pietro; ma la maggior parte degli storici sono concordi nell'identificarla in un fabbricato non lontano dal Campidoglio presso il portico di Ottavia nell'odierna via Sant'Ambrogio che per molto tempo fu sede di un convento di monache benedettine. Le epigrafi presenti nell'edificio poi trasformato in una chiesa denominata della Massima, attribuiscono la costruzione nel 300 a un patrizio romano Prefetto delle Gallie, ossia al padre di Marcellina. Due di queste riportano:
« | paterna domus A. Ambrosii Ep. et Doct. » |
e
« | has magni Eccl, Doct. Ambrosii paternas aedes. » |
L'inondazione del Tevere avvenuta nel 1599 distrusse gran parte dell'archivio benedettino e la documentazione ivi conservata[12] Oggi è possibile visitare all'interno quelle che la Tradizione attribuiscono come le camerette di Santa Marcellina e Sant'Ambrogio.
Nel III libro del Trattato sulle vergini, Ambrogio, dopo aver riportato minuziosamente il discorso di papa Liberio in occasione della consacrazione di Marcellina, argomenta come la vergine si conformò perfettamente sia alle esortazioni a lei rivolte dal Papa, sia alle consuetudini in uso presso le piccole comunità religiose che iniziavano a crescere a Roma e che avevano come modello l'ideale monastico di tipo orientale basato sull'ascesi, l'astinenza, il digiuno e la preghiera.
È certo che il modo di vivere di Marcellina dall'infanzia alla consacrazione, la sua formazione intellettuale e la sua educazione morale e religiosa, influenzarono fortemente Ambrogio e Satiro. Gli scritti di Ambrogio risultano profondamente intrisi dei valori legati alla verginità consacrata e la futura condotta di vita dei due fratelli non fu altro che emulazione della scelta di vita della sorella.
La vita a Milano
Pur vivendo a Roma, rimase in contatto con il fratello vescovo, che in particolare nei momenti più trepidi e delicati della sua missione pastorale le scrisse per tenerla aggiornata sui fatti. Tra il 376 e il 377 seguì i fratelli a Milano, dove Ambrogio nel 374 era divenuto vescovo. Probabilmente i fratelli presero la residenza vicino alla Chiesa di San Carpoforo[13][14].
Si trasferì nella città lombarda con senso di grande responsabilità nei confronti dei fratelli, per dedicare la sua esistenza al servizio di essi con l'amore di una madre. Condusse una vita dedicata allo studio, alla preghiera e alle opere di carità. Risiedeva sia nella città, sia nella villa sita tra Brugherio[15] e Carugate[3][16].
Oltre ad accudire i fratelli cercò di continuare la sua vita comunitaria con alcune vergini che la seguirono a Milano da Roma e con altre giovani lombarde come Manlia Dedalia[10] e Ambrosia[11].
Marcellina costituì la testimonianza vivente della predicazione ambrosiana attirando a sé fanciulle desiderose di prendere il velo, in una città che, al contrario di altre, non si percepiva un simile slancio, ma quand'anche vi fosse stato erano i genitori stessi delle giovani intenzionate a tale vocazione a chiuderle in casa affinché non ascoltassero le prediche di Ambrogio. Diventò quindi una collaboratrice preziosa del vescovo.
Marcellina si dimostrò sempre donna ferma, energica e volitiva, difensora della vita virginale. Il suo impegno non la fermò nemmeno di fronte al tribunale per difendere la consorella Indicia ingiustamente accusata di comportamenti non consoni a una vergine consacrata. La vicenda si concluse con l'assoluzione della giovane grazie soprattutto alla testimonianza di Marcellina.
Marcellina non poté testimoniare di persona tre avvenimenti importanti di Milano che videro invece protagonista il vescovo Ambrogio: l'eresia ariana, la scoperta dei resti dei martiri Santi Gervasio e Protasio e la contrapposizione tra Ambrogio e l'imperatore Teodosio. Ambrogio, tuttavia, riportò nelle epistole tutti i particolari alla sorella che in quegli anni si trovava nella villa alla periferia di Milano.

Dopo la morte di Ambrogio, fornì a Paolino, il biografo del fratello, numerose informazioni sulla vita del fratello.
La morte
Morì all'età di settant'anni circa nel 398 per cause sconosciute, molto probabilmente nella villa della periferia milanese tra Brugherio[15] e Carugate[3][16] dove trascorse i suoi ultimi anni. La sua salma, pertanto, fu trasportata a Milano dove fu deposta all'interno di un loculo appositamente costruito sotto il pavimento, vicino alla sepoltura di Ambrogio nella Basilica ambrosiana[17].
In punto di morte conferì le seguenti parole:
« | In fine me ne vado e ben son lieta che vado finalmente alla casa del Padre, alla reggia del Signore, al gaudio de' miei fratelli. Ogni mia cosa lascio ai poveri e alla Chiesa. Una cosa sola io desidero e chiedo: che il mio corpo non si porti a Roma, come è costume, né sepolcri di famiglia. Qui, in questa nuova patria per me sacra e del suol natìo più cara, qui io desidero riposare, qui nella terra de' due santi miei fratelli, e in mezzo di loro. Vieni, o Signor Gesù: non tardare. » |
Nel 1201, i resti di Santa Marcellina furono traslati nella cripta della basilica. Il 25 ottobre 1722, a causa del deterioramento delle strutture della cripta, le spoglie di Santa Marcellina vennero traslate nella sacrestia della basilica per volere dell'arcivescovo Benedetto Erba-Odescalchi.
Il 17 luglio 1812 le sue reliquie furono definitivamente e solennemente traslate nella Cappella a lei dedicata[2] tutt'oggi esistente nella navata destra della Basilica di Sant'Ambrogio.
Da una ricognizione medico-legale dei resti ossei della santa effettuati nel 1953 dal professor Judica Cordiglia, docente di medicina legale dell'Università di Milano, emerse che una forma di poliartrite reumatica cronica alla colonna vertebrale, abbia reso molto dolorosi gli ultimi anni di vita di Santa Marcellina[18].
Le è intitolata la Congregazione delle Suore di Santa Marcellina, fondata nel 1838 da Luigi Biraghi e da Marina Videmari per l'istruzione delle giovani di elevata condizione sociale.
È patrona della gioventù femminile di Azione Cattolica e del comune di Carugate[3] in provincia di Milano.
Marcellina e il fratello Ambrogio
Per quanto riguarda i primi anni della vita di Marcellina non disponiamo di elementi che ci mettano a conoscenza di come si svolse l'infanzia sua e di quella del fratello Ambrogio, eccezion fatta per il celebre episodio delle api di cui ci parla Paolino nella sua biografia. Mentre Ambrogio dormiva nella culla, uno sciame d'api si pose sul suo viso sulla sua bocca senza provocargli danni. Il padre che assisteva al fenomeno con la moglie e Marcellina esclamò: « Se questo bambino vivrà, diventerà qualcosa di grande.»
I rapporti fra Marcellina e il fratello Ambrogio furono sempre improntati sul rispetto e la stima reciproci, ma soprattutto su un amore sconfinato che portava Ambrogio a considerare la sorella, maggiore di dieci anni, con lo stesso rispetto e deferenza che avrebbe nutrito per una madre.
Nel Liber Notitiae Sanctorum Mediolani[19], conservato nella Biblioteca capitolare del Duomo di Milano, a proposito di Marcellina si legge:
(LA) | (IT) | ||||
« | erat illi non quasi soror sed, ut maior nata, domina materque spiritalis. » | « | era per lui non per così dire una sorella, ma essendo la sorella maggiore, una protettrice e una madre spirituale. » |
Come tale Marcellina si comportò dedicandosi interamente al fratello soprattutto quando Ambrogio, ormai adulto e assolutamente indipendente, fu acclamato vescovo di Milano.
Quando Ambrogio fu assorbito nel ruolo di Vescovo, per il quale non si sentiva pronto e nutriva riluttanza e incertezza, Marcellina fu per lui assistente, consigliera, fonte di incitamento e autentica ispiratrice del Trattato sulle vergini. Tra i due si instaurò anche un legame intellettuale molto profondo nel quale il desiderio di Marcellina di approfondire le verità divine trovava puntuali e precise risposte da parte di Ambrogio. Non mancarono tuttavia diverbi anche piuttosto accesi, difficili da mitigare fra due forti personalità poco inclini a cedere di fronte alle difficoltà. In questi casi, come si evince da un passo del Trattato sulla morte del fratello Satiro, era lo stesso fratello ex-giudice a mettere d'accordo le due parti.
Tralasciando episodi irrilevanti, l'amore che li legava era davvero speciale e ciò traspare dalle lettere che Ambrogio indirizzò alla sorella tra il 386 e il 388, anni in cui Marcellina si ritirò in raccoglimento e preghiera nella casa tra Brugherio[15] e Carugate[3][16]. Purtroppo la storia non ha conservato e restituito le missive che Marcellina indirizzò sicuramente al fratello, ma le risposte di Ambrogio lasciano trapelare i pensieri, i sentimenti e le preoccupazioni di Marcellina nei confronti del fratello.
Ambrogio morì a Milano nella notte tra il 3 e il 4 aprile 397. Al suo capezzale accorsero vescovi, sacerdoti, autorità civili e fedeli, mentre non si hanno notizie di alcuna visita di Marcellina. Risulta particolarmente strano che la santa, dopo aver speso la propria vita al servizio del fratello, non si fosse recata a Milano per assisterlo durante gli ultimi attimi di vita. L'unica spiegazione possibile va ricondotta all'età per quei tempi molto avanzata e per la salute cagionevole dovuta a un'acuta poliartrite che le provocava forti dolori. Proprio per queste problematiche salutari ella doveva trovarsi nella casa di periferia non potendo raggiungere in alcun modo il fratello morente.
Dopo la morte di Ambrogio, Simpliciano[20] suo successore, fu una figura molto importante per Marcellina. Si sostituì in tutto al fratello prendendosi cura della santa ormai anziana sia come guida spirituale, sia come valida figura di riferimento per qualsiasi necessità. Le fu vicino negli ultimi giorni e forse anche quando spirò. Le sue parole furono importantissime per lo sviluppo futuro del culto di Marcellina[21].
Marcellina e il fratello Satiro
![]() |
Per approfondire, vedi la voce San Satiro |
L'affetto che legava Marcellina a Satiro era straordinario: egli era nato prima di Ambrogio, aveva trascorso più tempo con la sorella e aveva beneficiato delle sue cure, per così dire materne, sin dai primi anni della sua vita. Per lui Marcellina dovette scegliere per la prima volta i maestri più adeguati, gli amici e i compagni di scuola, i libri che avrebbe letto, gli indumenti che avrebbe indossato e ogni altra cosa che fosse a lui servita. Quando nel 374 Ambrogio fu acclamato vescovo dalla folla Satiro, spinto dal suo forte amore fraterno, decise di lasciare i suoi incarichi imperiali per trasferirsi a Milano e per dedicarsi interamente al fratello occupandosi, materialmente, della gestione economica del patrimonio familiare e di ogni altra questione pratica che Ambrogio, oberato dalla febbrile attività episcopale, non poteva onorare. Marcellina non fu indifferente alla decisione di Satiro e, nel 378, in occasione di una visita di Ambrogio a Roma, decise di seguirlo a Milano dove si sarebbe presa cura di entrambi i fratelli già riuniti da qualche anno.
Una delle preoccupazioni maggiori di Marcellina nei confronti si Satiro, era la sua riluttanza a contrarre matrimonio. Abbiamo conferma di ciò da un passo del Trattato sulla morte del fratello Satiro di Ambrogio. Nonostante tutto Satiro non volle mai sposarsi e continuò a occuparsi del patrimonio paterno lasciando libero Ambrogio da questioni che lo avrebbero distratto dai doveri del suo ministero episcopale. Questo accadde anche quando la famiglia degli Aureli ebbe dei seri problemi per questioni legate ad alcuni beni che possedeva in Africa. Fu Satiro a prendere la decisione di intervenire predisponendo un impegnativo viaggio nel continente. A nulla valsero le insistenze di Marcellina affinché il fratello non partisse. Durante il tragitto di ritorno la nave naufragò nei pressi delle coste sarde. Satiro si gettò in mare e riuscì a stento a raggiungere la costa a nuoto. Giunto in seguito a Roma incominciò ad avvertire i primi sintomi di una malattia che lo portò in breve tempo alla morte. Marcellina non ebbe il tempo di rendersi nemmeno conto della terribile perdita e insieme ad Ambrogio ai ricordi più dolci e belli legati a Satiro alternava l'angoscia della sciagura.
Il dolore che Marcellina provò per tale perdita fu straziante e incolmabile e Ambrogio ne parla con ricchezza di particolari nel Trattato sulla morte del fratello Satiro.
Le iscrizioni di santa Marcellina nella Basilica ambrosiana
Iscrizione dettata da San Simpliciano[20] per la tomba della Santa. L'iscrizione originale è andata distrutta nel 1722, quando il cardinale Odescalchi diede alla santa una nuova sistemazione nella cripta. | Iscrizione predisposta nel 1720 dal cardinale Odescalchi, in occasione dei lavori eseguiti nella cripta. | |||||
|
|
Iscrizione posta nell'abside della cappella di Santa Marcellina, costruita dal Cagnola nel 1812 dove le spoglie della santa furono trasferite il 17 luglio. |
Iscrizione posta sul luogo della primitiva sepoltura della santa in cripta, nel 1875, a ricordo delle trasformazioni avvenute lungo i secoli. | ||||
|
|
Note | |
| |
Bibliografia | |
| |
Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
|